L’ARMATURA DEL CRISTIANO
Efesini 6, 13-20
Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
Paolo dopo averci fatto riflettere su come deve vivere il cristiano, se vogliamo che nel nostro cuore nascano i frutti dello Spirito: l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la mitezza, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, il dominio di sé, c’invita a mettere intorno al nostro cuore un’armatura per difenderci dalle insidie che il tentatore non ci risparmia, una barriera di protezione perché non sia vanificato il bene, il buono e il bello che Dio opera nel cuore delle sue creature di buona volontà.
Questa barriera è formata da più strati protettivi, per impedire al nemico di sconfiggerci. Queste barriere sono appunto: la verità, la giustizia, lo zelo nel diffondere il vangelo della pace, la fede, la grazia della salvezza ottenutaci dal sacrificio redentore di Gesù, la Parola di Dio, la preghiera, la vigilanza, l’amore fraterno.
CINTI I FIANCHI CON LA VERITÀ
La prima barriera, aderente come l’abito al corpo è LA VERITA’. Si tratta di un abito, cioè di qualcosa di abituale non di occasionale; l’abito si indossa sempre, è qualcosa che fa parte di noi.
Ma cos’è la verità? Questa frase la rivolse Pilato a Gesù ma non attese la risposta, andò a lavarsi le mani, come facciamo tante volte anche noi quando, parlando con gli altri, pensiamo di sapere già la risposta e non ci poniamo in ascolto umile. Gesù però in un altro contesto ci ha detto che la “Verità” è Lui: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. (Gv 14,6)
L’uomo da sempre cerca la verità; i filosofi e gli scienziati di tutti i tempi hanno preteso, con i loro sofismi, di trovarla ma poi si sono accorti di averne trovato solo frammenti. Siamo troppo piccoli e il nostro orizzonte è troppo limitato per poter pensare di cogliere tutto lo scibile e di non aver più bisogno di cercare ancora. Dobbiamo essere sempre cercatori della verità.
Spesso la ricerca della verità è dettata dall’antica tentazione e peccato dell’uomo di essere come Dio e di non aver bisogno di Lui. Adamo ed Eva non ebbero voglia di mela ma di conoscere “il bene e il male”, cioè tutto lo scibile dal bene al male. Dio non voleva che facessero l’esperienza del male per non vederli poi soffrire e morire, ma usarono il dono della libertà e dell’intelligenza nell’ambito angusto dell’orizzonte umano, non si fidarono dell’amore di Dio, non amarono Dio, pensarono di diventare come Lui e peccarono! Ma la verità Dio ce l’ha regalata e la troviamo nella Bibbia.
CORAZZA: LE OPERE GIUSTE
S. Paolo c’invita a corazzarci con le opere giuste. Non basta cercare la verità, fare la propria verità, diventare limpidi e trasparenti di fronte a Dio, a noi stessi e al nostro prossimo, soprattutto in famiglia, questa è solo la prima barriera protettiva, poi occorre impegnarsi a compiere opere giuste.
Ma quali sono le opere giuste?
Le opere giuste sono tutte quelle che Dio giudica tali, sono le opere sante perché “i giusti” sono i santi. Ma le opere non sono sante in sé e per sé, sono tali se compiute da un santo, non sono le opere che rendono l’uomo santo, ma è il santo che rende buone, meritorie e giuste le azioni, compiendole per amore e in conformità al volere di Dio. Siamo noi che riempiamo di significato le nostre azioni per la consapevolezza con cui le compiamo, per l’amore di cui le carichiamo, per l’anima che diamo loro, per il riferimento a Dio. Se io recitassi Rosari, andassi a Messa tutti i giorni, assistessi agli ammalati, predicassi Gesù Cristo … ma lo facessi per mettermi in mostra, per apparire religioso agli occhi degli uomini, per acquistare meriti per il Paradiso, ma non avessi amore, non farei nulla, cadrei nell’idolatria delle cose sacre, sarei, come dice Paolo, un bronzo che risuona, un cembalo che tintinna.
“CALZATE I SANDALI DELLO ZELO”
S. Paolo continua a mettere il nostro cuore in assetto di combattimento, perché il nemico non lo sconfigga e lo depredi della pace, della gioia, della bontà, della benevolenza, della fede, della fedeltà, del dominio di sé…
Dopo averci consigliato la cintura della verità e la corazza delle opere giuste ci dice che se vogliamo difenderci dal nemico è necessario calzare i sandali dello zelo, per agire con prontezza. I sandali servono per camminare.
Non è conveniente rimandare a domani il bene che si può fare oggi, non è bene patteggiare col nemico, cedere alla tentazione, significa concedere al nemico un tempo prezioso! Il nostro nemico è molto astuto ed è più intelligente di noi: egli conosce i nostri punti deboli e sa come raggirarci. Gli angeli sono puri spiriti, intelligenti e liberi. Dio non toglie mai ciò che ha dato, anche se chi l’ha ricevuto se ne serve poi per ribellarsi a Lui. Così ha fatto Lucifero: dopo aver avuto doni immensi da Dio per servirlo nella missione di avvicinare gli uomini al loro Creatore, si è voluto opporre a Lui e usa tutti quei doni per allontanarli dal bene. Padre della menzogna, cerca di ingannarci perché non ci ama. Sta a noi non ripetere il suo sbaglio di orgoglio insubordinato e lo sbaglio dei nostri progenitori, che hanno ceduto alle sue astuzie bugiarde.
Ora noi conosciamo il Cuore di Dio, conosciamo il Suo piano d’amore nei nostri riguardi e conosciamo anche il piano strategico del nemico. Dobbiamo perciò agire con sapienza, decisione e vigilanza, senza lasciare niente all’improvvisazione.
S. Paolo paragona la nostra vita ad una gara di corsa. Il corridore che vuol vincere sa valorizzare il tempo; sa che anche un solo secondo sciupato può compromettere il risultato e allora non perde tempo.
“TENETE SEMPRE IN MANO LO SCUDO DELLA FEDE” (Ef 6,10-20)
Un cristiano che sta affrontando la prova della vita, è come un soldato in mezzo alla battaglia; non una battaglia sofisticata come quelle attuali, ma una battaglia di tipo medievale in cui i contendenti si affrontavano corpo a corpo. Oggi parliamo di “scudo spaziale”, per proteggere i cieli delle nostre nazioni, allora, come ora, i nemici spirituali si combattono in una battaglia individuale che dura tutta la vita. L’assetto di combattimento, dunque, deve essere completo.
Perciò S. Paolo, dopo averci consigliato la cintura della verità, la corazza delle opere giuste, i calzari del santo zelo, ci consiglia lo scudo della fede, con cui si possono spegnere tutti i dardi infuocati del Maligno. E’ chiara, allora, l’identità del nostro nemico:è il “Maligno” per eccellenza, che vuole toglierci il Regno di Dio che sta dentro di noi.
Le guerre si fanno sempre per togliere i regni ed è sempre l’invidia che spinge Satana a lottare contro di noi. In questa lotta, purtroppo, trova tanti alleati anche tra gli uomini stessi, ingannati e sedotti dal piacere pesante, intriso di peccato, che il tentatore offre, dalla smania di eccellenza, tarlo che ogni uomo sente dentro di sé, dal desiderio insaziabile di possedere. Su questi tre punti fragili, lasciatici in eredità dai nostri progenitori vinti dal serpente, lui fa leva togliendo dalla mente e dal cuore ogni freno inibitore proveniente dalla coscienza. Ma Gesù è venuto a salvarci e ha vinto la tentazione del piacere legato al bisogno di nutrirsi, con le parole bibliche: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio”, La tentazione del potere con le parole: “Non tentare il Signore Dio tuo”., e la tentazione dell’avere scacciando il diavolo con le parole: “Vattene, satana! Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto”.
“PRENDETE L’ELMO DELLA SALVEZZA” (Ef 6,10-20)
La salvezza è dono dall’alto e ci copre come l’elmo copre la testa del guerriero. Non potevamo pretenderla, abbiamo demeritato, abbiamo disprezzato il dono di Dio, “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. Efesini 2:4-10
La salvezza è come la mano di Dio che si posa sulla testa del figlio prodigo, stordito dai suoi disordini, avvilito dai rimorsi, denutrito e privo del vestito regale che gli dava dignità. E’ una mano affettuosa, tenera, è la mano di un Bambino: si è fatto piccolo per non spaventarci con la Sua potenza, un Bambino che cresce con noi e parla la nostra lingua, si fa nostro amico, entra nelle nostre vicende, fino a subirne le conseguenze più disastrose, perdonandoci e sostituendosi a noi nel castigo. “Vi ho chiamato amici!” Ma noi dobbiamo accoglierlo, permettergli di salvarci.
S. Paolo, ambasciatore di Cristo ci supplica addirittura, come se Dio stesso ci esortasse per mezzo suo: “lasciatevi riconciliare con Dio”. (cfr.2Corinzi 5:18-21)
PRENDETE LA SPADA DELLO SPIRITO (Ef 6,10-20)
Lo Spirito è come l’antenna per la televisione, se non è al suo posto tutto è disturbato e distorto. Gesù, parlando agli apostoli che non comprendevano il suo messaggio, che non accettavano il piano che il Padre aveva su di Lui, il piano di redenzione che lo avrebbe visto condannato a morte e crocifisso, li scusa proprio perché non hanno questo “Ripetitore” interiore dentro di loro, che dà chiarezza e riveste di senso ciò che avviene:
Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.
Quanto al peccato, perché non credono in me;
quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;
quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. (Gv 16:5-24)
Sembra strano: la Parola prende carne e si esprime con linguaggio umano e gli apostoli non la comprendono! Perché avviene questo?
Potremmo dire che la Redenzione non era ancora avvenuta e il peccato li ottundeva, l’umanità prendeva il sopravvento. Quindi la non comprensione è effetto del peccato presente nell’uomo e che rende la Parola priva di efficacia perché non viene capita. E questa sembra sia la scusante che Gesù stesso porta quando gli apostoli fanno fatica ad accettare che Lui debba trionfare dalla croce.
Oggi la Redenzione è avvenuta, Cristo ha pagato per il nostro peccato, eppure tante creature in crisi esistenziale, flagellate da tentazioni che anche un bambino riconosce come insidie, ammonite, consigliate, incoraggiate.. non comprendono! C’è veramente da dire che ci sono interferenze: altri messaggi si accavallano sul “Messaggio” e la ricezione è confusa e contraddittoria: l’antenna dello Spirito non è al suo posto.
Chi l’ha spostata? Gesù aveva detto che ci avrebbe mandato lo Spirito e l’ha fatto il giorno di Pentecoste per gli Apostoli, il giorno del Battesimo e della Cresima per noi…. E’ evidente che, nonostante tutto, il peccato è penetrato ancora nel cuore dell’uomo, dissacrandolo. Il peccato, se vogliamo rimanere nell’immagine, carica di ruggine il ricettore e questo non decodifica i messaggi divini.
Questa situazione si chiama: peccato personale
Gli effetti del peccato sono disastrosi: la fonte d’acqua viva zampillante nell’intimo, promessa alla Samaritana da Gesù, viene prosciugata e allora diventiamo deboli, siamo confusi: la mente si offusca, la volontà s’indebolisce, la sensibilità si eccita, la fantasia si carica di immagini provocanti a seconda del tipo di peccato: pensieri di vendetta, progetti egoistici, immagini oscene, sentimenti di invidia, desiderio sfrenato di cose e persone altrui…. Ciò che si è condannato negli altri ora viene non solo ritenuto lecito per sé ma addirittura indispensabile.
E’ un bel disastro: le persone che ci sono accanto non ci capiscono più, si chiedono: “Ma che dice, che le sarà successo? Come mai ragiona in questo modo? Il disagio è grande, non solo la persona è in crisi ma anche chi le vive accanto entra in crisi perché non la capisce più. Chi si trova fuori della grazia di Dio, soffre e fa soffrire.
Cosa fare in questo caso?
Dobbiamo rimetterci in onda. Ma per farlo bisogna revisionare tutto l’impianto: il trasmittente, la linea, il ricevente:
Il Trasmittente è Dio; Egli è bontà, benevolenza, misericordia, amore… Lui non subisce sbalzi d’umore o ripensamenti e non può essere disturbato dal tentatore, è stabile nella volontà di salvarci, di accoglierci nell’orbita del Suo Amore eterno, beatificante.
La linea va dal Cuore di Dio al cuore dell’uomo, è stata riattivata da Gesù con l’azione redentiva che è eterna e non subisce impoverimenti di sorta. S. Paolo ha detto che Gesù è offerente e offerta, sacerdote e vittima, ma Lui è Sacerdote eterno perché non muore come gli altri sacerdoti, quindi non abbiamo più bisogno di altro, sotto questo punto di vista funziona tutto a meraviglia.
Il guasto è possibile solo nel ricevitore che è il nostro cuore. Il cuore si può trovare in una di quelle quattro situazioni del terreno:
Strada: durezza – superficialità Sassi: situazione di peccato
Spine: dominio incontrollato delle passioni
Terra buona: buona volontà, lavoro, impegno.
Dalla revisione di vita si capirà il da farsi.
PREGATE INCESSANTEMENTE
La preghiera come amicizia con Dio
Gesù è venuto in terra proprio per cambiare la relazione tra l’uomo e il suo Dio. Prima di Gesù gli uomini non osavano neanche nominare il nome di Dio, tanto era il timore. Gesù, nella pienezza dei tempi, è venuto in terra proprio per riparare quella frattura e rilegare l’uomo a Dio in un rapporto filiale, amichevole, buono. Egli stesso disse agli apostoli: “Vi ho chiamato amici”. Quanto amore c’è in questa affermazione!
L’amicizia è uno dei sentimenti più nobili dell’uomo. Essa nasce da amore disinteressato, da benevolenza, condivisione, frequentazione della persona amata. Amiamo Gesù come il nostro più caro amico e l’amicizia, vero legame spirituale, renderà la nostra relazione pienamente soddisfacente.
S Paolo, provvedendo a metterci in assetto di combattimento cristiano, ci indica anche un ordine di priorità:
- La cintura della verità è la prima cosa da indossare se vogliamo lavorare il nostro io. Se non conosciamo noi stessi o se vogliamo nascondere la nostra vera identità, ci stiamo affaticando invano.
- Corazzarci di opere giuste è il secondo passo, perché le nostre opere ci precedono e ci mettono in sintonia con l’amore di Dio, creando intorno a noi una protezione d’amore.
- Terzo passo è calzare i sandali dello zelo, perché chi intraprende un cammino di purificazione deve camminare molto e ha bisogno di calzature agili, ha bisogno della spinta interiore.
- Il quarto passo è tenere sempre in mano lo scudo della fede, che è l’atteggiamento di chi ha sempre gli occhi rivolti a Dio, per indovinare ciò che è bene fare, per non essere colpiti dal nemico. In una battaglia la strategia dell’intelligens è importante!
- Il soldato provvede sempre a difendere la testa e S. Paolo ci consiglia l’elmo della salvezza, che è dono dall’alto, è “scudo spaziale” di protezione.
- Quindi ci raccomanda la spada dello Spirito, che è arma infallibile.
- Quest’arma, ci dice, rende chiara e comprensibile la Parola del Comandante divino, che conosce il piano e sa dove si nasconde il nemico.
- Quindi ci indica la preghiera e la vigilanza, come mezzo di contatto continuo con il nostro Generale
- Infine ci dice di considerarci ambasciatori di Dio, nell’assolvere la nostra missione sulla terra.
QUESTIONARIO DI APPROFONDIMNTO PERSONALE
- Alla scuola di S. Paolo hai imparato a corazzarti bene per affrontare le lotte della vita?
- Conosci te stesso, sai quali sono i tuoi punti fragili, il tuo peccato radicale, le tentazioni più ricorrenti che ti tengono impegnato spiritualmente?
- Ti premuri di compiere opere buone, benedette da Dio, sapendo che la carità copre una moltitudine di peccati?
- Sei pieno di santo zelo deciso a percorrere tutto il cammino che Dio ha pensato per te, costi quel che costi, come ha fatto Madre Speranza?
- Ti difendi sempre dagli attacchi del mondo con il grande scudo di una fede certa, sicura?
- Proteggi il tuo capo sotto l’elmo della salvezza che Dio ci ha dato in Cristo Gesù, nostro Salvatore?
- Stai sempre in linea con lo Spirito Santo che è la guida interiore, pratica, strategica?
- Hai sempre a portata di mano la Parola d Dio, come il vademecum in un luogo sconosciuto?
- Sei sempre in contatto con il tuo Generale con una preghiera semplice e fiduciosa?
- Ti consideri un messaggero di Dio a questo nostro mondo scristianizzato e deviato dal male?
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