Lo sguardo rivolto a Gesù
Il progetto divino sull’uomo era la famiglia unita nel vincolo dell’amore, che dà sapore e spessore a tutte le vicende terrena. Ma questo progetto è stato infranto dal rifiuto del nostri progenitori e l’unità d’intenti, l’armonia familiare si infranse nella ricerca del colpevole fuori di sé: “La donna che tu mi hai dato mi ha dato il frutto e io l’ho mangiato”. E già si era spento l’idillio che gli aveva fatto esclamare. “Finalmente questa è carne della mia carne, ossa delle mie ossa!”
Ed Eva: “Il serpente mi ha ingannato e io ho mangiato”.
Nessuno vuol sentirsi addosso la colpa ma neanche nessuno è completamente responsabile delle nostre azioni, noi siamo sempre chiamati al discernimento e se cediamo a proposte non buone non possiamo scaricare la responsabilità sugli altri, a meno che non ci sia stata una violenza invincibile, nel qual caso la persona violentata non sarebbe responsabile di colpa.
Questa disarmonia nella coppia è rimasta come effetto del peccato, ma Gesù è venuto a redimerla. La redenzione non ripristina il piano originario ma ci indica una strada, molto più difficoltosa ma comunque efficace per rigenerarci. Lui stesso si fa nostro modello, facendosi uomo e affrontando tutte le vicissitudini umane e, pur provocato, offeso, tradito, umiliato, rimane nell’amore che perdona, dimentica e non tiene il conto di quante altre volte ha già perdonato. Questo suppone un lavoro dentro di noi, perché la tendenza al male la ritroviamo dentro di noi con le tre concupiscenze: piacere, avere e potere e intorno a noi comprendendo le povertà altrui e rimanendo nell’amore come ci ha insegnato Gesù. Inoltre, perché il lavoro non ci si faccia troppo gravoso ci ha lasciato i mezzi di grazia che ci fortificano, ci aiutano, ci santificano: i sacramenti.
Come riuscire nell’intento?
Per riuscire nell’intento è necessario innanzitutto lavorare il proprio cuore, purificandolo da ogni pensiero, affetto desiderio contrario al piano di Dio su di noi.
Per crescere nell’amore, è necessario conoscere la Parola di Dio e l’esempio di Gesù per averlo sempre dinanzi e non permettere ad altri progetti di interferire. Ma sarà soprattutto l’esercitazione che ci renderà più facile l’identificazione con Gesù..
Il cuore va purificato da ogni forma di rancore, spirito di vendetta, chiusura, indifferenza. All’altro non si rinuncia, il cuore si deve dilatare al perdono che non lascia spazi alla diffidenza, che mina la fiducia, e deve attivarsi perché gli episodi sgradevoli non avvengano. Questo si ottiene con un dialogo paziente, sereno, costante col coniuge, per salvaguardare la propria e la sua fedeltà.
Meravigliarsi dell’infedeltà è infantile: l’uomo è fragile e tentato e perciò solo un grande autocontrollo può aiutarlo nel momento della tentazione e soprattutto la grazia che è dono dall’alto.
L’autocontrollo si ottiene col cammino di fede, che ci permette di tenere sempre sotto controllo la nostra vita e quindi ci avverte subito quando siamo tentati di reagire all’offesa con l’offesa, all’indifferenza con l’indifferenza, al disprezzo col disprezzo. E la preghiera, il rapporto con Dio ci fa usufruire dei doni di grazia che Gesù ci ha meritati e ci ha offerti come aiuto alla nostra debolezza. La grazia è l’aiuto che arriva sempre all’ultimo momento, perché Dio non ci vuol togliere il merito della lotta per rimanere fedeli e potercene assegnare così il merito. Magari in momenti di crisi ci accorgiamo di aver superato il peggio per un soffio, quel soffio e la grazia che ci è stata concessa da Gesù, che ha ascoltato il grido della nostra anima ed è intervenuto..
L’autocontrollo è dominio della nostra istintività, padronanza di sé, lucidità nel momento della prova, la grazia è dono d’amore, è bontà divina che si riversa su di noi e ci orienta al perdono.
Gesù, Figlio di Dio, modello di vita, nei momenti difficili pregava. Aveva la sua forza divina, ma si rivolgeva ugualmente al Padre, come ogni figlio nei pericoli si rivolge al suo padre.
La coppia deve sempre avere davanti ai suoi occhi l’idea divina sul matrimonio; oggi gli inganni sono tanti, ma la coppia si deve sentire investita di responsabilità verso quanti entrano nel circuito del suo amore e niente dovrebbe farla deflettere da questi doveri, resi dolci e vincolanti dall’amore che l’ha reso unità nel sacramento del matrimonio.
Sembra strano che vincoli così sacri possano essere accantonati per incapacità di pazientare nelle difficoltà, per mancanza di quel minimo di umiltà che ci fa guardare al problema e risolverlo con l’accordo reciproco, per incapacità di rinunciare ad un piacere più immaginato che vero, e per quel falso valore calpestare i veri valori legati alla famiglia!
I momenti di crisi, al contrario, sono i momenti in cui il nostro amore viene misurato in unità d’amore, che richiedono sacrificio ma è proprio il sacrificio misura l’amore: quanto sei disposto a dare per essere fedele al tuo progetto d’amore? Poco? E poco durerà, abbastanza? E abbastanza durerà. Tutto? E sarà pure amore crocifisso ma durerà per sempre, la tua capacità di trasformare il sacrificio in amore ti concederà la vittoria. E tu avrai vinto la tua battaglia.
Gesù recupera e porta a compimento il progetto divino
Di fronte a quelli che ammettevano il divorzio, il Nuovo Testamento insegna che «ogni creazione di Dio è buona e nulla va rifiutato» (1 Tm 4,4). Il matrimonio è un «dono» del Signore (cfr 1 Cor 7,7). Nello stesso tempo, a causa di tale valutazione positiva, si pone un forte accento sull’avere cura di questo dono divino: «Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia» (Eb 13,4). Tale dono di Dio include la sessualità: «Non rifiutatevi l’un l’altro» (1 Cor 7,5).
Gesù, «riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur dicendo che “per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così” (Mt 19,8). L’indissolubilità del matrimonio: “Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”: Mt19,6), non è innanzitutto da intendere come “giogo” imposto agli uomini, bensì come un “dono” fatto alle persone unite in matrimonio. […] La condiscendenza divina accompagna sempre il cammino umano, guarisce e trasforma il cuore indurito con la sua grazia, orientandolo verso il suo principio, attraverso la via della croce. Dai Vangeli emerge chiaramente l’esempio di Gesù, che […] annunciò il messaggio concernente il significato del matrimonio come pienezza della rivelazione che recupera il progetto originario di Dio (cfr Mt 19,3)».
«Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cfr Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo), (cfr Ef 5,21-32). restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L’alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per testimoniare l'amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26-27) fino al compimento del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze dell’Agnello (cfr Ap 19,9)».
«L’esempio di Gesù è paradigmatico per la Chiesa. […] Egli ha inaugurato la sua vita pubblica con il segno di Cana, compiuto ad un banchetto di nozze (cfr Gv 2,1-11). […] Ha condiviso momenti quotidiani di amicizia con la famiglia di Lazzaro e le sue sorelle (cfr Lc 10,38) e con la famiglia di Pietro (cfr Mt 8,14). Ha ascoltato il pianto dei genitori per i loro figli, restituendoli alla vita (cfr Mc 5,41; Lc 7,14-15) e manifestando così il vero significato della misericordia, la quale implica il ristabilimento dell’Alleanza (cfr Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 4). Ciò appare chiaramente negli incontri con la donna samaritana (cfr Gv 4,1-30) e con l’adultera (cfr Gv 8,1-11), nei quali la percezione del peccato si desta davanti all’amore gratuito di Gesù».
L’incarnazione del Verbo in una famiglia umana, a Nazareth, commuove con la sua novità la storia del mondo. Abbiamo bisogno di immergerci nel mistero della nascita di Gesù, nel sì di Maria all’annuncio dell’angelo, quando venne concepita la Parola nel suo seno; anche nel sì di Giuseppe, che ha dato il nome a Gesù e si fece carico di Maria; nella festa dei pastori al presepe; nell’adorazione dei Magi; nella fuga in Egitto, in cui Gesù partecipa al dolore del suo popolo esiliato, perseguitato e umiliato; nella religiosa attesa di Zaccaria e nella gioia che accompagna la nascita di Giovanni Battista; nella promessa compiuta per Simeone e Anna nel tempio; nell’ammirazione dei dottori della legge mentre ascoltano la saggezza di Gesù adolescente. E quindi penetrare nei trenta lunghi anni nei quali Gesù si guadagnò il pane lavorando con le sue mani, sussurrando le orazioni e la tradizione credente del suo popolo ed educandosi nella fede dei suoi padri, fino a farla fruttificare nel mistero del Regno. Questo è il mistero del Natale e il segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia! E’ il mistero che tanto ha affascinato Francesco di Assisi, Teresa di Gesù Bambino e Charles de Foucauld, e al quale si dissetano anche le famiglie cristiane per rinnovare la loro speranza e la loro gioia.
«L’alleanza di amore e fedeltà, di cui vive la Santa Famiglia di Nazareth, illumina il principio che dà forma ad ogni famiglia, e la rende capace di affrontare meglio le vicissitudini della vita e della storia. Su questo fondamento, ogni famiglia, pur nella sua debolezza, può diventare una luce nel buio del mondo. “Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi che cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile; ci faccia vedere come è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale” (Paolo VI, Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964)».
La famiglia nei documenti della Chiesa
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, si è occupato della promozione della dignità del matrimonio e della famiglia (cfr nn. 47-52). «Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore (cfr 48), mettendo l’amore al centro della famiglia […]. Il “vero amore tra marito e moglie” (49) implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino (cfr 48-49). Inoltre sottolinea il radicamento in Cristo degli sposi: Cristo Signore “viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio” (48) e con loro rimane. Nell’incarnazione, Egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza, e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e carità. In questo modo gli sposi sono come consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica (cfr Lumen gentium, 11), così che la Chiesa, per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che lo manifesta in modo genuino».
In seguito, «il beato Paolo VI, sulla scia del Concilio Vaticano II, ha approfondito la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia. In particolare, con l’Enciclica Humanae vitae, ha messo in luce il legame intrinseco tra amore coniugale e generazione della vita: “L’amore coniugale richiede dagli sposi che essi conoscano convenientemente la loro missione di paternità responsabile, sulla quale oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa esattamente compresa. […] L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori» (n. 10). Nell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, Paolo VI ha evidenziato il rapporto tra la famiglia e la Chiesa».
«San Giovanni Paolo II ha dedicato alla famiglia una particolare attenzione attraverso le sue catechesi sull’amore umano, la Lettera alle famiglie Gratissimam sane e soprattutto con l’Esortazione apostolica Familiaris consortio. In tali documenti, il Pontefice ha definito la famiglia “via della Chiesa”; ha offerto una visione d’insieme sulla vocazione all’amore dell’uomo e della donna; ha proposto le linee fondamentali per la pastorale della famiglia e per la presenza della famiglia nella società. In particolare, trattando della carità coniugale (cfr Familiaris consortio, 13), ha descritto il modo in cui i coniugi, nel loro mutuo amore, ricevono il dono dello Spirito di Cristo e vivono la loro chiamata alla santità».
«Benedetto XVI, nell’Enciclica Deus caritas est, ha ripreso il tema della verità dell’amore tra uomo e donna, che s’illumina pienamente solo alla luce dell’amore di Cristo crocifisso (cfr 2). Egli ribadisce come “il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano” (11). Inoltre, nell’Enciclica Caritas in veritate, evidenzia l’importanza dell’amore come principio di vita nella società (cfr 44), luogo in cui s’impara l’esperienza del bene comune».
La Chiesa guida sicura nel cammino degli sposi
La Chiesa, oltre al compito di illuminare la Parola di Dio e di renderla accessibile al popolo di Dio, ha l’altro compito, quello di illuminare la cultura e questo compito anche se spesso risulta sgradito a chi segue altri orientamenti è estremamente utile a chi vuole districarsi tra il groviglio di idee che i mezzi di comunicazione immettono a getto continuo, inventandosi nuovi modi di impostare la vita.
Il Papa ha analizzato, alcune sfide che la famiglia è chiamata ad affrontare, individuando:
- La funzione educativa, resa difficile anche dallo stress del lavoro anche femminile, che rende difficile la trasmissione della fede alle nuove generazioni, non c’è nemmeno il tempo di mangiare insieme e cresce l’ansia per il futuro che impedisce di condividere il presente.
- Altra piaga è la droga, a cui possiamo aggiungere l’alcoolismo, il gioco ed altre dipendenze, che minano la serenità familiare. Notiamo le gravi conseguenze di questa rottura in famiglie distrutte, figli sradicati, anziani abbandonati, bambini orfani di genitori vivi, adolescenti e giovani disorientati e senza regole».
- La tossicodipendenza, una delle piaghe della nostra epoca, che fa soffrire molte famiglie, e non di rado finisce per distruggerle. Qualcosa di simile succede con l’alcolismo, il gioco e altre dipendenze. La famiglia potrebbe essere il luogo della prevenzione e delle buone regole, ma la società e la politica non arrivano a capire che una famiglia a rischio «perde la capacità di reazione per aiutare i suoi membri […],
- Ci sono inoltre tristi situazioni di violenza familiare che sono terreno fertile per nuove forme di aggressività sociale, perché «le relazioni familiari spiegano anche la predisposizione a una personalità violenta. Le famiglie che influiscono in tal senso sono quelle che mancano di comunicazione; quelle in cui predominano atteggiamenti difensivi e i membri non si appoggiano tra loro; in cui non ci sono attività familiari che favoriscano la partecipazione; in cui le relazioni dei genitori tra loro sono spesso conflittuali e violente, e quelle genitori-figli si caratterizzano per atteggiamenti ostili.
Queste ed altre sono situazioni che la Chiesa prende in esame e suggerisce rimedi o addirittura fa opera di supplenza dove lo Stato è assente. Ma nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?
Impegniamoci a sostenere la famiglia fondata sul matrimonio sacramento.