RIEDIFICATI DALLA MISERICORDIA
Mi piace, a questo proposito riflettere sul libro di Osea, uno dei profeti cosiddetti minori, magari perché hanno scritto meno ma che comunque ha avuto una missione non indifferente e potremmo dire ancora attuale.
Il popolo che Dio si era scelto fra tutti gli abitanti della terra, come uno sposa sceglie la sposa tra tante ragazze, il popolo a cui si era rivelato, a cui aveva dato segni della sua presenza, della sua bontà, della sua provvidenza, si era volto ad altri dei che “hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano, hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni”, opera delle mani dell’uomo! E Lui si sente come uno sposo tradito e abbandonato, lasciato solo.
Osea deve far capire al popolo questo stato d’animo di Dio non tanto con le sue parole ma con i suoi comportamenti. Osea da questa momento non avrà un suo progetto di vita, ma si identificarsi con quella di Dio. Dovrà agire “in persona Dei”.
La prima cosa che Dio gli chiede è di sposare una prostituta, cosa a quel tempo davvero scandalosa, soprattutto se a fare questa scelta era una persona dignitosa. Il popolo, conoscendo la serietà di Osea, si sarebbe stupito e avrebbe chiesto: “Ma come mai hai sposato una prostituta?” E il profeta avrebbe risposto: “Così si sente Dio, come uno sposo tradito e disonorato da una sposa infedele”.
Osea obbedisce ed avviene quello che Dio aveva previsto: la donna non cambia natura ma dà al profeta figli di prostituzione. Li chiama con nomi profetici “Izreel” perché Dio sta per punire il popolo; una seconda figlia la chiama “Non amata”, perché Dio minaccia di non amare più la casa d’Israele; il terzo si chiamerà “Non popolo mio”, perché voi, dice Dio, non siete popolo mio.
Il profeta come cerca di dire al popolo i sentimenti di Dio, così cerca di conquistare il cuore della sua donna, ma lei gli dice chiaramente: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua,la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande». (Osea 2:7)
Il profeta sarebbe tentato di arrendersi, pensando di interpretare i pensieri di Dio, ma come è difficile capire il cuore di Dio! Il capitolo 11 è una struggente pagina d’amore in cui Dio ricorda come, fin da piccolino, quando era appena una piccola tribù, Lui l’ha condotto per mano, era per lui come chi porta il bimbo alla guancia: gesti paterni o meglio materni, vuole che Israele abbia nostalgia di un passato felice di fedeltà e d’amore. Leggiamo questo brano:
Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano,
ma essi non compresero che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore;
ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.
Ritornerà al paese d'Egitto, Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi.
La spada farà strage nelle loro città, sterminerà i loro figli, demolirà le loro fortezze.
Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira.
Seguiranno il Signore ed egli ruggirà come un leone:
quando ruggirà, accorreranno i suoi figli dall'occidente,
accorreranno come uccelli dall'Egitto, come colombe dall'Assiria e li farò abitare nelle loro case.
Oracolo del Signore. (Osea 11:1-11)
Ma i sentimenti d’Israele sono altalenanti a momenti di ravvedimenti seguono riprese dell’infedeltà. La pazienza di Dio è illimitata e il profeta doveva esprimerla oltre che con le parole, sopportando l’infedeltà della moglie, perché il popolo vedesse nella sua situazione la tristezza e il dolore di Dio.
Ma quando ogni sforzo sembrava inutile e Israele persisteva nel suo tradimento, Dio, che non rinuncia al suo popolo che ama come un figlio, tira fuori l’asse dalla manica:
“Le toglierò i viveri”: i suoi amanti si stancheranno di lei e l’abbandoneranno, dopo averla usata e lasciata nel suo sangue.
Lei pensa che sia la fine e si abbandona al suo destino senza più né forze né vigore. Ma proprio quando tutto sembra finito, arriva lo sposo che la raccoglie dalle sue immondizie, la lava, la cura, la nutre, la riveste, la orna, le ridà vigore, dignità e bellezza e la conduce al palazzo regale. E come tutte le favole belle si fa festa.
“Perciò ecco, ti sbarrerò la strada di spine e ne cingerò il recinto di barriere
e non ritroverà i suoi sentieri.
Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli.
Allora dirà: «Ritornerò al mio marito di prima perché ero più felice di ora».
Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio e le prodigavo
l'argento e l'oro che hanno usato per Baal.
Perciò anch'io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, i
l mio vino nuovo nella sua stagione;
ritirerò la lana e il lino che dovevan coprire le sue nudità.
Scoprirò allora le sue vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie mani.
Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue solennità.
Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui essa diceva: «Ecco il dono che mi han dato i miei amanti».
La ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici.
Le farò scontare i giorni dei Baal, quando bruciava loro i profumi,
si adornava di anelli e di collane
e seguiva i suoi amanti mentre dimenticava me! - Oracolo del Signore.
Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza.
Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto.
E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai:
Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone.
Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati.
In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo
e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli.
Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.
E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore –
io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra;
la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio e questi risponderanno a Izreèl.
Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata;
e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Mio Dio. (Osea 2:24-25)
La parabola della vita di Osea non era una lezione solo per Israele di quel tempo ma purtroppo la stessa situazione si ripete spesso e non solo per i popoli ma per ogni anima, amata da Dio come una sposa e spesso infedele.
LA CULTURA ATTUALE
Più che mai attuale questa parabola sembra riguardare il nostro tempo. Non possiamo non convenire che il popolo italiano, chiamato ad essere la culla del cristianesimo, che Dio ha favorito con la sede di Pietro, con quasi tutte le reliquie di Gesù: la sindone, il sudario della Veronica, la scala santa, la casa di Maria; una città come Roma, purificata con trecento anni di persecuzioni e di martirii, chiamata ad essere la Nuova Gerusalemme, si stia prostituendo al relativismo, al nichilismo, all’edonismo e sembra proprio, come la sposa di Osea, che sia affetta da una sorta di demenza morale: non ricorda niente, è ubriaca di nulla: vive per mangiare e mangia per vivere, senza progetti: si va, si viene, si torna ma senza gustare la vita, troppe infedeltà a tutti i livelli la rendono falsa. Vive un’apatia esistenziale che ricorda proprio la donna abbandonata dagli amanti.
Il secolo scorso è stata circuita da molti amanti facoltosi: il dio denaro, il consumismo, la libertà assoluta, l’esaltazione dell’io, l’abbattimento di tutti i tabù, la ridicolizzazione di tutte le norme morali che erano state alla base del vivere civile, immaginandosi superiore a tutte le norme. E’ stato il trionfo dell’autoriferenzialismo: Io sono dio di me stesso, non voglio altro dio fuori di me, le leggi me le faccio io basandomi sul “Mi piace”: quello che mi piace lo voglio e lo debbo ottenere e non c’è regola morale che me lo possa impedire. Ed ecco la legge del divorzio, dell’aborto, l’omosessualità dilagante che intende imporre diritti che non le appartengono … è la confusione totale
Di questo disordine morale approfittano i padroni delle ricchezze, che le gestiscono secondo piani dettati dalla sete di potere assoluto, che vogliono perseguire asservendo i popoli. Ed ecco le crisi economiche, il continuo parlarsi addosso, i veri problemi che vengono elusi, mentre passano leggi che favoriscono i piani dei cosiddetti signori del mondo.
Noi spesso desolati diciamo: “E’ la fine del mondo!”
L’AMORE MISERICORDIOSO
E invece no. Proprio “in questi tempi difficili e di lotta per la Chiesa, Dio vuole spandere benigno i raggi della sua misericordia” sono parole di Gesù, dette a Madre Speranza.
Rivelando il Suo Cuore ai nuovi profeti, ci fa capire come si ama e come noi possiamo, alla Sua scuola, restaurare i nostri sentimenti, mettere ordine nella nostra vita, risanare la nostra psiche schiavizzata dalle cattive abitudini, ricuperare dignità, riprendere le nostre strade interrotte, ridarci una meta, riprendere il cammino, risalire dal burrone alla luce, riabituare l’occhio alle cose belle e pulite, sorridere alla bellezza che ci circonda: dal coniuge ai figli, dagli amici ai fratelli di comunità, dalla Chiesa che ci riapre le sue braccia col perdono, al cielo che vediamo sempre più nitidamente sopra di noi e c’invita alla festa eterna.
Come avviene tutto questo?
- I modi sono i più impensati: dal fulmine a ciel sereno, come avvenne con Paolo, al lungo e duro scrostamento di vecchie abitudini, come avvenne con S. Agostino, alle tante anime che, capitate, sembra, per caso a Medugorje, a Lourdes, a Collevalenza, lentamente si lasciano svegliare dall’apatia e dall’inerzia spirituale ... ma per tutti c’è un incontro, l’incontro con Lui, che è capace di cambiare la vita anche radicalmente.
- Dopo questo primo momento personale, c’è l’incontro con Gesù nel mistero della Chiesa: l’accoglienza, la preghiera, la Parola e in modo particolare i sacramenti, vanno riconsacrando il tempio sconsacrato del nostro cuore e, gradualmente, Dio lo va ad abitare ed è Lui stesso che ci lava, ci nutre, ci riveste, ci orna, ci ridà dignità, ci unisce sempre più intimamente a Sé, ci prende per mano e ci conduce alla Sua Reggia, preparata proprio per noi.
- Sarà pure un lavoro lungo e difficile lavarci dalle vecchie abitudini, sarà pure difficile tornare alla Chiesa dopo averla derisa e calunniata per tanti anni, sarà pure strano confessare i propri peccati ad un uomo, ma se in quell’uomo io rivedo lo sguardo misericordioso che mi ha affascinato, cade ogni ritegno e piano piano la creatura nuova si va abituando alla nuova luce celeste, che fascia di mistero tutte le cose.
- Pian piano questa creatura non si riconosce più, il suo passato tenebroso è un ricordo sepolto nel Cuore misericordioso di Gesù e il suo traguardo ormai è solo: piacere all’Amore che ha conquistato il suo cuore. Questa è l’esperienza di tutti i convertiti.
Tutto questo lavoro di restauro è opera dell’Amore Misericordioso, il grande restauratore dei cuori feriti dai demoni. Papa Francesco ha paragonato la Chiesa ad un Ospedale da campo, e così è. Chi può dire di non aver bisogno della grazia di Dio per vivere degnamente la sua vita? Se anche, per la misericordia preventiva, non abbiamo fatto i grandi peccati, ma forse siamo capaci di amare come ama Dio? Non abbiamo bisogno della sua grazia?
Ognuno di noi si trova in una fase di questo lavoro di restauro. Il lavoro del restauratore è difficile, lungo, richiede passione: da opere che non si riconoscono più, da veri brandelli logorati dal tempo e dall’incuria, fa rivivere veri capolavori.
Ma se tutto questo per riportare all’antica bellezza una tela, un monumento, quanto più difficile sarà il restauro dei cuori?
Ognuno di noi era uscito dalle mani di Dio come un prodigio di bellezza e di perfezione. Finché è durata l’innocenza, abbiamo vissuto l’esperienza dell’Eden: un paradiso terrestre senza tempo, nella pace serena di un rapporto con Dio semplice e naturale.
Poi pure per noi c’è stato il serpente ingannatore, ognuno di noi sa cosa è stato, come si sono svolti i fatti e, se come Adamo ed Eva abbiamo ceduto, ci siamo nascosti lontano da Dio. Lui ci cercava ma noi ci rintanavamo sempre di più per non confrontarci con lui.
Lì nel buio, abbiamo fatto cose che non avremmo mai immaginato nel periodo dell’Eden e, per non sentire la delusione del cuore, ci nascondevamo e ci stordivamo sempre più di ”nulla”.
Egli ci cercava, lo sapevamo, ma non volevamo incontrarlo. Quanti richiami nel fondo della coscienza, nei pochi momenti di silenzio che ci concedevamo, quanti inviti di parenti ed amici abbiamo rifiutato con una scrollata di spalle …
Finalmente, quando la vita tenebrosa non aveva più nulla da offrirci, siamo stati braccati da Lui, che non poteva stare senza di noi! Ed eccoci all’esperienza della povera prostituta descritta da Osea, lasciata morire nel suo sangue, che misericordiosamente raggiunta dal Buon Samaritano è portata alla salvezza.
Mettiamo il nostro nome in questo itinerario verso la luce, non occorre che la personalizzazione coincida in tutti i particolare. Ognuno di noi è un originale non clonabile, ma sicuramente alcuni passaggi li possiamo condividere.
Ogni conversione è una risurrezione da celebrare con alleluia di gioia e di vittoria. Ogni conversione è vittoria dell’Amore Misericordioso sul male e sul peccato. Ogni conversione è gloria di Dio e pace per l’anima.
Tutti siamo in cammino di conversione, tutti perciò possiamo cantare il nostro inno di vittoria ad ogni piccolo passo verso la giusta direzione e proseguire felici, presi per mano da Gesù, che non vogliamo più lasciare, verso la Reggia del suo Regno.
Buona conversione a tutti!!!
QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO PERSONALE:
- Conoscevi la storia di Osea? Ti sembra interessante anche per te?
- Ti rivedi più in Gomer o in Osea?
- Sei stato anche tu illuso/a dai falsi miraggi di libertà assoluta del secolo scorso?
- Prova a rileggere la tua storia sulla falsa riga di Osea e di Gomer. Sarà importante anche verificare che la tua storia è del tutto diversa e ringraziare Dio.
- Ma se trovi qualche punto della tua coscienza da illuminare, non aspettare neanche un secondo, Dio ti sta aspettando per ridarti bellezza e dignità.
- Ogni passo verso la piena conversione è festa per Dio e per l’anima, vogliamoci bene!
- L’Amore Misericordioso non ha paura del tuo disordine, ma teme la tua sfiducia.
- Se sei già sulla via del bene, sappi che c’è la via della perfezione. Lasciati lavorare dalla grazia.
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