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“PERCHE’ HA GUARDATO L’UMILTA’ DELLA SUA SERVA
D’ORA IN POI TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA”
Maria ci rivela i gusti di Dio. Dio guarda con amore gli umili, quelli che non presumono di sé, quelli che ricordano di essere creature fragili come l’erba del campo “Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l'erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre”. (Is 40,6-8)
Se questa è la nostra realtà, è chiaro che Dio che è Verità, stabilità, Luce, Bontà, Libertà… non può costruire sul terreno di un cuore ingombro ma su un terreno libero da erbacce e sassi che renderebbero fragile la costruzione, sia pure la costruzione della santità dell’anima.
Se l’anima non si libera da un io ingombrante, che eleva piedistalli fragili alla sua presunta grandezza, che si circonda dei grovigli complicati della psiche malata, contorta, che presume di apparire senza merito e non si premura di impegnarsi per essere ciò che vuole apparire.
Su questi rottami il Signore non può costruire la santità. Lui costruisce sulla verità, e l’umiltà è verità.
Un’umiltà operosa, che lavora per dissodare continuamente il terreno dell’io, offre a Dio l’opportunità di operare sulla roccia forte del suo nulla, che è la sua verità.
Maria sapeva che Dio non avrebbe trovato sulla terra una creatura più umile e povera di Lei e questo le dà la sicurezza che Dio avrebbe fatto grandi cose in Lei e siccome le opere di Dio partecipano della sua eternità, non teme di dire che tutte le generazioni che si alterneranno sulla terra la chiameranno beata.
- Beata perché ha creduto,
- beata perché si è lasciata lavorare dalla grazia,
- beata perché si è lasciata programmare la vita da Dio e Lui non poteva operare che prodigi altrimenti irraggiungibili.
Non è superbia quello che Maria afferma di sé, perché lei è semplicemente l’esplicitazione della grandezza, bontà e misericordia di Dio.
Quello che Dio ha operato in lei lo vuole operare in ogni creatura che, come lei sgombra il suo cuore da ogni falsità e si tiene umile e serena nelle mani di Dio, lasciando a Lui l’organizzazione della sua vita, anche se il compito che Dio ha assegnato a quest’anima è diverso da quello di Maria ma in qualche maniera anche simile:
- Maria ha dato al mondo Gesù incarnato,
- noi siamo chiamati tutti a dare Gesù vissuto nel quotidiano e lo potremo fare se avremo fatto di Gesù il punto ispiratore della nostra vita.
DIO GUARDA ALL’UMILTA’ DELL’ANIMA
Dio guarda l’umiltà di noi suoi servi, quando, generandoli nel suo pensiero divino, stabilisce per ognuno un progetto di vita, dà uno scopo alla nostra vita, assegnandoci un compito.
Una vita senza progetto è una vita dispersa nel nulla, una vita con un progetto è una vita orientata, una vita che segue una direzione.
PROGETTO GENERALE
La vita di ogni uomo ha un orientamento generale, quello di scegliere il Regno di Dio e compiere le opere dell’amore, che sono i passi che ci guidano a Dio.
PROGETTO PERSONALE
Ma al di là di questo orientamento generale a tutti, Dio specifica per ognuno di noi il compito che ci ha assegnato e ce lo rivela quando, dentro di noi si specifica la chiamata vocazionale.
CHIAMATA VOCAZIONALE
La chiamata vocazionale non ci viene notificata attraverso un angelo, come è stato per Maria ma Dio si fa capire attraverso la tendenza a realizzare la propria vita in una maniera o nell’altra.
CHIAMATI AL MATRIMONIO
Molti sono chiamati a custodire sulla terra l’amore e la vita e quindi si sentono orientati a formare una famiglia, che permette loro di stringere una relazione d’amore con un’altra persona, con la quale realizzare l’accoglienza alla vita in collaborazione con Dio.
CHIAMATI ALLA CONSACRAZIONE
Alcuni invece sentono il desiderio donarsi a Dio con un cuore indiviso, rinunciando a qualsiasi altro legame affettivo particolare, per realizzare fin da questa terra la situazione che sarà in cielo, dove pur riconoscendo i legami che avremo avuto sulla terra, saremo tutti attratti potente- mente e conquistati dall’Amore puro di Dio.
Sembra una scelta ambiziosa, impossibile per chi non ha questo dono, ma Dio correda ognuno ogni suo figlio con le grazie necessarie per realizzare il progetto che Lui ha fatto su di noi.
Il Signore che ama i suoi figli e, come ha indicato a Maria la strada sulla quale voleva orientarla e l’ha colmata dei suoi doni, perchè potesse assolvere la sua missione, così correda ogni coppia per la missione a cui la chiama, ogni consacrato per donarsi ai fratelli con cuore indiviso.
LE REGOLE DELL’AMORE
Amore e vita sono la missione della coppia, ma anche l’amore ha le sue regole che la coppia deve accettare: l’amore coniugale è amore esclusivo, amore fedele, amore paziente, amore oblativo, amore attento e delicato, amore longanime, in una parola: amore perfetto a imitazione di quello di Gesù.
Ma l’uomo imperfetto, trasgressivo, edonista, sarà mai capace di un amore perfetto?
Sì se accoglie le regole che Dio ci indica per rimanere nell’amore.
Analizziamole:
AMORE ESCLUSIVO:
Lo dice la parola: è un amore che esclude ogni altro amore e obbliga a tenere sotto controllo i sensi vogliosi sempre di esperienze stuzzicanti. Nel “Confesso a Dio onnipotente” diciamo: “Prometto di fuggire le occasioni prossime di peccato”.
Ai fratelli si può dare soccorso, aiuto, conforto, vicinanza… ma non un amore esclusivo, intimo, totale, carico di affettuosità e di complicità. Questo tipo di amore va riservato solo al coniuge a cui con il Matrimonio si è consacrato il proprio amore e la propria vita. Questo tipo di amore non ammette concorrenti.
AMORE FEDELE:
L’amore fedele è un amore consacrato, un amore maturo, che sa auto controllarsi, un amore che “nella buona e nella cattiva sorte” è fedele alla parola data, un amore che non ha bisogno di essere controllato per restare vincolato, un amore che sa pagare tutto il prezzo per reggere agli urti della vita e alle tentazioni del maligno. La fedeltà è un fatto personale, non dipende dalla fedeltà del coniuge. Se il coniuge decidesse di essere infedele, questo non autorizzerebbe l’altro coniuge a fare altrettanto. La fedeltà è una qualità dell’amore divino e si può ottenere solo da Lui. La fedeltà non corrisposta è molto difficile ma non impossibile. Tante sono le persone che, abbandonate dal coniuge, restano fedeli al loro impegno matrimoniale, tenendo unita la famiglia. Sono i santi che camminano tra noi, il Signore li conosce tutti.
AMORE PAZIENTE:
La pazienza (patire con) è la capacità di soffrire con la persona amata, senza far pesare il disagio. Questo tipo di amore viene solo da un grande senso di appartenenza. Se la persona mi appartiene, tutto quello che la coinvolge mi coinvolge, si lei gioisce io gioisco, se lei soffre io soffro. L’amore vero è capace di creare legami di appartenenza, legami parentali, vincoli di sangue che diventano vincoli indissolubili di amore. E allora è normale condividere con le persone amate gioie e dolori. Oggi tutte le qualità dell’amore sembrano diventate dei tabù perché la filosofia radicale nichilista spersonalizza l’amore, lo rende un fatto episodico legato al momento, ma l’amore vero conosce forme così pure e così generose, che rendono la persona divina: “Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”, è S. Giovanni che lo dice: l’Apostolo dell’amore puro.
AMORE OBLATIVO:
L’oblazione è sacrificio volontario, sostitutivo è sostituirsi alla persona amata in quanto deve fare, riparare, pagare. Se l’amore ha superato l’esame della fedeltà, della pazienza, non avrà difficoltà a fare grandi atti di altruismo per la persona amata. Non temerà di pagare con la propria vita i suoi debiti materiali e spirituali. Quelli materiali potrebbe essere anche facile farlo, se ci sono le possibilità, ma come riparare i debiti con la giustizia divina, qualora il coniuge ne avesse contratti? La persona che ama davvero saprà farsi preghiera, saprà offrire tutta la sofferenza che deriva da tali debiti e la unirà a quella di Cristo, Vittima innocente. Solo l’amore vero è capace di creare le vittime, solo se si ama si è capaci di queste sostituzioni. Se non si ama si taglia ogni legame con la persona che si è disonorata, giustificandosi a motivo del suo comportamento. Ma questo, dice Gesù, “lo sanno fare anche i pagani”. I cristiani conoscono l’arte del perdono e della supplica incessante; i cristiani veri sanno trasformarsi in lampade che ardono e si consumano davanti all’altare per la persona che Dio ha legato alla loro vita. Quante umili donne sanno fare questo! Quanti silenziosi uomini sanno fare questo! Essi sono già nel cuore di Dio e per il loro sacrificio le persone amate si salveranno. L’amore salva. Solo chi non è amato rischia di perdersi, ma su di loro si china misericordioso l’Amore divino.
AMORE DELICATO:
La delicatezza è attenzione premurosa e rispettosa della persona amata. E’ vedere la persona amata come un dono di Dio, è vederla in trasparenza, cioè è vedere la sua anima e scorgere in essa la presenza di Dio. La persona amata è una creatura fragile come tutte e può avere comportamenti non sempre di facile lettura. Per questo è necessario incontrarsi nella verità, o per lo meno in quella verità che riusciamo a fare dentro di noi. Non sempre è facile fare la propria verità, perché troviamo dentro di noi paure, sospetti, forme di sfiducia, chiusure che neanche noi sappiamo giustificare ma che entrano con prepotenza nelle nostre relazioni, rendendocele difficili. Sono atteggiamenti che abbiamo somatizzato forse fin dai primi anni di vita, che riemergono quando meno ce lo aspettiamo. Per questo è necessario, soprattutto nel periodo del fidanzamento, riuscire a fare la propria verità, perché non ci siano sorprese quando il vincolo è ormai consacrato e ci obbliga alla fedeltà. A volte la relazione è come camminare su sabbie mobili, ma se sappiamo che questa è la verità, ci premuniremo degli opportuni mezzi per non ferire ulteriormente la persona amata e renderla serena con il nostro amore attento e delicato. Un animo delicato è un animo nobile.
AMORE LONGANIME:
La longanimità è una qualità dell’amore che sa aspettare i tempi dell’altro/a. E’ l’amore che ci sembra normale dare ai nostri figli, che sappiamo, dovranno maturare gradualmente e non si può pretendere da un bambino quello che si può pretendere da un giovane o da un adulto. Ma psicologicamente e spiritualmente parlando, davvero le persone sono tutte sapienti, sagge, equilibrate solo perché adulte? Molti traguardi spirituali anche per ognuno di noi, forse si sono aperti per grazia, per opportunità, per buona volontà con lo scorrere del tempo e anche noi ci siamo sentiti diversi da quando abbiamo visto la nostra vita in una luce nuova. Se questo avviene in contemporanea per la coppia è pura grazia di Dio, ma spesso non è così, perché pur ricevendo gli stessi stimoli a avendo le stesse opportunità, non abbiamo la stessa accoglienza e allora si creano dislivelli psicologici, affettivi, spirituali nella coppia. In questo caso la parte che sente di aver scoperto un traguardo nuovo, non deve trascinale l’altra parte fino quasi a violentarla, deve agire con delicatezza, con rispetto, con pazienza, con comprensione e coltivare nel suo cuore le nuove virtù scoperte nel cammino di crescita, sicura che presto o tardi le vedrà germogliare anche nel cuore del coniuge. A volte queste disparità diventano un vero tormento per la coppia perché non sa aspettare i tempi dell’altro/a e questo ci fa capire che l’amore vero è una difficile arte da imparare e da chiedere a Dio nella preghiera.
AMORE PERFETTO:
Può mai la coppia aspirare all’amore perfetto? A noi sembra impossibile ma Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Noi diciamo: “Ma Lui è Dio!”. E certamente Lui ama da Dio, con una tale passione per ciascuno di noi, che non ha esitato a donare se stesso per noi, ci ha amato più di se stesso, il Padre ci ha amato più di quanto amava suo Figlio. L’antico comandamento dell’amore diceva: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e il prossimo tuo come te stesso”, e sembrava già una misura abbondante, ma amarlo più di noi stessi ci sembra troppo, eppure Gesù ha dato se stesso per noi e l’ha dato nel sacrificio più ingiusto e cruento e poi ci ha detto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. E allora c’è davvero da interrogarsi sul nostro amore calcolatore, egoista, edonista, un amore, quello del mondo che sfrutta il sentimento più nobile del cuore umano per il proprio piacere e poi lo butta via come una scarpa ormai vecchia per sostituirlo con uno più piacevole. No, noi non amiamo come il mondo, ma quanti sospiri se l’amore ci diventa un po’ crocifiggente, poco gratificante, troppo esigente! Dobbiamo allenarci alla scuola di Dio per poter arrivare ad un tipo d’amore accettabile, che ci segua lungo nel corso della nostra esistenza nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, rispettandoci e onorandoci per tutta la vita. Solo perfezionandoci spiritualmente riusciremo ad avvicinarci all’amore perfetto, ma possiamo farlo perché Dio questo vuole da noi e per questo ci sta accanto per aiutarci a liberare il cuore da ogni sentimento che ferirebbe l’amore. “E se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”. Niente e nessuno, diceva S. Paolo; niente e nessuno dobbiamo dire anche noi e incamminarci fiduciosi su questo sentiero luminoso, per poter dire con Maria: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. E la prima generazione sarà quella dei nostri figli, poi quella dei nipoti e su, su fino alla millesima generazione, come ha promesso Dio a coloro che lo amano.
QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO:
- Prima di tutto interroghiamoci sull’umiltà: Accetto i miei limiti? Li riconosco? Se me li fanno notare mi irrito? Sono convinto di essere una creatura necessariamente limitata o penso di essere superiore agli altri, magari del coniuge?
- Maria ci rivela i gusti di Dio: Lui si curva con amore sui piccoli. Io ho la presunzione del superuomo, della superdonna? Nel vaso pieno Dio non può mettere niente.
- Sono convinto che quanto c’è di buono in me è opera di Dio e a Lui va l’onore e la gloria, mentre io devo utilizzare i miei talenti con senso di responsabilità e di onestà?
- Se la mia vocazione è il matrimonio so che Dio mi ha affidato due suoi grandi attributi: l’amore e la vita, perché li custodisca sulla terra in attesa di goderne i frutti in cielo. Mi sto impegnando a perfezionarmi nell’amore?
- Accetto le regole che Dio ha stabilito per l’amore perché non degeneri in egoismo, sopraffazione e violenza?
- L’amore è un bene così grande che non ha prezzo, può essere solo un dono, so donarlo e riceverlo con gratitudine anche se imperfetto come il mio?
- Quali qualità dell’amore mi resta più facile vivere, quali mi restano più difficoltose?
- Cosa penso di poter fare per perfezionarmi nell’arte di amare?
- Sto trasmettendo ai figli un modello di famiglia santa per cui mi possano benedire?
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