HA SOCCORSO ISRAELE, SUO SERVO,
RICORDANDOSI DELLA SUA MISERICORDIA,
In Maria:
Maria è una figlia di Israele; aspettava la realizzazione delle promesse del Signore. Il Signore aveva promesso ad Abramo una discendenza più numerosa delle stelle del cielo, a Davide aveva promesso che dalla sua stirpe sarebbe nato il Salvatore…
Come anima pia, pregava perché il Signore lasciasse il cielo e venisse a redimere i figli di Eva, ma non sapeva che proprio Lei era la Vergine annunziata dai profeti, che avrebbe rivestito di carne il Figlio di Dio.
Uscita dal Tempio verso i 14 anni di vita e trovandosi già orfana di entrambi i genitori, il Sommo Sacerdote, che l’aveva accolta nel tempio e l’aveva in custodia si premurò di prometterla sposa ad un giovane della casa di Davide, che si sarebbe preso cura di Lei.
Maria sentiva la chiamata alla verginità consacrata, ma nell’Antico Israele non era contemplata. Lei gli fa presente il suo voto ma il Sommo Sacerdote le dice: “Tu intanto ubbidisci alla legge e se Dio ti chiede altro, Lui saprà come realizzarlo”. A Maria viene chiesta l’obbedienza di Abramo: il sacrificio del suo voto, ma ubbidisce, si fida di Dio e Dio disporrà il cuore di Giuseppe alla castità perpetua.
Avrebbe mai potuto Colei che doveva dare la vita a Gesù per opera di Spirito Santo, tradirlo poi con un uomo, fosse pure l’uomo giusto, Giuseppe?
La Chiesa proclamando il dogma dell’Immacolata, dice che Maria fu vergine prima, durante e dopo il parto; e la Parola di Dio la chiama “Orto chiuso”, “Fontana sigillata”.
Checché ne dica l’uomo moderno blasfemo e materialista, Maria è la Vergine profetizzata da Isaia:
«Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. (Is 7:13-14)
I profeti non possono sbagliare, perché leggono la verità nell’eterno presente di Dio.
Invece di dubitare, siamo orgogliosi di avere una Mamma celeste santa, donata solo a Dio. Noi non capiamo come è possibile la maternità verginale, e neanche Lei lo capiva, ma chiede spiegazione all’Arcangelo annunziatore e questo la rassicura, dicendo che lo Spirito Santo l’avrebbe adombrata con la sua ombra e il Figlio che sarebbe nato da Lei era il Figlio di Dio. E sarà Vergine e Madre, impossibile agli uomini ma possibile all’Onnipotente.
Maria capisce che Dio aveva gradito il suo voto e si era ricordato della misericordia promessa ad Adamo ed Eva e poi su su ai patriarchi e ai profeti, per liberare l’uomo dal peccato d’origine e riaprire le porte del Paradiso dopo il sacrificio redentore dello stesso Suo Figlio.
I tempi di Dio non sono i nostri tempi. Ciò che per noi sarà, in cielo è già. E’ la terra che ha bisogno di tempi lunghi per prepararsi, non il cielo. Il cielo è sempre pronto al volere divino. Gesù fin dal momento in cui il Padre lo generò in cielo, disse: “ Padre, non ti sono piaciute offerte e olocausti, mi hai dato un corpo, ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà”.
Quando Gesù nel Padre Nostro ci ha insegnato a chiedere: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così interra” è perché in cielo la volontà del Padre si esegue senza esitazione, anche se dolorosa. Tutto ciò che Dio vuole non solo è cosa buona ma santa e allora l’Amen deve essere assoluto.
Maria era già su questa linea e non esitò quando Gabriele le fece capire il prodigio divino del concepimento verginale. E dalla sua anima salì al cielo il canto della gratitudine, dello stupore per le grandi cose che Dio operava sulla terra per suo mezzo.
Quando lo Spirito Santo la coprì con la sua ombra che rivela a nasconde l’Eterno, Lei stessa entrò nel mistero. In Lei c’era il Paradiso, ma come è difficile sulla terra fare la volontà di Dio! A chi poteva rivelare un prodigio così grande, chi avrebbe creduto? E poi i segreti del Re li può rivelare solo Lui. E allora lo Spirito che agiva in Lei le sigillò la bocca.
Maria sapeva che la maternità non può rimanere nascosta e che Giuseppe aveva tutto il diritto di dubitare di Lei… Perché il Signore non lo avvertiva? Maria consolida la sua fede e rimane in silenzio.
Anche quando, dopo la nascita del Battista torna a Nazareth e Giuseppe non può più ignorare, infatti va in crisi e, non essendo un violento, non vuole denunciarla all’autorità religiosa, che avrebbe ordinato la sua lapidazione come traditrice, pensa come rimandarla a colui che l’aveva messa incinta, Maria lo vede soffrire, soffre Lei pure per non poter comunicare a Giuseppe l’opera che Dio stava compiendo, ma, eroicamente tace ancora.
Finalmente Dio decide di mandare a Giuseppe l’arcangelo Gabriele per annunciargli la sua paternità putativa del Figlio di Dio, che stava crescendo nel grembo di Maria e tutto diventa chiaro.
Ci potremmo chiedere: “Ma perché tanta sofferenza, perché tanto tempo?” Nessuno può penetrare i segreti di Dio e non lo pretendiamo neanche noi ma sicuramente anche Giuseppe, come custode delle due creature più grandi del cielo e della terra, doveva partecipare alla loro missione redentiva e quindi avere la sua parte di sofferenza da unire a quella enorme che avrebbero avuto Gesù e Maria, per poi avere parte alla loro gloria.
Qui in terra ci sembrano assurde tante cose, ma in cielo si giudicano diversamente gli eventi, perché se ne conosce l’importanza. Come Maria, quando non capiamo, dobbiamo custodire nel cuore l’evento non chiaro, come faceva Lei, in attesa che la Luce di Dio ce lo illumini. Impariamo dai santi!
La coppia:
Come può la coppia applicare a sé questa frase di Maria?
La coppia deve prendere coscienza che anche lei è uno dei granellini di sabbia che formano il popolo promesso ad Abramo. Anche lei ha ricevuto la fede di Abramo dai suoi genitori, anche lei è nata in una nazione cristiana, è stata battezzata dall’acqua e dallo Spirito; lo stesso Spirito che portò la vita di Gesù nel grembo di Maria, ha portato nel suo cuore la vita di figlio di Dio persa per il peccato dei progenitori, lo stesso Spirito ha dato vita ai loro figli.
Nel giardino dell’Eden Dio ebbe compassione della coppia che si era lasciata ingannare dal serpente infernale e inventò il perdono, che permette alle storie d’amore di continuare non per merito ma per dono. E promise la grande misericordia, cioè il Figlio stesso avrebbe riparato al peccato dell’uomo ormai morto alla grazia. Senza questa grande misericordia l’uomo non avrebbe potuto ormai aspirare all’immortalità nella gloria del suo Dio.
Quando Dio lo decise, il cielo fu subito pronto, ma l’uomo sulla terra doveva crescere nella consapevolezza del suo peccato, pentirsi e chiedere a Dio di essere salvato.
La storia sacra registra la nostalgia di Dio da parte del popolo, ma registra anche allontanamenti spaventosi e Dio interviene attraverso i Patriarchi, i Profeti, fino a quando, nella Sua Sapienza decide che è il tempo giusto per realizzare il suo piano di salvezza. Questo tempo viene chiamato “Pienezza dei tempi”. Perché in quel tempo la terra raggiungerà l’apice della perfezione in Gesù e Maria.
Maria sta allo spartiacque del tempo, perché in Lei la natura umana e quella divina si uniscono per realizzare la grande misericordia.
Noi viviamo nel post-evento, Gesù è già venuto sulla terra, si è incarnato, ha camminato con noi, ci ha rivelato il Padre e lo Spirito Santo che vivono la perfetta comunione trinitaria.
Maria ha vissuto l’incarnazione precisamente 2000 anni fa ed ha inaugurato la nuova catena della vita, che s’inserisce su quella di Adamo ed Eva risanandola e noi siamo entrati in questa nuova catena della vita, con il compito di moltiplicare i figli di Dio e riempire la sala del banchetto del Figlio del Re.
“Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». (Mt 22:1-14)
NOI I NUOVI INVITATI
Noi siamo gli invitati di cui parla Gesù. Forse i primi invitati erano gli appartenenti al popolo ebreo. Oggi forse sono i chiamati a speciale consacrazione, ma comunque siamo invitati.
I figli che Dio vi ha dato o che vi darà sono anche loro invitati al banchetto e quindi la coppia deve coscientemente inserirsi nella catena della vita e, quando è chiamata a collaborare con Dio per la nascita di una nuova creatura, anche lei, come Maria, può chiedersi: “Come è possibile questo?” E l’angelo dirà anche a lei: “Lo Spirito del Signore scenderà nel grembo della tua donna e quello che nascerà da lei non sarà “Il Figlio di Dio” ma sarà un figlio di Dio”.
Come non stupirsi, come Maria, di fronte a questi prodigi che Dio continua a compiere sulla terra, per mezzo di semplici creature, non pure come Maria, spesso più attratte dal piacere immediato che dalle conseguenze che lo faranno entrare nel mistero della vita?
La coppia dovrebbe essere matura anche spiritualmente quando si sposa e dà vita ad una nuova famiglia. E’ troppo grande il compito che l’attende.
Dio ha mandato Gesù a Maria, perché tu coppia, poi, potessi dare altri figli a Dio. E allora possiamo dire che Maria ha cantato anche per noi il Magnificat, perché quel canto ci appartiene e quindi dobbiamo cantarlo anche noi con sentimenti di stupore e di riconoscenza.
Proviamo a riscrivercelo, adattandolo alla nostra situazione e non lasciamoci rubare dal mondo materialista ed edonista la mistica del matrimonio, cioè la dimensione più alta dell’essere uomo e donna – coppia nel progetto di Dio.
IL CANTO DI LODE DELLA COPPIA
L’anima nostra magnifica il Signore
e il nostro spirito esulta in Dio nostro Salvatore,
perché ci ha scelti fin dal seno materno
e ci ha inseriti nella catena della vita
per popolare il cielo di figli di Dio.
Per tutte le generazioni diremo beata Maria
Perché ci ha dato Gesù
e in Lui ci ha salvato dalla rovina eterna.
Per questo anche noi ci sentiamo beati
di aver accolti Gesù e Maria nei nostri cuori
e di essere stati salvato da Loro.
Grandi cose ha fatto per noi l’Onnipotente:
si è fatto uomo da Madre Vergine,
ha camminato accanto a noi su questa terra,
ci ha rivelato il Padre e lo Spirito Santo
ci ha parlato del Regno di Dio e ci ha insegnato a conquistarlo.
Ci ha dato la misura alta dell’amore
Lasciandosi umiliare, maltrattare, bestemmiare,
condannare, crocifiggere …, rimanendo nell’amore.
E questo Amore, che è la vita del cielo,
ha sfidato la morte, perché l’amore non può morire
ed Egli è risorto per farci capire come sarà la nostra vita futura.
Per questa misericordia infinita
è stata risanata la famiglia di Eva
anche noi siamo stati salvati,
è stata salvata la famiglia umana,
sono stati salvati i nostri figli
e, insieme potremo godere eternamente
nell’abbraccio del Padre,
sotto l’azione beatificante dello Spirito,
insieme a Gesù nostro fratello
e a Maria nostra Madre per l’eternità.
Grazie, Padre,
grazie, Gesù,
grazie, Maria,
grazie angeli e santi del cielo,
che pregate per noi ancora viatori sulla terra.
Sosteneteci, Angeli santi,
perché il male non corrompa il nostro cuore,
e non ci accada di trovarci nella situazione
dell’invitato che si è presentato al banchetto
senza la veste nuziale.
Custodiscici Tu, Vergine santa
perché tutta la nostra famiglia
possa partecipare alla festa di nozze
del Figlio de Re, Gesù nostro Signore.
Amen.
Sarebbe bene fare di questo Magnificat la preghiera della nostra famiglia, insieme con i figli, perché anche loro possano cominciare a riflettere sui grandi doni che abbiamo ricevuto e riceviamo da Dio, dei tanti privilegi che, senza alcun nostro merito, abbiamo ricevuto. Ci sono tanti figli di Dio nati in paesi dove non è arrivata la civiltà del Vangelo, ci sono case, anche nella nostra Italia, dove il nome di Dio non viene mai pronunciato e i figli crescono come gli animaletti di casa, magari nutriti, calzati e vestiti, ma non educati alla vita spirituale.
Rendiamoci coscienti di questi grandi doni e ringraziamo Dio per ogni cosa nuova che avviene nel nostro nucleo familiare e se qualche nostro caro arriva alla porta del cielo, presentiamolo a Dio, perché lo accolga nella sala degli invitati alle nozze e la sua festa sia eterna.
QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO PERSONALE
- Mi ritengo fortunato di aver ricevuto la fede di Abramo, di Maria, di Gesù?
- Ringrazio il Signore per avermi accolto per figlio, lavandomi col Sangue del suo Figlio diletto?
- Ringrazio Dio per i figli che mi ha dato e per avermi indicato la via dove posso servirlo?
- So prendere dalla bocca di Maria la lode che piace a Dio e farla mia?
- Leggiamo come coppia il magnificat di Maria, calandolo nella nostra situazione?
- Ho fatto conoscere ai miei figli questo canto di lode e di ringraziamento?
- A casa nostra Dio è di considerato un Familiare importantissimo?
- Lo invitiamo alle nostre feste, agli eventi familiari come l’Ospite d’onore?
- Ricordiamo che fin dal Battesimo ci ha invitato alle nozze del Figlio per la festa senza fine?
- Ci premuriamo di controllare spesso se la nostra veste è senza macchia?
- Lodiamo e bendiciamo Dio per averci rivelato il suo Amore Misericordioso?
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