DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE LA SUA MISERICORDIA
SI STENDE SU QUELLI CHE LO TEMONO.
“Non ti prostrerai davanti a falsi idoli e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi”.(Es 20,5-6)
Maria ha fatto opera che merita benedizione non fino a mille generazioni ma tutte le generazioni che si alterneranno sulla terra saranno benedette per Lei fino all’ultima generazione che chiuderà il ciclo di vita sul nostro pianeta.
Gesù, la sua prima generazione è il BENEDETTO: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” e in Lui tutti i battezzati dall’acqua e dallo Spirito saranno benedetti.
Poi c’è la generazione degli Apostoli, mandati ad evangelizzare il mondo.
Quindi le generazioni nate dalla costituzione della Chiesa: sono benedetti, perché pur non avendo visto Gesù di Nazareth, hanno creduto e hanno conservato la fiaccola della fede, diffondendone la luce nel mondo intero.
Sono benedetti tutti i successori di Pietro che, pur essendo povere creature, hanno preso il timone della Chiesa e l’hanno pilotata tra i marosi del mondo, fiduciosi nella parola di Gesù: “Non prevalebunt”. E la barca non è affondata e non affonderà, perché il vero timoniere è sempre Lui: Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato da Maria.
Maria lungo i secoli ha sempre lavorato per invitare i figli a salire sulla barca di Pietro, perché è barca sicura e lasciare il mare burrascoso del mondo che li mette in rischio di perdersi per l’eternità. E continua a farlo anche oggi da ogni postazione da dove la risonanza della sua voce può diffondersi nel mondo intero: Fatima, La Salette, Lourdes, Medugorje, ecc…
Lei, vera Mamma, vuole includere nella benedizione tutti i suoi figli, anche i più distratti, i più sedotti dal male, i più lontani dalla fede e dalla Sapienza divina.
Davvero per quest’opera materna il Signore può estendere la sua misericordia su tutte le generazioni che si arrendono all’evidenza che solo in Dio possono trovare la pace.
La coppia, che ha ricevuto la benedizione di Dio nel sacramento del Matrimonio, quella cioè di essere stati scelti per riprodurre in terra l’immagine della Trinità, amandosi nella buona e nella cattiva sorte, deve trasmettere questa benedizione ai figli.
Prima di tutto dobbiamo cogliere il vero senso della BENEDIZIONE: la benedizione non è una parola augurale ma è un dono di predilezione di Dio, un patrimonio, un’eredità da non sciupare e da trasmettere ai figli.
Abramo aveva ricevuto da Dio il privilegio di lasciare l’idolatria e di fondare un popolo di credenti nell’unico e vero Dio, più numeroso delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia che sono sulle rive dei mari. Lui sancisce un’alleanza con Dio in cui s’impegna a credere nella possibilità di questa promessa, anche se umanamente non sarebbe stato possibile, e nasce Isacco. Prima di morire, lui benedice Isacco, cioè gli passa la promessa di Dio, che diventa anche per lui impegno a credere. Anche per Isacco le prospettive non erano così esaustive: genera solo due figli, Esaù e Giacobbe e lui, prima di morire passa la consegna non ad Esaù che vi aveva rinunciato per un piatto di lenticchie, ma a Giacobbe e Giacobbe riceve questa eredità e questo impegno. In terza generazione nascono ben 12 figli, che costituiranno le 12 tribù di Israele, ma anche tra i figli l’eredità passerà a Giuseppe venduto dai fratelli.
Poi ci sarà la carestia, il periodo della schiavitù dell’Egitto e Dio consegnerà la fiaccola dell’alleanza a Mosé, che vedrà appunto sul monte un fuoco che brucia e non consuma. E’ il fuoco di Dio che si presentava a lui per consegnargli la BENEDIZIONE attraverso le tavole della Legge. Anche Lui stringerà con Dio un’alleanza nell’osservanza della Legge: Dio s’impegnava a mettersi a capo del suo popolo e provvedere a lui in ogni necessità e il popolo doveva accettare le regole stabilite per il popolo di Dio. Un popolo non violento, rispettoso di Dio e dei fratelli ai quali non avrebbero fatto alcun male. Il popolo, dopo alcune peripezie s’impegnò: “Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo” e il Signore interruppe il corso del fiume, come prima aveva aperto il mare, perché loro potessero tornare alla Terra promessa.
La coppia, come abbiamo detto, deve trasmettere ai figli la notizia della grande elezione di Dio ad essere sulla terra l’immagine della divinità in versione umana: le tre Persone divine si amano e non c’è discordanza di vedute tra l’una e l’altra: quello che il Padre decide, il Figlio lo attua e lo Spirito Santo tempera l’amore del Padre e del Figlio perché la volontà santa del Padre si compia in cielo e in terra.
La coppia si accoglie nella fragilità di due creature necessariamente imperfette, con il proposito di comprendersi, di aiutarsi, di sostenersi, di generare nuove creature, di restare fedeli l’uno all’altra nella prosperità e nell’insuccesso, nella salute e nella malattia, di amarsi e onorarsi per tutti i giorni della loro vita. E’ chiaro che questo progetto può essere difficile senza l’aiuto dello Spirito Santo che li fortifichi continuamente nell’amore, ma lo Spirito Santo è disposto a farlo, Lui non mancherà, semmai sarà la coppia a rompere l’alleanza.
La coppia cristiana, consapevole di questa missione e di questo grande onore, prima di ogni cosa, quando nasce un bambino, si premura perché sia liberato dal peccato di Eva e sia lavato dal Sangue di Cristo per diventare a tutti i titoli figlio di Dio con il Battesimo.
Ma dopo di questo, sapendo che il bimbo impara empaticamente i comportamenti corretti, vive il messaggio cristiano osservando i comandamenti e impostando la sua vita sul Vangelo di Gesù, educa il figlio alla fede, orientandolo, anche con l’aiuto della Chiesa, a ricevere i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Accompagnandolo nel processo di crescita, si premura che diventi adulto non solo fisicamente ma anche dal punto di vista cristiano, facendolo educare alla fede responsabile e facendogli ricevere il sacramento della Cresima.
Man mano che il figlio cresce, cerca di educarlo all’amore, prima con l’esempio di fedeltà, di attenzione reciproca, di sostegno che si danno l’un l’altro, poi con la formazione all’amore responsabile anche teorica, perché i figli hanno diritto alla verità, quindi orientandolo verso il Matrimonio sacramento che è tutt’altro dal matrimonio civile.
In questa maniera la coppia passa al figlio la benedizione, cioè l’idea di Dio sul Matrimonio, come segno di comunione e lo rende responsabile di un progetto così ardito: essere immagine viva della Trinità. ( se questa sarà la sua vocazione).
I figli, come abbiamo detto, hanno diritto alla verità e anche se questa verità viene misconosciuta, negata, a volte anche ridicolizzata dal mondo corrotto, è l’unica che dà senso alla vita, l’unica che apre orizzonti di speranza, l’unica che traccia un percorso dalla nascita in terra alla nascita in cielo e ci libera dalla paura del nulla e dell’incognita.
E se questo impegno viene assolto dalla coppia, la benedizione di Dio passerà ai figli e da questi ai nipoti e ai pronipoti, fino a quando Dio deciderà di mettere un punto a quel ceppo familiare.
E così anche la benedizione della coppia cristiana estenderà la misericordia di Dio di generazione in generazione, perché i figli vivranno nel timore di Dio, che non è paura di Dio ma disciplina di Dio, cioè accoglieranno le regole che Dio mette in tutte le azioni dei suoi figli che ama e che vuol salvare.
DIFFICOLTA’
La teoria può essere bella, ma poi, immersi in un mondo corrotto nel cuore e distorto nel pensiero, si assiste quotidianamente alla distruzione dei valori da parte dei mezzi di comunicazione e quanto faticosamente si cerca di fare per frenare il degrado della società, sembra il lavoro di un bimbo sulla spiaggia, basta un soffio di vento e tutto si distrugge.
Ed ecco la parabola evangelica: La casa sulla roccia
“ Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». (Mt 7:21-27)
Se costruiamo sulla sabbia instabile del mondo, la casa crollerà con rovina, ma se costruiamo la casa sulla Roccia che è Cristo, sfiderà i venti e le bufere e i vostri figli potranno dire con S. Paolo:
“Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?...
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rm 8:35-39)
La stanchezza: un lavoro che dura quanto dura la vita, può far avvertire la pesantezza e a volte può dare anche l’impressione di fallimento. Ma l’amore non può fallire, l’amore mette al sicuro, istante dopo istante tutto il lavoro che voi fate perché i vostri figli restino saldamente ancorati alla fede, alla speranza e all’amore e voi lo ritroverete come crescita personale e come imprevedibili cambiamenti nei vostri figli, quando essi pure saranno messi nella condizione di prendere le loro responsabilità.
Dio lavora i cuori che noi presentiamo nella preghiera e, quando meno ce l’aspettiamo, vedremo con stupore che il nostro lavoro non è stato vano e la benedizione di Dio è passata a loro.
Quando? Anche ora può avvenire. Crediamolo e il futuro potrà divenire presente.
La non corrispondenza dei figli: I figli assorbono dalla famiglia ma anche loro hanno una natura non disciplinata e desiderosa di esperienze nuove; l’esigenza della disciplina arriva con il tempo che porta, o dovrebbe portare, alla saggezza. Il difficile è far traghettare i figli nel periodo dell’adolescenza, quando nella psiche si rafforza l’autostima, anche la presunzione di cavarsela da soli, quando si vuol vivere già senza le regole familiari che sembrano opprimenti.
In questo periodo, a loro favore lavora il mondo; il confronto con gli amici e il volersi omologare con loro è forte, l’incapacità di difendere le diversità che possono essere indice di maturità e di capacità di riflessione, è scarsa, per cui si assiste ad un vero cambiamento di comportamento dei figli. La libertà che loro difendono si può cambiare in schiavitù del gruppo: vogliono sentirsi liberi dai loro genitori per rendersi schiavi del gruppo.
Il pericolo è grande. Si può riuscire a renderlo meno faticoso se nella precedente fase della fanciullezza abbiamo parlato molto con i nostri figli e abbiamo fatto conoscere i pericoli dell’imprudenza. In questo caso i figli hanno già dentro di sé i criteri esatti a cui attenersi e forse questi concetti daranno loro il senso critico nei confronti del gruppo e sapranno aderire al gruppo senza lasciarsi fagocitare la esso.
In pedagogia vale questa regola: Ogni fase della vita deve preparare ad affrontare la successiva.
La scarsità di strutture o organismi di sostegno alla famiglia: Gli enti preposti all’azione educativa dei giovani sono: La famiglia, la scuola, la Chiesa.
- Della famiglia stiamo parlando ampiamente.
- La scuola è l’istituto preposto soprattutto all’educazione della mente. Ma il suo compito è fondamentale, perché educando la mente si fa capire ciò che è corretto e ciò che è scorretto dal punto di vista delle relazioni sociali, dei rapporti di lavoro, si danno le regole di comportamento per la disciplina scolastica corretta, si lavora, in una parola, sul retto pensiero, che poi porta al retto agire.
Il docente nella scuola o almeno nella classe, è un’autorità a cui si deve rispetto e obbedienza; oggi questo comportamento sembra essere andato in disuso come un vecchio tabù, ma il risultato è un minore impatto educativo, una sorta di disinteresse da parte dell’insegnante per difendersi da incresciosi risultati negativi da parte a volte degli stessi genitori, che non capiscono il retto modo di comportarsi voluto dalla scuola, e non educano i figli al rispetto.
Il docente così mortificato, che si vede declassato al ruolo di assistente, ha un minore impatto educativo sull’alunno, ne deriva un minore profitto scolastico che ricade a danno dell’alunno stesso.
- La Chiesa godeva anch’essa di maggiore prestigio e riverenza nei tempi passati e quindi poteva aiutare la famiglia nel compito educativo dei figli, oggi i sacerdoti sono condizionati dalle intromissioni dei genitori negli insegnamenti che impartiscono ai figli, per cui anche loro devono accontentarsi di un comportamento volgare, prepotente ed aggressivo da parte dei bambini e anche la preparazione ai sacramenti si fa in maniera non soddisfacente dal punto di vista del sacramento stesso, ne deriva una preparazione insufficiente, che si riduce a far provare ai bambini un’emozione momentanea, più legata alla festa che al significato profondo del sacramento stesso.
Stiamo proprio in tempo di pensiero debole filosoficamente e dal punto di vista del comportamento. I rapporti con ogni tipo di autorità sono sgarbati e a volte aggressivi. Ne risulta un modo di relazionarsi e quindi di vivere insoddisfacente e deludente.
Urge tornare ai valori. I comandamenti di Dio hanno una premessa: "Io sono il Signore Dio tuo". Questa affermazione stabilisce il principio di autorità. Dall’autorità di Dio deriva ogni altra forma di autorità. Gesù stesso disse a Pilato: “Non avresti nessuna autorità se Dio non te l’avesse data”. Quindi I genitori, gli insegnanti, i sacerdoti, i catechisti, ecc hanno un’autorità delegata a cui va rispetto e obbedienza. Se non si reimposta il tutto assistiamo ad una società senza capi, dove ognuno va dove vuole ma senza meta.
QUESTIONARIO PER L’APPROFONDIMENTO PERSONALE:
- T’impegni a vivere con coerenza la benedizione per riflettere la vera immagine della Trinità?
- Stai trasmettendo ai tuoi figli l’eredità spirituale che hai ricevuto con il matrimonio?
- Hai dato, stai dando ai tuoi figli l’opportunità di educarsi ai valori cristiani e a ricevere i sacramenti in maniera consapevole e devota?
- Oltre alla mente, t’impegni ed educare il cuore dei tuoi figli?
- Li educhi al rispetto di quanti intervengono nella loro formazione umana e cristiana?
- Sei propenso a difendere i tuoi figli anche quando hanno mancato al rispetto dovuto ai superiori?
- Fai capire ai figli che oltre ai diritti ci sono anche i doveri? Fai capire che le regole sono necessarie al vivere associato?
- Ti premuri, nell’educazione dei tuoi figli, di fare in modo che un’età prepari l’altra?
- Riesci a dialogare con ogni figlio, tenendo conto della loro sensibilità, delle loro aspirazioni?
- Hai istruito i tuoi figli sul ruolo del gruppo perché non si lascino spersonalizzare?
- Infine affida a Dio la tua famiglia, perché solo Lui può lavorare il cuore dei tuoi figli e trattenerli sulla retta via.
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