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MARZO 2011

 

GESTIONE ARMONIZZATA DELLA FAMIGLIA

Servire il Signore nei propri familiari

 

            La famiglia che intende consacrarsi all’Amore Misericordioso per le mani di Maria Mediatrice, deve riflettere sulla sua vocazione specifica, che è quella di formare una famiglia secondo il cuore di Dio.

            La famiglia non è un diritto né un bene esclusivo e personale, è una vocazione divina e un dono. Se ci si mette in questa prospettiva, probabilmente molte cose che ci sconcertano e ci turbano, troveranno il loro senso profondo e la loro risposta.

            Se la famiglia è una vocazione. Se Dio fin dall’eternità ha stabilito per me questo compito, è giusto che io faccia riferimento a Lui per sapere in che maniera vuole che lo assolva.

            Nella mente di Dio la famiglia umana è una cellula del Suo Cuore, trapiantata sulla terra. Quando Dio ha pensato di creare l’uomo a sua immagine, ha infuso in lui il suo Spirito, la sua vita, l’alito divino, il suo respiro… Ma Dio respira amore, vive amando, pensa amando, vuole solo amore e allora quando ha contemplato nella sua mente creatrice le sue creature, le ha unite nel vincolo sacro dell’amore, del Suo amore e ha detto: “E’ cosa molto buona”.

            Dio, però, non forza le sue creature, fa la sua proposta e poi attende la loro decisione, qualunque essa sia, l’accetta, perché Dio non violenta.

            Quando ha pensato e ha creato te marito, ha pensato subito di metterti accanto la creatura con la quale avresti creato questo circuito d’amore fecondo a immagine della Trinità e vi ha connotato delle qualità specifiche per realizzare quella novità assoluta, che per l’eternità gli avrebbe dato gloria, della quale si sarebbe compiaciuto e avrebbe benedetta: “E’ cosa molto buona!”

            Dio crea solo progetti meravigliosi, non possiamo pensare che dall’Essere perfettissimo, vengano fuori realtà scadenti o non riuscite. La riuscita di ogni famiglia può avere il suo punto fragile solo nella libera risposta dell’uomo e della donna, chiamati a realizzarla. Se saranno due creature che sapranno mettersi sotto la luce di Dio e sapranno vedersi come elementi di un progetto divino, che si realizza nel tempo, daranno al loro impegno di collaborazione, la prestazione adeguata.

            Ogni progetto dipende dall’idea della mente che l’ha pensato. Così abbiamo progetti positivi, progetti scadenti, progetti inutili, progetti buoni, progetti ottimi.

            La famiglia è progetto ottimo, ma va realizzata sotto la guida attenta di Dio Creatore.

            Il piccolo dell’uomo non nasce emancipato, per sopravvivere ha bisogno di entrare in relazione d’amore con chi l’accoglie. Perché mai questa dipendenza proprio per la creatura capolavoro del creato? Ma perché nella relazione, il bambino sperimenta l’amore di cui ha bisogno e che deve apprendere fin dal suo sbocciare alla vita.

            Ma cos’è l’amore? Ecco la grande domanda! L’amore è energia di bene che va da cuore a cuore, è acqua che va dalla fonte al recipiente, è fiamma che brucia e non consuma, perché si rigenera donandosi, è occhio che scruta il bisogno e si attiva per soddisfarlo, perché la persona amata non soffra, è gioia, che si riflette negli occhi e nel cuore, quando si vede la persona amata appagata e felice… L’amore è il vero bene di cui siamo possessori e che possiamo donare solo gratuitamente, perché è un bene non commerciabile.

            Di questo tipo d’amore ha bisogno la coppia per potersi saldare in unità inscindibile e di questo tipo d’amore hanno bisogno i figli che nascono da questa relazione d’amore puro.

 

Le molteplici sfaccettature dell’amore

            Ma si dirà: “Queste sono romanticherie, il bambino ha bisogno del seno materno, della culla, del caldo di una casa, di cure per i suoi mali, di soldi per procuragliele… Sì, sì, sì, di questo e di altro ha bisogno il bambino, ma i suoi bisogni saranno soddisfatti solo se queste cose gli verranno offerte con amore, solo se tu, mamma, saprai vegliarlo notte e giorno senza fargli pesare il disagio, solo se tu, papà, saprai stare vicino alla tua donna e la sosterrai con il tuo lavoro, con la tua collaborazione, se saprai condividere con lei, volentieri e per amore tutti i disagi e le rinunce che la maternità e la paternità richiedono.

            Se tu ricalcitrerai per le privazioni a cui sarai sottoposto, il bambino lo sentirà e ne soffrirà, non sperimenterà amore e si sentirà povero, triste, infelice. L’amore non è romanticheria ma servizio generoso, attento, sorridente, che non fa pesare, perché l’amore rende piacevole ogni servizio.

            Per riuscire nella missione di genitore, è opportuno allora imparare a realizzare il motto che la Madre Speranza ha dato alla sua Congregazione: “Tutto per amore!”.

            Ma che significa fare tutto per amore? Si può fare per amore un servizio che ci toglie il riposo notturno, che ci obbliga ad un lavoro aggiuntivo per far fronte alle nuove necessità, che toglie tempo alla cura personale e agli hobby, che ci fa passare in secondo piano anche nella considerazione del proprio coniuge?

            Non solo si può, ma si deve fare per amore, proprio per dare valore alla ferialità della vita, che ci assorbe molto di quel tempo che il Creatore ci ha assegnato per portare a compimento il progetto divino. Quando io, semplicemente, mi alzo di notte per accorrere alla culla del bimbo che piange, se lo faccio per amore, con lo sguardo illuminato dalla sollecitudine e dal sorriso, il bimbo assorbirà e somatizzerà un’esperienza d’amore, che potenzierà la sua autostima e gli darà la gioia di vivere l’esperienza terrena.

            Se tutto quello che facciamo viene illuminato e impreziosito dall’amore, il bambino imparerà che sulla terra si vive come in cielo e non temerà di inoltrarsi nella difficile esperienza che lo attende.

            La coppia è formata da due creature che devono servirsi a vicenda e, insieme, devono servire l’amore. Come le hostess non sono altro che cameriere di bordo, ma per il fatto di svolgere un servizio speciale godono di una diversa stima e considerazione, la coppia che deve servire l’amore, ha proprio nella qualità del servizio la sua dignità.

 

Siamo servi

            Gesù si è fatto Servo di tutti, ma ciò che lo distingue e impreziosisce il suo servizio è proprio la qualità, cioè il modo di porgerlo, la motivazione profonda che lo animava a farlo, il fine che si prefiggeva. Egli attendeva l’approvazione solo dal Padre suo.

            Una coppia resta coniugata per tutta la vita, un genitore resta tale per tutta la vita. Accompagnare la crescita dei figli è un compito che ci obbliga a continui aggiornamenti: i figli crescono e le loro esigenze cambiano: da piccoli hanno bisogno di servizi umili, man mano che passano gli anni aumentano le esigenze educative e di inserimento nella società, con tutti i problemi che questo inserimento comporta dal punto di vista della socializzazione, dell’istruzione, della protezione dai pericoli che possono trovare in ogni dove, senza parlare poi delle difficoltà  particolari che il figlio può avere circa la salute, la capacità di attenzione, la serenità psicologica, le tendenze più o meno positive, che si manifestano con la crescita.

            Che dire poi quando la giovinezza avanza e i figli non riescono a realizzare i loro sogni? Tutto il disagio che essi vivono si dipana nel cuore dei genitori, a volte impotenti ad aiutarli, a volte essi stessi confusi da circostanze che non avevano previsto e per le quali si sentono impreparati, nonostante il grande amore.

            Ebbene, essere genitori non è facile, è compito divino che la coppia assolve per incarico vicario ma spesso deve ricorrere al committente se vuole trovare il bandolo della matassa della propria vita e di quella dei propri figli.

            Ma il committente è Dio e Lui può tranquillizzare la coppia e darle indicazioni opportune per proseguire nell’impegno con serenità.

            Quello che la coppia deve ricordare è che i figli prima di essere suoi sono di Dio. La vita, l’anima, la grazia valgono più del corpo e queste cose l’uomo non può trasmetterle perché non le possiede se non come dono personale non alienabile. Noi non possediamo neanche la nostra vita, essa ci può essere richiesta da un momento all’altro, non possiamo quindi darla ai figli. La coppia è solo collaboratrice di Dio nella creazione, deve quindi assolvere a questo compito come ad una missione che le è stata affidata, ma non può vantare diritti sui figli, se non quelli di un grande amore, espresso nel servizio generoso alla vita in tutte le fasi e in tutte le condizioni in cui essa si viene a trovare.

            E’ pensiero santo quello di voler consacrare la propria famiglia all’Amore Misericordioso, non ci sono mani più sicure per la sua protezione, ma la consacrazione non è un rito, è una destinazione permanente: cerchiamo di capirci: i vasi sacri che sono destinati all’altare, vengono consacrati e vengono riservati a quel servizio esclusivo, non possono essere usati per altri scopi, chi lo facesse commetterebbe un sacrilegio, cioè la profanazione di una cosa sacra. La famiglia che si consacra al Signore, deve essere consapevole che deve vivere per Dio, con Dio, come Dio vuole, al suo servizio permanente.

            Non è un’ambizione assurda perché dal giorno in cui siamo stati battezzati abbiamo preso questo impegno. Una diversa consacrazione non sarebbe neanche necessaria, ma lo diventa per il fatto che spesso siamo inadempienti circa gli impegni assunti. Una ulteriore consacrazione è più una presa di coscienza da parte della famiglia che un ulteriore impegno. D’altra parte se non viviamo per Dio e in vista di Lui, rischiamo di giocarci l’eternità, quindi questa presa di coscienza da parte dei genitori è quanto mai opportuna e soprattutto fa parte di quell’impegno educativo che la coppia ha nei riguardi dei figli. Essi hanno bisogno di sapere che vengono da Dio e a Lui stanno tornando attraverso l’esperienza terrena, che non è altro che il tempo che ci è stato concesso perché noi facciamo la nostra scelta: o con Dio o senza di Lui.

            Anche i figli devono imparare a conoscere il loro progetto di vita e a rispondere all’amore di Dio, impegnandosi a loro volta in quella che riconoscono essere la loro missione. I genitori non sanno quale missione è stata affidata ai loro figli, devono quindi mettersi in preghiera con loro  e per loro, al fine di poterli aiutare nel discernimento e aiutarli a superare le eventuali difficoltà di accettazione, che essi stessi potessero trovare. Se poi a trovare difficoltà ad accettare la missione dei figli sono i genitori stessi, devono impegnarsi seriamente in un esercizio di distacco da ciò che non è proprio e di accettazione del proprio ruolo di semplici accompagnatori e non di destinatari.

            Quanti sbagli si commettono nel nostro mondo a questo riguardo! Quanti genitori hanno la pretesa di stabilire l’orientamento che i figli devono dare alla loro vita. E’ vero che un accompagnatore può consigliare, può indicare un pericolo, può aiutare nelle difficoltà, ma il percorso e la destinazione non può deciderla, semplicemente perché lui è un servitore e basta. Siamo tutti “servi inutili”, chiamati per bontà divina a collaborare con Lui. Di questo possiamo essere orgogliosi e sentirci graziati, perché Dio voglia servirsi di noi, ma solo Lui è il padrone della vita, di ogni vita, della nostra come di quella dei nostri figli e ringraziamo sempre Dio che le cose stanno così, altrimenti con la nostra vista corta, sicuramente indirizzeremmo male noi stessi e i nostri figli.

            Consacrarsi =  unirsi al sacro, destinarsi al sacro, cioè a Dio. Per poterlo fare è necessario conoscere il “sacro” a cui vogliamo destinare la nostra vita e quella dei nostri figli. Ovviamente, non è sufficiente una conoscenza teorica, è necessario adeguarsi all’Alleato col quale vogliamo investire

il meglio di ciò che abbiamo: cioè la vita e la vita della nostra famiglia.

            L’Alleato è Gesù Amore Misericordioso. E’ un Alleato dal Cuore d’oro. Ce ne parla Madre Speranza. L’applicazione alla vita familiare sarà facile:

           “Devo far si che gli uomini conoscano Dio non come un Padre offeso per le loro ingratitudi-ni, ma come un Padre Misericordioso che cerca con tutti i mezzi di confortare e aiutare i propri figli che li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro.

           Figlie mie, donarsi a Dio significa abbandonare in Lui la nostra anima, il corpo, le potenze e le aspirazioni, i nostri sentimenti, i desideri, i timori e le speranze, riservando per noi soltanto il desiderio intenso di amarlo.

           Donarsi a Dio

  • è rimanere nelle braccia del buon Gesù lasciandosi portare da Lui come un bambino nelle braccia della sua mamma;
  •   è incaricarlo di provvedere a noi in tutte le nostre necessità, accontentandoci di amarlo e servirlo come vere Ancelle dell'Amore Misericordioso;
  •   è supplicarlo di concederci la grazia di arrivare tutte a uscire felicemente da noi stesse per entrare in Lui;
  •   è supplicarlo che le nostre anime, immerse nella fornace del suo Amore, si purifichino di ogni        scoria e diventino luminose, ardenti e docili alle sue divine ispirazioni.
  •   è, da Lui illuminate, risplendere sempre dei raggi incandescenti del suo amore, della sua carità e del sacrificio, essendo luce per quanti ci circondano e procurando che sia soltanto Gesù a colmare i nostri cuori;
  •   è lasciarsi aiutare da Lui a vuotarli di quanto non è Lui o cosa sua; per impegnarci sempre più nella santificazione delle anime, non con eloquenti parole, ma con il soave profumo del sacrificio, della carità e dell'abnegazione di sé.

           Care figlie, il comandamento della carità, figlie mie, è molto esteso; di per sé non ha limiti, dato che la misura di amare Dio è amarlo senza misura. La nostra carità deve crescere fino alla morte, e questa ci costringe ad andare avanti senza sosta nella perfezione. Tuttavia, io credo che l'Ancella dell'Amore Misericordioso non si debba accontentare di questo grado, ma debba procurare di salire più in alto, amando Dio non solo con tutta l'anima, ma con tutte le sue forze, senza mai guardare a se stessa.

           È estremamente certo e sicuro che io sono molto povera, ma quanto sono felice!

•     felice, Gesù mio, di avere una libertà per potertela offrire,

•     felice di avere un cuore per amarti,

•     felice di avere una intelligenza per occuparmi di Te,

•     felice di avere la possibilità di parlare per poter parlare di Te ai miei fratelli,

•     felice di avere i sensi per sacrificarli per Te,

•     felice di avere un corpo per sottoporlo a tutte le sofferenze che Tu vorrai inviarmi,

•     felice di avere un tempo, più o meno lungo, per servirti esercitandomi nella carità,

•     felice, infine, di avere tutta una eternità per amarti per sempre.

           La virtù soprannaturale della carità ha principio in Dio. Egli solo la può generare e sappiamo che ogni servizio che rendiamo al nostro prossimo lo facciamo a Gesù stesso, il quale prende per sé ogni bene e ogni male reso al nostro prossimo; e su questo saremo giudicati.

           Io credo, che per arrivare a vivere uniti a Gesù è molto necessario mortificare i nostri sensi e fuggire la superbia. Questa ci crea tante difficoltà nella fede e nel rapporto con gli altri.

           Vorremmo non aver bisogno di nessuno e a volte quasi ci costa fatica ammettere gli insegnamenti della fede; o, almeno, ci permettiamo di sottometterli alla critica e all'interpretazione della nostra ragione.

            Nello stesso tempo, poniamo nel nostro personale giudizio tanta fiducia che non ci piace chiedere consigli agli altri, e tanto meno ai superiori.

           Da ciò nasce l'ostinazione nel nostro parere e il condannare, senza scrupoli e in modo inappellabile, le opinioni degli altri non conformi alla nostra.

           La superbia distrugge la pace, la concordia e la carità.

           Io vi esorto a rivestirvi di umiltà, di carità, di modestia e di pazienza. Tenete ben presente che l'anima orgogliosa è incapace di elevarsi alle altezze della carità di Dio”.

 

            La Madre Speranza ci dà un esempio di anima consacrata. La consacrazione è giustificata solo da un grande amore. La Madre ci dice che Dio merita questo grande amore, perché è l’Amore per essenza, l’Amore da cui deriva ogni bene. Di Lui non si può dubitare. Alla sua scuola la famiglia tutta deve educarsi all’amore verso di Lui e all’amore vicendevole, proprio perché possiamo dimostrare amore a Dio amando i fratelli e in primo luogo quelli che sono legati a noi dal vincolo del sangue.

 

QUESTIONARIO PER LA REVISIONE DI VITA:

 

    • Sono disposto ad amare tutti i membri della mia famiglia, come creature che Dio mi ha affidato?
    • Sono disposto ad amarli anche quando non si rendono amabili?
    • Sono disposto al perdono, al sacrificio, alla rinuncia alle mie comodità per servirli?
    • Gesù ci ha servito la vita sull’altare della croce, io lo so imitare donandomi senza lamentarmi?
    • Sono disposto a vivere la consacrazione, magari imitando Madre Speranza?
 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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