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DICEMBRE 2010

     

 

      L'ARTE DI PURIFICARE IL CUORE

Impegno a lottare contro il male presente in noi per fortificare la volontà.

 

            Spesso anche sulla bocca dei cristiani affiora la domanda: “Ma se Dio è Padre buono, perché permette il male? Non può Dio togliere di mezzo il demonio? Esiste allora un dio del bene e un dio del male?...”

            C’è chi tenta di dare qualche risposta a queste domande affermando il “dualismo cosmico”: esistono due divinità in contrapposizione; c’è chi afferma il “Dualismo antropologico”, affermando che il bene e il male stanno nell’uomo stesso: carne e spirito, anima e corpo in lotta tra loro e l’uomo spirituale deve sottoporsi ad un cammino ascetico per mortificare la carne e fortificare lo spirito; chi afferma il “dualismo morale”, dicendo che non è la carne a condurci al male ma le passioni. La virtù allora consiste nel vivere secondo ragione.

            I poveri tentativi umani per spiegare problemi così profondi sono sempre lacunosi: le favole delle fate e delle streghe, degli orchi e dei giganti buoni, pur volendoci spiegare la lotta tra il bene e il male contraddicono un dato di rivelazione secondo cui esiste un solo Dio creatore. Dio crea ogni cosa buona. In Genesi, dopo ogni giorno della creazione, Dio approva e benedice quanto uscito dalla Sua Mente, dal Suo Cuore, dalla Sua Mano.

            Eppure S. Paolo stesso parla di lotta tra lo spirito e la carne (cf Rm 7). Da dove questa opposizione, da dove viene il male che cova nel nostro cuore?

            I filosofi stoici parlano di lotta contro le passioni. Le passioni allora sono un male?

            Le passioni, di per sé, sono tendenze naturali, desideri che assecondano la natura (desiderio di cibo, voglia di muoversi, desiderio di sperimentare l’amore, l’amicizia, di esprimersi nello sport, nel lavoro, nel sesso, nel gioco…) ma queste cose in sé non costituiscono peccato. E’ vero però che alcune di queste inclinazioni, esercitate fuori tempo o in maniera eccessiva fino a creare dipendenza, possono costituire peccato. Ma l’uomo possiede l’intelligenza e la volontà per fare scelte conformi alla gerarchia di valori che vuole realizzare, inoltre c’è la grazia di Dio che lo sostiene nella lotta.

            Tutto quanto stimola l’uomo al disordine di per sé non è male, solo il libero consenso ad un uso eccessivo o fuori tempo di piaceri della carne o della mente o dell’affettività costituiscono peccato. Neanche l’istigazione del maligno può considerarsi peccato.

            Sicuramente la situazione dell’uomo sulla terra è estremamente variegata, ci sono mali fisici, magari ereditati, di cui non ci sentiamo responsabili, come si spiega tutto questo?

            La Bibbia dice che ogni male viene dal peccato, ma che male ha fatto il bambino che eredita una malformazione?

            La Bibbia spiega tutto questo con la dottrina del peccato originale. In Genesi si dice che Dio pose Adamo ed Eva in un paradiso di delizie e diede loro in possesso tutto ciò di cui avevano bisogno, proibì solo di appropriarsi dell’albero della scienza del bene e del male, del quale non avevano bisogno per essere felici, al contrario sarebbe stato per loro causa di rovina. Ma il serpente tentatore, turba la coppia umana con la sua proposta alternativa a quella di Dio. Egli propone invece di mangiare il frutto proibito, che li avrebbe resi simili a Dio, conoscitori del bene e del male.

            Adamo ed Eva avevano intelligenza sufficiente per capire e un’affettività equilibrata che li avrebbe dovuti legare a Dio in maniera inscindibile, al contrario Eva entra in dialogo con il serpente e Adamo si lascia convincere da Eva. Tutti e due tra la proposta di Dio e l’alternativa scelgono l’alternativa, dando libero consenso ad un atto esplicitamente proibito da Dio e le conseguenze non tardano a farsi sentire: timore, avversione reciproca, reciproca accusa, bisogno di nascondersi, bugia, scoperta della propria nudità… Dio li aveva messi in guardia e li aveva resi edotti sulle conseguenze di una loro scelta sbagliata; ciò che avviene dopo il peccato non può considerarsi castigo di Dio ma semplicemente conseguenza della loro libera scelta.

            Ciò che accadde all’origine dei tempi, accade dall’età della regione nel cuore di ogni uomo. Ognuno di noi possiede un paradiso, cioè un cuore innocente, creato da Dio in uno stato di pace, ma ognuno di noi vive l’esperienza del serpente che penetra nel cuore per sedurci. Come riconoscere il tentatore? Egli si presenta come un pensiero cattivo. Ogni peccato, infatti, ha inizio nel pensiero; è una proposta ingannatrice e bugiarda, che fa balenare nella mente l’idea di un paradiso senza Dio, gestibile in proprio. E’ chiaramente un pensiero “impuro”, cattivo che contrasta con quanto la coscienza crede. Ad essere sinceri le tentazioni non sono neanche veri pensieri ma immagini, fantasie alle quali si aggiunge la suggestione di realizzare qualcosa di molto stimolante ma che Dio disapprova.

            Tutti i santi e i maestri di spirito concordano nel ritenere che il pensiero impuro, la suggestione non sono peccati. Il male non sta nel fatto che nella mente si presenta l’immagine di una donna, o la possibilità di accumulare denaro, o il vino o la droga ma è male l’impulso impuro che si unisce a queste immagini e ci spinge a desiderarle anche se illecite. Il peccato è un atto di volontà discorde da ciò che Dio vuole. E’ allontanamento dal Cuore di Dio. Discordare significa infatti: staccare il cuore. Questo costituisce peccato, anche se non si giunge a compiere l’azione concreta per impossibilità. Si tratta in questo caso di un peccato di pensiero, la prima delle quattro forme di peccato, di cui chiediamo perdono a Dio e ai fratelli nel “confiteor” della Messa (pensieri, parole, opere e omissioni).

            I Padri della Chiesa parlano del cuore umano come di una terra promessa alla quale Filistei, Babilonesi e altri popoli pagani dichiarano guerra e lanciano le loro frecce. Nel nostro cuore sono gli angeli ribelli a gettare, per invidia, pensieri cattivi, suggestioni ingannatrici, emozioni impure. Queste cose negative non possono venire dal nostro cuore creato da Dio e che ha ricevuto il suo giudizio “molto buono”, ma vengono dal di fuori, dal tentatore, dalle strutture di peccato che egli ha formato nel mondo (coloro che seguono il maligno) o dalle passioni che ereditiamo geneticamente dai nostri progenitori e che troviamo dentro di noi fin dall’infanzia o che noi stessi potenziamo con le nostre scelte.

            Stando così le cose, non siamo responsabili della situazione di sollecitazione al male in cui ci troviamo, ma siamo chiamati alla lotta. Nel Vangelo Gesù ci dice che non dobbiamo temere ciò che entra nella nostra bocca ma ciò che vi esce e che proviene dal cuore (Mt 15,19).

            La tentazione non è un male ma mette alla prova l’uomo e lo stimola a dare la sua risposta. Se la risposta è positiva l’uomo produce frutti di fedeltà a Dio e vive nella Sua approvazione, se cede al tentatore, produce frutti di peccato, di sofferenza, di infedeltà, di morte.

            Viviamo allora in uno stato di guerra? Ebbene sì, la vita dell’uomo sulla terra è combattimento. (Gb 7,1) e Gesù ribadisce: “Non sono venuto a portare la pace ma la guerra” (Mt 10,34-36). La pace sarà frutto della vittoria sul male. Egli è la Pace perché ha vinto e distrutto il male con l’amore. Egli ci ha fornito le armi contro il tentatore: preghiera, digiuno, lotta contro il maligno.

            Un antico mistico paragona la nostra anima ad una città. Nel centro c’è un bel castello, vicino c’è la piazza del mercato e intorno la periferia. Il nemico ha occupato la periferia: sensibilità e fantasia ed è per questo che ci sentiamo turbati nei sensi. Ma questi turbamenti arrivano spesso anche nella piazza dove si comincia a discutere come fece Eva con il serpente e a questo punto siamo già in zona di pericolo perché i nostri criteri sono limitati e ci lasciamo ingannare da qualche parvenza di beneficio immediato. Il peccato si ha solo quando con un atto di volontà apriamo la porta del nostro castello, ma più ci intratteniamo con il tentatore, più ci sarà difficile resistere alle sue lusinghe. Ci si impone perciò il dovere di superare il disturbo dei sensi, il richiamo del mondo, la tentazione di ragionare con i nostri criteri e non con i criteri di Dio. I maestri di spirito chiamano questo lavoro di interiorizzazione: arte di purificare il cuore.

            Essi non si accontentavano solo di sapere ciò che è male per evitarlo, ma si allenavano a vivere al centro di se stessi dove abita Dio sorgente di pace, fuggivano il mondo e si ritiravano in solitudine. Tutto questo non era però sufficiente, perché il terzo nemico, il diavolo, li raggiungeva e inoltre portavano con sé la propria natura corrotta. Dovettero perciò imparare a combattere per mezzo dell’ascesi contro questi nemici per acquistare il dominio di sé.

            Anche oggi la gente è stanca di contraddizioni e cerca la pace; c’è chi va in oriente per sottoporsi a discipline Joca, chi segue le dottrine della New age, ma pochi si dedicano a cercate il centro della propria vita e a radicarsi in Dio. La “perla preziosa” è sepolta nel terreno del proprio cuore, ma noi la cerchiamo altrove. Questa ricerca ci stanca e ci delude. E’ forse giunto il momento di andare al cuore del problema e imparare ad entrare in noi.

            E’ quanto ci proponiamo di fare.

            Per il momento fissiamo bene nella mente la scaletta che si percorre prima di commettere un peccato:

  1. Suggestione
  2. Colloquio
  3. Combattimento
  4. Consenso
  5. Passione

 

            La suggestione si presenta alla mente in maniera spontanea sotto forma di fantasia allettante: un uomo vede soldi incustoditi e pensa di appropriarsene, oppure vede una bella donna e pensa di possederla, oppure il dipendente vede che il capo non è presente in ufficio e pensa di approfittarne per non lavorare… la suggestione non è peccato se la coscienza ci rende vigili e ci richiama alla rettitudine.        

            Il colloquio è il momento in cui Eva prese in considerazione ciò che il serpente le proponeva: così il ladro pensa di nascondere i soldi     e di cancellare le tracce, il lussurioso pensa ad un’avventura sentimentale ingannando la moglie, l’iracondo fa un piano di vendetta…

            L’aver ceduto al dialogo con la tentazione non è ancora colpa grave ma ci porta in zona di rischio, inoltre il tempo così impiegato è perso per progettare l’illecito, è sottratto all’onestà, alla fedeltà, al perdono… è tempo perso che non ci permette di raggiungere la statura di Cristo.

            Il combattimento è un momento molto faticoso: il colloquio ha indebolito le difese, ha intasato la fantasia di immagini e i sensi di pulsioni. L’uomo è ancora libero di resistere ma più ha ceduto alle fantasie più sarà faticoso resistere. Si impone un deciso atto di volontà.

             Il consenso si ha quando si decide di passare all’azione non appena si presenti l’occasione. Questa decisione è già peccato anche se l’occasione non si presenterà mai e quindi l’atto non sarà compiuto. Si tratta di un peccato di pensiero. Al contrario, se con un atto di volontà si decide di non fare determinate azioni, si compie un atto di libertà che costituisce merito davanti a Dio.

            La passione è l’ultimo stadio, quello in cui la volontà è così indebolita da risultare ingovernabile. A questo punto la passione diventa nostra padrona e noi suoi sudditi. Così, in base al tipo di passione abbiamo: i tossicodipendenti, gli alcool-dipendenti, i sesso-dipendenti, i carriera-dipendenti, gli ira-dipendenti, i soldo-dipendenti, ecc…

 

            Quando l’uomo non riesca più a usare la propria volontà diventa “anormale”, cioè non è più un uomo libero. Se ci accorgiamo di esserci ridotti a questo stato, abbiamo bisogno di un forte stimolo per risvegliare la coscienza, prendere atto della propria situazione e deciderci per la conversione. Questo potente stimolo ci può venire dalla grazia di Dio. E quando questo avviene si sperimenta la risurrezione.

            L’esercizio della propria libertà rende l’uomo responsabile sia del bene che del male. fantasia e sensibilità sono terreno di lotta; intelligenza e volontà sono luogo di resistenza e di decisione.

            Resta vero però che se io mi reco in un luogo di peccato sarò tentato, se mi tengo lontano dall’occasione di peccato, la lotta sarà minore o comunque non ne sarò responsabile. Nel “confiteor” della Messa diciamo appunto: propongo di fuggire le occasioni prossime di peccato” cioè di tenerci lontano dalle occasioni pericolose: se una persona è occasione di peccato bisogna evitarla, se un ambiente è occasione di peccato bisogna evitarlo (bar, per gli alcolisti, film porno, per i sesso-dipendenti, amica abortista, per la donna in gravidanza non desiderata, ecc).

 

            E tutto questo serve per la vita matrimoniale?

            La famiglia è il vero campo di battaglia dove si combattono, si vincono o si perdono le battaglie matrimoniali. Il matrimonio vive i problemi delle persone che lo contraggono. La debolezza, la dipendenza, la malizia dei singoli coniugi renderà fragile il rapporto; al contrario la rettitudine, la determinazione della volontà, l’integrità di ognuno renderà forte, stabile serena la convivenza coniugale e familiare.

            Se in una coppia uno dei coniugi è tossicodipendente, la coppia vivrà quel problema in tutte le sue implicanze.

            Se in una coppia c’è un sesso-dipendente, l’infedeltà renderà falsa la relazione e le conseguenze non tarderanno a farsi sentire.

            Se in una coppia c’è un ladro, la famiglia sarà travolta dal suo problema e ne subirà le conseguenze.

            Se in una coppia c'è un iracondo, la famiglia subirà gravi danni psicologici e rischierà anche danni fisici.

            Siccome poi nessuno di noi è perfetto e i difettosi possono essere più di uno, la cosa più urgente e utile è che ogni membro della famiglia prenda seriamente in considerazione il proprio cuore, per capire quali sono le falle più pericolose della sua fantasia e della sua sensibilità, quelle attraverso cui i 3 nemici dell’uomo: natura incline al male, mondo corrotto e demonio, possono far breccia e penetrare nel nostro intimo. Individuati i punti fragili, bisogna preparare un piano di intervento per riparare la breccia e se il male fosse già penetrato in noi, è necessario respingerlo con un forte atto di volontà.

            In questo lavoro siamo aiutati dalla potente grazia di Dio, che vuole e può avviarci verso una nuova primavera della nostra vita, quella della pace interiore, dell’amore vero, dell’armonia rinata dal perdono e dal proposito di resistere decisamente a tutte le tentazioni.

 

QUESTIONARIO DI VERIFICA PERSONALE:

 

  1. Quali sono le tentazioni più ricorrenti nella mia vita? (superficialità, maldicenza, ira, golosità, invidia, pigrizia, desiderio di vendetta, infedeltà, vanità, dipendenza dall’alcool, dalla droga, dal fumo, dal gioco, desiderio di ricchezza…)
  2. In quale stadio mi accorgo di essere vittima di una tentazione? (suggestione, colloquio, combattimento, consenso, passione).
  3. So riconoscere le suggestioni cattive dalle ispirazioni della grazia?
  4. Quali tentazioni mi riesca più difficile respingere?
  5. Conosco il mio difetto dominante?
  6. Cosa penso di poter fare per tenerlo sotto controllo?
  7. Conosco il difetto dominante del mio coniuge? In che maniera lo aiuto a correggersi?
  8. Mi faccio aiutare dal coniuge a superare il mio difetto dominante o mi ostino a nasconderlo?
  9. Chiedo la luce dello Spirito Santo per poter vedere la situazione della mia anima?
  10. Prego perché i miei cari siano assistiti dallo Spirito Santo nella lotta contro il male?
  11. Cosa sto facendo perché i figli imparino a lottare contro il male?
  12. In famiglia, col passar del tempo, i figli possono vedere genitori sempre più equilibrati, più controllati nelle parole, meno irascibili, più saggi, più capaci di perdono, meno impulsivi?
  13. Il cammino di fede sta lasciando in me un forte stimolo alla conversione e al rinnovamento spirituale?

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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