FAMIGLIA PICCOLA CHIESA
(Impegno a celebrare in famiglia l’amore, la riconciliazione, la riflessione profonda)
DARE UN POSTO A GESU’ E MARIA NELLA PROPRIA CASA
Una famiglia che intende consacrarsi all’Amore Misericordioso per le mani di Maria Mediatrice, sicuramente fa una scelta di cui potrà ringraziare Dio per tutta l’eternità. E’ un impegno serio ma molto gratificante. Viene a trovarsi nella stessa condizione in cui si trovò la coppia di Cana, che, nel bel mezzo della festa, si accorse che mancava qualcosa…
Un bel problema, ma a quella mensa c’era Maria e con Lei c’era Gesù. Maria è la serva del Signore e di tutti i figli che si trovano in difficoltà. A Lei non sfugge l’imbarazzo dei servi, che non sanno cosa portare a tavola e s’inserisce nel loro servizio.
Ma cosa può fare? Le vie ordinarie sono impossibili per tanti motivi anche legali, ma Lei ha l’asse nella manica: pensa di coinvolgere Gesù. Lui ha cominciato la sua missione, è ora che esca allo scoperto, Lui può risolvere il problema. Maria lo sa, e forse l’avevano intuito Giovanni e Andrea, che si trovavano al Giordano quando Gesù era andato a farsi battezzare e su di Lui era sceso lo Spirito e la voce del Padre aveva detto: “Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo”, ma che potesse abbassarsi anche a risolvere il problema di una coppia sembrava eccessivo. Dio aveva alimentato un popolo nel deserto, aveva fatto scaturire l’acqua dalla roccia, lo aveva protetto con la nube perché potessero sopportare il caldo del deserto, ma scomodare Dio per risolvere il problema del vino sembrava troppo.
Maria però conosce suo Figlio e conosce Dio e sa che nulla è piccolo per Lui, quando si tratta di far felici i suoi figli. E si rivolge a Lui e gli dice semplicemente: “Non hanno più vino”.
In quella supplica di Maria c’è anche il segreto desiderio di consacrare quel matrimonio al Suo Cuore divino.
Gesù capisce e risponde: “Donna, non è giunta la mia ora”. E non era certo l’ora del miracolo quella a cui faceva riferimento, ma l’Ora solenne della redenzione, che avrebbe restituito agli uomini la sacralità della loro vita. Solo quando avrà pagato tutto il debito dell’umano peccato alla giustizia divina, potrà trasformare quel patto nuziale tra due creature legate dall’amore in alleanza d’amore con Dio, quando, cioè, Lui stesso sarebbe diventato il garante dell’amore umano consacrato all’altare.
Quell’ora non era arrivata, ma Maria dice ai servi di fare quello che Gesù avrebbe ordinato, sicura che Lui avrebbe ugualmente fatto qualcosa per anticipare la gioia della redenzione.
E Gesù dice ai servi di riempire le giare d’acqua, di attingere e di portare al capo tavola.
Mi piace immaginare lo stupore dei servi ad un simile ordine: ma eseguono forse soggiogati dalla forza con cui Gesù impartisce l’ordine. E attingono e la meraviglia dei servi e del maestro di tavola esplode in ammirazione, in osanna, in grida di gioia.
I discepoli spalancano gli occhi di fronte all’inverosimile e credono alle parole che il Padre aveva pronunciato al Giordano. Credono almeno di quella fede in germe, tipica dei principianti; ci vorrà ben altro per far germogliare quel seme e giungere alla fede che li porterà fino al martirio; era il primo passo della sequela, un passo ratificato dal miracolo.
PER NOI L’ORA E’ GIUNTA.
Per quella coppia non era giunta l’ora, ma per noi l’ora è giunta e non solo l’acqua è diventata vino ma il vino è diventato Sangue redentivo e il pane è diventato corpo donato!
Quante cose cambiarono in quei tre anni in cui Gesù rimase ancora in terra, prima che la malvagità umana lo togliesse di mezzo! E’ cambiata la storia, è cambiato il senso della vita, Lui è rimasto allo spartiacque del tempo con la sua Croce issata sul mondo, con le braccia aperte, con lo sguardo rivolto al Padre nell’atto di dire: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”, così come ce lo mostra l’immagine dell’Amore Misericordioso.
Ed è proprio questo il Cristo a cui noi possiamo affidare le nostre famiglie, perché le preservi dal male, perché le santifichi e si faccia garante di vita eterna nella gloria di ogni suo membro.
IMPEGNI DERIVANTI DAL MATRIMONIO CRISTIANO
Il Matrimonio – sacramento è già consacrazione dell’amore di due creature nel Cristo coniugale, cioè nel Cristo che lega in un unico abbraccio la coppia e rimane tra loro come giogo soave, come peso leggero, come garante del loro amore.
E’ vero che questo abbraccio impone di vivere la relazione coniugale da cristiani, cioè di vivere la relazione come dono e con senso di gratitudine. E’ vero che questo giogo soave dice che la comunione tra i coniugi deve coinvolgere tutto l’essere, mente, cuore e volontà, nel senso che la mente deve essere consacrata all’amore della persona amata e si deve considerare infedeltà ogni pensiero che allontana da lei; l’affettività consacrata non può ammettere concorrenti, perché si tratta di un amore esclusivo, almeno per ciò che riguarda la relazione vitale; agli altri si può offrire un amore di amicizia, un amore di solidarietà, un amore di condivisione nel campo dell’attività lavorativa o di ricerca, o anche di condivisione di ideali religiosi, se si tratta di persone che fanno parte dello stesso gruppo spirituale, ma l’amore sponsale non ammette concorrenti. La volontà, guidata dalla coscienza, deve tendere alla condivisione del progetto matrimoniale in tutti i suoi aspetti. Se in qualcosa si diverge, il dialogo rispettoso, intriso di stima e di fiducia, deve portare la coppia a valutare gli aspetti che per l’uno sono importanti e per l’altro sono insignificanti, ma non arrivare mai al disprezzo, perché se entrambi vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, è bene utilizzare al meglio i diversi punti di vista.
Solo l’amore sponsale consacrato, proprio perché serio e responsabile, coinvolge anche la sessualità o più specificatamente la genitalità. La genitalità non è un gioco ma una missione, ha funzione unitiva ma anche fecondativa, perché rende la coppia immagine della Trinità che amando crea. Il Signore ha già posto i giusti confini e gli opportuni intervalli alla fecondità, se ciò non basta c’è il sacrificio che deve accompagnare ogni azione del cristiano consacrato, che comunque vive le conseguenze del peccato, per il quale abbiamo perso l’equilibrio perfetto tra corpo e anima, tra intelligenza e sensibilità. Il peccato ha reso la strada più difficile ma non impossibile. Se circostanze particolari impongono prudenza, ci si astiene nei periodi fecondi, ma non è bene che la coppia si chiuda definitivamente alla fecondità con decisione arbitraria, perché noi non conosciamo il valore potenziale della vita che rifiutiamo e per nostro egoismo potremmo privare il mondo di un santo, di uno scienziato o anche semplicemente di un figlio di Dio.
Non ci si sposa per prostituirsi gratuitamente o se vogliamo lecitamente. Siamo figli di santi, dice il libro di Tobia e non è bene che ci uniamo solo per diletto, come fanno i pagani. Ogni atto umano deve essere compiuto di fronte a Dio, perché possa benedirlo. Quello che nascerà da quell’atto sarà un frutto santo, sia esso generativo o solo unitivo: la coppia ne uscirà più forte, proprio perché benedetta da Dio.
Non spetta a noi, mettere un limite al numero dei figli. I figli sono sempre dono ed esprimono sempre la fiducia di Dio per la coppia.
Oggi si vive la sessualità principalmente per gratificarsi. Per evitare rischi c’è la pillola, la spirale, la pillola del giorno dopo… ma oggi c’è anche Dio che guarda e molte volte non può approvare quello che vede; allora la nostra anima rispecchia quegli occhi tristi di Dio e noi avvertiamo un turbamento profondo, che ci rende vuoti di senso e inappagati. Questo avviene proprio perché non ci decidiamo a vivere un cristianesimo integrale.
Abbiamo paura del rischio? Non rischiamo. Basta astenersi. E’ faticoso rinunciare ad un momento di piacere? Ma più faticoso sarà portare sulla propria coscienza il peso di una scelta sbagliata.
Inoltre, la coppia con il matrimonio assume i doveri educativi nei riguardi dei figli e se ha scelto il Matrimonio – sacramento, ha l’obbligo di educarli nella fede cristiana, attraverso l’esempio e la parola. Ci sono poi i doveri riguardanti l’onestà nel lavoro e la testimonianza nella vita sociale e tutte le urgenze della carità, che derivano dall’essere figli di Dio e fratelli tra di noi.
Vivere da consacrati significa vivere tutti gli aspetti della vita, tutte le circostanze che ci coinvolgono, alla luce della Verità, significa non cedere alla mentalità del mondo che ha perso molto il senso cristiano della vita.
Vivere da consacrati significa dire basta ad ogni mediocrità, significa accettare che Gesù orienti tutta la nostra esistenza, significa non lasciare nessun angolo della coscienza nell’ombra della morte.
IMPEGNO DI COPPIA
L’impegno della consacrazione va preso in coppia, facendosi un progetto che abbracci tutti gli ambiti della vita familiare: lavoro, tempo libero, rapporti con i familiari, momenti di svago, momenti per l’anima, preghiera in famiglia, carità, educazione dei figli…
Sarebbe bene avere a disposizione della famiglia una sorta di “Diario familiare”, dove ognuno può scrivere i fatti positivi e quelli negativi, le ispirazioni, le proposte, le correzioni, per poter poi riflettere sugli avvenimenti e sul modo in cui li abbiamo affrontati, ringraziando Dio se sono stati positivi, impegnandoci a correggerci se eventualmente sono stati negativi.
COINVOLGERE I FIGLI
In questo lavoro spirituale devono essere coinvolti anche i figli. Anche loro devono verificare se stessi e lo faranno se vedono che i genitori lo fanno. Anche loro chiederanno scusa se voi lo fate quando vi capita di sbagliare. Anche loro impareranno ad auto controllarsi, a pregare, a ricorrere ai mezzi della grazia, seguendo il vostro esempio.
I bambini, soprattutto se piccoli, s’impregnano dei valori che vedono vivere e li conservano dentro di loro come la più bella eredità, un’eredità che li farà ricchi per tutta la vita.
Alcuni esempi: Se decidete d’invitare alla vostra mensa un povero o una persona sola, che siano loro i protagonisti dell’invito; se andate dai nonni, che siano loro a scegliere il dono da portare, se si deve andare a Messa insieme, che siano loro a decidere il vestito da indossare, magari dopo che voi avete spiegato che l’incontro con Gesù richiede anche un abbigliamento decoroso, che siano loro a decidere che ruolo prendere nella celebrazione: chierichetto, cantore, raccoglitore delle offerte, lettore, servizio di accoglienza, ecc. (dove questo è possibile), se volete invitare il parroco a casa vostra, fatelo per mezzo loro… Più sono coinvolti, più parteciperanno all’evento stesso.
E’ bene che in casa si sottolineino le ricorrenze dell’anno liturgico: si può cominciare con il calendario dell’Avvento, poi c’è la preparazione del presepio, con le preghiere e i canti da cantare nel tempo natalizio e il bacio del Bambino. Per la Quaresima si può fare il proposito di astenersi da qualcosa di piacevole, si può partecipare alla Via Crucis, alla Cena Pasquale, alle funzioni della Settimana Santa. A maggio si può preparare l’altarino con l’immagine della Madonna e pregare insieme magari una sola decina o l’intero Rosario. A giugno si può onorare il Cuore di Gesù con la recita delle Litanie del Sacro Cuore e così via per le varie festività che la Chiesa propone al popolo cristiano.
RICORRENZE FAMILIARI
La famiglia che intende consacrarsi è bene che viva la dimensione spirituale di tutti gli avvenimenti. Può sembrare impegnativo ma è più difficile spiegarlo che farlo. Farlo dovrebbe essere normale, perché ormai vivere la dimensione spirituale deve diventare automatico come respirare.
Innanzitutto l’anniversario del matrimonio deve essere vissuto dalla coppia come un momento di verifica, di riaffermazione degli impegni e di ringraziamento a Dio. Sarà bene ripetere davanti ad un’immagine sacra, nell’intimità della famiglia, la formula del matrimonio alla presenza dei figli e spiegare loro che quel giorno avete promesso al Signore anche ad accettare i figli che vi avrebbe mandati. E Dio ha scelto loro e voi siete contentissimi di formare insieme a loro la vostra bella famiglia. Nella preistoria di ogni vita c’è sempre il sì di una coppia.
Magari sarà bello prendere l’occasione per raccontare loro come avete vissuto il momento in cui vi siete accorti che aspettavate un figlio: la gioia, le ansie, i preparativi…
Anche i compleanni è bene festeggiarli, rievocando il dono della nascita con una preghiera di ringraziamento; magari ricordare la prima preghiera che vi è venuta sulle labbra quando vi siete trovati tra le braccia quel frugolino.
Ma più importante ancora è celebrare l’anniversario del Battesimo. Magari quel giorno la famiglia si può riunire innanzi all’immagine sacra, mettere al centro il festeggiato con in una mano la candela che il giorno del Battesimo ha acceso al Cero pasquale, simbolo di Cristo risorto e nell’altra mano, la veste candida che ha ricevuto quel giorno e poi rinnovare la rinuncia a Satana e il credo della fede, dopo di che, prendendosi per mano, quasi a significare una cordata di protezione intorno al festeggiato, recitare il Padre nostro.
Sono gesti ai quali non siamo abituati e che forse ci fanno sentire impacciati nel farli, ma questo avviene solo perché a questi gesti sacri, abbiamo dato scarsa importanza. Chi ha ricevuto promozioni o ha vinto coppe, rievoca l’evento e ostenta i simboli della vittoria. A ragione S. Paolo può dire: “Ci affanniamo per una corona che marcisce e non c’impegniamo a sufficienza e con vero zelo per la corona che dura per la vita eterna. Proviamo a mettere in pratica quanto è stato suggerito e noi stessi ci stupiremo per la profondità spirituale del momento.
Una coppia di sposi, il giorno del matrimonio ha voluto portare all’altare la candela del Battesimo. E’ stato bello e ha avuto senso anche la veste candida della sposa e magari il fiore bianco all’occhiello dello sposo.
Inoltre ogni ricorrenza familiare dovrebbe essere preparata dalla preghiera. Magari ci si può impegnare a dire il Rosario insieme durante la settimana che precede l’evento, andare a Messa, confessarsi, fare la comunione, fare qualche rinuncia volontaria impetrando la salute fisica e spirituale della persona cara, fare qualche opera buona e poi magari scrivere, nel biglietto augurale, la somma di tutte le preghiere e opere buone compiute dalla famiglia, e offrirlo come un mazzo di fiori spirituale al festeggiato nel giorno della ricorrenza. Sarà cosa molto gradita, più gradita dei regali materiali.
Tutto questo è molto educativo per i figli: li educa all’attenzione reciproca, all’altruismo, allo spirito di sacrificio, alla generosità; stimola la creatività anche artistica e dà valore e profondità a tutti gli eventi della vita.
E’ bene che quando voi genitori scrivete ai figli il pensiero augurale, non trascuriate mai di chiedere scusa per le inadempienze, per le impazienze di cui possono essere stati spettatori, nel periodo intercorso dall’ultima ricorrenza. Impareranno a farlo anche loro e la festa si vivrà in pace e armonia, riconciliati nell’amore reciproco, vi sentirete più forti e più gioiosi di avere una famiglia che vive la dimensione spirituale nella quotidianità.
QUESTIONARIO PER LA RIFLESSIONE PERSONALE:
- Come famiglia nata da un matrimonio cristiano, siete già consacrati. Ti senti chiamato a vivere con maggiore consapevolezza questa consacrazione?
- In casa ti sembra che siano tutti pronti a consacrarsi?
- Le feste liturgiche coinvolgono spiritualmente la famiglia o si celebrano senza il Festeggiato?
- Ti piace il pensiero di dare alle ricorrenze familiari la dimensione spirituale?
- Vuoi impegnarti a preparare le ricorrenze familiari con fiori spirituali o temi di essere deriso?
- Riesci a coinvolgere i figli in questo impegno di rinnovamento spirituale?
- Intanto puoi impegnarti a pregare tutti i giorni la sequenza allo Spirito Santo.
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