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DICEMBRE 2009

     

SCANDALO DELLA DISUGUAGLIANZA

 

            Il Santo Padre, in questa enciclica, affronta il problema della disuguaglianza, a partire dalla revisione della “Populorum progressio” di Paolo VI, e fa una verifica di ciò che è stato attuato e ciò che è stato ignorato.

            Sicuramente in questi 40 anni molti popoli sono usciti dalla miseria estrema ed ora sono chiamati Paesi emergenti e quindi stanno acquistando un certo interesse per l’Occidente opportunista, che ha dimenticato le sue radici cristiane e ha assunto quelle del materialismo edonistico. Inoltre questi Paesi sono arrivati o stanno arrivando ad una forma di governo più o meno democratica, attraverso guerre tribali, che l’Occidente ha ignorato, finché non c’era niente da spartire, mentre ora, che possono diventare fonte di guadagno, sta cercando di farsi loro alleato. E’ sempre e solo il “dio denaro” che la fa da padrone! E’ sempre il proprio interesse il criterio di giudizio delle scelte politiche!

            Ma, se a questi popoli non sapremo dare una vera promozione umana, comunicando loro i valori più alti, che sono quelli cristiani, non passerà molto tempo e li avremo nemici. Non hanno potuto esserlo quando erano nell’estrema povertà, possono diventarlo appena ne avranno la possibilità. Alcuni di essi si stanno fornendo della bomba atomica. Contro chi mai vorranno lanciarla, se non contro chi li ha asserviti senza amore e senza rispetto della loro dignità di persone?

            Solo i valori evangelici possono garantire la pace, ma questi valori devono diventare l’idea base di tutti i popoli, cosiddetti progrediti, per saper tessere relazioni rispettose in base a criteri condivisibili nei fatti e non solo nel logorroico parlare senza senso, dei nostri politici.

            E questo cosa può dire alla famiglia?

            Può dire che i genitori devono considerare tutti i figli pari nella dignità, pari nell’amore, riservando però maggiori premure ai più deboli di essa. Questi, proprio perché più deboli nel fisico o nella struttura mentale o nella struttura psicologica o nella struttura spirituale, hanno bisogno di maggiori attenzioni e di maggiori aiuti, perché possano raggiungere il livello massimo consentito al loro stato.

            Uscire dalla miseria non è l’unico obiettivo che dobbiamo porci, questo è doveroso, ma non meno doveroso è promuovere la persona perché possa esprimere tutte le sue potenzialità. La mancanza di possibilità di esprimersi  per repressione cieca o per mancanza di cultura è un danno maggiore della mancanza di cibo, perché con la mancanza di cibo si mortifica il corpo, con la mancanza di libertà, di cultura, di promozione umana, si mortifica la mente, lo spirito, la persona nella sua sacralità, nella sua unicità, nella sua vocazione eterna.

            Il denaro mal guadagnato, non porterà l’Occidente al progresso. La storia dovrebbe insegnarci qualcosa: tutte le grandi potenze sono crollate, quando i popoli asserviti hanno raggiunto un livello tale da poterle ribaltare.

            In questa miopia di vedute, non mettiamo a disposizione dei Paesi poveri neanche le conquiste e dell’intelligenza e della ricerca. Una scoperta utile all’umanità non dovrebbe stare sotto il controllo dei potenti, che la sfruttano per mantenere la sudditanza dei popoli sottosviluppati, ma dovrebbe essere messa a servizio di tutti i popoli, perché ne traggano vantaggio.

 

PROMOZIONE UMANA IN FAMIGLIA

            In una famiglia che si può dire tale, i talenti, le conquiste, i traguardi raggiunti da ognuno dei membri, sono gioia e orgoglio di tutti gli altri familiari; diventano ricchezza culturale, spirituale e forse anche economica di tutta la famiglia. Ma anche in famiglia non sempre questi sentimenti prevalgono, spesso ci sono invidie e sensi di frustrazione, perché uno ha potuto magari studiare e laurearsi e un altro, vissuto in tempi diversi non ha avuto le stesse possibilità.

            Questi sentimenti negativi, in alcuni membri della famiglia, minano l’armonia familiare e  spesso ricadono sui genitori, che sono ritenuti ingiusti, perché non hanno dato a tutti le stesse possibilità, ma forse non hanno potuto fare altrimenti. A questo riguardo è importante educare i figli ad accettare la propria storia e a valorizzare le proprie possibilità, che forse sono di altra natura, ma possono essere anche maggiori. Un buon carattere, una maggiore sensibilità, un’abilità pratica, possono essere, sul piano relazionale, un bene inestimabile, da preferirsi a tutte le lauree.  

            Lo spirito di famiglia, così come è stato insegnato da Gesù, mette tutte le persone sullo stesso piano per ciò che riguarda la dignità, ma non può livellare i loro percorsi formativi, perché non tutti hanno, lo stesso patrimonio di energie, di salute, di intelligenza, di possibilità… Ognuno nasce con un suo progetto stabilito dal Creatore, che non è ingiusto verso i suoi figli, ma li colloca in un progetto più ampio noto a Lui solo, e che ci sarà rivelato quando saremo nella Sua luce; solo allora capiremo l’importanza del ruolo che ci era stato affidato. Noi valutiamo gli uomini in base all’intelligenza, agli studi, alle ricchezze, alle doti particolari che ognuno ha sviluppato. L’unico valore che in cielo crea una gerarchia è la capacità di amare. Chi più ama, chi si specializza nell’arte d’amare e nel dono di sé, questo cresce davanti a Dio e acquista un potenziale di gloria che l’altro non ha, ma non per volere di Dio, bensì per volontà propria. Un’umile donna che serve la sua famiglia per amore, vale più del professorone tronfio del suo orgoglio, che si distanzia dagli altri perché si ritiene superiore.

 

MANCANZA DI RESPONSABILITA’

            Un altro grave errore che ha commesso e sta commettendo la nostra società edonista è il rifiuto di responsabilità nei riguardi delle persone che, a diverso titolo sono coinvolte nella nostra vita.

  • Per intolleranza reciproca, con facilità si rinuncia al matrimonio,
  • si nega l’esistenza ai figli chiamati in vita per un momento di piacere irresponsabile, si riesce persino a dire che il feto non è vita, cosa assurda, pur di potersi sentire liberi di ucciderlo, ma guai a parlare di sessualità ordinata. Alla propria soddisfazione non si può dire no, non si può rimandare un momento di piacere, ma si può uccidere una vita che la propria indisciplinata natura ha chiamato all’esistenza.
  • Si scarica sulle strutture il peso degli anziani e addirittura si traveste l’eutanasia col manto della carità, per potersi disfare dei propri parenti, quando la loro presenza diventa troppo pesante.

            Oggi i Paesi occidentali, che detengono la maggior parte delle ricchezze del globo, sono quelli che ricorrono con maggior facilità all’aborto. Quindi non è l’estrema povertà che spinge all’aborto, ma l’estrema schiavitù dei sensi. Questa indisciplina denuncia un’errata educazione nella gestione delle proprie potenzialità; denuncia anche un ricorso alla violenza, che poi, per le stesse leggi psicologiche, ricade sulla famiglia, come tendenza all’insofferenza, da parte dei figli, di qualsiasi contrarietà, di ribellione inconscia contro chi ostacola i loro capricci e contro le circostanze avverse.

            I genitori si sentono vittime dell’indisciplina dei figli, ma forse un profondo esame di coscienza farebbe trovare le radici di quegli atteggiamenti nel proprio edonismo sfrenato. Ma chi fa questo esame di coscienza ed è disposto a riparare con la sopportazione eroica, le conseguenze dei propri errori?

 

LEGGI CONTRO LA VITA

            In alcuni Paesi poveri o sovrappopolati, si è ricorso alla limitazione delle nascite da parte dei governanti, con la sterilizzazione obbligatoria delle donne dopo il primo figlio, e col ricorso a violenze inaudite verso chi trasgrediva l’ordinanza. In realtà, ci stiamo accorgendo, dice il Papa, che “L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo”. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L’accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. Coltivando l’apertura alla vita, i popoli ricchi possono comprendere meglio le necessità di quelli poveri, evitare di impiegare ingenti risorse economiche e intellettuali per soddisfare desideri egoistici tra i propri cittadini e promuovere, invece, azioni virtuose nella prospettiva di una produzione moralmente sana e solidale, nel rispetto del diritto fondamentale di ogni popolo e di ogni persona alla vita”.

            Queste politiche non illuminate, ricadono sulla famiglia, come negazione di un grande diritto naturale, dato ad ogni uomo da Dio Creatore.

            E’ la coppia, in ascolto attento dell’ispirazione divina, la responsabile dell’accoglienza di una o più vite. E’ Dio che concede la vita ed è dono per la coppia, che però collabora con Dio non solo nella generazione dei figlio, ma anche nel grave compito educativo, adeguato alla dignità della creature stessa uscita dalle proprie viscere.

            La maggiore dignità del figlio sta nella sua provenienza divina. La coppia può collaborare con Dio nel dare la carne, ma l’anima, con tutto il potenziale di doti, non è cosa umana. Il bimbo, appena venuto al mondo, rivela di essere abitato da una presenza misteriosa, che lo fa partecipare del suo mistero. L’educazione religiosa del bambino, rivela che il concetto di Dio è innato in lui, il suo potenziale religioso è patrimonio ereditato dall’origine.

 

DIRITTO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA

            Il Papa affronta il problema della libertà religiosa al N° 29:

“C’è un altro aspetto della vita di oggi, collegato in modo molto stretto con lo sviluppo: la negazione del diritto alla libertà religiosa. Non mi riferisco solo alle lotte e ai conflitti che nel mondo ancora si combattono per motivazioni religiose, anche se talvolta quella religiosa è solo la copertura di ragioni di altro genere, quali la sete di dominio e di ricchezza. Di fatto, oggi spesso si uccide nel nome sacro di Dio, come più volte è stato pubblicamente rilevato e deplorato dal mio predecessore Giovanni Paolo II e da me stesso. Le violenze frenano lo sviluppo autentico e impediscono l’evoluzione dei popoli verso un maggiore benessere socio-economico e spirituale. Ciò si applica specialmente al terrorismo a sfondo fondamentalista, che genera dolore, devastazione e morte, blocca il dialogo tra le Nazioni e distoglie grandi risorse dal loro impiego pacifico e civile. Va però aggiunto che, oltre al fanatismo religioso che in alcuni contesti impedisce l’esercizio del diritto di libertà di religione, anche la promozione programmata dell’indifferenza religiosa o dell’ateismo pratico da parte di molti paesi contrasta con le necessità dello sviluppo dei popoli, sottraendo loro risorse spirituali e umane. Dio è il garante del vero sviluppo dell’uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità e ne alimenta il costitutivo anelito ad “essere di più”. L’uomo non è un atomo sperduto in un universo casuale, ma è una creatura di Dio, a cui Egli ha voluto donare un’anima immortale e che ha da sempre amato. Se l’uomo fosse solo frutto o del caso o della necessità, oppure se dovesse ridurre le sue aspirazioni all’orizzonte ristretto delle situazioni in cui vive, se tutto fosse solo storia e cultura, e l’uomo non avesse una natura destinata a trascendersi in una vita soprannaturale, si potrebbe parlare di incremento o di evoluzione, ma non di sviluppo. Quando lo Stato promuove, insegna, o addirittura impone, forme di ateismo pratico, sottrae ai suoi cittadini la forza morale e spirituale indispensabile per impegnarsi nello sviluppo umano integrale e impedisce loro di avanzare con rinnovato dinamismo nel proprio impegno per una più generosa risposta umana all’amore divino. Capita anche che i paesi economicamente sviluppati o quelli emergenti esportino nei Paesi poveri, nel contesto dei loro rapporti culturali, commerciali e politici, questa visione riduttiva della persona e del suo destino. E` il danno che il «supersviluppo» procura allo sviluppo autentico, quando è accompagnato dal «sottosviluppo morale».

Questo prodotto della cecità dell’uomo moderno, viene esportato come “Scienza e civiltà”, quasi che la religiosità sia appannaggio di menti deboli, che hanno bisogno di rifugiarsi nei paradisi artificiali creati dalla fantasia malata, che non sopporta i limiti imposti dalla povertà, dalla vecchiaia, dalla malattia e dalla morte. Gesù, invece, con la sua vita e con la sua dottrina, ci rivela che la condizione umana è stata deteriorata dal peccato, ma Lui ha trasformato la povertà, la malattia e la morte, che ne sono le conseguenze, in strumenti di redenzione, al solo patto di attraversarle, cioè di viverle:

  • con la fede in Dio, Padre buono e misericordioso,
  • con la speranza della vita immortale nella gloria,
  • con l’amore, che dà all’esperienza umana la dimensione soprannaturale, trasformandola in strumento di santificazione e di lode a Dio.

Ci potremmo chiedere: “Perché Dio è glorificato dal dolore santificato dall’amore?” Perché l’amore risana, l’amore fortifica, potenzia l’uomo, lo promuove, lo accresce ai suoi occhi.       Ci potremmo ancora chiedere: “Perché l’amore ha tanto potere?”

Perché Dio è AMORE e se la creatura accresce il suo amore, santificando il dolore, i tratti della somiglianza con Dio si perfezionano, si evidenziano, e Dio la riconosce sempre più come figlia, come parte di sé. E’ l’Amore che salva il mondo, perché l’Amore è Dio e l’amore umano deriva da Dio, è presenza di Dio nella sua creatura, è opera di Dio in lei.

            “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

            Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore.

Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello”.

                                                                                                                                                                            1Giovanni 4:7-21

Questi concetti non sono fantasie consolatorie, ma grandi realtà, che danno davvero respiro all’anima angosciata dell’uomo moderno, che vorrebbe bastare a se stesso, ma è continuamente messo in crisi dai suoi stessi errori. L’uomo moderno soffre perché non crede e perciò non spera e soprattutto non ama, perché è prigioniero del suo “io” esaltato all’inverosimile, che gli ha fatto perdere la sua dimensione di creatura e gli ha fatto prendere il posto del Creatore, che ovviamente non gli compete e perciò vive nella beffa che lui stesso si è creato, non vive la sua verità, vive una favola che, se non si converte, può finire in tragedia per la sua anima.

I vostri figli, i vostri nipoti hanno diritto a questa verità e alla vostra preghiera perché lo Spirito si apra un varco nei loro cuori e possano accoglierla.

 

Questionario di approfondimento personale:

  • Ti sei posto la domanda del perché della disuguaglianza tra i popoli e tra i singoli uomini?
  • Quali sono gli aspetti positivi della disuguaglianza e quali quelli negativi?
  • In che consiste la promozione umana tra i popoli e tra i membri della famiglia?
  • E’ possibile e giusto il livellamento, l’uguaglianza assoluta?
  • Quali sono gli attentati odierni contro lo sviluppo integrale dell’uomo e dei popoli?
  • Quali sono i diritti inalienabili della persona?
  • Quali sono la maggiori omissioni dell’attuale società nei riguardi delle giovani generazioni?
  • Perché l’indifferenza religiosa programmata è un grave delitto?
  • Tu cosa fai nella tua famiglia per impedire che i tuoi figli ne siano vittime?
  • Perché l’Amore ha il potere di redimere l’uomo?
  • Tu educhi te stesso e i tuoi figli all’amore vero, all’amore dono?
  • La Redenzione non ha riportato la situazione umana allo stato primordiale, ma ci ha fornito i mezzi per poterlo fare. Quali sono questi mezzi?

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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