Decidersi in favore della sapienza (Pr 4:1-27; 5,1-23; 6,1-35)
Il libro dei Proverbi ci dice chiaramente che la Sapienza si trasmette dai genitori ai figli. L’emergenza educativa deve ripartire dall’istituto familiare, primo responsabile dell’educazione dei figli. Una sana educazione mira al bene dei figli. Ora a chi può interessare questo bene se non ai genitori, legati ai figli da un vincolo d’amore?
“Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre e fate attenzione per conoscere la verità, poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. Anch'io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre. Egli mi istruiva dicendomi: «Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai. Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai. Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te”. (Pr 4:1-6)
Dopo aver indicato la sede propria della Sapienza, fa un discorso convincente per motivare la volontà dei figli all’accoglienza delle indicazioni paterne. L’educazione non va mai imposta ma proposta. Il Papa stesso, nella “Spe Salvi”, dice che i grandi valori vanno riconquistati da ogni generazione, non bastano gli istituti che dovrebbero vigilare, custodire e tramandare i valori: Chiesa, famiglia, scuola, ecc, queste realtà servono, ma devono essere in continua ricerca, per intuire le novità che vengono assorbite dalla società e giudicarle con senso critico, per coglierne le opportunità ma anche i pericoli. (Vedi: TV, Internet, moda, divertimenti, consumismo, ecc). L’educatore, l’adulto in genere, deve sentire la sua responsabilità quando si trova di fronte ad un giovane in formazione e quindi non scendere mai ad un livello triviale, ludico, egoistico, ecc.
I ragazzi guardano agli adulti come a miti, a traguardi da raggiungere e se questi miti cadono in basso, la loro delusione è grande e possono anche dedurre che se gli adulti fanno certe trasgressioni, loro si possono permettere tutte le esperienze che vogliono, che siano o no censurate dalla società e dalla stessa coscienza. ( E’ il peccato di scandalo)
“Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi acquista l'intelligenza. Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l'abbraccerai. Una corona di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema di gloria ti cingerà». Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole ed esse moltiplicheranno gli anni della tua vita. Ti indico la via della sapienza; ti guido per i sentieri della rettitudine. Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi, e se corri, non inciamperai”. (Pr 4:7-12)
L’educazione esige un progetto di vita che deve basarsi su una filosofia accolta e ritenuta valida. Per noi cristiani non si tratta neanche di seguire una filosofia ma di accogliere la rivelazione divina, cioè la Verità sulla vita e su quanto esiste nel mondo materiale e spirituale. Ne deriva un’antropologia, cioè un modo di concepire l’uomo secondo Dio, la sua origine e il suo destino. Ne derivano regole che traccino un itinerario utile per raggiungere certi obiettivi ritenuti buoni.
Oggi la nostra cultura si ispira a dottrine esistenzialiste, che si sono frammentate nel materialismo, nel radicalismo, nel nichilismo; sono dottrine atee che escludono Dio dagli interessi umani, per cui l’uomo è ridotto alla più totale solitudine interiore, per questo cerca affannosamente luoghi affollati, sperando di colmare il vuoto affettivo, ma ne ricava solo l’incontro con altri disperati, alla ricerca di incontri significativi, che comunque si concludono nell’ “usa e getta”. Si tratta di un uomo senza regole, un uomo schiavo delle sue voglie che eleva a legge inoppugnabile l’assiona: “la legge sono io”, da qui le estremizzazioni dei “Figli dei fiori”, degli “Hyppy”, dei sessantottini in genere, che contestavano la società perché incasellata nei suoi schemi farisaici, ma poi non hanno saputo andare oltre la contestazione con proposte di vita vere, hanno preteso di ovviare alle sovrastrutture della società dei consumi, con comportamenti anarchici e con un paradiso ottenuto con l’uso di allucinogeni.
“Attieniti alla disciplina, non lasciarla, pràticala, perché essa è la tua vita. Non battere la strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi. Evita quella strada, non passarvi, stà lontano e passa oltre. Essi non dormono, se non fanno del male; non si lasciano prendere dal sonno, se non fanno cadere qualcuno; mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza”. (Pr. 4,13-17)
Dio, Padre buono e premuroso, consiglia di imporsi una ferrea disciplina, di non accostarsi neanche alla vita degli empi, di “fuggire le occasioni”, lo diciamo nell’atto di dolore; se non siamo disposti a fuggire le occasioni, vuol dire che non siamo veramente decisi a seguire il Signore.
“La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere. Figlio mio, fa attenzione alle mie parole, porgi l'orecchio ai miei detti; non perderli mai di vista, custodiscili nel tuo cuore, perché essi sono vita per chi li trova e salute per tutto il suo corpo”. (Pr. 4,18-22)
Ma soprattutto è necessario vigilare il proprio cuore, perché il cuore è la sede delle intenzioni, di vigilare la propria bocca, perché da essa escono ironie, offese, critiche calunnie, disprezzo, bugie, ecc, di tenere sotto controllo gli occhi, che cercano l’illecito, lanciano messaggi ambigui, si dilettano a contemplare il frutto proibito, con il rischio di restarne affascinati, di tenere sotto controllo le orecchie, che origliano per scoprire l’inviolabile segreto altrui, al fine di trovare in fallo i fratelli:
“Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita.Tieni lungi da te la bocca perversa e allontana da te le labbra fallaci. I tuoi occhi guardino diritto e le tue pupille mirino diritto davanti a te. Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano ben rassodate. Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano il piede dal male”. (Pr. 4,13-17)
Poi il libro dei Proverbi volge l’attenzione alla scelta della compagna di vita, che, pur nell’esemplificazione tipica del tempo a guardarsi dalla donna straniera, contiene l’invito pressante a porre attenzione alla gerarchia di valori a cui si ispira il possibile partner, perché la bellezza è vanità, la grazia dei modi può essere insidiosa, ma i valori che ispirano le scelte saranno poi quelli che permetteranno l’armonia di coppia. Non sono poche le famiglie mandate al lastrico a motivo di matrimoni interessati più ai beni della persona che alla persona stessa e ai suoi sentimenti.
“Figlio mio, fà attenzione alla mia sapienza e porgi l'orecchio alla mia intelligenza, perché tu possa seguire le mie riflessioni e le tue labbra custodiscano la scienza. Stillano miele le labbra di una straniera e più viscida dell'olio è la sua bocca; ma ciò che segue è amaro come assenzio, pungente come spada a doppio taglio. I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono agli inferi. Per timore che tu guardi al sentiero della vita, le sue vie volgono qua e là; essa non se ne cura. Ora, figlio mio, ascoltami e non allontanarti dalle parole della mia bocca. Tieni lontano da lei il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa, per non mettere in balìa di altri il tuo vigore e i tuoi anni in balìa di un uomo crudele perché non si sazino dei tuoi beni gli estranei, non finiscano le tue fatiche in casa di un forestiero e tu non gema sulla tua sorte,quando verranno meno il tuo corpo e la tua carne, e dica: «Perché mai ho odiato la disciplina e il mio cuore ha disprezzato la correzione?” (Pr. 5,1-12)
Piangere dopo che il danno è stato fatto non ripaga ed è inutile. Il vero sapiente prevede, si lascia guidare dall’amore, ma non si lascia travolgere dalla sensualità, sa prevedere le conseguenze. Oggi il proliferare di matrimoni falliti, è indice che la sapienza non abita in casa nostra, che la relazione prematrimoniale non è tesa alla conoscenza della persona e dei suoi valori, ma ad usare delle sue qualità per soddisfare i nostri sensi o poco più. Il pentirsi delle scelte fatte non è indice di intelligenza e di equilibrio. Ogni regressione porta conseguenze: i sacrificati sono il tempo perso in progetti che non hanno costruito nulla, i figli, che non meritano una vita da pacchi postali e tante altre persone che abbiamo deluso con il nostro fallimento.
“Non ho ascoltato la voce dei miei maestri, non ho prestato orecchio a chi m'istruiva. Per poco non mi son trovato nel colmo dei mali in mezzo alla folla e all'assemblea». Bevi l'acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo, perché le tue sorgenti non scorrano al di fuori, i tuoi ruscelli nelle pubbliche piazze, ma siano per te solo e non per degli estranei insieme a te. Sia benedetta la tua sorgente; trova gioia nella donna della tua giovinezza: cerva amabile, gazzella graziosa, essa s'intrattenga con te; le sue tenerezze ti inebrino sempre; sii tu sempre invaghito del suo amore! Perché, figlio mio, invaghirti d'una straniera e stringerti al petto di un'estranea? Poiché gli occhi del Signore osservano le vie dell'uomo ed egli vede tutti i suoi sentieri. L'empio è preda delle sue iniquità, è catturato con le funi del suo peccato. Egli morirà per mancanza di disciplina, si perderà per la sua grande stoltezza. Bisogna digitare una frase da ricercare”. (Pr 5,13-23)
Non solo nella scelta del proprio partner affettivo bisogna avere prudenza, saggezza, consiglio ma anche in tante circostanze che, pur presentandosi come fatti positivi, possono nascondere l’ingratitudine del beneficato. Quante persone che, per aver garantito per parenti e amici, hanno visto poi le loro famiglie nel lastrico. Certo, Dio sa e vede e giudica con giustizia, ma anche la prudenza è una virtù da non trascurare. Gesù stesso dice: “Siate semplici come colombe, prudenti come serpenti”.
“Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, se ti sei legato con le parole delle tue labbra e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca, figlio mio, fà così per liberartene: poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo, và, gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo; non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre, lìberatene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore”. (Pr. 6,1-5)
C’è poi un invito alla sollecitudine. Non dobbiamo aspettare di trovarci con l’acqua alla gola per provvedere ai bisogni della famiglia, la formica è più accorta dell’uomo, lei che non ha regole da seguire, segue l’istinto e durante tutta l’estate si premura di procurarsi il cibo anche per l’inverno, quando non avrà l’opportunità che le offre l’estate. Noi, al contrario, molte volte ci lasciamo prendere dalla pigrizia e viviamo l’oggi senza preoccuparci sufficientemente del domani e poi magari pretendiamo che altri provvedano a noi. La povertà invincibile è protetta da Dio, la povertà colposa non ha lo stesso giudizio positivo. Perciò attiviamoci per bastare a noi stessi.
“Và dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone, eppure d'estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo. Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?Quando ti scuoterai dal sonno?Un pò dormire, un pò sonnecchiare, un pò incrociare le braccia per riposare e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo, e l'indigenza, come un mendicante”. (Pr. 6,6-11)
Il libro dei Proverbi parla del perverso, il cristiano non può essere un perverso, perché la perversione implica volontà distolta dal bene, un cuore volto verso il male e questo è l’antitesi del cristiano, ma il nostro mondo non è privo di perversi; non siamo tenuti a giudicarli, ma è bene che ce ne guardiamo, senza però cadere nel pregiudizio preso a sistema, che ci fa dubitare di tutti e quindi ci fa fidare solo di noi stessi. Anche questo è un atteggiamento sbagliato. L’uomo retto è equilibrato, sa mettersi in discussione, sa intrattenere relazioni sincere ma anche prudenti, sa intuire dove può innescarsi la menzogna e sa mettere un argine al male, in sintesi ha imparato l’arte di vivere tra uomini fragili e peccatori, prendendo a proprio modello l’ideale di perfezione del Figlio di Dio, che è passato sulla terra beneficando tutti, ha pagato coscientemente quello che voleva pagare, ma si è anche posto come segno di contraddizione tra il bene e il male.
“Il perverso, uomo iniquo, va con la bocca distorta, ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita. Cova propositi malvagi nel cuore, in ogni tempo suscita liti. Per questo improvvisa verrà la sua rovina, in un attimo crollerà senza rimedio”. (Pr. 6,12-15)
Spesso la Bibbia attribuisce a Dio il sentimento dell’odio, che nel nostro uso corrente è un sentimento molto negativo e quindi non ci sembra di poterlo attribuire a Dio – Amore. In realtà la lingua ebraica è povera di aggettivi e spesso usa il contrario per indicare un sentimento opposto. Noi potremmo sostituire la parola odio con la perifrasi “non approva, condanna”:
“Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in abominio: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male, falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli”. (Pr. 6,16-19)
Le cose che il Signore odia o non approva sono le stesse che già ha indicato come cattive nel Sinai, quando ha ratificato la legge e l’ha consegnata a Mosé. In essa è condannata ogni malizia sia nei riguardi di Dio che nei riguardi del prossimo: superbia, inganno, omicidio, sopraffazione del debole, violenza, ecc. Dio non smentisce mai se stesso: il bene è sempre amore che nasce da un cuore puro, il male è sempre insidia che nasce da un cuore perverso.
“Figlio mio, osserva il comando di tuo padre, non disprezzare l'insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno; poiché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce e un sentiero di vita le correzioni della disciplina, per preservarti dalla donna altrui, dalle lusinghe di una straniera. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza; non lasciarti adescare dai suoi sguardi, perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane, la maritata mira a una vita preziosa. Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti o camminare sulla brace senza scottarsi i piedi? Così chi si accosta alla donna altrui, chi la tocca, non resterà impunito”. (Pr. 6,20-29)
Dio però giudica con giustizia intrisa di misericordia. Se il ladro ha fame, Lui lo giustifica, perché non vuol vedere nessun figlio nel bisogno, anche se sa benissimo che gli uomini fratelli non saranno altrettanto comprensivi con lui. Dio però ci ha dato il comandamento dell’amore che ci dà la sensibilità misericordiosa capace di farci accorgere delle necessità dei fratelli e provvedere prima che loro stessi provvedano in maniera difettosa.
“Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame; eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte, consegnare tutti i beni della sua casa. Ma l'adultero è privo di senno; solo chi vuole rovinare se stesso agisce così. Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata, poiché la gelosia accende lo sdegno del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta; non vorrà accettare alcun compenso, rifiuterà ogni dono, anche se grande”. (Pr. 6,30-35)
In sintesi la sapienza biblica ci educa alla rettitudine e all’osservanza dei comandamenti, che sono luce, guida saggia garanzia di benessere e di serenità, mentre ogni trasgressione porta con sé risvolti negativi e sofferenze. E’ la legge del bene e del male: il bene porta serenità, pace, anche gioia; la trasgressione porta timore, angoscia, dubbio, e genera sofferenza spirituale e spesso anche materiale al trasgressore e a chi vive con lui.
Questionario per l’approfondimento personale.
- Dio è Padre, un Padre amoroso che si prende cura dei suoi figli e desidera per loro tutto il bene possibile. Ti senti figlio obbediente e amoroso o ti ribelli a Lui e trascuri i suoi consigli?
- Nella Bibbia c’è tutta la pedagogia divina per la sua creatura teneramente amata. Nei suoi consigli c’è l’accento accorato di chi vuol convincere per risparmiare esperienze negative. Tu usi lo stesso modo convincente con i tuoi figli o con i tuoi dipendenti?
- Correggere senza ferire è arte di alta chirurgia. La scuola dell’Amore Misericordioso ti ha reso esperto in questo modo di interagire con il prossimo?
- La tua filosofia di vita si ispira alla rivelazione?
- Sai comunicare in maniera convincente tale filosofia ai figli?
- Per raggiungere l’equilibrio, il Signore suggerisce di vigilare sul cuore, sulla bocca, sugli occhi, sulle orecchie…, Ti sembra di aver raggiunto un buon autocontrollo?
- La tua coppia ha raggiunto una buona intesa? Avete la stessa gerarchia di valori?
- Pensi che il cammino di fede ti abbia preservato da tanti fallimenti?
- La famiglia può soffrire anche per scelte poco prudenti. Hai esperienza in merito?
- Condividi l’affermazione: E’ meglio vivere con sobrietà sempre che un’ora da gradassi?
- Sai fondere anche tu nel tuo cuore la giustizia e la misericordia?