La preghiera per ottenere lo spirito santo
Preghiera, fraternità, profondo senso di appartenenza a Cristo erano i sentimenti che alimentavano la fede dei cristiani. Gli Apostoli erano perseguitati dalle autorità religiose che avevano messo a morte Gesù, che non sapendo per quale reato condannarli li mettevano in prigione, ma la comunità pregava per loro e il Signore li liberava. Il capitolo 4° degli Atti riporta una preghiera della comunità, quando gli Apostoli furono rimessi in libertà.
Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: «Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane?
Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;
davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».
Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza. (At 4:23-31)
Il fervore e la comunione di questa Comunità è grande. Ma per la comunione dei beni non c’era alcun obbligo. Se l’adesione a Cristo, stimolava la coscienza dei cristiani a farlo, veniva accettato in nome della fraternità in Cristo, ma prima di tutto c’era l’esigenza di fare chiarezza dentro di sé e bandire da sé ogni ambiguità.
Ma anche la cronaca della Chiesa nascente registra il caso di una coppia ambigua, che finge di dare tutto l’importo della vendita di una proprietà e invece se ne trattiene una parte. Non la sete di avere stimola Pietro a correggere la coppia, ma lo scandalo di voler ingannare lo Spirito Santo che agiva nella Chiesa. La menzogna è una delle astuzie, che Satana ha usato per corrompere l’uomo. Anania e Saffica cadono in questo tranello e Pietro li richiama soprattutto per la falsità, e purtroppo la giustezza del suo richiamo viene convalidata dalla punizione di Dio. E’ una lezione esemplare, ma sicuramente necessaria per convincere i cristiani che l’adesione a Cristo deve avvenire nella verità. Il fariseismo, che si accontentava delle apparenze, non deve trovare spazio nel cuore dei cristiani. Nessuno è obbligato a seguire Cristo, ma chi lo fa, deve farlo in spirito e verità.
Ecco l’episodio:
Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose. (At 5:1-11)
Forse questa lezione è importante anche per noi, per più motivi: Noi forse non lasciamo eredità alla Chiesa, ma forse seguiamo Cristo solo in parte, per la parte che non ci disturba, mentre ci riserviamo di orientarci secondo i nostri criteri per la parte scomoda della Parola.
Inoltre Anania e Saffica erano una coppia e la coppia ha una testa in più, un cuore in più, una coscienza in più fare discernimento nel Signore e prendere le proprie decisioni. Non si può sempre dire di sì al proprio coniuge, e non è bene dirglielo, quando suggerisce cose contrarie alla volontà di Dio. In questo caso, assecondarlo non significa amarlo ma volere il suo male ed essere coinvolti nello stesso male. Ci sembrerà eccessiva la punizione, ma la Chiesa si stava impostando ed era giusto darle regole sicure fin dall’inizio. Questa potrebbe essere una norma saggia anche in campo educativo: le regole si danno nell’infanzia, nella turbolenza dell’adolescenza è difficile che vengano accettate.
Altra lezione da prendere è che Dio non può essere ingannato. Essere cristiani è uno stile di vita particolarmente esigente sul piano dell’essere e non dell’apparire.
Dio, comunque, operava prodigi per mezzo degli Apostoli e la gente accorreva, mentre i nemici digrignavano i denti.
Il sommo sacerdote Anna pensa di dover intervenire, per arrestare questo fenomeno, e fa imprigionare gli Apostoli. Ma il Signore li libera, facendoli passare a porte chiuse. I capi sono davvero esasperati. Li convocano e dicono:
«Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui». All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte”. (Atti 5:28-33)
Ma Gamaliele, maestro accreditato in Israele, già raggiunto dalla grazia della fede, consiglia di non interessarsi di loro, adducendo questo motivo: “se è cosa umana, cadrà da sé, se invece è cosa di Dio, niente l’arresterà”. Anche diversi sacerdoti aderivano alla fede.
DIACONIA – SPAZIO PER I LAICI NELLA CHIESA
Gli Apostoli nel fervore operoso dello Spirito, erano oberati di lavoro e non riuscivano a soddisfare le esigenza di tutti i poveri. Quando sorse il problema che le vedove degli ellenisti non erano soccorse dalla carità della Chiesa, capirono che bisognava trovare una soluzione. I Dodici si riunirono e decisero la divisione delle mansioni, secondo il principio della sussidiarietà e della corresponsabilità. Scelgono sette uomini giusti e affidano loro il compito di amministrare la carità, cioè di distribuire ai poveri quanto la comunità dei credenti raccoglieva per loro. E’ la prima forma di “Caritas” che sorge nella Chiesa. Stefano è tra questi “Laici impegnati” e, sotto l’azione dello Spirito Santo, opera prodigi.
Naturalmente questa cosa non piace al nemico infernale e ai suoi seguaci e il loro ingiusto e assurdo livore, ci regala la prima pagina del “Vangelo della fede”.
Vale la pena leggerla integralmente dagli Atti.
Arresto di Stefano
Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo. (At 6:8-15)
Discorso di Stefano
Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». Ed egli rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e và nella terra che io ti indicherò. Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa. Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri; essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem.
Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli.
Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto, dicendo ad Aronne: Fà per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:
Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.
I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; Salomone poi gli edificò una casa. Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?
O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata».
All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì. (At 7:1-60)
La storia di Stefano è senz’altro una bella pagina del “Vangelo della Fede”, così chiama Gesù, in Maria Valtorta il racconto del martirio dei cristiani. E’ una storia esemplare, che ci interpella come laici. Stefano non era un sacerdote, era semplicemente un cristiano vero che, sotto l’azione dello Spirito Santo, seppe portare la sua fede e il suo amore fino al martirio, perdonando i suoi uccisori come Gesù. Possiamo prenderlo a modello di ogni Laico impegnato.
Per la revisione personale.
- Nella storia della Chiesa nascente abbiamo esempi positivi e negativi. Quali sentimenti suscita in te la storia di Anania e Saffira?
- Al di là della punizione esemplare, capisci l’importanza della verità?
- L’appartenenza a Cristo può richiedere impegno e sacrifici; ti senti disposto a dare anche la vita per rimanere fedele a Cristo?
- La storia di Stefano è la prima pagina del “Vangelo della fede”. Vuoi scrivere anche con la penna la tua pagina di vangelo vivo, rileggendo la tua vita alla luce dello Spirito?
- Mentre gli Apostoli soffrivano, la Comunità pregava. Preghi per la Chiesa di oggi, per il Papa, per i sacerdoti, per quanti hanno incarichi di responsabilità nella Chiesa?
- Oggi la Chiesa ha tanti nemici. Preghi anche per loro, perché non facciano tanto male alla loro anima, rifiutando Cristo, il Vangelo, la vita eterna?
- Ti sembra di vivere una fede viva o conduci la tua quotidianità nell’apatia spirituale?
- Cosa potresti fare per essere più attivo spiritualmente?