|
IL PRIMO CONCILIO DI GERUSALEMME
Il cammino del Vangelo non è stato facile agli inizi e non lo è neanche adesso. La storia dell’umanità ha registrato ideologie, sistemi di governo, religioni varie, ma nessuna ha trovato l’opposizione che ha trovato il Vangelo, questo dovrebbe farci capire che nel mondo, da Adamo ed Eva in poi, c’è una lotta tra il bene e il male, che prende nomi, forme e pretesti diversi, ma è sempre la stessa: ingannare l’uomo, confondergli le idee, metterlo in contesa con il fratello che non la pensa come lui, sradicare la sua fede in Dio, presentandola come una pia illusione.
Nella Chiesa primitiva un motivo di discordia era rappresentato dalla circoncisione, che identificava i maschi ebrei dagli uomini di altri popoli idolatri. Era ancora necessaria dopo il Battesimo? I pareri erano divergenti nonostante la visione avuta da Pietro (la tovaglia che accoglieva ogni sorta di animali) avesse dovuto dare una risposta a questo quesito.
Il cap 15° degli Atti registra questo problema e ci dice come lo affrontano:
Gli evangelizzatori si recano a Gerusalemme e si ha il Primo Concilio Ecumenico a Gerusalemme e la prima lettera enciclica da parte di Pietro e del Concilio riunito.
Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».
Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta;
ne riparerò le rovine e la rialzerò,
perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,
dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.
Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. E consegnarono loro la seguente lettera:
Prima lettera enciclica:
«Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene». (At 15:1-29)
La Chiesa in realtà è stata concepita come una grande famiglia e si trova ad interagire con persone, anche sante ma diverse per cultura, forma mentale, capacità di apertura alla novità… per cui si trova a dover affrontare gli stessi problemi della famiglia umana che, per il fatto che riunisce persone di più generazioni e comunque diverse, trova, a volte difficile capirsi ed accordarsi su regole di vita condivise.
La Chiesa, di fronte a questi problemi ricorre in primo luogo alla preghiera, perché sia lo Spirito a guidare la soluzione dei problemi e poi al dialogo. Indìce un sinodo, una riunione, un concilio ed affronta il problema, ascoltando il parere di tutti con rispetto, perché nessuno può arrogarsi di avere la verità tutta intera ed imporla agli altri in forza della propria autorità.
Noi siamo come frammenti di uno specchio che, finché siamo di fronte allo Spirito Santo, riflette un frammento di verità, ma se ci scostiamo, riflette quello che troviamo nella direzione che abbiamo preso; solo tutti insieme e solo se tutti siamo orientati verso Dio, possiamo ricostruire la verità tutta intera come attraverso un grande puzle.
Naturalmente alla verità si arriva attraverso il discernimento, la riflessione, confrontando i vari pareri con la Parola di Dio e accettando quelli che sono conformi ad essa.
La famiglia che vuole camminare nella luce, deve fare la stessa cosa: quando sorge un problema o accade un imprevisto, prima di tutto deve presentarlo al Signore nella preghiera, perché lo illumini; poi deve riunire la famiglia e discutere il problema, accettando la soluzione più saggia dal punto di vista dei valori evangelici. Poi, se ciò che è accaduto causa dolore, si porta insieme il peso della croce, se è evento lieto, si condivide la gioia.
Nella Chiesa l’ultima parola spetta al Papa, che ha il peso maggiore dell’autorità, della luce divina e anche dell’infallibilità in fatto di fede e di dottrina. Le lettere encicliche vengono firmate dal Papa.
In famiglia, se le persone sono come dovrebbero essere normalmente, la saggezza maggiore dovrebbero averla i genitori, quindi l’ultima parola spetterebbe a loro; ma, se, come accade alcune volte, sono proprio i genitori a deviare dalla giustizia, i figli dovranno avere il coraggio di obbedire prima a Dio che ai loro genitori. Gesù ha anche detto che non è venuto a portare la pace ma la guerra, non per suo volere, ma per la diversa posizione in cui si pongono le varie persone, anche della stessa famiglia, rispetto alla verità rivelata.
I missionari della Parola, nella Chiesa primitiva, riferivano nelle comunità le decisioni prese nel concilio degli Apostoli e portavano serenità.
QUESTIONE VOCAZIONALE
Leggendo gli Atti notiamo che gli Apostoli non sempre possono proseguire insieme il cammino di evangelizzazione, perché lo Spirito suggerisce loro strade diverse.
Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno». Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità. (At 15:36-41)
E qui si apre il problema della vocazione personale e dell’orientamento nella vita.
Anche se i nuovi cristiani e in particolare gli evangelizzatori erano santi, non per questo concordavano in tutte le scelte. Paolo, Barnaba, Marco Sila, Tomoteo sono santi che hanno dato la vita per il Vangelo, ma lo Spirito guidava ognuno di loro per strade diverse o almeno in luoghi diversi: il progetto buono di Paolo di tornare a visitare le comunità che avevano di recente accolto la fede, per confermarle nella verità era giusto, ma non era condiviso dagli altri, che invece sentivano l’urgenza di recarsi in luoghi ancora non raggiunti dalla Parola.
Evidentemente non era necessario che si spostassero insieme, essendo ancora pochi, dovevano dividersi per espandere la Parola in tutto il mondo allora conosciuto.
Attraverso l’esperienza hanno imparato che lo Spirito agisce in ognuno e nessuno può farsi arbitro delle scelte altrui. Ci sono campi che non vanno invasi, decisioni che vanno rispettate, perché si entrerebbe nel campo della vocazione, cioè della chiamata personale di Dio ad ognuno.
Questo era vero allora come lo è oggi.
Anche la famiglia, che è una piccola comunità, si trova a dover affrontare gli stessi problemi per ciò che riguarda la vocazione dei figli. Ognuno conosce la propria vocazione ed ha l’impressione che sia la migliore. Infatti Gesù quando dice che vi sono eunuchi che sono così fin dal seno materno (malattia genetica), altri che sono resi tali dagli uomini (al tempo di Gesù c’erano ancora e forse ci sono anche oggi gli evirati, che venivano messi al servizio dei ginecei e, perché non combinassero guai, venivano evirati), e c’erano quelli che decidevano di restare tali per il Regno di Dio, cioè sceglievano di non sposarsi, per poter essere più liberi di servire Dio impegnandosi nell’Evangelizzazione o nelle varie diaconie della carità: i consacrati.
Riguardo a questi ultimi Gesù dice: “intenda chi può”. Evidentemente questa scelta non è capita da tutti, ma solo da quelli in cui lo zelo per la gloria di Dio è più forte di ogni altra attrazione anche buona.
Nelle famiglie può succedere che un figlio, una figlia sentano una vocazione che i genitori non capiscono, oppure che sentano attrazione per un ragazzo, una ragazza che i genitori non pensano sia la persona giusta, oppure sentono di impegnarsi in un lavoro che i genitori non ritengono abbastanza redditizio…. Come regolarsi?
Si dovrà imparare ad affrontare i problemi familiari attraverso il dialogo sereno, ascoltando i motivi che determinano la scelta e non lasciarsi prendere da timori infondati, sia pure dall’alto della propria esperienza. La vita è tutta una sorpresa e non sempre i figli vogliono usufruire dell’esperienza fatta dai loro genitori. I figli, comunque, farebbero bene ad ascoltare i genitori quando le loro ragioni sono di ordine morale e quando comunque sono sagge. Come i genitori fanno bene ad ascoltare i figli e se hanno ideali validi non spegnerglieli con pessimismi scoraggianti. Nessuno ha diritto ad intervenire direttamente nella vita di un altro con prepotenza, perché la vita è per tutti un dono di Dio e solo Lui può orientare dal di dentro le persone e lo fa con discrezione, lo fa da Dio, e se sollecita verso uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio e anche coraggio, Lui non si limita a suggerire o a incoraggiare, ma dà quello di cui la persona ha bisogno per rispondere a quell’imperativo interiore.
Questa è stata l’esperienza dei primi cristiani, che si sono dedicati all’annuncio della Buona Novella lasciando agi, affetti familiari, affrontando una vita di sacrificio e spesso la persecuzione e la morte, ma l’hanno fatto con tale dignità e con tale coraggio da stupire gli increduli e portarli a riflettere. Il loro coraggio, la loro gioia, il loro amore verso persone anche di altre nazioni e religioni, stupivano i pagani. Essi ormai li riconoscevano per cristiani anche solo dal loro modo di amarsi e di amare, per la loro incapacità di vendicarsi, per la loro dignità, per la loro perseveranza nella fede, insensibili anche alle più allettanti promesse.
Se un figlio ha la vocazione al dono totale di sé in una missione alta, anche se oggi impopolare, non è bene ostacolarlo o raffreddarlo con calcoli egoistici: si farebbe male al figlio, che resterebbe un mediocre e si farebbe male a se stessi, che, come genitori, avete il compito di guidare i vostri figli ed accompagnarli, come ha fatto la Madonna, anche fino al Calvario, se necessario, sicuri che il Calvario è il monte del dono totale di sé, è il monte della perfezione.
Ci sono genitori che s’impegnano al massimo perché i loro figli emergano nel campo della moda, dello spettacolo, dello sport, del lavoro…. Pochi che s’impegnano perché i figli emergano nella santità, nel fare la volontà di Dio, nella virtù, nell’onestà.
L’opzione fondamentale della vita anche per noi adulti ha richiesto una scelta libera che ci ha portato su vie diverse: abbiamo formato famiglie diverse, forse in luoghi diversi, abbiamo dato vita a storie diverse. Ognuno ha seguito la via che, sia pure inconsapevolmente gli veniva suggerita dal Consigliere interiore, che ci guidava a realizzare quel progetto che il Padre aveva fatto su di noi fin dal seno materno. Infatti, anche se ci sembra di scegliere liberamente, in realtà ci viene indicato istante per istante, attraverso le circostanze, la pagina di storia della salvezza che dovremo scrivere, per contribuire al poema d’amore che Dio sta componendo con noi e attraverso noi.
Anche i figli dovranno scrivere la loro pagina e non ripetere la nostra. Non avrebbe senso. Indicherebbe miopia spirituale e un grande egoismo, forse anche paura di soffrire, vedendo soffrire i figli, quindi ancora egoismo.
Una denuncia
Una denuncia alla nostra mediocrità, ci viene da questi primi cristiani, non solo ebrei ma anche romani, come testimonia l’altra rubrica del giornalino: “Il Vangelo della carità”, che riporta il martirio dei martiri romani e non solo. Chi rendeva tanto coraggiosi quei giovani, quelle mamme, quegli uomini, quei fanciulli di fronte alle atrocità che dovevano subire?
Era la Parola di Dio. Quella stessa che a noi è stata data col latte materno e poi, su su fino ad oggi in tanti modi. E allora perché in loro produceva quegli effetti di eroismo e in noi produce una vita stanca, una fede languida, incapace anche di affrontare una parola di scherno?
Se la Parola è la stessa, vuol dire che siamo diversi noi. Ma questo non è motivo di vanto per noi, semmai è motivo di riflessione profonda: Che ci sta chiedendo oggi il Signore?
RIFLETTIAMO INSIEME.
- Le encicliche non dicono nuove verità, ma interpretano la cultura alla luce del Vangelo.
- Tu leggi le lettere encicliche che scrive il Papa per la Chiesa universale?
- Capisci il motivo per cui il Papa si decide a scrivere un’enciclica?
- Quali risultati vuole raggiungere?
- Quali errori vuole correggere?
- Il nostro Papa ha scritto la “Deus caritas est”, capisci il motivo per cui ha dato la precedenza all’educazione all’amore, tra tutti gli altri che la Chiesa e il mondo si trovano ad affrontare?
- Ne hai fatto tesoro per te e per la tua famiglia?
- Altro aspetto messo in risalto dagli Atti degli Apostoli, è il problema vocazionale.
- Per ciò che ti riguarda personalmente, ti sembra di avere fatto la scelta giusta, orientandoti al matrimonio? Ne paghi con gioia tutto il prezzo?
- Rispetti o orienti la scelta vocazionale dei tuoi figli con saggezza, equilibrio, fiducia in Dio?
- Sai avere la stessa discrezione nella scelta degli studi e del lavoro?
- Vuoi scrivere anche con la penna, la pagina di storia sacra che Dio sta scrivendo con te?
- Illumini le scelte dei tuoi figli aiutandoli a leggere le loro spinte interiori come guida dall’Alto?
- Educhi i tuoi figli alla riflessione profonda, che ci mette sulle tracce del progetto di Dio sulla nostra vita?
|
|