LA CASA DI CORNELIO LUOGO DI EVANGELIZZAZIONE
Cornelio era un ufficiale dell’esercito Romano, di stanza in Palestina, terra conquistata dall’Impero. Vediamo cosa si dice di lui nel libro degli Atti:
C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto anche Pietro. Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa. (At 10:1-8)
Cornelio aveva almeno 4 caratteristiche che lo distinguevano:
- Era uomo religioso (la religiosità implica un dono ma anche una risposta)
- Credeva in Dio con tutta la sua famiglia (assolveva al compito educativo e alla missione)
- Faceva molte elemosine (sensibilità misericordiosa, carità)
- Pregava sempre Dio (rapporto con Dio – umiltà)
Queste 4 caratteristiche di Cornelio lo collocavano nella giusta posizione di ricezione da parte di Dio.
La religiosità è l’atteggiamento di un cuore incorrotto, che avverte il richiamo dell’anima e si colloca nella vita in situazione di dignitosa ma umile dipendenza da Dio. La religiosità è un dono che, insieme all’intelligenza e alla volontà, corredano e identificano l’uomo fin dal suo nascere. Il potenziale religioso ci viene dato insieme al quoziente intellettivo e alla capacità di volere, cioè di prendere decisioni. L’atto però di decidere esige la conoscenza di valori per noi importanti, secondo i quali desideriamo impostare la nostra vita.
Se l’uomo ripete l’atteggiamento di insubordinazione a Dio, fatto da Lucifero, cioè non accetta i valori che Lui ha proposto all’uomo, non si mette in rapporto d’amore verso di Lui, anzi si mette in atteggiamento di ribellione nei suoi riguardi, quindi si preclude il traguardo più alto legato alla sua natura: la spiritualità. Si ritiene padrone assoluto della sua vita e quindi non accetta regole né da Dio né dagli uomini. Può dichiararsi ateo e vivere solo per soddisfare le sue esigenze materiali, in lotta perenne con quanti, facendo le stesse scelte, vivono da egoisti.
Non era il caso di Cornelio che, pur essendo pagano, avvertiva i richiami dell’anima e viveva da uomo onesto e nell’onestà educava la sua famiglia, esercitando la patria potestà per guidare il coniuge e i figli su una via che seguiva i dettami della coscienza retta.
Cornelio, senza saperlo, viveva già da cristiano, perché Gesù è venuto non a creare le coscienze ma a svegliarle dal torpore del materialismo, a orientarle ad un corretto rapporto con Dio, rivelato come Padre universale, buono e misericordioso verso i suoi figli, che ama e dai quali vuol essere amato; pronto a perdonarli, purché tornino a Lui con cuore contrito.
Questo rapporto con Dio, rendeva Cornelio fratello degli altri uomini, verso i quali esercitava la carità, elargendo i beni di cui avevano bisogno. La misericordia lo faceva vivere in pace anche con il popolo, che lo stimava e rispettava, pur essendo un pagano.
E infine la preghiera. Cornelio nutriva la sua buona volontà e la sua rettitudine ad una sorgente segreta: l’incontro frequente con il Dio ignoto ma presente.
Ed ecco la novità della sua vita: la risposta di Dio.
Quando Dio trova un cuore aperto, irrompe nella sua vita ed apre nuovi traguardi, più alti, più perfetti: l’Angelo di Dio lo chiama per nome, come il Buon Pastore chiama per nome la sua pecorella. Ed ecco il messaggio: Dio ha accolto le tue preghiere, ha visto le tue opere buone e le ha accettate come un sacrificio gradito.
Dio vede e sente. Non è un dio che ha occhi e non vede, orecchie e non sente, bocca e non emette respiro (Sal 135) E’ il Dio vivo, a cui nulla sfugge di quanto i mortali fanno sotto il cielo. E’ lo stesso Dio che ha interrotto la corsa sfrenata di Saulo e lo ha apostrofato: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Saulo non perseguitava Gesù, già morto e risorto, perseguitava i fratelli ebrei che seguivano la Sua dottrina; Cornelio non faceva elemosina a Dio, ma ai suoi fratelli che versavano nel bisogno, ma Dio ritiene fatto a sé tutto quello che in bene o in male facciamo ai fratelli.
Ebbene, Dio benedice l’azione di Cornelio e gli dà la possibilità di conoscere la rivelazione. “Manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto anche Pietro.”
Ma Pietro sarebbe andato in casa di un pagano? Gesù aveva avvicinato tutti, aveva guarito il servo del centurione… ma Pietro, Israelita radicato nell’antica legge, sarebbe andato?
Anche a questo provvede il Signore, che conosce il cuore degli uomini, attraverso una visione simbolica:
Il giorno dopo, mentre i messaggeri di Cornelio erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; alzati, scendi e và con loro senza esitazione, perché io li ho mandati». Pietro scese incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: «Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. Manda dunque a Giaffa e fà venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato». (At 10:9-33)
La visione della tovaglia dovette ripetersi tre volte, per vincere la coscienza erronea di Pietro. Pietro rimane perplesso e in questa perplessità lo trovano gli uomini di Cornelio, che lo invitano in casa del funzionario romano. Lo Spirito dovette dargli l’ultima spinta perché vincesse la repulsione verso lo straniero, tanto radicata nel pio israelita: “Alzati, scendi e va’ con loro senza esitazione, perché io li ho mandati a te”.
Ed ecco la parola chiave di tutti i momenti di svolta della storia:
“Eccomi, cosa volete che io faccia?”
Pietro ospita i pagani e in questo c’è lo sforzo dell’obbedienza che vince ogni resistenza interiore. Dovette conoscerla anche Abramo quando gli fu imposto di lasciare la Mesopotamia per allontanarsi dall’idolatria e divenire capostipite del popolo del Dio unico. Abramo dovette allontanarsi, Pietro deve avvicinarsi, perché ormai è giunto il momento di raccogliere le pecore disperse sotto l’unico Pastore.
Anzi Pietro va da Cornelio e fa’ anche il secondo passo: entra in casa del pagano.
La prima evangelizzazione di Cesarea, città romana, avviene in una famiglia.
Il discorso di Pietro si traduce in una testimonianza
Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. (At 10:34-44)
Alla fine la firma di Dio sull’operato di Pietro: la discesa dello Spirito Santo.
Ed ecco la conseguenza logica:
E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. (At 10:45-48)
Questo brano degli Atti si può dire che sia il nostro ingresso ufficiale nella Chiesa di Gesù.
Ma i passaggi storici non avvengono mai in maniera indolore. Pietro deve giustificarsi presso i fratelli ebrei per la novità che ha introdotto. Vincere i pregiudizi è sempre molto difficile e Dio dovrà mettere più volte la sua firma sull’operato degli Apostoli. I cristiani di Gerusalemme rimproverano Pietro; essi, pur avendo aderito al Vangelo, stentavano a farsi nuovi nello Spirito. Ma al racconto minuzioso di Pietro, narrato da Atti 11, si arrendono e glorificano Dio che ha concesso la grazia della conversione anche ai pagani.
La nostra famiglia luogo di evangelizzazione
Cosa c’insegna questo funzionario romano?
Dopo averci insegnato a vivere secondo coscienza, quando ancora era nell’ignoranza della verità, e questo è un grande insegnamento per noi che, pur essendo nella verità, siamo caduti nell’ignoranza della coscienza. Il materialismo, il razionalismo, l’edonismo, il positivismo… hanno narcotizzato la nostra coscienza e, se pure permangono forme e riti cristiani, viviamo da pagani, dando prevalenza al corpo e alle sue esigenze e trascurando l’anima.
Anche oggi siamo ad una svolta storica, ma questa svolta dovrà ancora vedere protagonista la famiglia. La famiglia dovrà tornare ad essere luogo di evangelizzazione.
Il tentatore lo sa e per questo si accanisce per distruggerla, falsificarla, profanarla nelle forme peggiori di depravazioni: pedofilia, omosessualità, ateismo, tradimenti, inadempienze dei doveri educativi, superficialità, profanazione degli stessi sacramenti che si ricevono per tradizione e per la festa, alla quale manca quasi sempre il Festeggiato, cioè l’artefice primo del sacramento stesso: Gesù.
La famiglia è chiamata a conversione, cioè a passare:
- dalla profanazione del sacro all’onestà e alla dignità umana,
- dall’onestà alla grazia,
- dalla grazia accolta alla grazia testimoniata attraverso l’impegno cristiano.
Sono questi i passaggi che attendono la famiglia nel terzo millennio. Questo grosso sforzo di una nuova evangelizzazione, non sarà privo delle firme di Dio: già le sta mettendo attraverso la testimonianza coraggiosa e controcorrente di tanti santi coniugi, che la Chiesa sta elevando all’onore degli altari: I coniugi Beltrame, i genitori di Santa Teresa del Bambino Gesù, Gianna Beretta Molla, ecc…
Noi della Comunità d’Amore, che da trent’anni siamo chiamati ad essere pionieri di questo rinnovamento, vogliamo restare a guardare?
Vogliamo unirci al coro delle lamentazioni sui mali che affliggono la nostra società, continuando però a tenere i piedi in due scarpe diverse: Dio in Chiesa e magari in Istituto, il mondo e i suoi canoni nelle scelte di vita?
Vogliamo continuare a cercare colpevoli e a vedere fantasmi in questo o in quel partito, in questo o in quella persona e non renderci conto che ciò che Dio permette è un richiamo per ciascuno di noi, individualmente preso?
Vogliamo continuare a pensare che a casa nostra va tutto bene, anche se i nostri figli non praticano neanche la rettitudine e l’onestà che praticavano i pagani migliori?
Possiamo chiamarci cristiani, se in casa nostra ci si vergogna anche di farsi il segno della croce prima dei pasti, di benedire, lodare e ringraziare Dio per il giorno che ci dona, per la salute, il lavoro, i figli, le possibilità che ci offre?
Vogliamo ancora considerarci cristiani e magari non fare neanche quello che faceva Cornelio pagano in favore dei poveri?
RIFLETTIAMO INSIEME
Dio che vede tutto, se mandasse a noi il suo Angelo, quale messaggio gli affiderebbe?
- Potrebbe compiacersi delle nostre opere buone?
- Potrebbe lodarci e benedirci per tutte le nostre scelte?
- Potrebbe compiacersi per la nostra corrispondenza alla grazia?
- Potrebbe chiederci di aprire la nostra casa per accogliere il suo inviato?
- Potrebbe rendere la nostra casa luogo dell’effusione dello Spirito, come quella di Cornelio?
- Potrebbe chiamarci ad essere missionari in terre paganizzate dall’ateismo o almeno potrebbe chiederci di essere missionari nella nostra città paganizzata?