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APRILE 2008

 

 

PAOLO A FILIPPI – CONVERSIONE DI LIDIA

 

Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.

Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, attraversata la Misia, discesero a Troade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore(At 16:1-10)

 

            Ci si potrebbe chiedere perché lo Spirito non permette a Paolo di seguire i suoi progetti anche buoni. Ma chi può chiedere a Dio i “perché”?

            Una cosa è certa: Dio non fa preferenze tra i popoli e se la fa è a favore dei più bisognosi della Sua misericordia. Probabilmente, in quel periodo, i più miserabili erano i Romani, quindi Dio preferisce iniziare dall’ovest invece che dall’est e manda Paolo e Sila verso la Grecia, per poi portare Paolo a completare il dono di sé a Roma. E’ un’ipotesi anche questa, ma certo non possiamo attribuire a Dio i nostri sentimenti di preferenze a partire dalla simpatia o antipatia. Dio è proprio il tutt’altro da noi. C’era inoltre il fatto che a quel tempo Roma era la capitale di un vasto Impero e, convertita Roma, la “Buona Novella” si sarebbe estesa con rapidità in tutto il mondo allora conosciuto. Quindi, nell’economia divina della salvezza, anche questa poteva rappresentare un motivo di preferenza. Ma queste sono sempre considerazioni umane che, se anche ci salvano da proiezioni approssimative dei nostri sentimenti su Dio, tuttavia non hanno l’ampiezza di vedute di Dio e soprattutto non hanno a supporto l’ampiezza del Suo Cuore.

            La Sapienza ci dice che “c’è un tempo per ogni cosa” e quegli eventi che non si realizzano secondo le nostre corte vedute, hanno pur sempre una loro valenza, sia pure provvisoria o propedeutica ai fini del progetto personale.

            Quanti progetti nella vita sembrano fallire: persone con le quali si pensava di poter condividere un progetto, che poi hanno rivelato la loro fragilità; vite che sembravano ricche di promesse, interrotte da una malattia, da un infortunio, da un cambiamento che ha girato la pagina della vita irrimediabilmente!

            A chi chiedere il perché?

            Eppure quelle righe di storia che abbiamo scritto insieme, ci hanno insegnato qualcosa: se nell’immediato ci hanno gettato nello sconforto perché non le capivamo, col tempo ci hanno rivelato la loro valenza ai fini della nostra maturazione umana e soprannaturale.

            Per ciò che riguarda Paolo, lo Spirito lo orientava verso l’ovest, invece che verso l’est, non certo per disprezzo verso quei popoli, ma perché il progetto sapiente di Dio, aveva scelto Paolo per Roma, non perché i Romani fossero migliori degli altri, ma perché era un popolo idolatra, violento, edonista, quindi tanto bisognoso dell’Amore Misericordioso del Signore. Infatti si ferma a Filippi, che era una colonia romana:

Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.   (At 16:11-15)

 

            Ed è ancora una famiglia che inizia l’evangelizzazione della Macedonia: una famiglia che non solo apre il cuore a Dio, ma apre anche la casa ai suoi Apostoli. E non solo offre l’ospitalità, ma la chiede come un dono. E’ un dono, infatti, l’accoglienza di una persona di Dio per la casa ospitante: “Chi accoglie voi, accoglie me”, aveva detto Gesù; e dove viene accolto Gesù, giunge la sua benedizione.

 

VALORE DELLA BUONA VOLONTA’

            Lidia è una persona predisposta alla fede… perché?

            Sicuramente perché corrispondeva agli stimoli della coscienza retta, che agivano in lei come agiscono in tutti. Il Signore, dice lo scrittore degli Atti, le aprì il cuore alla fede. A chi corrisponde agli stimoli che vengono da Dio, il Signore apre vie sempre nuove, fino a portarlo a perfezione. La vita spirituale, il suo progresso, dipendono molto dalla buona volontà della persona, che si fa attenta alle ispirazioni della grazia. Col passar del tempo, anche a sua insaputa, si accorge che la sua conoscenza di Dio aumenta per opera di una sorta di Maestro interiore, che le va rivelando segreti sempre nuovi. Oggi sappiamo che è l’azione dello Spirito. Lidia non lo sapeva ma, la sua buona disposizione verso Dio, la metteva nella condizione di apertura a doni sempre maggiori. E il Signore non si lascia vincere in generosità, né basta la vita intera per sondare il suo mistero e quindi poter dire: “Io ormai so tutto”. Nessuno sa tutto. Siamo tutti piccoli bambini analfabeti di fronte a Dio e al suo mistero, ed Egli, come il più esperto dei pedagoghi, ci rivela la verità secondo le nostre possibilità di ricezione e di approfondimento. Lidia, pagana, era pronta per conoscere la Verità rivelata, noi, cristiani battezzati, educati alla fede e alla Parola fin dall’infanzia, chissà se abbiamo lo stesso desiderio di conoscere Dio, se la conoscenza della Verità ci appassiona e, soprattutto, se la mettiamo in pratica! “A chi più ha ricevuto, più sarà chiesto”, facciamo attenzione!

 

LA VANAGLORIA

            Ed ecco un’altra insidia tesa dal tentatore agli Apostoli, quella della vanagloria.

 

Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì all'istante. Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. (At16:16-23)

 

Poteva sembrare una lusinga quello che diceva la ragazza ossessa nei confronti di Paolo, noi forse avremmo detto: “Lasciamola dire”, ma Paolo sapeva che la ragazza veniva usata dal maligno (travestito da angelo di luce) e dai suoi padroni, che sfruttavano la sua schiavitù per i propri interessi. Per questo la libera dal maligno.

Naturalmente chi ne fa le spese sono i due Apostoli, che vengono bastonati e imprigionati, ma Dio è con loro ed ecco il Suo intervento:

 

Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Libera quegli uomini!». Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace».

Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono. (At 16:25-40)

 

Il frutto dell’intervento divino è ancora la conversione di una famiglia. Ed anche in questa famiglia, con la grazia di Dio arriva la carità misericordiosa verso gli Apostoli feriti, l’accoglienza nella loro casa e la festa per la gioia di aver creduto.

Queste famiglie, che si aprirono alla “Buona Novella del Vangelo” le ritroveremo tra i primi santi della Chiesa di Cristo.

I magistrati, al contrario, pur avendo saputo che Dio operava prodigi per salvare i suoi Apostoli, non si aprono alla fede, preferiscono la quiete ignorante alla novità vitale della verità rivelata, e li pregano di andar via dalla città, per non portare scompiglio.

E’ sicuramente un atteggiamento vigliacco, ma quante volte lo ripetiamo noi stessi quando siamo stimolati dalla Parola di Dio ad intraprendere una vita completamente abbandonata in Dio, completamente donata a Lui, ma poi preferiamo rimanere tra la maggioranza silenziosa e apatica.

 

PAOLO AD ATENE

Ed ecco Paolo e Sila a Tessalonica, città greca e poi, sempre spinti dalla persecuzione, Paolo giungere ad Atene.

Paolo vede la città piena di idoli e freme di compassione per questi figli di Dio che, pur sapienti e colti umanamente, vivevano nell’ignoranza della Verità. In questa città l’idolatria era una vera religione. Avevano immaginato l’Olimpo come un vero paradiso degli dei, dove però tutta la malizia umana era elevata a potenza e dove esistevano partiti a favore dell’una e dell’altra divinità. Questa lottizzazione si proiettava anche in terra, dove si formavano gruppi a favore dell’una o dell’altra divinità, che causavano lotte fratricide pur di dimostrare la superiorità della loro divinità su quella concorrente.

Paolo non può rimanere indifferente e decide di recarsi all’areopago, dove chiede la parola e tiene un discorso da vero oratore, perfetto anche dal punto di vista dello stile, per adeguarsi a quel popolo, che faceva dell’arte di parlare il suo vanto. Leggiamolo:

Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: «Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.

Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».

Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». Così Paolo uscì da quella riunione. (At 17:22-33)

 

Paolo fa leva, per dare forza al suo discorso, sull’ara “Al Dio ignoto”. Gli Ateniesi intuivano forse che quella bolgia celeste che era il loro Olimpo era una proiezione umana e perciò avevano elevato un altare anche al Vero Dio che loro non conoscevano. Paolo pensa che questa intuizione degli Ateniesi spiani la via all’evangelizzazione e non erra, ma l’orgoglio umano non si lascia scalfire facilmente e, quando il discorso di Paolo s’inoltra nel mistero del Dio vivo, padrone della vita, che risorge dai morti, la maggioranza preferisce rifugiarsi nell’ironia beffarda, che trova subito tanti seguaci, che si fanno forza a vicenda alimentando la loro stoltezza.

Quando la novità stride troppo con le nostre certezze, preferiamo rifugiarsi nel falso conosciuto, piuttosto che affrontare la fatica del vero da conoscere, che potrebbe scomodarci.

E’ ciò che succede anche oggi: quanta strafottenza, quanta stolta ironia nei riguardi di Dio, dei credenti, di quanti si pongono problemi spirituali e s’impegnano a seguire il Vangelo! Quanta beffarda ironia nei riguardi della Chiesa, del clero e di ogni cristiano dal comportamento virtuoso!

Ma c’è sempre qualcuno che conferma la regola, proprio facendo scelte diverse dalla maggioranza. C’è sempre qualcuno che ragiona con la propria testa e non si lascia influenzare dall’opinione pubblica, c’è sempre qualcuno più aperto alla grazia, che aderisce alla fede e chiede il battesimo. Quelli che accettano di conoscere sono di tutti i ceti sociali: Dionigi era membro dell’Areopago, potremmo dire un filosofo, un uomo di pensiero, che però accetta il suo limite e si apre alla novità, Dàmaris, una donna del popolo, che però sa accogliere il Signore che passa e non si lascia sfuggire l’occasione, ed altri.

Anche ad Atene si forma una piccola comunità di cristiani coraggiosi, perché ci vuole coraggio ad accogliere idee e dottrine che la maggioranza non accetta e ritiene favole. Ma la novità è sempre portata da chi sa affrontare l’imprevisto e sa inoltrarsi su vie nuove. Naturalmente se queste vie sono benedette dalla pace, che accompagna tutte le iniziative di Dio.

 

RIFLETTIAMO INSIEME.

 

  1. La Parola di Dio ha raggiunto tante persone, che sono uscite dall’anonimato proprio per aver colto questa opportunità. Tu ricordi l’occasione in cui hai preso coscienza dalla Parola di Dio?
  2. Da quel momento la tua vita ha fatto passi progressivi verso la verità o pensi di esserti arenato in un pianoro comodo, lasciando ad altri la fatica della sequela di Cristo?
  3. Lidia, Dionigi membro dell’areopago, Damaris… hanno acquistato un posto nella storia della salvezza per la loro risposta appassionata all’invito di Dio. Vuoi scuoterti anche tu dal torpore e riprendere con entusiasmo il cammino di santificazione e di testimonianza?
  4. Che ne pensi dei poteri di divinazione, di preveggenza, di liberazione dai mali, di previsione del futuro? Sei ricorso qualche volta a queste persone pensando di averne vantaggio?
  5. Hai preso qualche volta un atteggiamento beffardo verso Dio e i suoi ministri?
  6. Se tu stesso sei stato deriso per la tua fede, hai imitato l’atteggiamento dei primi missionari?
  7. Vuoi metterti alla ricerca della verità e aprire la tua casa, perché diventi luogo di preghiera e di evangelizzazione?

 

«Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa».

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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