PAOLO A FILIPPI – CONVERSIONE DI LIDIA
			   
			  Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un  discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre  greco; egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle  che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei  che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era  greco. Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli  e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le comunità intanto si  andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
			  Attraversarono quindi la Frigia e la regione della  Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella  provincia di Asia. Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo  Spirito di Gesù non lo permise loro; così, attraversata la Misia, discesero a  Troade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un  Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe avuto  questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio  ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.  (At 16:1-10)
			   
			              Ci  si potrebbe chiedere perché lo Spirito non permette a Paolo di seguire i suoi  progetti anche buoni. Ma chi può chiedere a Dio i “perché”?
			              Una  cosa è certa: Dio non fa preferenze tra i popoli e se la fa è a favore dei più  bisognosi della Sua misericordia. Probabilmente, in quel periodo, i più  miserabili erano i Romani, quindi Dio preferisce iniziare dall’ovest invece che  dall’est e manda Paolo e Sila verso la Grecia, per poi portare Paolo a  completare il dono di sé a Roma. E’ un’ipotesi anche questa, ma certo non  possiamo attribuire a Dio i nostri sentimenti di preferenze a partire dalla  simpatia o antipatia. Dio è proprio il tutt’altro da noi. C’era inoltre il  fatto che a quel tempo Roma era la  capitale di un vasto Impero e, convertita Roma, la “Buona Novella” si  sarebbe estesa con rapidità in tutto il mondo allora conosciuto. Quindi,  nell’economia divina della salvezza, anche questa poteva rappresentare un  motivo di preferenza. Ma queste sono sempre considerazioni umane che, se anche  ci salvano da proiezioni approssimative dei nostri sentimenti su Dio, tuttavia  non hanno l’ampiezza di vedute di Dio e soprattutto non hanno a supporto  l’ampiezza del Suo Cuore.
			              La  Sapienza ci dice che “c’è un tempo per  ogni cosa” e quegli eventi che non si realizzano secondo le nostre corte  vedute, hanno pur sempre una loro valenza, sia pure provvisoria o propedeutica  ai fini del progetto personale.
			              Quanti  progetti nella vita sembrano fallire: persone con le quali si pensava di poter  condividere un progetto, che poi hanno rivelato la loro fragilità; vite che  sembravano ricche di promesse, interrotte da una malattia, da un infortunio, da  un cambiamento che ha girato la pagina della vita irrimediabilmente!
			              A  chi chiedere il perché?
			              Eppure  quelle righe di storia che abbiamo scritto insieme, ci hanno insegnato  qualcosa: se nell’immediato ci hanno gettato nello sconforto perché non le  capivamo, col tempo ci hanno rivelato la loro valenza ai fini della nostra  maturazione umana e soprannaturale.
			              Per  ciò che riguarda Paolo, lo Spirito lo orientava verso l’ovest, invece che verso  l’est, non certo per disprezzo verso quei popoli, ma perché il progetto  sapiente di Dio, aveva scelto Paolo per Roma, non perché i Romani fossero  migliori degli altri, ma perché era un popolo idolatra, violento, edonista,  quindi tanto bisognoso dell’Amore Misericordioso del Signore. Infatti si ferma  a Filippi, che era una colonia  romana:
			  Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e  il giorno dopo verso Neapoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del  primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; il  sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse  la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. C'era  ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della  città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per  aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua  famiglia, ci invitò: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad  abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.   (At 16:11-15)
			   
			              Ed  è ancora una famiglia che inizia l’evangelizzazione della Macedonia: una  famiglia che non solo apre il cuore a Dio, ma apre anche la casa ai suoi  Apostoli. E non solo offre l’ospitalità, ma la chiede come un dono. E’ un dono,  infatti, l’accoglienza di una persona di Dio per la casa ospitante: “Chi  accoglie voi, accoglie me”, aveva detto Gesù; e dove viene accolto Gesù, giunge  la sua benedizione.
			   
			  VALORE DELLA BUONA VOLONTA’
			              Lidia  è una persona predisposta alla fede… perché? 
			              Sicuramente  perché corrispondeva agli stimoli della coscienza retta, che agivano in lei come  agiscono in tutti. Il Signore, dice lo scrittore degli Atti, le aprì il cuore alla fede. A chi  corrisponde agli stimoli che vengono da Dio, il Signore apre vie sempre nuove,  fino a portarlo a perfezione. La vita spirituale, il suo progresso, dipendono  molto dalla buona volontà della persona, che si fa attenta alle ispirazioni  della grazia. Col passar del tempo, anche a sua insaputa, si accorge che la sua  conoscenza di Dio aumenta per opera di una sorta di Maestro interiore, che le va rivelando segreti sempre nuovi. Oggi  sappiamo che è l’azione dello Spirito.  Lidia non lo sapeva ma, la sua buona disposizione verso Dio, la metteva nella  condizione di apertura a doni sempre maggiori. E il Signore non si lascia vincere in generosità, né basta la vita  intera per sondare il suo mistero e quindi poter dire: “Io ormai so tutto”.  Nessuno sa tutto. Siamo tutti piccoli bambini analfabeti di fronte a Dio e al  suo mistero, ed Egli, come il più esperto dei pedagoghi, ci rivela la verità  secondo le nostre possibilità di ricezione e di approfondimento. Lidia, pagana, era pronta per conoscere  la Verità rivelata, noi, cristiani battezzati, educati alla fede e alla Parola  fin dall’infanzia, chissà se abbiamo lo stesso desiderio di conoscere Dio, se la  conoscenza della Verità ci appassiona e, soprattutto, se la mettiamo in  pratica! “A chi più ha ricevuto, più sarà chiesto”, facciamo attenzione!
			   
			  LA VANAGLORIA
			              Ed  ecco un’altra insidia tesa dal tentatore agli Apostoli, quella della vanagloria.
			   
			  Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi  una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto  guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando:  «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della  salvezza». Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa,  si volse e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da  lei». E lo spirito partì all'istante. Ma vedendo i padroni che era partita  anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono  nella piazza principale davanti ai capi della città; presentandoli ai magistrati  dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei e  predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». La  folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro  i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li  gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. (At16:16-23)
			   
			  Poteva sembrare una lusinga  quello che diceva la ragazza ossessa nei confronti di Paolo, noi forse avremmo  detto: “Lasciamola dire”, ma Paolo sapeva che la ragazza veniva usata dal  maligno (travestito da angelo di luce) e dai suoi padroni, che sfruttavano la  sua schiavitù per i propri interessi. Per questo la libera dal maligno.
			  Naturalmente chi ne fa le  spese sono i due Apostoli, che vengono bastonati e imprigionati, ma Dio è con  loro ed ecco il Suo intervento:
			   
			  Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera,  cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D'improvviso  venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione;  subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il  carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la  spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli  gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un  lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li  condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». Risposero:  «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E annunziarono  la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese  allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e  subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa,  apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere  creduto in Dio.
			  Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie  a dire: «Libera quegli uomini!». Il carceriere annunziò a Paolo questo  messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque  uscire e andarvene in pace».
			  Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in  pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati  in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona  a condurci fuori!». E le guardie riferirono ai magistrati queste parole.  All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; vennero e si scusarono  con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. Usciti  dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li  esortarono e poi partirono. (At  16:25-40)
			   
			  Il frutto dell’intervento  divino è ancora la conversione di una  famiglia. Ed anche in questa famiglia, con la grazia di Dio arriva la  carità misericordiosa verso gli Apostoli feriti, l’accoglienza nella loro casa  e la festa per la gioia di aver creduto.
			  Queste famiglie, che si  aprirono alla “Buona Novella del Vangelo” le ritroveremo tra i primi santi  della Chiesa di Cristo. 
			  I magistrati, al contrario,  pur avendo saputo che Dio operava prodigi per salvare i suoi Apostoli, non si  aprono alla fede, preferiscono la quiete  ignorante alla novità vitale della verità rivelata, e li pregano di andar  via dalla città, per non portare scompiglio.
			  E’ sicuramente un  atteggiamento vigliacco, ma quante volte lo ripetiamo noi stessi quando siamo  stimolati dalla Parola di Dio ad intraprendere una vita completamente  abbandonata in Dio, completamente donata a Lui, ma poi preferiamo rimanere tra la maggioranza silenziosa e apatica.
			   
			  PAOLO AD ATENE 
			  Ed ecco Paolo e Sila a  Tessalonica, città greca e poi, sempre spinti dalla persecuzione, Paolo giungere  ad Atene.
			  Paolo vede la città piena  di idoli e freme di compassione per  questi figli di Dio che, pur sapienti e colti umanamente, vivevano  nell’ignoranza della Verità. In questa città l’idolatria era una vera  religione. Avevano immaginato l’Olimpo come un vero paradiso degli dei, dove  però tutta la malizia umana era elevata a potenza e dove esistevano partiti a  favore dell’una e dell’altra divinità. Questa lottizzazione si proiettava anche  in terra, dove si formavano gruppi a favore dell’una o dell’altra divinità, che  causavano lotte fratricide pur di dimostrare la superiorità della loro divinità  su quella concorrente.
			  Paolo non può rimanere  indifferente e decide di recarsi all’areopago, dove chiede la parola e tiene un discorso da vero oratore, perfetto anche dal  punto di vista dello stile, per adeguarsi a quel popolo, che faceva dell’arte  di parlare il suo vanto. Leggiamolo:
			  Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago,  disse: «Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando  infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con  l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo  annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore  del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né  dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa,  essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno  solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della  terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché  cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non  sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed  esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui  stirpe noi siamo.
			  Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo  pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che  porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra  ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di  ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la  terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti  prova sicura col risuscitarlo dai morti».
			  Quando sentirono parlare di risurrezione di morti,  alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». Così  Paolo uscì da quella riunione. (At  17:22-33)
			   
			  Paolo fa leva, per dare  forza al suo discorso, sull’ara “Al Dio  ignoto”. Gli Ateniesi intuivano forse che quella bolgia celeste che era il  loro Olimpo era una proiezione umana e perciò avevano elevato un altare anche  al Vero Dio che loro non conoscevano. Paolo pensa che questa intuizione degli  Ateniesi spiani la via all’evangelizzazione e non erra, ma l’orgoglio umano non  si lascia scalfire facilmente e, quando il discorso di Paolo s’inoltra nel  mistero del Dio vivo, padrone della vita, che risorge dai morti, la maggioranza  preferisce rifugiarsi nell’ironia  beffarda, che trova subito tanti seguaci, che si fanno forza a vicenda  alimentando la loro stoltezza.
			  Quando la novità stride  troppo con le nostre certezze, preferiamo rifugiarsi nel falso conosciuto, piuttosto che affrontare la fatica del vero da conoscere, che potrebbe  scomodarci.
			  E’ ciò che succede anche  oggi: quanta strafottenza, quanta stolta  ironia nei riguardi di Dio, dei credenti, di quanti si pongono problemi  spirituali e s’impegnano a seguire il Vangelo! Quanta beffarda ironia nei  riguardi della Chiesa, del clero e di ogni cristiano dal comportamento  virtuoso!
			  Ma c’è sempre qualcuno che  conferma la regola, proprio facendo scelte diverse dalla maggioranza. C’è  sempre qualcuno che ragiona con la propria testa e non si lascia influenzare  dall’opinione pubblica, c’è sempre qualcuno più aperto alla grazia, che  aderisce alla fede e chiede il battesimo. Quelli che accettano di conoscere  sono di tutti i ceti sociali: Dionigi era membro dell’Areopago, potremmo dire un filosofo, un uomo di pensiero, che  però accetta il suo limite e si apre alla novità, Dàmaris, una donna del popolo, che però sa accogliere il Signore  che passa e non si lascia sfuggire l’occasione, ed altri.
			  Anche ad Atene si forma una  piccola comunità di cristiani coraggiosi, perché ci vuole coraggio ad  accogliere idee e dottrine che la maggioranza non accetta e ritiene favole. Ma  la novità è sempre portata da chi sa affrontare l’imprevisto e sa inoltrarsi su  vie nuove. Naturalmente se queste vie sono benedette dalla pace, che accompagna  tutte le iniziative di Dio.
			   
			  RIFLETTIAMO INSIEME.
			   
			  
			    - La Parola di Dio ha  raggiunto tante persone, che sono uscite dall’anonimato proprio per aver colto  questa opportunità. Tu ricordi l’occasione in cui hai preso coscienza dalla  Parola di Dio? 
 
			    - Da quel momento la tua  vita ha fatto passi progressivi verso la verità o pensi di esserti arenato in  un pianoro comodo, lasciando ad altri la fatica della sequela di Cristo?
 
			    - Lidia, Dionigi membro  dell’areopago, Damaris… hanno acquistato un posto nella storia della salvezza  per la loro risposta appassionata all’invito di Dio. Vuoi scuoterti anche tu  dal torpore e riprendere con entusiasmo il cammino di santificazione e di  testimonianza?
 
			    - Che ne pensi dei  poteri di divinazione, di preveggenza, di liberazione dai mali, di previsione  del futuro? Sei ricorso qualche volta a queste persone pensando di averne  vantaggio?
 
			    - Hai preso qualche  volta un atteggiamento beffardo verso Dio e i suoi ministri?
 
			    - Se tu stesso sei stato  deriso per la tua fede, hai imitato l’atteggiamento dei primi missionari?
 
			    - Vuoi metterti alla  ricerca della verità e aprire la tua casa, perché diventi luogo di preghiera e  di evangelizzazione?
 
		      
			   
			  «Se avete giudicato ch'io sia  fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa».