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NOVEMBRE 2006

     

 

LA NOVITA' DELLA FEDE BIBLICA

Riflessioni sull'enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est”

“Ascolta, Israele!

   Nell'Antico Testamento il fedele israelita portava scritto sulla fronte l'invito di Dio ad entrare in relazione con Lui, lo Sh e ma : “ Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte”.

  A ben leggere, si tratta di una dichiarazione d'amore da parte di Dio per questo popolo. Dio gli chiede ascolto, attenzione per rivelargli i suoi sentimenti, per dichiarare le sue intenzioni.

  La novità della fede biblica sta proprio nel fatto che il Dio di Israele non è come gli altri dei, opera delle mani dell'uomo: “ Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca ”. ( Sal. 134:15-17) Il Dio d'Israele è un Dio vivo, che entra in relazione con il suo popolo ed è un Dio-Amore, perché invita l'uomo alla sua intimità. Leggendo la Bibbia è chiaro l'invito di Dio ad accogliere l'uomo nella propria vita perché viva nel suo amore. In sintesi la Bibbia tutta è una stupenda lettera d'amore di Dio al suo popolo; una lettera che racconta una storia d'amore con i suoi momenti di profonda intimità, con le sue crisi, le sue infedeltà, i suoi perdoni, i suoi ritorni, magari effimeri, ma che illudono per un momento lo Sposo divino e lo fanno sperare nel ravvedimento. Anche le pagine che parlano dell'ira di Dio non sono altro che il tentativo dello Sposo di scuotere la sposa incantata dal fascino bugiardo degli altri dei, perché rifletta sull'inganno in cui è caduta e torni a Lui che solo sa amarla e, nel perdono, può ridonarle dignità e bellezza.

  L'invito di Dio all'ascolto ci fa capire che, nel dialogo fiducioso, Dio vuole manifestare all'anima la verità, che Lui solo conosce, e che potrebbe orientarla verso la piena felicità.

  Il Dio unico e vero chiede solo amore, un amore indiviso, totale, fiducioso, fedele, il resto lo fa Lui. Questo tipo d'amore è completo e include anche aspetti di erotismo. Dio, parlando ai profeti, usa il linguaggio che noi, uomini impregnati di materia, possiamo capire; quindi parla di fidanzamento, di sposalizio, di relazione intima….. si abbassa al nostro livello pur di convincerci ad accogliere il suo invito. Ascoltiamo Ezechiele:

  “ Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, fà conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita.

  Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l'erba del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta.

  Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina. La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio ”. ( Ez. 16:1-14)

  L'immagine è chiara: nessuno ci ama se non Dio, a nessuno interessa la nostra vita, la nostra gioia, la nostra dignità se non a Lui, per nessuno siamo importanti se non per Lui.

  Purtroppo, continuando nella lettura di Ezechiele si dice che la ragazza, infatuata della sua bellezza, si prostituisce ad altri dei. L'idolatria, per la Bibbia, è prostituzione, proprio perché il rapporto che Dio ha inteso stringere con il suo popolo è un rapporto d'amore sponsale, di amore completo e fecondo. Israele doveva fidarsi di Dio in tutto, anima e corpo.

  La permanenza del popolo nel deserto per quarant'anni viene considerato come il periodo di fidanzamento di Israele con Dio ; in quel luogo non c'erano condizioni per far vivere un popolo di uomini, donne, vecchi e bambini per lungo tempo: la mancanza di acqua, di vegetazione, l'arsura erano fattori proibitivi, eppure il Signore provvide il necessario, come uno sposo provvede alla sua sposa, operando anche miracoli, visto che poteva farlo. Quando la fiducia in Dio si consolidò, chiamò Mosé sul monte, per manifestare al popolo i suoi desideri, cioè il programma di vita che intendeva stabilire con ogni membro del popolo; e quando il popolo accettò i comandamenti, lo condusse nella terra promessa, come uno sposo conduce la sposa nella sua casa.

  A pensarci bene, il Dio della Bibbia è un Dio folle d'amore per la sua creatura e non rinuncia a lei anche se la vede infedele, ribelle, recidiva.

  E' vero che il popolo nel deserto subì decimazioni, che la Bibbia attrì a Dio. In realtà la Bibbia attribuisce tutto a Dio, quindi le catastrofi vengono attribuite alla collera di Dio, e in un certo senso è vero perché, se Dio avesse approvato e benedetto, si sarebbe evitata la catastrofe. Dio in alcuni casi non approvò perché le scelte degli uomini erano state sbagliate. Sapeva il popolo che se si allontanava dalla via tracciata da Dio sarebbe incorso in pericoli gravi, se, nonostante ciò, alcune volte decise di trasgredire, subì le naturali conseguenze legate alla trasgressione.

  Anche noi, sappiamo che se viviamo in maniera contraria alla legge di Dio, corriamo gravi rischi, per noi, per i figli, per l'umanità intera; lo facciamo ugualmente e poi magari ce la prendiamo con Lui quando ci accadono malanni, invece di pensare a convertire la nostra condotta. Oggi, per tanti aspetti, siamo in sfida aperta contro Dio : sesso disordinato, azioni contro natura, droghe micidiali, divertimenti stressanti, in ore notturne, che sconvolgono il ritmo “lavoro – riposo”, fumo, alcool senza limiti, eccessi alimentari…. Conseguenze? Le stragi del sabato sera, le morti per droga, gli incidenti stradali, le violenze negli stadi ecc, ecc.

  Non è certo Dio che ci punisce, siamo noi che sfidiamo Dio e lo costringiamo ad assistere impotente alla nostra distruzione. Dio soffre per questo nostro comportamento e ci richiama a conversione in tanti i modi. Il Dio biblico è il nostro Dio, un Dio vivo, un Dio amante, Un Dio “ che ci cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di noi (Madre Speranza)

  Il Signore si fa mendicante d'amore. Il giorno 9 aprile del 1952 la Madre Speranza subì un forte attacco da parte del maligno e si spaventò moltissimo, poi si recò in chiesa, andò in estasi e: “ Vidi il Buon Gesù nascosto nel Tabernacolo, aspettando che mi avvicinassi per spandere le sue grazie sopra di me, confortarmi, consolarmi e darmi le grazie di cui ho bisogno per progredire nella perfezione.

  Gesù sta lì solo, molto solo, infatti, secondo Lui, anche le anime che ci siamo consacrate a Lui e viviamo nella sua casa, ci ricordiamo poco di Lui e lo lasciamo solo nel tabernacolo. Gesù vuole la nostra santificazione e si lamenta perché, essendo la perfezione opera di lunga durata e che richiede perseveranza, sacrificio e molto amore al nostro Dio, non sentiamo il bisogno di ricorrere a Lui, che è la fonte di tutte le grazie.

  Che pena vedere Gesù mendicare amore e come lo conosciamo male! E'è difficile amarlo, infatti non si può amare Dio senza conoscerlo e quanto più lo si conosce più si ama e il cuore s'infiamma d'amore per Lui. Posso dire che tutto in Lui è degno d'amore e la sua bellezza, volontà e amore, hanno rapito il mio cuore e hanno acceso in esso il fuoco bruciante del suo amore”.   

  Addirittura nella Bibbia si parla della gelosia di Dio : Dio, per farci decidere ad amarlo ci invita, ci intimorisce, ci minaccia…. Non vuole assolutamente perderci! Sentiamo Ezechiele:

  “ Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi ”. ( Es 20:3-6)

  Ci sembra duro questo discorso, soprattutto se riferito ai figli, ma le conseguenze degli atti dei genitori si ripercuotono per via diretta sui figli, perché il piano di Dio prevedeva che i genitori fossero saggi, responsabili, dediti a Dio e al bene, capaci di sacrificarsi per i figli, impegnati a dare loro buon esempio; se così non fanno, i figli imparano da loro a comportarsi in maniera sbagliata, quindi sbagliano a loro volta e ne subiscono le conseguenze. Perciò non si può pensare ad una vendetta di Dio, che punisce gli innocenti per castigare gli adulti, ma il naturale allargarsi della colpa dai padri ai figli; questo aggrava la colpa dei genitori, offende ancora più Dio e gli causa dolore. Essere genitori è una grossa responsabilità. I figli sono doni di grazia , che vanno accolti con gratitudine e santo timor di Dio, non con superficialità e in modo irresponsabile. Le cose importanti esigono impegno; la persona ben formata lo capisce naturalmente, chi invece si comporta in maniera irriverente, trasgressiva verso Dio e senza la dovuta attenzione all'innocenza e alla purezza d'animo dei figli, aggrava la sua responsabilità verso Dio e danneggia gravemente i propri figli per il tempo e per l'eternità. Se davvero amiamo i figli, dobbiamo intraprendere un cammino di conversione e di santificazione. Dio ci indica sempre la via perfetta, forse sembra la più difficile, ma è la più sicura e quella che porta a traguardi di luce, di serenità e di gioia.

  Israele è solo un popolo profetico. Il profeta agisce e parla per manifestare agli uomini i sentimenti e i pensieri di Dio, ma quello che si dice di Israele è detto per tutti i popoli e per tutte le creature. L'invito all'amore, Dio lo rivolge ad ogni singola persone, da un capo all'altro della terra.

Il rapporto coniugale sul modello dell'Amore di Dio

   La Bibbia ci educa all'amore e ce ne traccia la strada: il nostro Dio non è un essere astratto da contemplare e magari da pregare, ma è il modello a cui dobbiamo ispirarci per vivere bene il tempo che ci è concesso sulla terra.

  Dio sceglie Israele come ognuno di voi ha scelto il proprio coniuge, ma non ha preteso che Israele lo capisse senza parlare e lo ossequiasse in maniera servile, ma gli ha dichiarato il suo pensiero in maniera esplicita, chiara, serena. Non l'ha obbligato ad amarlo per forza, anche se gli ha fatto capire che la sua felicità dipendeva dal cogliere l'opportunità che gli veniva offerta.

  “Ascolta, Israele!”

  Tu, coniugato/a, personalizza la frase dicendo: “Ascolta, (nome del coniuge)”

   L'ascolto attento rende facile il dialogo e la comprensione, ma noi sappiamo farlo? Sappiamo ascoltare in silenzio l'altro finché abbia detto tutto quello che pensa di dover dire, senza interromperlo e soprattutto senza interpretare arbitrariamente quello che sta dicendo, per poi buttargli in faccia la nostra versione dei fatti, giudicando le intenzioni e quindi bloccando il dialogo sul nascere? Se non ascoltiamo o non crediamo che il coniuge che sta parlando stia dicendo la sua verità e magari siamo convinti che stia nascondendo la verità, blocchiamo la comunicazione, perché il coniuge deduce che è inutile parlare, perché qualunque cosa lui dica, sarà interpretata negativamente e allora tra i due si alza il muro dell'incomunicabilità.

  Il pio Israelita portava l'invito all'ascolto come un pendaglio tra gli occhi, per non dimenticarlo. Noi dovremo fare altrettanto se vogliamo instaurare una relazione fiduciosa e costruttiva. Se noi incaselliamo la persona nell'idea che ci siamo fatti di lei, magari per i suoi trascorsi, non potremo capire ciò che sta avvenendo al presente, ciò che Dio sta operando in lei, come si sta muovendo la sua volontà, sollecitata da continui stimoli. Senza ascolto attento e rispettoso, i coniugi finiscono per non conoscersi più, e, pur abitando sotto lo stesso tetto, vivono il divorzio spirituale , primo passo verso il divorzio reale.

  L'ascolto richiede pazienza, serenità, capacità di anteporre la persona alle varie faccende, la capacità di sapersi scomodare. Chi parla può anche non avere le idee chiare , ma è necessario farlo parlare, magari se non si è capito, si possono fare piccole domande di chiarimento, che possono servire anche a chi parla per esprimere meglio il suo pensiero, ma non giudicarlo. Se proprio ci dovessimo accorgere che sta recitando, non contraddirlo, aspettare che la recita finisca, e che i fatti rivelino la verità. Quando questo avviene, non prendersi la rivincita, ma se la persona ha avviato una buona riflessione ed è abbastanza umile per ammettere di aver sbagliato, si può far notare che le finzioni, i paraventi, le maschere prima o poi cadono e quindi è bene non farne uso. Il coraggio di manifestarsi nella verità, non è cosa facile ma è necessaria se vogliamo crescere come persone e come cristiani avviati in un cammino di santificazione.

  Anche con i figli bisogna avere molto tatto.

  La Madre Speranza dà utili consigli alle superiore, per trattare in maniera caritatevole ed efficace le suore e le persone accolte in casa, possono essere utili anche per i genitori. La prima cosa che raccomanda è di essere autorevoli ma non autoritari ; l'autorevolezza si ottiene con un forte autocontrollo, altrimenti non si sapranno gestire le varie situazioni che si presenteranno.

  Raccomanda di essere buoni ma senza debolezza , per non favorire la rilassatezza nelle persone assistite. Il discernimento alla luce dello Spirito Santo , farà capire quando è il momento di usare la fermezza e quando si deve cedere alle richieste degli assistiti, perché l'intransigenza è dannosa come il permissivismo e, inoltre, non tutte le persone sanno fare tesoro della correzione fraterna. I castighi non sono necessari , perché ordinariamente non ottengono i risultati sperati. Si ottiene più con il dialogo paziente; se proprio è necessario un provvedimento punitivo, bisogna darlo con la pena nel cuore. Ascoltiamo ciò che scrive la Madre:

  “ Sopportiamo con pazienza i difetti dei nostri figli e di tutto il prossimo, perché la pazienza produce sempre un'opera perfetta: la nostra santificazione; infatti sopportando il nostro prossimo acquisteremo umiltà, mortificazione, dolcezza e carità perfetta……Con la pazienza si acquista la mansuetudine, lo zelo, la carità, la costanza e la perseveranza, virtù sublimi. Inoltre ricordiamo che ogni correzione deve essere preceduta dalla preghiera; perché una correzione sia efficace, è necessario che chi la riceve e chi la fa abbiano il cuore in pace e lo spirito tranquillo, perciò quando dobbiamo riprendere un figlio, dobbiamo vedere prima se possiamo riprenderlo senza ottenere un effetto peggiore e senza che noi stessi commettiamo una mancanza, nello stesso tempo dobbiamo fare attenzione a non esporre il colpevole ad aggravare la sua colpa, se lo riprendiamo quando sta turbato o afflitto e non è in grado di riconoscere la sua colpa e pensa che abbiamo antipatia nei suoi riguardi.

   Non si deve riprendere mai nel momento in cui la persona sta commettendo un errore ; se il Signore ci chiamasse a rendergli conto nel momento in cui pecchiamo, l'immensa maggioranza cadrebbe sotto la sua mano giustiziera. Invece Gesù che fa? Aspetta che l'anima si corregga e non una o due volte ma tante volte e con voce soave e dolce la invita al pentimento, al dolore e alla contrizione. Noi invece come ci comportiamo?” (Madre Speranza “El pan de nuestra casa” N°11)

  Avere Dio per modello non è facile ma è cosa sublime. Proviamoci!

Questionario di approfondimento personale

  1. Io sono capace di ascolto? So chiedere ascolto?
  2. Ascolto Dio per conoscere la sua volontà e per imparare ad ascoltare il coniuge, i figli, ecc?
  3. Quando ascolto, sono capace di non lasciarmi condizionare dai pregiudizi?
  4. Prima di correggere, sto attento allo stato psicologico e spirituale della persona da correggere?
  5. Prego prima di fare una correzione, perché sulla giustizia prevalga la misericordia?
  6. Voglio imitare il Signore, che non ci chiama mai a giudizio nel momento in cui pecchiamo ma   aspetta che ci convertiamo?

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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