UN CUORE PER AMARE, UN CORPO PER SOFFRIRE
Riflessioni sull'enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est” - conclusioni
La Madre Speranza , profeta dell'Amore Misericordioso, ha capito, vivendo in comunione con Gesù, che la carità non è sentimentalismo, la carità è condivisione ed è condivisione innanzitutto con Dio. Dio, finché resterà un solo uomo sulla terra, continuerà a stare con le braccia aperte dinanzi al Padre per chiedere misericordia, ma se la sua preghiera e il suo sacrificio sono condivisi da tante anime vittime, è rafforzata anche dalle creature redente e il Padre, invece di far valere la giustizia, userà misericordia.
La Madre , contemplando la passione di Gesù e vivendola lei stessa per un prodigio divino concesso ad anime generose, capiva che, essendo una creatura dotata di un cuore capace di amare e di un corpo capace di soffrire per amore, perdonando gli offensori, era più fortunata degli angeli che, pur amando immensamente Dio, non avendo un corpo capace di soffrire, non possono avvalorare la loro preghiera e la loro comunione con Dio, con il sacrificio.
Il sacrificio è diventato importante dal momento in cui Gesù l'ha trasformato da punizione per il peccato, in strumento di redenzione. Ma perché il sacrificio abbia questa efficacia redentiva, deve perdere tutta l'acredine, tutto il risentimento, tutto il rancore, deve essere vissuto per amore e la inevitabile sofferenza deve essere l'oggetto concreto della nostra offerta.
Il Papa, a conclusione della sua enciclica sulla carità, ci porta nella “galleria” dei Santi : ci sono San Martino, Sant'Antonio Abate, San Francesco d'Assisi, Sant'Ignazio di Lodola, San Giovanni di Dio, San Camillo de Lellis, San Vincenzo De Paoli, Luisa de Marillac, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Luigi Orione, Teresa di Calcutta…. Ciascuno con il suo carisma, che risponde alle varie esigenze della carità; c'è soprattutto Maria, la Madre del Signore, che li illumina tutti con la sua santità perfetta, con il suo compito di Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie.
Ci sono santi in tutte le epoche e con grande varietà di carismi, perché tante sono le povertà umane, che affliggono il “corpo mistico” di Cristo: la Chiesa.
Noi che viviamo il nostro tempo, caratterizzato da tante possibilità ma anche da nuove povertà, possiamo trovare modelli nei santi più vicini a noi: Papa Giovanni, Papa Giovanni Paolo I, Papa Giovanni Paolo II, Padre Pio, Santa Teresina, Edith Stain, Tommaso Moro, Enrico Medi, i coniugi Beltrani, Maria Goretti, tante mamme coraggio disposte a morire per far nascere i loro bimbi, i tanti martiri dei nostri tempi, che per amore di Cristo e dei fratelli, vanno in luoghi pericolosi per la violenza cieca, che non distingue il nemico dall'amico e colpisce senza pietà, ci sono inoltre le tante vittime della carità, che muoiono perdonando, colpiti dalle stesse persone che aiutano.
La santità è presente nella Chiesa più di quanto le notizie drammatiche fanno pensare. Quanti coniugi traditi, restano fedeli alla loro promessa matrimoniale, senza caricarsi di rancore, disposti a riaccogliere i loro coniugi infedeli, se vorranno tornare, pregando per loro, sperando di ritrovarli in cielo se qui in terra il peccato li ha divisi.
Per noi, in particolare, è importante l'esempio di Madre Speranza , che ci ha trasmesso il desiderio di Dio di rifondare la civiltà dell'amore , attraverso la contemplazione attiva del suo Amore Misericordioso.
Questi santi hanno attraversato il XX secolo, caratterizzato dalla formulazione di sistemi filosofici e dottrine atee, che hanno portato ad una cultura edonistica, basata sul “mi piace, non mi piace” , che autorizza la persona a farsi arbitro insindacabile della sua condotta morale.
Con queste premesse filosofiche, psicologiche e morali, che assecondano la natura corrotta, le virtù sono colate a picco e l'immoralità e i vizi sono stati non solo tollerati, ma sono visti come la normalità della vita. Se i vizi hanno conseguenze fisiche (vedi AIDS), la ricerca scientifica si impegna a cercare rimedi farmacologici per combattere i sintomi, i mass media si fanno educatori suggerendo i preservativi, le famiglie non hanno più la forza di consigliare ai figli la virtù, la Chiesa denuncia ma viene criticata, i catechisti preferiscono evitare certi argomenti per non mettere in crisi. Molti che si dicono cristiani, cercano Dio come placebo alle loro sofferenze, ma non lo assumono in pieno nella loro vita, accettando anche la parte scomoda del suo insegnamento. Insomma non si va alla radice dei problemi , perché non entra proprio nella mentalità moderna l'idea del sacrificio, della rinuncia, della dignità personale che viene dall'esercizio delle virtù.
La Madre Speranza , che è il modello più vicino alla nostra spiritualità, non solo ha vissuto la virtù in tutte le sue forme , ma ha motivato la vita virtuosa sulla conoscenza, l'amore per Cristo, la sua sequela. La Madre chiede non solo chiede che si evitino i vizi, anche a costo della vita, ma che si ponga attenzione massima alla prevenzione , evitando diligentemente le occasioni di peccato. Non si può pensare di essere vittima di una tentazione e magari chiedere la benedizione dell'esorcista per essere liberati, se non abbiamo evitato le occasioni di peccato, se le abbiamo sottovalutato, se abbiamo pensato di essere abbastanza forti per non subirne le conseguenze e siamo rimasti nel pericolo. Il tentatore, molto più scaltro e intelligente di noi, non ha fretta di farci cadere: prima ci narcotizza con immagini, letture, compagnie, spettacoli che invadono la mente, poi ci allontana insensibilmente dalla pratica religiosa, perché la coscienza non sia risvegliata e illuminata dalla Parola di Dio, quando il narcotico della tiepidezza ci ha completamente addormentati e nel sonno profondo dell'anima vediamo paradisi artificiali, che ci vengono incontro senza sforzo, senza responsabilità, offrendoci solo piacere, ci tende il tranello dell'occasione propizia e noi cadiamo. Solo dopo ci svegliamo e capiamo che era un sogno malefico, ma può darsi che le azioni compiute siano irreversibili e le conseguenze siano gravi e dolorose per noi e per i nostri cari.
La Madre Speranza non solo ha vissuto la virtù e la prevenzione, ma, mossa a compassione per tanti fratelli traditi dalla loro stessa debolezza, ha sentito il bisogno di compensare il disamore verso Gesù e l'imprudenza con la riparazione: si è offerta vittima, chiedendo a Gesù tutte le sofferenze necessarie per riparare i peccati delle persone con cui veniva a contatto, pur di ottenere la salvezza della loro anima. Per questo lei considerava una fortuna, che gli angeli non hanno, quella di avere un corpo per soffrire umiliazioni, malattie, vessazioni, persecuzioni di ogni genere, per unirle a quelle di Gesù e poter riparare insieme con Lui.
La Madre Speranza ha vissuto un vero amore sponsale con Gesù, procurando di partecipare il più possibile alla sua sorte; infatti gli sposi sono chiamati a condividere gioie e dolori, a farsi carico anche della situazione spirituale del coniuge, di pregare per lui/lei, tenerlo sempre dinanzi a Dio, perché viva nella sua benedizione e nella sua pace.
L'esempio di Madre Speranza diventa importante anche per quanto riguarda la vita di coppia e di famiglia. Infatti il Signore ha chiesto alla Madre di formare comunità – famiglie, in cui si respiri aria di casa.
Chi vive la vocazione al Matrimonio, non può pensare di partecipare alla vita del coniuge per ciò che è buono, piacevole, utile, ma anche per ciò che è fastidioso, faticoso, difficile, pesante.
Se per Madre Speranza lo sposalizio mistico con Gesù ha comportato farsi carico della povertà e miseria di tanti suoi figli e condividere l'azione redentiva di Gesù con sofferenze di ogni genere, la sponsalità di due coniugi consiste nel caricarsi anche del peso della sua umanità difettosa a livello fisico, psicologico, spirituale e soprannaturale. Farsi carico non significa soccombere sotto il suo peso, ma redimerlo, risanarlo col perdono, la preghiera, la pazienza, la condiscendenza senza altri limiti che l'impossibilità morale, rinunciando ai propri gusti per soddisfare i suoi, purché non peccaminosi… Tutto questo però deve essere fatto per amore, vedendo il coniuge con gli occhi di Gesù, prestando a Gesù le nostre membra per trasformare il suo amore soprannaturale negli atti umani di cui il coniuge ha bisogno. Se le cose si fanno per amore la faccia non è tirata, il nervosismo non ci fa servire con malgarbo, il gesto è amabile e cortese, la gentilezza, frutto dello Spirito, connota ogni nostra espressione.
Questo lavoro non si può fare se non si vive una profonda unione con Dio, se non si contempla Gesù nella sua vita, nella sua passione, nella sua morte, nella sua risurrezione e se non si decide definitivamente di fare di Lui il nostro punto stabile di riferimento, la sorgente da cui attingere la forza di perseverare nel bene, costi quel che costi.
La Madonna per prima ha vissuto l'amore sponsale con lo Spirito Santo, di cui Giuseppe era solo l'aspetto visibile, la relazione con lui si svolgeva all'interno di quella con Dio. Maria e Giuseppe, due santi, intenti solo, in accordo perfetto, a fare la volontà di Dio, lasciandosi guidare da Lui senza inquinare con considerazioni umane, la loro obbedienza non facile.
Maria, con la preghiera incontra Dio, con il servizio incontra i fratelli. La vediamo recarsi sollecita da Elisabetta, umile, quando si sente rivelare la maternità divina, consapevole che tutto in lei è opera di Dio e a Lui solo va data gloria.
La presenza di Maria è efficace perché lei porta Gesù, ne consegue che la nostra presenza in famiglia sarà efficace nella misura in cui noi portiamo Gesù, non sbattendolo in faccia in tutte le occasioni, ma custodendolo e facendolo crescere dentro di noi , alimentandolo col nostro amore, alimentandosi della sua presenza beatificante. Noi dovremmo avere una sorgente segreta di pace dentro di noi, una sorta di complicità con Dio, che dovrebbe causare stupore in chi ci avvicina, soprattutto nei nostri familiari.
Due coniugi che veramente si amano, dovrebbero accordarsi per fare la volontà di Dio insieme, accogliendo la formazione di una nuova famiglia come missione, facile o difficile che sia.
Vivere la famiglia significa intrecciare una serie di relazioni parentali, che possono essere anche complicati per caratteri, educazione, interessi, malizie, egoismi vari. Tutto questo richiede un accordo di coppia, per non trascurare aspetti importanti, e non prendere decisioni sbagliate. Il che significa che prima di tutto bisogna accordarsi su una gerarchia di valori condivisa dai due e poi farsi un progetto, individuare una strategia di interventi preventivi, per disporre al positivo gli animi, fare attenzione a non creare negli altri attese che poi peserebbero sulla vita di famiglia e, di volta in volta, prendere decisioni ispirandosi sempre alla saggezza del Vangelo, anche se potrebbe risultare perdente dal punto di vista economico, lesiva dei propri diritti, ingiusta dal punto di vista umano, ma molto misericordiosa e giusta per chi vuole impostare la vita su valori più alti di fraternità e di amore.
Chiudersi nel proprio guscio per incapacità di perdono, di comprensione di oblatività non farebbe altro che impoverire la coppia e la famiglia che avrebbe l'unico vantaggio di leccarsi le piaghe insieme, ma la casa non sarebbe più la palestra in cui si impara a vivere e in cui ci si allena per crescere nell'amore qui in terra per poi goderlo pieno in cielo; la casa diventerebbe un luogo asfittico, senza luce, senza aria, dove la vita muore, aggrovigliandosi in se stessa in uno sterile narcisismo senza prospettive.
E' bello il pensiero di Madre Speranza:
"Siamo stati creati gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri, perchè in noi c'è qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro.
Questo qualcosa degli altri che c'è in noi è la loro vita, e quel qualcosa di nostro che c'è in roi è la nostra vita. Le nostre esistenze si compenetrano scambievolmente e si identificano più o meno secondo quello che si riceve e che si dà....
Dio mio! ti ringraziamo perchè ci hai uniti così per l'eternità e perchè fin d'ora ci fai vivere gli uni negli altri e tutti uniti a Te". Madre Speranza
I santi, imitando Gesù, non rinunciano alle persone scomode, ma dilatano il cuore per amarle con l'anima se non si lasciano amare con tutto l'essere, cioè se rifiutano il dialogo, se loro stesse ci allontanano, se si fossilizzano nel rifiuto.
Gesù ci dice: “ Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio ». (Lc 6:27-38)
Gesù non dà mai consigli che siano dannosi per chi li accoglie. Egli Sa sempre compensare le perdite accettate per amore e per la pace, con beni di valore inestimabile e anche con il centuplo qui in terra, se lo ritiene utile per noi. Se anche si dovesse rinunciare ad un'eredità per non perdere una relazione parentale, pensiamo forse che Gesù non saprebbe di ripagare questa rinuncia, fatta per amore, con la salute, l'intelligenza, la saggezza, con opportunità di lavoro onesto e remunerativo?
Chi si fida di Dio, dice il salmo 111, non dovrà mendicare il pezzo di pane:
Beato l'uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta.
Onore e ricchezza nella sua casa, la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto.
Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno: Il giusto sarà sempre ricordato.
Non temerà annunzio di sventura, saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme, finché trionferà dei suoi nemici.
Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s'innalza nella gloria.
L'empio vede e si adira, digrigna i denti e si consuma. Ma il desiderio degli empi fallisce.
“Credo che ogni creatura, ma specialmente noi della famiglia dell'Amore Misericordioso, dobbiamo essergli molto riconoscenti e dimostrargli il più possibile questa gratitudine. Sforziamoci di essere molto caritatevoli, pazienti, sacrificati e impegnati ad eliminare ogni imperfezione per imitare tutte le virtù di Dio. Ricordiamoci che Gesù ci chiede di essere non anime comuni, ma sante; che con il buon esempio contribuiamo alla santificazione dei fratelli e che il nostro distintivo sia un cuore materno arricchito delle virtù.
Ricordiamo anche che la pace esteriore non sempre dipende da noi e molte sono le cause che possono turbarla senza nostra colpa. Per lo stesso motivo si può godere autentica pace di coscienza anche in mezzo a tribolazioni, lotte interiori e tentazioni. Ricordate perciò che quando l'anima si vede assalita da tali tentazioni e turbamenti contro la sua volontà, deve ringraziare Gesù, che le permette per i suoi fini cioè il progresso nella perfezione e nella santità.
Sforziamoci di acquistare la virtù della pazienza con ogni mezzo. La pazienza fa parte della fortezza con la quale saremo capaci di sopportare le più grandi sofferenze per Gesù e per la sua gloria. Essa renderà così ferma la nostra volontà che dovranno toglierci la vita prima di farci commettere la più lieve mancanza . La virtù della fortezza nel religioso deve arrivare a distruggere l'«io». (Madre Speranza, consigli pratici)
Questionario di verifica personale:
- Te la senti di arricchire la galleria dei santi del terzo millennio?
- Come pensi di santificare la tua situazione?
- Vivi una bella complicità con Dio?
- Questa complicità aiuta la complicità con il tuo coniuge?
- Avete un progetto di santità in comune?
- Riuscite a coinvolgere in questo progetto anche i vostri figli?
- Ringrazi Dio perché ti ha dato un cuore per amare e un corpo per soffrire?
- Sai valorizzare la sofferenza senza farla pesare a chi te la procura?