LA CHIESA ESPRIME L'AMORE TRINITARIO
Riflessioni sull'enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est” nn. 19-25
L'amore è l'essenza di Dio ed è perciò quanto di più santo possa esservi e quanto di più degno e grande l'uomo possa esprimere. La statura in cieli si misura in amore : ogni anima avrà la statura dell'amore che avrà espresso in vita. Naturalmente l'amore ha una valenza grandissima anche in terra, anche se spesso snaturiamo l'amore con l'egoismo di vario genere. Ne deriva che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a perfezionarsi nell'amore.
Benedetto XVI dice che la Chiesa esprime l'amore trinitario, proprio perché accoglie e trasmette l'amore che c'è in Dio.
Nella Trinità santa ad ogni persona divina viene attribuita una funzione: al Padre viene attribuita la creazione e l'amministrazione della giustizia; al Figlio la Redenzione e la misericordia, allo Spirito Santo la santificazione mediante l'amore.
Lo Spirito Santo, proprio perché è Amore per eccellenza, tiene unita la Trinità in un unico volere; Egli mette in relazione le Persone divine e, nella comunione perfetta, genera la vita.
Nella Genesi si dice che in principio c'era il caos, ma lo Spirito Santo alitava sulle acque e dalle acque nacque la vita. Si può pensare che i vari elementi creati dal Padre, siano stati ordinati e legati tra loro con vincoli di energie (le valenze) proprio dallo Spirito Santo e le rocce, il sale, il ferro, il carbonio ecc, siano risultati proprio dall'azione dello Spirito. Quindi si può dire che l'universo è stato creato dal Padre, in vista del Figlio, per opera dello Spirito Santo.
Nella Trinità c'è perfetta intelligenza delle cose, totale uniformità di volere, generosa e sollecita azione.
E' lo Spirito Santo che tiene unita fortemente la Triade divina, sì da poter dire che c'è un Dio solo in tre persone, mistero profondo per noi che non sappiamo amare in maniera totale.
Lo stesso Spirito opera in noi, creature fatte a immagine di Dio, per riprodurre tante unioni trinitarie in versione umana, quante sono le famiglie sulla terra.
Sicuramente le immagini sono molto più scadenti dell'originale. Ma chiediamoci: Perché la mia volontà non collima con quella del mio coniuge? E' davvero lui/lei che vuole cose sbagliate o sono io che permetto ai miei sentimenti di rabbia, si invidia, di gelosia, di pigrizia, di superficialità, di spirito di contraddizione di prendere il sopravvento, di offuscarmi l'intelligenza e rendere indisponibile la volontà? Se io fossi più libero/a dai miei condizionamenti psicologici e spirituali, forse mi accorgerei che le richieste del coniuge sono normali e condivisibili e in casa ci sarebbe la pace e l'armonia, si parlerebbe con libertà, si sperimenterebbe la gioia di vivere insieme.
In noi non sempre c'è la conoscenza esatta delle azioni e delle sue conseguenze, non solo perché non abbiamo un'intelligenza piena, ma perché siamo disturbati da sentimenti contrastanti, ambigui, interessati. Comunque il Signore, che conosce la nostra situazione, ha posto rimedio a questo nostro limite con i doni dello Spirito , che sono, in gran parte, doni di luce per l'intelligenza, forza per la volontà, indicazioni per un'azione secondo Dio.
Gesù, prima di ascendere al cielo, promise e poi mandò lo Spirito Santo, proprio perché, lavorando il nostro cuore, la nostra mente e la nostra volontà, ci disponesse ad accogliere la buona novella della salvezza, rivelataci da Gesù, per la nostra felicità eterna, ma anche per una serena e santificante convivenza qui sulla terra.
La sapienza , l' intelletto , il consiglio , la scienza sono tutti doni dello Spirito, che vanno a guarire la nostra mente, confusa dall'egoismo, dalle tentazioni del nemico infernale, dalla mentalità del mondo corrotto.
La fortezza è un aiuto alla volontà buona, per perseverare nel bene anche se i risultati non si vedono e potremmo scoraggiarci e desistere. La perseveranza è un frutto di questo dono.
Il dono della pietà è confidenza filiale verso Dio, è amore tenero e rispettoso verso il nostro Padre celeste, che ci ha riaccolti nel suo amore per mezzo del sacrificio redentore di Gesù.
Il dono del santo timor di Dio , va anche questo ad orientare la nostra volontà alla perfetta adesione con la volontà di Dio.
Tutti questi doni sono l'aiuto che Gesù è venuto a portare alla nostra fragilità, perché noi potessimo vivere da immagini di Dio e quindi potessimo vivere nell'armonia e nella pace.
Ma chi s'impegna ad usufruire di questi aiuti?
Le coppie vivono nella discordia e spesso anche nella violenza, perché i coniugi non lavorano a tener ben lubrificato dentro di loro, l'ingranaggio della comunicazione e della comunione. Se l'egoismo prende il sopravvento, l'intolleranza cresce e ci rende impossibile la serena accettazione del coniuge così com'è e magari i nostri interventi sono provocatori e non possono risolvere la situazione ma solo peggiorarla. A questo punto la psiche si aggroviglia in maniera tale da non sapere più dove sta la ragione o il torto e quindi si fa sempre più strada il desiderio di liberarsi dall'angoscia di una convivenza spiacevole. Il tentatore , da parte sua, approfitta di questa situazione per far levitare nella nostra mente i difetti del coniuge e nella nostra psiche l'intolleranza, fino a far esaurire la nostra mente e farci ammalare anche fisicamente.
Eppure il rimedio c'è ed è a portata di mano di ognuno.
Basta mettersi davanti ad un Tabernacolo o davanti ad un Crocifisso, come faceva Madre Speranza, quando i problemi la angosciavano e trovare lì la forza di trasformare in offerta libera, la sofferenza che le veniva inflitta ingiustamente; poi poteva agire con il cuore pacificato, con umiltà, con pazienza, secondo le indicazioni che la prudenza suggeriva.
Il Signore è sempre lì, nel Tabernacolo e attende chi vada a chiedere a Lui luce, forza, grazia per affrontare le difficoltà della vita; è lì anche per noi, ma noi ci ricordiamo di ricorrere a Lui?
Se lo facciamo e nonostante tutto i problemi non si risolvono, è cosa santa accettare l'evento spiacevole come una prova della nostra fede e della nostra virtù ed essere sempre pronti a dar ragione della speranza che è in noi, come suggerisce S. Pietro nella sua prima lettera.
La vita , del resto, è una prova e ognuno di noi deve cercare di santificarla, santificando le varie situazioni che ci si presentano. La preghiera è importante, ma se la preghiera non dispone il nostro cuore a santificare le situazioni che ci interpellano, non è vera preghiera, forse è inquinata da sentimenti di magia , quasi che basti ripetere certe formule perché si ottengano certi risultati. Dio potrebbe fare anche tutto da sé, ma dove sarebbe il nostro merito? Dove sarebbe la nostra crescita nell'amore, che si ottiene con il sacrificio?
L'amore viene messo alla prova proprio dall'incorrispondenza, dalla irriconoscenza, dall'insensibilità della persona amata. Se noi perseveriamo nell'amore, nonostante l'incorrispondenza, il nostro cuore si dilata e dà spessore all'amore; se, al contrario, all'incorrispondenza opponiamo l'abbandono, il mutismo, il rifiuto… impoveriamo ancora di più il nostro cuore e facciamo crescere l'egoismo.
Non è certo facile vivere l'amore, soprattutto se si tratta di amore coniugale, quando non c'è corrispondenza; ma, d'altra parte il comandamento dell'amore ci dice proprio di amarci l'un l'altro come Lui, Gesù, ci ha amato. Ma Lui, dopo essersi fatto mendicante d'amore , come dice Madre Speranza, se la creatura non corrisponde, anzi lo rifiuta, lo offende, lo maledice, rimane sempre fedele e quando, pentita, torna a Lui, l'accoglie, l'abbraccia, la purifica, la nutre, la fortifica, anche se tutto questo gli costa la vita.
Gesù vuole che il matrimonio sia l'incontro di due creature che si amano di amore completo : mente, cuore, volontà, condivisione totale nel bene e nel male, ma, se uno dei due per debolezza, per ribellione, per trasgressione, rifiuta l'amore, l'altro/a, se vuole rimanere nell'amore, dovrà percorrere un tratto in salita, dovrà attivare il cuore e disporlo al perdono, dovrà attivare la mente e non lasciarsi inasprire da pensieri di delusione, di stupore, di scandalo, dovrà attivare l'anima e fare di tutta la sofferenza che le viene data ingiustamente, un'offerta a Dio in unione con l'offerta di Gesù che ha subito ben più grave tormento ed è rimasto nell'amore.
Certo, due persone che si sposano, non mettono nelle loro previsioni, l'idea che un giorno possano rimanere soli ad affrontare la fatica di portare avanti la famiglia, perciò la prova li trova spesso impreparati. Ma se questo succede, bisogna affrontarlo in maniera dignitosa e fruttuosa sul piano spirituale e soprannaturale. E' difficile senza dubbio, ma sono molte le persone si trovano in questa situazione e, se non distolgono lo sguardo da Gesù, modello di fedeltà, se si tengono sotto l'azione dello Spirito, vanno avanti dignitosamente e si santificano. Se poi il coniuge infedele, passato l'accecamento provocato dalla passione, torna sui suoi passi, come il Padre del figlio prodigo, il coniuge fedele, sempre seguendo l'insegnamento di Gesù, dovrà accoglierlo, perdonarlo, ridargli fiducia, assisterlo nel cammino di conversione.
Il mondo non capisce questo atteggiamento misericordioso, ma il mondo non ha mai capito le cose dello spirito, perché ignora il suo linguaggio, le sue motivazioni, la sua logica; il mondo si regola sulla “legge del taglione”, applicandola rincarata della vendetta, che provoca chiusure ermetiche o violenza ad oltranza. Ma con quali risultati? Con i risultati di cui sono pieni i telegiornali e i giornali e che ci danno l'idea di trovarci in un mondo di alieni.
La Chiesa e nella Chiesa ogni cristiano, al contrario, si sforza di vivere l'amore vicendevole, sentendosi responsabile delle necessità di ogni singolo cristiano, di qualunque natura esse siano.
Già la Chiesa primitiva di Gerusalemme, istituì la “Diaconia della carità” quando, il moltiplicarsi dei fratelli di fede, fece capire agli Apostoli che non potevano fare tutto loro. Pietro e gli Apostoli, allora, riservarono a sé la predicazione e l'amministrazione dei sacramenti, in particolare la celebrazione dell'Eucaristia e lasciarono ai diaconi il servizio alle mense, con cui si provvedeva il cibo a chi ne era privo per povertà, per anzianità, per vedovanza o orfanità.
Le necessità degli uomini, però, non sono solo quelle relative alla sussistenza, ma sono di varia natura: c'è la malattia, l'handicap, il vizio, la violenza, la carcerazione, la solitudine, la mancanza di abitazione; c'è la disarmonia coniugale, c'è il problema educativo, da impostare secondo l'insegnamento evangelico, c'è il tempo libero, che non deve essere tempo di perdizione ma tempo di vera ricreazione, oggi c'è la droga, ci sono le società a delinquere, la prostituzione indotta, l'abuso dell'infanzia, i pericoli vari a cui sono esposti soprattutto i giovani… e allora la Chiesa , come istituzione divina, per mezzo dei suoi organismi gerarchici:
Chiesa universale, che fa capo al Papa,
Diocesi, presiedute dai Vescovi,
Parrocchie, animate dai sacerdoti
Istituti religiosi, che, dotati di speciali carismi, sono chiamati ad operare
nei vari periodi storici, in base alle necessità del momento,
risponde alle varie necessità in nome di Dio, Padre di tutti, che considera i poveri i suoi beni più cari. La “Caritas”, quasi tutte le Case di accoglienza delle varie devianze giovanili, molte cliniche e le scuole, un numero enorme di opere in terra di missione, sono gestite da religiosi, che mettono a rischio anche la propria vita per diffondere il Vangelo e la carità di Cristo.
La storia della Chiesa e in particolare della Chiesa romana, è ricca di esemplari figure di giganti della carità. Il Papa, nell'Enciclica “Deus caritas est”, cita San Lorenzo diacono, morto nel 258, durante la persecuzione di Valeriano. Il prefetto Cornelio Secolare, dopo aver condotto al martirio il Papa Sisto II, ordina a Lorenzo, che era preposto alla carità per i poveri di Roma, di consegnargli il tesoro della Chiesa. Il diacono, vende tutti i beni della Chiesa e distribuisce il ricavato ai poveri, poi si reca con tutti loro dal prefetto e glieli presenta dicendo: “Questi sono i beni della Chiesa”. Il prefetto, irritato, lo condanna ad essere arso vivo. Il corpo di Lorenzo viene sepolto dai cristiani sulla V. Tiburtina, dove in seguito è sorta la basilica in suo onore.
Se Gesù ci educa all'amore verso tutti i fratelli di fede e non solo, a maggior ragione ci educa all'attenzione reciproca in famiglia, dove si vivono tanti disagi: i disagi della crescita, i disagi di vivere cristianamente il matrimonio, i disagi del lavoro, della casa, delle relazioni parentali, della malattia, della morte, per cui i coniugi sono continuamente in stato di diaconia l'uno verso l'altro e insieme verso i figli e i parenti.
Il desiderio di Dio è di vederci felici.
Il desiderio della Chiesa è di vederci felici.
Il desiderio dei coniugi deve essere quello di vedere felici tutte le persone che a loro fanno riferimento, anche a costo del proprio sacrificio, come ha fatto Gesù. In questa maniera l'amore del Padre, passa al Figlio, dal Figlio passa a noi, da noi passa ai nostri cari. Tutti questi passaggi li gestisce lo Spirito Santo, che opera nei cuori delle persone di buona volontà e quindi possiamo dire anche noi che ci stiamo trasmettendo l'amore trinitario.
Il Papa dice che la Chiesa esprime l'amore trinitario , ma come lo esprime? Lo esprime attraverso tutti i cristiani che s'impegnano a viverlo .
La famiglia cristiana è chiamata ad impostarsi sul modello della Chiesa. Se lo fa, in essa circola l'amore vicendevole: ognuno dei coniugi vive in funzione della serenità e della felicità dell'altro, anche se per ottenere questo risultato deve rinunciare a se stesso, deve dimenticare i propri gusti, forse deve cambiare molte abitudini, in sé non cattive, ma che non si armonizzano con la vita di coppia e di famiglia; insieme i coniugi, devo spendere la loro vita per mettere al mondo e poi assistere nella crescita i figli, che sono figli di Dio e quindi vanno trattati ed educati secondo la grandezza della loro origine e del loro fine; insieme a loro devono onorare Dio nel giorno di festa, partecipando all'Eucaristia, insieme devono impegnarsi a vivere i valori evangelici, perché i figli se ne impregnino fin dal seno materno; man mano che crescono, devono guidarli all'inserimento in una società che offre molte possibilità, m ha anche molti lati oscuri. Devono vivere nella fiducia in Dio, per non smarrirsi di fronte alle avversità della vita, anche per dare esempio di fortezza e di fede ai figli….. Se nella famiglia circola questo amore, vuol dire che ci stiamo amando in Dio, se non circola e ci sono difficoltà di dialogo, di comprensione, di buona volontà, litigi, silenzi pieni di astio, insofferenza, desiderio di fuga… vuol dire che in qualche cuore lo Spirito trova ostacoli e non può operare la comunione perfetta. Questo ci deve indurre a riflettere, perché non è cosa di poco conto.
Se con la vocazione al matrimonio, Dio affida alla coppia una cellula del suo corpo mistico e la coppia non si premura di farla vivere in salute, cioè nell'amore, manca alla sua vocazione, quindi si può dire che fallisce proprio nel compito principale che le è stato affidato da Dio.
Niente è facile di ciò che è grande, le cose importanti si ottengono con sacrificio, ma può un cristiano arrestarsi di fronte al sacrificio? Siamo seguaci di un Dio crocifisso per amore, può il nostro amore chiederci qualche sacrificio? A te la risposta.
Questionario di verifica personale
- Che misura puoi dare oggi al tuo amore? Come pensi di poter aumentare di qualche unità?
- Hai capito di quale malattia soffre il tuo amore? Egoismo, indifferenza, pigrizia, infedeltà, incapacità di perdono, vendetta, superficialità, avarizia, prepotenza, inflessibilità di giudizio, insofferenza verso i parenti, desiderio di evasione, altro…
- Ti sei messo o ti vuoi mettere sotto l'azione dello Spirito Santo in maniera permanente, perché Egli ti possa permettere di esprimere l'amore trinitario?
- Conosci abbastanza la tua psiche per gestirla in modo che non ti faccia commettere errori nel rapporto con i tuoi cari con i tuoi colleghi di lavoro, con quanti vengono a contatto con te?
- Madre Speranza ci dice che Gesù si fa mendicante d'amore presso ogni cuore. Tu gli fai la carità di aprirgli il tuo cuore e di accoglierlo in maniera stabile dentro di te?
- A casa tua si pratica la “diaconia della carità” verso tutti i membri della famiglia e dei rispettivi parenti, quasi fosse una palestra di allenamento per acquisire la sensibilità misericordiosa verso tutti?
- Sei tra quelli che criticano la Chiesa o t'impegni in prima persona a darle credibilità, facendo splendere la sua carità sul tuo volto?
- Cosa puoi fare perché chi ti vede possa dire: “Questo è un vero cristiano?”