CRISTO AMORE INCARNATO E COMANDAMENTO NUOVO
Riflessioni sull'enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est” nn. 12-18
Abbiamo visto come il Dio dell' Antico Testamento si manifesta come un Dio vivo, che chiede amore alle sue creature, e se queste glielo negano lui soffre, ma se poi si convertono e tornano a Lui, le perdona, dimentica le tante volte che le ha già perdonate, riveste le loro nudità, ridona loro dignità e bellezza.
Nel Nuovo Testamento , tutto quanto era detto in Genesi, Esodo, Osea, Ezechiele, Cantico dei Cantici ecc, acquista corpo in Gesù. Egli ci mostra l'infinito amore del Padre, lasciando il cielo per venire in terra a salvarci.
Il perdono, che Gesù ci porta, esalta la misericordia divina, ma in Dio è perfetta anche la giustizia e questa andava soddisfatta con una riparazione adeguata all'offesa. L'offesa era stata fatta a Dio e solo un Dio poteva ripararla, nessun uomo era in grado di farlo, non solo per la disparità abissale tra lui e Dio, ma perché il peccato aveva dato morte ad ogni figlio d'uomo e un uomo dall'anima morta, non poteva offrire se stesso in riscatto.
Gesù allora prende un corpo nel seno purissimo di Maria e si presenta a noi come la misericordia incarnata , che si offre per riscattare l'uomo dal peccato e riconciliarlo con Dio.
Egli prende un corpo umano come il nostro, condivide con noi povertà, freddo, caldo, intemperie, fame, sete, sonno; ci parla con linguaggio umano, comprensibile a tutti, dotti ed ignoranti, ci rivela il Padre, ci parla del Regno di Dio, ci educa con la predicazione a renderci cittadini del Regno fin da questa terra, vivendo a nostra volta l'amore misericordioso, ci dà esempio vivendo la tolleranza, la pietà misericordiosa, la solidarietà, la fiducia incondizionata in Dio, l'accettazione delle contrarietà, il perdono, la fedeltà assoluta al piano che il Padre aveva su di Lui.
Nell'Antico Testamento i patriarchi e i profeti erano solo portavoce di Dio e a volte esprimevano, con i loro gesti, i pensieri di Dio: si offrivano come modello plastico perché il popolo potesse capire. Gesù, invece, è l'incarnazione stessa del Dio invisibile:
“ Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse ”. (Gv 14:8-11)
In quanto tale, tutto ciò che Gesù ha detto e fatto, è ciò che Dio vuole e fa.
Gesù ha scelto la povertà, l'umiltà, la fatica onesta, ha subìto persecuzioni, soffrendo con pazienza, senza vendicarsi, ma chiedendo a Dio l'aiuto nel momento della prova, è stato tentato ed ha resistito alla tentazione, scoprendo l'inganno diabolico con la preghiera e il digiuno, ha santificato il lavoro e il riposo, ha compiuto la volontà del Padre, accettando il progetto di vita che Egli gli aveva assegnato, senza sottrarsi alla sua durezza, è passato sulla terra beneficando tutti, amici e nemici, come un padre e una tenera madre, aveva compassione di tutti…
La Madre Speranza , nella sua esperienza mistica, nel Novembre 1927 scrive: “Mi sono distratta, ossia ho passato parte della notte fuori di me e molto unita al Buon Gesù. Lui mi diceva che debbo farlo conoscere agli uomini, non come un Padre offeso dalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono, che cerca con tutti i mezzi il modo di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro”. Alcuni giorni dopo precisa:
“Egli ama ogni uomo allo stesso modo e se c'è qualche preferenza è per quanti, schiacciati dai propri difetti, si sforzano e lottano per essere come Lui li vuole; che l'uomo più perverso, il più abbandonato e bisognoso è amato da Dio con una infinita tenerezza e, se torna a Lui con cuore sincero, sarà per lui un Padre e una tenera Madre”.
Il Vangelo è pieno della sua Parola di vita, e delle opere del suo amore. Lui si è definito Via, Verità e Vita.
Stando così le cose, noi, uomini del “post Cristo”, non abbiamo più bisogno di dottrine e di profezie, abbiamo un modello vivo , basta imitarlo, seguire i suoi passi, accogliere la sua parola che è Verità rivelata ed avremo la Vita che Dio ci ha promesso fin dalla creazione del mondo.
Sembra facile ed in effetti è facile, ma dobbiamo fare sempre i conti con il tentatore , che approfitta della nostra situazione di prova, per confonderci le idee, per illuderci con falsi miraggi, per travestire gli atti e le scelte che Dio condanna, in modo che non le riconosciamo come tali e le compiamo o accettiamo che si compiano, dando il nostro tacito o esplicito assenso magari anche andando a votare una legge contraria alla legge di Dio.
Quante parole si scrivono per travestire le azioni denunciate da Dio e da Gesù come esecrabili! Guardate cosa non si è scritto e si scrive per travestire il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, la droga, l'omosessualità….. addirittura l'incesto! A leggere tante parole, così logiche in apparenza, sembra che i senza cuore sono: Dio, Gesù, e i pochi che lo seguono…. Eppure non si capisce se non dopo averne fatto l'esperienza, che nel momento in cui, rifiutando l'invito divino, ci togliamo una “croce” perché ritenuta troppo dolorosa, ce ne troviamo sulle spalle un'altra ancora peggiore, che nessuno ci scrollerà più di dosso: la croce del rimorso; la sofferenza dall'esterno è passata all'interno , il male, da subìto, ce lo troviamo addosso come scelta responsabile! E allora cosa abbiamo risolto? Il tormento della coscienza non ci lascerà più. La misericordia di Dio è grande e, se chiediamo perdono, Egli ce lo accorderà, ma il rimorso ci accompagnerà per tutta la vita.
San Pietro nella sua prima lettera dice: “ E' meglio, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male ” (1Pt,3,17).
E' evidente, allora, che i problemi non si affrontano sull'onda delle emozioni e delle previsioni fatte da noi che abbiamo la vista corta, ma le decisioni vanno prese guardando al Modello divino . La domanda da farci, prima di prendere una decisione è la seguente: Cosa farebbe Gesù nella mia situazione? Se la risposta non ci è chiara, rivolgiamogliela direttamente nella preghiera e la risposta arriverà e, con la risposta, arriverà la forza della grazia che ci aiuterà ad affrontare il problema in maniera dignitosa. “ Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede ”. (1Pt 5,8-9) Egli fa levitare nella nostra mente i problemi, per farci accogliere la sua proposta peccaminosa. Magari ci fa vedere come un mostro un piccolo bambino innocente, che si affaccia alla vita, dopo che noi stessi lo abbiamo invitato a venire, in un momento di piacere lurido e irresponsabile, per deciderci all'aborto; non parliamo dell'arte di ingrandire le difficoltà di dialogo tra i coniugi, per indurli al divorzio! Ora ci sta convincendo che se una persona soffre, possiamo darle una morte dolce, facendo passare questo “arbitrio” di decidere anche della vita delle persone, come un grande gesto di carità, nascondendo magari il vero motivo, che è quello di liberarci dall'incomodo di doverla accudire. Ha creato ad arte strutture di peccato, chiamandole strutture di divertimento, luoghi da sballo. Propone la droga come l'elisir della felicità e così brucia la gioventù e la vita, creando autentici alieni. E tanti, troppi ci cadono, anzi possiamo dire che tutti, in una maniera o nell'altra cadiamo nei suoi insidiosi tentacoli.
Ma dov'è la saggezza dell'uomo del terzo millennio?
Non si ascolta più Dio, la Sua Parola non è più di moda, ma innalziamo templi al tentatore, dove lui viene onorato, ascoltato, creduto. C'è pure chi gli consacra la vita con patto di sangue!
Conseguenza di tutto questo: l'uomo del terzo millennio non è felice, si dispera, si uccide, uccide, vive la noia e l'agonia dell'anima.
Ma di quale uomo parliamo?
Parliamo dell'uomo di questo mondo dominato dal peccato e dal male, quello per cui, nell'Ultima Cena, Gesù non ha pregato, perché nella Sua sapienza vede che ormai si è votato irreversibilmente al male. Questo uomo è schiavo e suddito di Satana ed è bene starne lontani, perché siamo deboli e potremmo essere confusi dalla sua logica bugiarda.
Ma Gesù non sta lontano neanche da questi tali: Egli è il Buon Pastore , che cerca la pecorella smarrita e si cala nel dirupo in cui si è cacciata, per ricondurla all'ovile; è il padre del Figlio prodigo , che aspetta la sua creatura rovinata dal vizio, la riaccoglie sul suo cuore, la purifica, la riveste di dignità nuova, la nutre col suo stesso Corpo, le dà nuovi calzari, perché possa camminare sulla via della Vita; è la donna che cerca la dramma perduta, e trovatala, senza più l'immagine che le dava valore, la rimette nel conio del suo Cuore, per tornare ad imprimere nella sua anima l'immagine di Dio.
Gesù non si arrende di fronte al sacrificio, come facciamo noi, Lui non si risparmia ma dona tutto se stesso per poterci riscattare dal nemico infernale a cui ci siamo venduti.
La Madre Speranza , nella sua esperienza mistica, ci parla del Buon Pastore in questi termini:
“Un giorno mi fu mostrato come devo cercare di districare le anime che, come pecore si impigliano tra le spine delle loro passioni: vidi come Gesù, vedendo una pecora impigliata, si abbassò fino a lei, non restò in piedi o a distanza ma si inginocchiò accanto a lei, senza strappare le spine per non farle male ma le andò levando con molta attenzione: prima tolse quelle che tormentavano la sua testa, poi quelle che turbavano il suo cuore e poi la consegnò a me perché portassi a compimento l'opera ”.
Gesù non solo cerca la pecora smarrita, ma si premura di non farle male; Lui stesso le toglie delicatamente le spine dalla testa, cioè il modo di pensare ribelle che il tentatore le aveva inculcato, e poi le spine del cuore, cioè tutti gli affetti illeciti e peccaminosi, che erano levitati in lei cedendo alle tentazioni e vivendo una vita trasgressiva, poi passava la pecorella alla Madre Speranza, cioè alla Chiesa, perché le togliesse le spine delle zampe, cioè l'aiutasse a camminare nelle vie di Dio, gradualmente, man mano che le forze soprannaturale le tornano.
Il Signore ha fatto fare alla Madre Speranza questa esperienza, perché imparasse, come lei stessa dice, a trattare le anime deboli, malate e confuse, con amore misericordioso, senza scandalizzarsi della situazione in cui si erano cacciate, ma assicurandole del perdono divino, perché acquistino fiducia in Lui e non si scoraggino di fronte alle difficoltà che il cammino di conversione comporta.
Non temiamo, perciò, se noi stessi ci consideriamo pecorelle perdute, di lasciarci ritrovare e curare da Gesù e dalla Chiesa, e non temiamo neanche di dire ad altre pecorelle intricate nel peccato, che Dio le attende come un Padre e una tenera Madre, per curare le loro ferite, per accoglierle suo Suo Cuore misericordioso e far festa per il loro ritorno. Il prezzo del nostro riscatto Gesù l'ha già pagato, donando la sua stessa vita, versando tutto il Suo Sangue divino per purificare le nostre anime; Lui non vuole condannare ma perdonare e riabbracciare i figli smarriti, che vagano nelle tenebre del mondo corrotto.
Dopo aver riacceso all'orizzonte della loro vita, la luce della speranza, della fiducia, del coraggio, mostriamo loro la via del ritorno attraverso il sacramento della Riconciliazione, che è come il bagno purificatore, per poter sedere a tavola e nutrirsi del vero Agnello che ridona le forze. Il passato di peccato viene così sepolto con Cristo nel Suo stesso sepolcro, e risorge con Lui una creatura nuova, con i segni delle sue cicatrici, ma sana e libera da ogni infezione diabolica.
L'Eucaristia ci fonde in unità con Dio e tra di noi. Questa unità si realizza sacramental-mente nel Matrimonio e nella famiglia. La famiglia, senza Eucaristia, è quasi impossibile, almeno nel senso profondo e completo che può raggiungere, se vissuta nella completezza dalle persone che la compongono, cioè non sono un'unione di corpi che vivono sotto lo stesso tetto e neanche di cuori in relazione per il vincolo di sangue, ma un'unione di corpi, cuori ed anime, protesi tutti verso lo stesso traguardo, che inizia nel tempo per sfociare nell'eternità.
Ci sono anche famiglie che non vivono l'aspetto spirituale e soprannaturale della vita e sembra che vivano in armonia. Questo può essere vero, ma sicuramente si fermano ad un livello buono ma non pieno; la loro comunione sarebbe molto più ricca e profonda se vivessero l'aspetto soprannaturale della vita, al quale si dà poca importanza oggi, ma domani potrebbe essere l'unica cosa che ci rimane e che ci unisce per l'eternità. Se non l'abbiamo coltivato ci troveremo sicuramente poveri davanti a Dio e se ci salveremo sarà magari per la misericordia di Dio e per le preghiere degli altri, ma, non avendoci messo del proprio, non avremo raggiunto la pienezza della vita soprannaturale e quindi saremo come degli immaturi nel Regno di Dio.
La Madre Speranza ci parla della situazione dei beati nel Regno di Dio:
“ Gli abitanti del cielo sono senza numero, molto nobili e sapienti in tutto, conversano con la massima familiarità. Sono come gigli senza spine e grano senza paglia, disposti con varietà, in armonia e accordo, pur non avendo tutti la stessa gloria, simili alle stelle del cielo che, quantunque differenti per luminosità e grandezza, sono ordinate con mirabile leggiadria. Ognuno gode della gloria degli altri come della propria , perché tutti si amano con straordinaria carità. Questa è l'idea che ho della gloria in quanto stato e compagnia dei beati.
Se tutti noi amassimo davvero il buon Gesù e seguissimo le sue ispirazioni, se ci amassimo mutuamente e vedessimo nei nostri superiori l'immagine del Signore, se fossimo colmi della carità di Dio, le nostre case sarebbero un'anticamera del cielo , gli abitanti i poveri ( dice la Madre Speranza riferendosi alle case religiose, i coniugati possono dire i figli ) e noi i loro angeli custodi. Figli miei, sta in nostro potere rendere le nostre case anticamere del cielo e vivere sulla terra come angeli, amando e glorificando Dio e facendo quello che gli angeli non possono fare, cioè soffrire per Lui e lavorare per i suoi poveri ”.
Chiediamoci seriamente se in casa siamo elementi di comunione o se il nostro modo di agire, di parlare, di affrontare le situazioni della vita, quelle che Dio permette per la nostra purificazione, è di edificazione o di scandalo al coniuge e ai figli, se la nostra presenza porta gioia e serenità o disagio e desiderio di fuga. Noi possiamo avere tante belle qualità, fare anche tante opere buone, pregare e seguire per molti aspetti il Signore, ma basta un difetto per renderci non credibili, per vanificare tutto quanto facciamo di buono. Perché non c'impegniamo, allora, ad imitare davvero Gesù nostro modello, a praticare il vangelo amando tutti, buoni e cattivi, parenti ed estranei, rimettendoci anche della nostra reputazione o rinunciando ai nostri diritti, ma dilatando il cuore verso quanti magari vogliono abusare della nostra bontà?
Il Comandamento dell'amore , che Gesù ci ha dato, mette il suo stesso amore a misura del nostro: “ Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Gesù si è lasciato letteralmente spogliare di tutto: della casa, della missione, degli amici, della Mamma, dei vestiti, della fama, dell'onore, della stessa vita per salvarci… Come intendiamo noi, pretendere di essere suoi seguaci, suoi imitatori, se ci ribelliamo non appena toccano i nostri diritti, non appena sfiorano la nostra reputazione, non appena approfittano della nostra disponibilità, non appena ci causano anche un piccolo fastidio?
La nostra casa è la scuola, la palestra della nostra virtù e del nostro amore; i nostri allenatori sono quelli che vivono con noi, essi sono strumento di Dio perché noi ci esercitiamo nelle virtù. Se seguiamo le indicazioni, la nostra anima si tempra nella fede, nella speranza e nell'amore e noi diventiamo sempre più forti spiritualmente e soprannaturalmente parlando. Se pensiamo di dover educare gli altri, invece di educare noi stessi, ci illudiamo e perdiamo tutto il beneficio che da questa palestra potremmo ottenere. Decidiamo il da farsi.
Questionario per la revisione personale:
- Io considero Gesù come il mio modello di vita? Lo tengo sempre fisso davanti ai miei occhi, come il pio israelita portava la legge pendente davanti agli occhi?
- Guardando Gesù riesco ad intuire l'amore misericordioso del Padre, che ha sacrificato il suo Figlio diletto per salvare me peccatore?
- Conosco abbastanza il Vangelo, per potermi confrontare con esso in ogni circostanza della vita?
- Conoscendo Gesù, anche attraverso gli scritti di Madre Speranza, m'innamoro sempre più di Lui? Corrispondo al suo amore, m'impegno a compiere la sua volontà anche se difficile?
- Comunico il suo amore anche al coniuge e ai figli o li scandalizzo con le mie intolleranze?
- La mia casa è un'anticamera del paradiso, io sto al servizio dei miei cari come un angelo custode?
- Finora sei stato capace di perdere qualcosa di tuo pur di onorare Dio e di amare i fratelli?