CARITA', UN CUORE CHE VEDE E CHE SOCCORRE
Riflessioni sull'enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est” nn. 32-33
“Cor unum”
Il papa, Paolo VI, ha istituito il Pontificio Consiglio “Cor unum”, per coordinare l'attività caritativa della Chiesa, dato che la carità fa parte della trilogia, che la Chiesa riconosce come compito assegnatole dal suo Fondatore Gesù Cristo: la Parola , i Sacramenti, la Carità.
La Chiesa prende il suo orientamento dal programma già presente negli Atti degli Apostoli:
“ Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune ”; (At 2:42-44)
La Chiesa si sente Famiglia di Dio e, in quanto tale, i suoi responsabili, sentono come loro dovere il compito di provvedere a tutti i membri il necessario per l'anima, per la mente e, dove è necessario, per il corpo. La carità non nasce come un di più ma come un'esigenza dell' essere nuovo , nato con Cristo. Il vangelo, le lettere di S. Paolo, di San Pietro, tutto il Nuovo Testamento non fanno che ribadire questa verità.
“ Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo , creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera ”. (Ef 4:17-24)
Per le creature nuove, le opere dell'uomo vecchio sono passate. Dall'adesione alla fede, deriva un nuovo modo di comportarsi. La nuova realtà ci rende famiglia, e nella famiglia non è concepibile un diverso trattamento tra i membri. La comproprietà è nata spontaneamente nella Chiesa di Gerusalemme, anche se non ha avuto una lunga durata, perché l'uomo non sa resistere per molto tempo sulle alture della perfezione. Ma questo è il nostro limite, che addirittura ci fa ritenere impossibile un modo di concepire la vita come famiglia allargata; se avessimo veramente fede, vedremmo la grandezza di Dio anche in questo aspetto.
Chi ha realizzato, almeno in parte, questo progetto di fraternità in Cristo sono gli Istituti religiosi: essi mettono in comune il frutto del lavoro dei singoli religiosi; con il voto di povertà tengono a freno l'avidità dell'avere per poter provvedere a chi è nel bisogno, impegnandosi nelle opere di misericordia. Madre Speranza diceva alle religiose che dovevano lavorare come se avessero da mantenere almeno 5 figli, perché in realtà i poveri da soccorrere sono tanti. Lei ha dato esempio accogliendo gratuitamente bambini poveri nei suoi Istituti e il Signore l'ha assistita con la Provvidenza straordinaria. Ma il Signore è disposto a farlo anche oggi, perché la Sua mano non si è accorciata, il suo Cuore non si è ristretto, si è ristretta forse la nostra fede.
Madre Speranza raccomandava di riservare almeno il 25% alla gratuità, in favore dei poveri, in tutte le opere della sua Congregazione, per attirare su di essa la benedizione di Dio.
I santi, con la loro sensibilità, ci dicono che la carità deve avere anche una dimensione misurabile, non deve consistere solo in buoni sentimenti sterili.
Anche nei bilanci familiari si può programmare una percentuale da destinare alla beneficenza e alla cura spirituale della famiglia. Non saranno i soldi spesi per i poveri o per la nostra anima, quelli che ci renderanno poveri, al contrario possono dare occasione alla Provvidenza divina di manifestarsi. Se vogliamo seguire concretamente Gesù, dobbiamo acquisire una sensibilità misericordiosa.
Benedetto XVI definisce la carità: “ un cuore che vede e che soccorre ”. (“Deus caritas est” n.31)
Noi cristiani dobbiamo pregare e lavorare per dare occhi al nostro cuore . Se riusciremo in questo intento, vedremo tutte le cose in maniera diversa. Madre Teresa , passando per le strade di Calcutta, fu capace di vedere quello che i governanti e le persone preposte ai servizi sociali non erano riusciti a vedere, vide Gesù nei miserabili, che agonizzava ai bordi della strada e decise di impegnare tutta la sua vita per soccorrerlo, alleviare la sua solitudine, offrirgli un cuore sul quale morire. Don Picchi, Don Gelmini, Suor Elvira, Chiara Mirante e altri, alla stazione Termini o in qualche altra piazza di ritrovo, videro Gesù nei giovani ciondolanti per la droga, per l'alcool ecc, zimbello del demonio e degli sfruttatori e, mossi a compassione, diedero una virata a U ai loro progetti giovanili, per dedicarsi all'accoglienza e al recupero di tante giovani vite in difficoltà. S. Giovanni Bosco, a suo tempo, vede Gesù nei bambini abbandonati, il Cottolengo nei disabili, S. Giovanni di Dio negli ammalati e così via.
Queste persone avevano dato “ occhi celesti” al loro cuore e Dio operò ed opera con loro e per loro prodigi di salvezza.
Oggi c'è bisogno di “occhi celesti” per vedere Gesù che geme nell'agonia del “nulla ”, in cui vivono tante persone che hanno voluto escludere Dio dalla loro vita, per non vederlo si sono fasciati gli occhi con tante ideologie atee, positiviste, che sfociano nella depressione e nell'autodistruzione e barcollano nel buio della vita che si sono creati, cercando di agguantare qualche appiglio per non affondare nella melma più di quanto non siano affondati.
Noi cristiani, che siamo chiamati ad essere “ la luce del mondo” , abbiamo il compito di strappare queste bende e ridare a questi fratelli occhi per vedere. Non c'è bisogno di spostarsi molto per trovarli, non dobbiamo andare tra gli infedeli, li troviamo in ufficio, a scuola, al mercato, sulla spiaggia, sugli autobus delle città, forse ce ne sono anche in casa nostra …..
Oggi c'è bisogno che i cristiani acquisiscano occhi celesti, per vedere Gesù che geme nell'agonia del nulla , in tante persone che gli occhi se li sono fasciati per non vedere Dio, giudicato scomodo dal loro egoismo edonistico, ma in questa lotta sorda contro Dio, brancolano nel buio della vita, cercando di agguantare qualche appiglio per non affondare.
Noi siamo chiamati ad avere occhi per vedere questi naufraghi alla deriva, per aiutarli a togliersi le bende, per riacquistare la vista delle cose celesti.
Le famiglie sono piene di questi bendati, che ignorano la bellezza della fede, la gioia della speranza, la pienezza di un amore donato nella gratuità assoluta al coniuge, ai familiari, ai fratelli di fede e in genere a tutti.
Non tentiamo, però, di strappare con malgarbo le loro bende. Le anime malate vanno trattate con la stessa delicatezza con cui si trattano i corpi malati. Non mostriamo orrore per il loro stato, non li esasperiamo, mostriamo misericordia e bontà; come il Buon Samaritano, medichiamo le loro ferite con l'olio dell'amore, della fiducia, della speranza. Non pretendiamo risultati immediati: cambiare vita significa acquisire una nuova mentalità; significa prendere nuove abitudini e questo esige lotta. “L'uomo vecchio”, abituato al peccato, ricalcitra e non è facile metterlo a tacere. Quando sembra che si sia assopito, ha risvegli improvvisi, che spaventano l'anima. E' normale che ciò avvenga. La vita è lotta tra il bene e il male, che abitano in noi, ma, man mano che la grazia fortifica l'anima, questa riesce a tenere sotto controllo la sua natura ribelle.
Dobbiamo avere pazienza anche con noi stessi se, impegnati nel cammino di conversione, ci troviamo sempre a ricadere in umilianti situazioni che smentiscono il nostro impegno attivo, in favore di altri fratelli. Solo chi non è pratico di guida delle anime si può stupire di queste ricadute. Gesù, perché imparassimo a non stupirci, ha permesso che tutti i suoi apostoli lo abbandonassero nel momento dell'umiliazione, ma poi, ravveduti e confermati nella fede da Pietro, egli stesso più umiliato degli altri per il suo rinnegamento, saranno capaci di dare la vita per il loro Signore e Maestro. Sarebbe bello non avere di questi momenti di retrocessione, ma il perdono di Gesù è vera cancellazione e grande elargizione di grazia di fortezza, per non tornare alla propria debolezza.
Per riuscire nell'intento di salvarci o di lasciarci salvare dalla nostra cecità spirituale, bisogna che il nostro cuore sia completamente conquistato da Gesù.
Il cuore viene conquistato con la conoscenza e la conoscenza si ottiene con la frequentazione. Forse ci sembra difficile frequentare Gesù, perché abita l'inaccessibile, ma Egli ci ha lasciato i segni della sua presenza, prima tra tutte: la sua Parola . Leggere con fede anche poche righe ogni mattina, ci permetterà di capire sempre meglio il suo pensiero e con sorpresa ci accorgeremo dopo un po' di conoscerlo meglio, di amarlo di più, di sperare nelle sue promesse, che dilatano il cuore e alimentano la fiducia. C'è poi l' Eucaristia , incontro con il Dio vivo.
I genitori sono chiamati, per dovere di stato, ad alimentare la fede dei loro figli , si sono impegnati a questo quando hanno chiesto il Battesimo per loro. Se ai figli non si parla di Gesù, se non si fa conoscere il Vangelo, se non si vive un rapporto d'amore con Lui attraverso la preghiera in famiglia, difficilmente potranno innamorarsi di Lui per mancanza di conoscenza; se si ricorre a Dio solo quando ci sono i grandi guai, perché magari si vogliono strappare miracoli, i figli si faranno un concetto magico di Dio , se poi le risposte non sono quelle che si attendevano, finiranno per staccarsi del tutto da Lui, pensando che si tratta solo di una chimera.
Il genitore attento, cerca di non cadere in questa trappola, perché un sano rapporto con Dio , oltre che dovere di riconoscenza e d'amore filiale, è enormemente importante per la salute psichica e anche fisica delle persone. Tutti abbiamo bisogno di progettarci la vita, ma, se ce la progettiamo in base alle filosofie positiviste che dominano in questa nostra società, si entrerà in un turbinio inarrestabile di esigenze mai soddisfacenti, che ci faranno protendere verso l'appagamento della fame di piacere, con il risultato, come dice Madre Speranza, che diventeremo schiavi dei sensi e non loro liberi gestori. Questa è la nuova schiavitù del XXI secolo . Oggetto delle brame possono essere i divertimenti, i vestiti, i piaceri sessuali, il cibo, le droghe, il gioco d'azzardo….
La ricerca della felicità non è un male, essa è un'esigenza scritta nella nostra anima, che tende alla pienezza della gioia. Ma questa pienezza di gioia può darla solo il possesso di Dio, un Dio Padre, un Dio amico, un Dio fratello, un Dio amore misericordioso.
Molti giovani e non giovani cercano altrove ciò che solo in Dio potrebbero trovare e lo cercano fino ad esaurirsi nella ricerca e nelle delusioni che archiviano. E' l'esperienza di S . Agostino, anche lui, giovane inquieto, aveva attinto a tutti i pozzi che offriva la società del suo tempo, ma l'acqua che aveva bevuto lasciava sempre l'amaro nel cuore, che diceva il suo. “No, non è qui quello che cerchi”. Quando finalmente trovò Dio, disse la frase famosa: “Signore, siamo fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.
Anche il salmista traduceva in preghiera la stessa esperienza quando diceva:
Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
Confida sempre in lui, o popolo, davanti a lui effondi il tuo cuore, nostro rifugio è Dio.
Sì, sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.
Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza,
anche se abbonda, non attaccate il cuore.
Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia ; (Sal 61:6-12)
I salmi sono attribuiti a Davide, che aveva fatto anche lui l'esperienza della trasgressione, accecato e sedotto dalla sete di piacere, ma anche lui, umiliato e pentito, ha trovato pace solo in Dio.
Perché far correre ai figli il rischio d'insoddisfazione esistenziale , per trascuratezza nell'educazione alla conoscenza di Dio e alla fede in Lui? Questa superficialità da parte dei genitori sta costando la vita a molti giovani, che cercano nella droga, nei divertimenti da sballo, nella vita senza regole, ciò che solo Dio potrebbe dare loro.
E' anche vero che molti genitori non possono rimproverarsi di aver trascurato l'educazione religiosa, e, nonostante tutto, i figli stanno vivendo la trasgressione, l'angoscia, l'insoddisfazione e sono un peso per se stessi e per chi vive loro accanto.
In questi casi bisogna invocare forte lo Spirito Santo perché usi anche vie straordinarie per far innamorare di Dio i figli che vivono la ricerca vana e la tristezza esistenziale.
La gioia è uno dei frutti dello Spirito. Certamente i frutti si colgono dopo aver coltivato le piante; nel nostro caso i frutti dello Spirito si raccolgono quando nei cuori sono stati coltivati e messi in pratica i doni di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio.
Per coltivare questi frutti bisogna vivere sotto l'azione dello Spirito, ma se lo Spirito è il grande sconosciuto come potrà mai operare in noi?
I genitori hanno il dovere di far conoscere Dio ai figli e di dar loro i mezzi per mettersi in relazione con Lui uno e trino, se poi loro, nel corso della loro crescita, avranno momenti di scollamento e tentativi di fuga dalla casa paterna, bisogna pregare il Padre Misericordioso che li attenda come attese il figlio prodigo e non permetta che il male, la superficialità, il mondo con le sue insidie li travolgano. La preghiera dei genitori è preghiera sacerdotale . Quando i genitori pregano per i loro figli, la loro preghiera ha valore ministeriale, perché stanno esercitando il sacramento del Matrimonio, che è un sacramento permanente, che dura quanto dura la vita. La carità più grande che si possa esercitare in favore dei figli è permettere che impostino una personalità equilibrata psicologicamente e ben orientata dal punto di vista spirituale e religioso. Questa è anche la più grande eredità che si possa lasciare loro. Molte volte l'eredità di beni materiali li può portare a dividersi, proprio per mancanza di altruismo, di generosità, di benevolenza,. L'eredità spirituale li rende generosi, altruisti, capaci di sacrificare se stessi in favore del coniuge più disagiato ecc.
L'equilibrio psicologico, affettivo, religioso favoriscono anche la futura scelta vocazionale dei figli, perché le crisi coniugali o anche le defezioni dei religiosi, sono essenzialmente crisi personali non risolte, caratteri difficili per una difettosa impostazione della personalità nei primi anni di vita. Se la persona somatizza insicurezza, scarsa autostima, aggressività, sentimenti di frustrazione, avrà poi difficoltà nella relazione con il coniuge o con la comunità e se non affronta e risolve i problemi personali, poi li trasferisce sui figli, in una catena che può durare diverse generazioni.
Alla parola “Carità” allora bisogna dare un senso molto più allargato di quello che normalmente le diamo, perché se la carità è un cuore che vede e che soccorre, ciò che l'occhio del cuore vede non è solo la povertà di beni, la malattia, l'handicap, ma anche la tristezza, la noia, l'incomprensione, la malvagità nelle sue molteplici forme, l'incapacità di dare senso alla propria esistenza, la fuga nel vizio, il disordine morale in tutte le sue forme.
Il cuore abilitato a vedere, è un cuore sempre all'opera per portare sollievo, consiglio, sostegno, incoraggiamento, per indicare, se c'è bisogno, la via del ritorno alla Casa del Padre.
Questionario di verifica personale:
- Senti il santo orgoglioso di essere “Famiglia di Dio”?
- Hai occhi per vedere in ogni uomo un fratello o hai riserve verso qualche categoria di persone?
- Il tuo cuore si muove a soccorrere i fratelli in ogni tipo di bisogno, spendendo anche del tuo?
- Tanti fratelli sono abbrutiti dal peccato. Cosa fai per loro?
- A casa tua c'è qualche creatura che ha bisogno di soccorso materiale, spirituale o morale?
- Educhi la fede dei tuoi figli? Dai esempio di coerenza morale? Preghi con loro e per loro?
- Togli dalla tua casa tutto ciò che potrebbe nuocere ai tuoi figli (immagini e riviste porno, fumetti violenti, video cassette diseducative). Li guidi nella scelta dei programmi televisivi?
- Commenti con loro le notizie che acquisiscono dagli amici? Conosci i loro amici
- Come coniugi fate in modo che i vostri figli abbiano una psiche serena e il senso vero della vita?