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MAGGIO 2006

     

 

CONDIZIONI PER SEGUIRE GESU' (Mt 16,24-28)

Esigenza di orientamento


Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?

Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

  Nella vita tutti ci poniamo le domande esistenziali, riguardanti il senso del nostro vivere, del nostro impegnarci, del nostro morire, della vita oltre la morte. In base alle risposte che ci diamo o che accettiamo, ci programmiamo la vita. Tutto dipende da chi vogliamo seguire: c'è il mondo con le sue seduzioni, c'è l'ambizione di emergere in qualche settore del sociale, c'è la brama di soddisfare le nostre esigenze, c'è Dio con i suoi imperativi precisi….

  Noi uomini anche quando facciamo programmi, difficilmente ipotizziamo l'incontro con la sofferenza, con il rifiuto, con la delusione, con la morte… Amiamo immaginare la vita come una bella passeggiata ricca di sorprese gradite, lunga, senza ostacoli. E' una forma di illusione simile a quella dei politici prima delle elezioni, che ci prospettano situazioni irreali di fioriture quasi magiche di benessere, alle quali neanche loro credono.

  Gesù, al contrario, ci presenta il suo programma nella crudezza della sua essenzialità: « Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua ”.

  Ma quale leader farebbe una cosa del genere? Non c'è da stupirsi se pochi lo seguono. Eppure questo programma è denso di saggezza soprannaturale. Che lo vogliamo o no, la vita è spesso una battaglia, alla quale non sempre siamo preparati, proprio perché non abbiamo messo in programma le sorprese sgradite che possono capitare e, quando accadono, non siamo pronti a ridisegnare la nostra vita in base alla nuova condizione che è venuta a crearsi.

  Le proposte di Gesù sono sempre all'insegna del dono incondizionato di sé. Egli non invoglia la folla a seguirlo, perché la proposta è sempre personale , e personale deve essere anche la risposta; quando diventiamo folla, di solito non siamo noi a pensare, a scegliere, a decidere ciò che vogliamo fare, ma siamo travolti dall'emozione che scorre nel gruppo e spesso non abbiamo il tempo per decifrarlo, capirlo e decidere se lasciarsi prendere dalla corrente o no; di solito la folla compie gesti automatici che la travolgono. Chi orienta la folla sono i leaders, che astutamente o anche in buona fede, la usano per raggiungere i loro scopi, che non è detto che si identifichino con il bene della collettività, come fanno credere. Per questo le folle che seguirono Gesù nella settimana della sua Pasqua, passarono, con incredibile celerità e totalità, dagli “Osanna al Figlio di Davide”, ai “Crocifiggilo!”.

  L'uomo, anche quando è in buona fede, è comunque molto limitato, molto condizionato dalle sue attese personali. Solo le persone perfettamente libere da sé sarebbero in grado di interessarsi davvero del prossimo. In qualche modo l'hanno fatto e lo fanno i santi, ma in maniera perfetta lo fa solo Dio. Dio però sa qual è il vero bene dell'uomo singolo e della collettività, che non sempre coincide con quello che ognuno si attende nella percezione individuale e limitata che abbiamo delle cose, e questo è uno dei motivi per cui spesso non riusciamo a capire gli interventi di Dio nella nostra vita e restiamo perplessi, come se Dio fosse sordo alle nostre richieste e non coinvolto nella nostra situazione. Il fatto è che noi abbiamo delle zone irredente dentro di noi, delle zone in cui vorremmo fare da noi, senza seguire le indicazioni divine, e sono proprio queste nostre ambiguità che ci creano confusione mentale ed emotiva e non di rado mettono in crisi la nostra pseudofede. Dobbiamo ammettere che è difficile prendere sul serio Dio in tutti gli aspetti della nostra vita, pochi lo fanno, ma quei pochi vivono una sorta di pace e di sicurezza, alimentata continuamente dalle riprove che Dio è sempre fedele alle sue promesse.

  Perché non entrare in questo piccolo numero per farlo crescere e per godere anche noi della pienezza del vivere cristiano?

  Dio, abbiamo detto, privilegia il rapporto personale, si rivolge al cuore di ogni uomo e, nell'intimità, gli fa le sue proposte, aspettando che liberamente accetti o rifiuti. Infatti dice: Se qualcuno vuole venire dietro a me…

  A questo “qualcuno” che accetta, non promette beni terreni, ma lo invita a prendere la croce e a seguirlo! Questo significa che la vita sarà tutta una tribolazione? Non è detto, ma il disporsi ad accettare per amore e con amore anche gli aspetti spiacevoli della vita, ce li rendono utili per acquistare saggezza, per giovare alla propria anima con gli atti di virtù che mettiamo in atto, di giovare al prossimo per i meriti che acquistiamo e per l'esempio di pazienza che diamo.

  Del resto, se croce vuol dire travaglio , dobbiamo ammettere che questa è la legge della vita. Se il chicco di grano, caduto in terra, non si sottopone al travaglio dello svuotamento, del dono totale di sé, non produce frutto, rimane solo e sterile, mentre se accetta la sua croce, rivive in forma nuova e potenziata nella spiga.

  Passando all'applicazione dell'immagine evangelica, possiamo dire che, se io accetto di mettere la mia vita al servizio dei fratelli, senza timore di perdere me stesso, vedrò fiorire la mia vita negli altri, che cresceranno nell'amore, nella gioia, nell'adesione a Dio, nella felicità, e questa realtà darà senso alla mia vita anche in questa terra, perché la mia anima avvertirà di servire al piano di Dio e attiverà dentro di me la sorgente della gioia.

  Le parole di Gesù sono sempre vere: che significato potrebbe avere quell'affermazione: “ A chi crederà in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno nel proprio intimo? ” La sorgente è sempre lo Spirito Santo, la fonte dove essa sgorga è l'anima che vive l'amore totale, nella fiducia che, donandosi a Dio attraverso i fratelli, compie cosa gradita a Dio e di grande valore soprannaturale e anche terreno. I santi hanno diffuso intorno a sé tanta serenità, tanta gioia, tanto benessere, quindi essere santi giova anche per costruire la città terrena.

  Gesù non è un Maestro che insegna dalla cattedra e poi manda gli altri, Egli per primo prende la croce e ci precede. La Madre Speranza ha espresso molto bene questo concetto nel libro “La Passione”:

    «Chi vuole venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua».Gesù apre il corteo portando la croce più pesante... lo seguono le moltitudini. Tutti portano la propria croce. Croci di ogni genere e tipo. Chi perseguitato dall'odio e dall'invidia; chi dalla crudeltà o dall'ingiustizia; chi scontando i propri peccati; chi quelli degli altri. Croci portate con rassegnazione, in silenzio, con il cuore oppresso; croci portate con amore e serena immolazione. Lui ci precede sempre, aiutando tutti come guida e consolatore.

  Ciò che può rendere leggera la croce è la consapevolezza di portarla con Gesù e per Lui e tale pensiero ci sosterrà se amiamo il buon Gesù, perché amarlo genera amore alla croce.

  La santa croce deve essere per noi virtù e potenza di Dio. Volgiamo lo sguardo a questo simbolo di dolore, di pena e di morte. Questo albero secco, senza foglie né rami, con i due bracci tronchi e spogli, così aspramente lavorato è immagine di vigorose aspirazioni, di tenacia saldissima. È l'emblema della fortezza, della vita come sofferenza e morte.

  Dio l'ha scelta quale espressione di forza e di vita e l'ha voluta come strumento di redenzione. Essa predomina nell'esistenza terrena di Gesù segno di morte e di resurrezione; e deve illuminare e guidare anche tutte le azioni della nostra vita.

  Chiedo a Gesù che la croce sia per le mie figlie e i miei figli autentica forza divina. Con le sue linee dure e severe, l'aspetto triste e ripugnante, simbolo del martirio, essa ha accompagnato costantemente tutta la vita di Cristo, non soltanto gli ultimi anni: la persecuzione di Erode che cercava di ucciderlo, la fuga in Egitto, la vita nel deserto, sono degli esempi.

  La povertà e le umiliazioni a Nazaret sono l'ombra che la croce proietta già dai primi anni sul Redentore, e quest'ombra cresce ogni giorno durante la sua vita pubblica e gli opprime il cuore. La vede e la sente molto più vicina nell'orto degli ulivi e la sua presenza gli causa tale dolore che il cuore respinge il sangue con violenza facendolo prorompere con dolore da tutti i pori.

  Il giorno dopo quando gli presentano la croce, che da tanto tempo ha previsto e contemplato, Egli la prende e, schiacciato dal suo peso, la porta fino al Calvario. Lassù si lascia inchiodare sul duro legno. Ecco il Salvatore del mondo, Re del cielo e della terra, intimamente congiunto alla croce, per nostro amore, con vincoli indissolubili di mistiche nozze per una morte crudele che gli stessi romani, gente spietata e senza cuore, considerano il più atroce e orribile genere di morte.

  Questo sarebbe stato già molto. Tuttavia una simile condanna non fu mai eseguita con maggior crudeltà e raffinatezza di tormenti né in un corpo più bello e sensibile. Con chiodi lunghi e rozzi è inchiodato al duro legno l'armonioso corpo di Gesù, già tutto sfigurato dai colpi dei flagelli e dalla pungente corona di spine. Comincia un martirio inimmaginabile”.

  L'amore può chiedere tutto, e all'amore tutto si può donare, perché l'amore svuota per fecondare.

  I giovani , nel loro progetto matrimoniale programmano la casa, il corredo, le comodità, ma difficilmente trovano spazio nelle loro previsioni la malattia, la disoccupazione, la discordia familiare, la problematicità della comunicazione ecc; quando poi queste cose arrivano, non sono in grado di gestirle perché sono impreparati.

  Gesù stesso ha fatto una grossa fatica per far capire agli Apostoli che la croce era in agguato, proprio perché si trovassero pronti ad affrontarla, ma non volevano saperne e quando poi è arrivata, sono rimasti tanto sbalorditi che sono fuggiti. Questa situazione si ripete anche troppo frequentemente nel nostro tempo: i matrimoni non durano perché, in sintesi, l'uomo e la donna moderni non capiscono e non vogliono capire il linguaggio della croce, soprattutto della croce accolta con amore e per amore, come l'ha accolta Gesù; la parola sacrificio si vuole proprio eliminarla anche dal vocabolario, anche se poi, più si sfugge più essa ci insegue e ci schiaccia.

   Non è certo Gesù che ci prepara la croce , la croce ce la fabbrichiamo con le nostre mani, facendo scelte sbagliate, ma Lui, anche in questo caso, c'invita ad accoglierla per trasformarla da strumento di tortura in mezzo di redenzione e di santificazione. La croce è sempre frutto del peccato : il peccato dell'uomo la preparò a Gesù, il peccato nostro e altrui la prepara a noi. Non diamo a Dio la colpa delle nostre croci, rischieremmo di confondere il benefattore con il malfattore. La croce può esserci preparata anche dal prossimo più prossimo, che ci coinvolge nelle sue scelte sbagliate: se un marito, una moglie, tradisce, non s'impegna a provvedere il necessario alla famiglia, cede a qualche vizio, non modera la sua irascibilità, è asociale e diffidente…. , carica una grossa croce su tutta la famiglia e non sempre i familiari sono pronti ad abbracciare questa croce, quindi comincia la battaglia e nelle battaglie ci sono sempre vittime innocenti, che pagano per gli errori altrui.

   Chi ama davvero, mette a base dei suoi impegni lo sforzo di migliorare se stesso , proprio per non caricare coniuge e figli di pesi troppo gravosi. Più uno migliora se stesso, più diventa elemento di comunione in famiglia, nel lavoro, nel gruppo….

  Chi invece, pensa di risparmiare se stesso, accontentando le sue passioni, evidentemente non ama, o non ama al punto da anteporre gli altri a se stesso, il suo modo di amare non lo espropria, non lo responsabilizza, quindi non è vero amore, perché il vero amore è capace di dare anche la vita per la persona amata, comunque vive per la persona amata e non per se stesso. Persone siffatte non hanno valore sociale o religioso, sono persone che girano intorno a se stesse in una sorta di narcisismo adolescenziale, che non li porta a maturazione.

  E' difficile trovare persone completamente responsabili, completamente e gioiosamente impegnate a procurare il bene del prossimo: coniuge, figli, amici, colleghi, molti di noi si riservano spazi di ripiegamento su se stessi, di autocompiacimento, di difesa dagli altri, di fuga.

  Si dirà che è normale comportarsi in questo modo, ma proprio per questo non ci sono molte persone responsabili, molte persone vere, molte persone in linea con il Vangelo.

  Il Vangelo ci indica sempre la via in salita, la più difficile, ma anche la più fruttuosa:

“Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?”

Gesù più e più volte ci ripete che questa vita terrena ha i giorni contati e non merita darle un'importanza eccessiva. Il mondo, volere o no, dobbiamo lasciarlo, che vale impegnarsi ed accanirsi per farsi in esso una posizione? Questo soggiorno terreno serve solo per decidere che cosa vogliamo farne della nostra eternità, se vogliamo giocarci tutto su questa terra o se vogliamo prepararci un futuro di gloria, insieme alle persone care che hanno condiviso con noi l'esperienza terrena e anche per il nostro impegno educativo e caritativo, potranno godere con noi anche l'eternità, nella beatitudine piena.

La vera vita è davanti a noi, questa possiamo donarla per amore, ce la ritroveremo centuplicata in gloria nell'abbraccio eterno di Dio.

  “Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.

  Il vero risultato che dobbiamo cercare di raggiungere è la valutazione positiva delle nostre azioni da parte di Dio : se Egli le troverà giuste, ce le accrediterà per il cielo e noi stessi saremo stupiti sentendo che il nostro normale darci da fare per provvedere al bene materiale e spirituale della nostra famiglia ci avrà meritato la sua compiacenza, la sua benedizione, il biglietto d'ingresso nel Regno dei beati. Ma questo accadrà se sapremo dare profondità spirituale al nostro impegno, facendolo per amore e unendolo all'azione continua di Dio Provvidenza, di Dio Amore, di Dio Perdono, di Dio amante dell'uomo.

  “ In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

  Di quale morte avrà voluto parlare Gesù quando ha fatto questa affermazione? Veramente sappiamo poco della vita eterna e in particolare della vita dei santi. Probabilmente essi, una volta terminata la vita terrena, continuano in cielo a provvedere a chi rimane sulla terra. S. Teresa del bambino Gesù, chiese a Gesù di trascorrere la sua eternità sfogliando petali di rosa sulla terra e sicuramente Dio gliel'ha concesso, se tanti hanno raccolto questi petali e se ne sono giovati per la loro salvezza. Viviamo anche noi la saggezza dei santi.

Questionario di approfondimento personale:

  1. Che rapporto hai tu con la croce? La detesti, la respingi, la ami?
  2. Te la senti di seguire Gesù, che ti invita a camminare dietro a Lui portando la croce?
  3. In che cosa ravvisi la tua croce? Sono persone, circostanze dolorose, cose che mancano o altro?
  4. Come potresti santificare la tua croce, praticamente?
  5. Nella tua vita ci siano ancora zone non donate, tempi riservati a te, luoghi in cui non entra Dio?
  6. Che valore ha per te il mondo, l'avere, il prestigio, la considerazione umana?
  7. Dio è veramente il polo a cui tendi o sei impegnato a raggiungere altri traguardi?
  8. Cerchi di dare spessore soprannaturale alle tue azioni, per valorizzarle per la vita eterna?
  9. Ti piacerebbe prolungare la tua azione benefica anche nella vita eterna?

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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