"VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA, VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO"
Quest'anno andremo alla scuola dell'unico Maestro, di Colui che conosce la verità perché era presente quando il Padre creava il mondo: "Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti". (Sap 9,:9)
Gli uomini ci offrono il frutto del loro cervello, che può produrre solo ipotesi, Gesù ci offre la verità. Egli, sapientemente, nasconde questo tesoro, in scrigni rustici, come l'ostrica nasconde la perla dentro valve grezze. Questo favorisce il dinamismo del discepolo che, se vuole appropriarsi della perla, deve prendersi l'incomodo di aprire lo scrigno. Le parabole di Gesù sono questi scrigni, che, sotto l'apparenza di similitudini, nascondono il tesoro: la perla della verità.
Quando Gesù volle fare un corso di esercizi spirituali o un camposcuola, come diremmo noi, portò la moltitudine che lo seguiva su un alto monte; qui parlò loro di come deve vivere il cristiano. Tra le altre cose, riportate da Matteo ai capitoli 5,6,7 del suo vangelo, disse:
"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". (Mt 5:13-16)
Voi! Cioè noi!: io, tu, la nostra coppia, le persone che ci sono state affidate (figli, alunni, dipendenti, clienti, pazienti…), noi siamo "il sale della terra", noi abbiamo il compito di dare sapore al mondo!
Un cibo senza sale è "sciocco" dicono i toscani, è come una persona dall'intelletto impedito, che ride fuori posto e piange fuori posto. L'insipienza è indice di insignificanza. Che pena quando si vedono dei bei ragazzi, nei quali però non brilla la luce dell'intelligenza!
Ebbene, chi vive secondo le chimere proposte dai mezzi di comunicazione sociale, dal modo di pensare e di agire di questo nostro mondo, dal pensiero debole, ride quando dovrebbe piangere e piange quando dovrebbe ridere!
Cos'è la sapienza? Sapienza viene da sapere; è sapiente chi sa, è stolto chi non sa.
Ma cosa bisogna sapere? Bisogna sapere la verità. Quale verità? La verità che risponde ai "perché esistenziali".
Da sempre l'uomo, creatura autocoscienze, si pone le domande esistenziali. Egli si trova a vivere e non sa rispondere alla domanda "Cos'è la vita?", si trova a nascere, a crescere, a lavorare, a soffrire, ad amare… si sposa e non sa da dove viene e dove va… La sua intelligenza intuisce ma non sa né dimostrare né negare. Sente l'anelito alla libertà, ad una vita felice, ad un amore sublime… lo turba il morire… capisce che il bene è premio a se stesso, ma il male lo tenta e si chiede: "Ma chi sono io?"
A questa domanda hanno cercato di rispondere i filosofi di ogni tempo, creando teorie lunghe e complicate, si sono cimentati artisti e poeti, ma la chiave del mistero era sempre oltre le loro intuizioni e questo li rendeva pensosi……
Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. (Ef 2:4-5)
In altre parole, ci ha aperto uno spiraglio sul mistero. La Trinità tessa si è mossa a compassione dell'uomo: il Figlio ha capito il desiderio del Padre di rivelarsi ai suoi figli e, in un generoso impeto d'amore ha detto: "Padre, Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà. (Eb 10:5-7)
Come ogni padre risponde alle domande del figlio, Dio, per mezzo di Gesù, ha parlato all'uomo e gli ha rivelato la verità sulla vita, sull'universo, sul peccato, sul dolore, sulla malattia e sulla morte, sulla vita presente e su quella futura. In altre parola, ci ha fornito il sale del vero sapere, ci ha rivelato il senso della vita, ci ha fatto capire le nostre responsabilità nelle scelte che facciamo.
Di questo sale ha bisogno il nostro mondo, di questo sale ha bisogno il microcosmo che è la vostra coppia, i vostri figli.
Questo sale di sapienza e di verità è necessario soprattutto a chi si orienta nella vita a fare una scelta sociale come è il matrimonio.
Quando Dio volle farsi un popolo, scelse una coppia: Abramo e Sara, perché dal matrimonio nascesse una famiglia, da questa una tribù, un casato, da questo un popolo. Ogni famiglia ha il suo patrimonio, fatto di beni materiali, morali, spirituali e soprannaturali. Questi beni sono l'eredità che i genitori lasciano ai figli. Ma, attenzione!, l'eredità economica è spesso causa di divisione tra i figli; questo accade soprattutto quando, insieme ad essa, non è stata data l'eredità morale, cioè il patrimonio di virtù e valori che sono alla base di una famiglia unita. Questi non si danno con atto testamentario alla fine della vita, ma si trasmettono con l'aurea familiare durante tutta la vita. I figli se ne appropriano attraverso gli esempi piuttosto che per mezzo delle parole. Poi c'è l'eredità soprannaturale, costituita dall'invisibile dono di grazia, che i genitori accumulano con i loro sacrifici offerti per amore, con le loro preghiere, con il perdono vicendevole e verso i figli. Il valore di questa eredità è imponderabile.
SITUAZIONE ATTUALE
Purtroppo la famiglia oggi è sola di fronte a questo compito, ma questo non giustifica lo scoraggiamento, il "lavarsi le mani", l'allinaersi passivo, lasciando che le cose vadano come vogliono. Se la nostra cultura non favorisce la famiglia nata dal matrimonio cristiano, perché troppo esigente, non si può per questo rinunciare alle sole cose capaci di creare una civiltà più giusta, più sana, più serena, la tanto auspicata "civiltà dell'amore" e noi aggiungeremmo: "la civiltà dell'Amore Misericordioso".
La giustizia, la serenità, la pace hanno le loro radici nel cuore dell'uomo e vengono seminate in ciascuno di noi fin dal grembo materno e crescono e si sviluppano quando si crea una giusta aurea familiare. Se seminiamo o abbiamo seminato aggressività, rivendicazioni, intolleranza, relativismo religioso…. Non possiamo meravigliarci se i figli hanno imparato la lezione e ci hanno superato. Se ci guardiamo dentro con onestà, forse dobbiamo ammettere che i veri valori non li possediamo nemmeno noi, la nostra stessa religiosità non regge di fronte alle prove della vita. Forse anche noi misuriamo gli avvenimenti e le cose col metro umano…. Siamo sale insipido, nessuno, accostandoci e conoscendoci, si stupisce, come ci si stupisce quando mettiamo in bocca un pizzico di sale puro. Alle parole, forse, ci siamo arrivati, ma alle opere forse no; i figli ci osservano e vedono le nostre incoerenze, la nostra instabilità nella fede. Forse a fatica siamo riusciti a salvare il nostro matrimonio, ma come abbiamo fatto pesare la fatica di amare, come ci siamo lamentati, come ci siamo offesi! I figli, forse, sono vissuti nel tremore. Giunti all'età della ragione si sono detti: "Ma, per vivere così è meglio separarsi"; e noi vediamo le separazioni facili, che non danno tempo al ravvedimento, che non conoscono la misericordia e il perdono, che si fissano nella discordia e che, al massimo, fanno regredire l'amore sponsale a livello di semplice amicizia!
C'è proprio da dire che nel nostro mondo manca il sale della vera sapienza, la precedente generazione magari ne aveva solo per sé ma non era tale da impregnarne l'ambiente vitale e i figli in formazione non hanno potuto assorbirlo empaticamente, impregnarsene e diventare sapidi a loro volta.
COSA FARE?
Disperarsi non giova, del resto c'è ancora Dio vivente in cielo, sulla terra, nell'Eucaristia, nel cuore di tutti i suoi figli, ed è un Dio misericordioso, che ama tutte le sue creature, ma preferisce le più sventurate, le più povere, le più smarrite. Queste le cerca come il Buon Pastore cerca la pecorella smarrita, come la donna cerca la dramma perduta, per rimetterla nel conio del suo cuore e ridarle l'impronta di Dio. Il nostro mondo, in ogni sua creatura, è allora nella condizione di figlio prediletto, ma perché Lui possa operare il prodigio della rinascita di creature nuove, è necessario che queste tornino a Lui con tutto il cuore. Ma chi mai gliele porterà se loro non sanno dove trovare la pace? ……..
Qui entriamo in gioco noi: dobbiamo tornare noi stessi alla sorgente della sapienza e implorarne il dono per noi e per gli altri, soprattutto per quelli che ci sono stati affidati. La nostra preghiera non deve essere più un'egoistica richiesta di grazie e di favori, ma una presentazione supplice e sostitutiva di tutte quelle creature legate a noi da vincoli di sangue e di apostolato, di tutte quelle che riusciamo ad abbracciare nell'arco della nostra conoscenza. Dobbiamo divenire anime vittime, anime di intercessione, anime mediatrici. Oggi, perché il Padre torni a guardare con compiacenza questo nostro mondo, occorre che alla Vittima per eccellenza si unisca una schiera di anime vittime. La Madonna ce lo chiede in continuazione e ringrazia chi ha capito la lezione e l'aiuta a mitigare la giustizia divina. Noi dobbiamo essere nel numero di queste anime che valgono al cospetto di Dio. Tutto nella nostra vita può diventare sale di sapienza:
· la salute, vissuta in modo impegnato,
· la malattia offerta in spirito di espiazione,
· la precarietà economica vissuta con umiltà,
· le umiliazioni familiari accettate in spirito di riparazione,
· gli anni che si accumulano sulle spalle, vivendoli con l'intensità del corridore che, vedendo avvicinarsi il traguardo, accelera la sua corsa per raggiungere la meta.
La preghiera è l'unica forza che può dare una svolta decisiva al nostro mondo. E' una leva di grande potenza. Un grande inventore disse. "Datemi una leva e un punto di appoggio e vi solleverò il mondo". Il punto d'appoggio è il Cuore misericordioso di Dio, la leva è la preghiera, con questa leva il mondo può essere risollevato.
La vera sapienza è un dono dello Spirito. Esso si ottiene meditando la Parola e impegnandosi a metterla in pratica senza tentennamenti. Forse non ci si riesce subito, ma attraverso l'esercizio costante, espressione della nostra buona volontà, e soprattutto attraverso l'intervento gratuito di Dio, che, come una tenera madre, quando vede il figlio impegnarsi per raggiungere un traguardo, lo prende in braccio e lo conduce dove desiderava.
Se noi non dimostriamo il desiderio di ricevere il dono della sapienza, Dio non ci forza.
La sapienza diventa luce per chi la vive e per chi osserva. Se tante saranno le creature illuminate dalla sapienza divina, tra le caligini di questo mondo, cominceranno a risplendere dei piccoli fari che riaccendono la speranza nei cuori.
La luce, dice Gesù, deve essere messa in alto, perché raggiunga lo scopo di illuminare. Lui Luce del mondo, è stato messo sul Calvario, per illuminare il cammino di tutti gli uomini. Noi, come le piccole lampadine nei nostri sistemi di illuminazione, dobbiamo restare in contatto con il Generatore, altrimenti la nostra luce si spegne.
Se, come cristiani, vogliamo illuminare, dobbiamo stabilire nel nostro cuore un punto di contatto con Cristo, una sorta di interruttore, che permette all'energia luminosa di passare. Gesù è esplicito: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". (Gv 8:12)
O siamo lampadine collegate alla centrale, specchi che riflettono e diffondono la luce o siamo tenebra e non possiamo guidare nessuno.
Parlando di alcuni che si facevano maestri ma non avevano in sé la luce, Gesù disse: "Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!". Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola". Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto?" (Mt 15:13-16)
Speriamo che Gesù non debba dire di nessuno di noi che siamo persone senza intelletto soprannaturale, senza i doni dello Spirito che ci rendono sale che dà sapore, luce che illumina.
Torniamo a meditare spesso questa piccola parabola divina che, come il seme, nasconde un progetto di vita: Non accomodiamoci sugli allori di una vita forse anche fondamentalmente buona, ma che ha molto da purificare, per divenire sempre più capace di incidere su un mondo saturo di parole e bisognoso di testimoni. A occhio nudo, sembra che abbia più martiri il "tentatore" che Dio, non sarà vero che "i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce"? Per un progetto satanico di distruzione si trovano persone disposte a dare la vita e a togliere la vita agli altri, per un progetto divino di pace, di amore, di serenità, di fratellanza, di vita eterna non ci saranno persone disposte ad impegnarsi?
Sicuramente questo è anche tempo di martiri, ma noi, vogliamo restare tra i mediocri, tra i rassegnati, tra gli abulici, tra quelli del minimo sforzo? Neanche la preghiera può chiederci il Signore?
E' ora di svegliarci dal sonno pigro, è ora di chiederci da quale parte vogliamo stare, cosa ne vogliamo fare della nostra vita, quale eredità vogliamo lasciare ai nostri figli. Uniti, come coppia e tutti insieme come Comunità, dobbiamo lanciare nel nostro quartiere, nel nostro paese, nella nostra Parrocchia un messaggio di fraternità operosa, di amore misericordioso fervente.
Sono iniziati gli ultimi tempi? Non lo sappiamo, ma sappiamo che per noi gli anni che ci restano sono gli ultimi, quindi non possiamo sciuparli, dobbiamo invece impegnarci con le forze residue a lottare, come Paolo, non invano ma puntando a sconfiggere il nemico, che non si arrende e a sottomettere le nostre stesse menti ribelli al Signore, perché Lui possa regnare su di noi, sulle nostre famiglie, sulle nuove generazioni.
Questionario di approfondimento:
1. Se venisse Gesù a visitarci, troverebbe nel nostro cuore il sale della sapienza divina?
2. Potrebbe compiacersi, guardando la nostra coppia e riconoscendo in essa una immagine ben riuscita della Trinità?
3. Se visitasse la nostra casa, potrebbe rallegrarsi sentendo i nostri discorsi improntati alla sapienza evangelica?
4. Nel compito educativo, potrebbe compiacersi sentendoci dire ai figli le stesse cose che direbbe lui?
5. Se ci seguisse nel posto di lavoro, potrebbe trattenersi compiacente, e benedirci, vedendoci fare il nostro lavoro con senso si responsabilità, con coscienza, senza perdere tempo, onestamente, facendolo per amore, rendendolo così redditizio anche spiritualmente?
6. Osservandoci nella vita della Comunità d'Amore, potrebbe rallegrarsi, vedendoci impegnati come altrettanti "Buon pastori", a cercare le coppie smarrite, le coppie sofferenti, le coppie fragili?
7. Se ci chiedesse, dopo tanti anni di cure amorose, "cosa ne hai fatto, delle tante grazie di revisione e di conversione, di effusione dello… Spirito che ti ho dato" cosa risponderemmo?
8. C'è qualcuno, intorno a te, che ti vede come un faro che orienta la sua vita?
9. Il tuo coniuge, i tuoi figli, i tuoi parenti sono orgogliosi di avere te come coniuge, come padre, come madre, come parente?
10. Ti premuri di vivere sempre in comunione profonda con Gesù, "luce del mondo", per poter riflettere la sua luce, impregnarti della sua sapienza?
11. Ti vuoi impegnare ad intensificare la tua preghiera, per rispondere all'invito della Madonna che chiede il nostro aiuto per rafforzare la sua intercessione?