IL VECCHIO E IL NUOVO (Mt 8,14-17)
"Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?".E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".
Cosa può dire questa parabola evangelica alla coppia? La Parola di Dio interpella sempre tutti gli uomini, qualunque sia lo stato di vita che hanno abbracciato.
Innanzitutto affronta il problema del cambio di generazione. I figli, ieri come oggi, sono sempre "vino nuovo", portatori di novità. Essi assorbono empaticamente i cambiamenti che avvengono nella società e li ripropongono in versione familiare. Questi fermenti culturali possono essere considerati buoni o cattivi, a seconda del nostro punto di vista, a seconda della cultura che a nostra volta abbiamo assorbito e che abbiamo tradotto in scelte di vita.
I genitori, sicuramente, tenteranno di educare i figli ai valori che loro stessi hanno vissuto e che vivono e quest'azione educativa è comunque efficace ed è in linea con la continuità, a prescindere dalle sollecitazioni che i figli riceveranno dall'ambiente. L'azione educativa domestica è più forte degli stimoli esterni, che possono essere molto allettanti se assecondano e rafforzano le passioni, ma non avranno mai la forza delle sollecitazioni assorbite nella prima età, quando il bimbo ha la mente assorbente molto attiva e ha la natura vergine aperta a tutti gli stimoli.
L'influsso della società sarà prevalente nel periodo adolescenziale, mentre tenderà a regredire con la maturità.
Naturalmente in famiglia queste vicende possono creare qualche conflitto: i figli cercheranno di convincere i genitori che le loro scelte nel campo dell'abbigliamento, del luck, del divertimento, del sesso, della morale in genere sono normali perché "fanno tutti così", mentre i genitori mostreranno il loro disappunto: La saggezza dei genitori non è compresa dai figli: "il vino nuovo rompe gli otri vecchi". Da qui la lotta generazionale.
Questa è la norma, ma oggi non di rado si assiste al contrario: sono i giovani che soffrono i disordini morali dei genitori e tentano di riportarli sull'alveo della ragione e del buon senso. Altre volte i giovani mostrano esigenze vocazionali che i genitori non condividono e allora si assiste ad una vera violenza psicologica ai danni dei figli che magari, dopo aver fatto un attento discernimento alla luce dello Spirito, si orientano alla consacrazione. Questi genitori pensano che i figli siano una continuazione della loro vita e magari fanno progetti su di loro, quasi a risarcirsi delle opportunità che sono state loro negate. Ma bloccare un progetto vocazionale è un delitto, un furto fatto a Dio che solo può fare un progetto sulle sue creature e, nonostante tutto, le lascia libere di accettarlo o di rifiutarlo. Genitori che si comportano in questa maniera sono persone non mature, che non possono aiutare i figli a maturare e ad esprimersi nella libertà che caratterizza ogni uomo che viene sulla terra.
Un altro campo in cui questa parabola interpella in particolar modo la coppia e quello della crescita spirituale che ognuno di loro fa.
Nel corso della vita individuale si vivono vicende, incontri, opportunità, grazie… che possono indurci ad una revisione personale e ad una conversione di vita: è energia nuova che ci entra in cuore. Si vorrebbe coinvolgere in questo rinnovamento interiore, che dà senso ed entusiasmo alla nostra vita, anche il proprio coniuge, ma questo può mostrarsi refrattario, indifferente, contrariato, seccato dalle nostre esigenze e non accettare in nessun modo di accogliere il vino nuovo che inebria la nostra anima…. Se lo costringiamo a seguirci con un'insistenza esagerata, succedono scenate: il vino nuovo rompe l'otre vecchio e il risultato è un fallimento.
E allora?… E allora bisogna avere la pazienza dei tempi lunghi, la perseveranza costante e moderata che, a sua insaputa, tempera e fortifica l'otre vecchio e lo rende adatto ad accogliere il vino nuovo. E' un lavoro delicato ed interessante, ma non deve logorarci con l'ansia dei risultati immediati, perché non dobbiamo pretendere che l'altro/a sia costretto da noi, ma arrivi all'autodeterminazione di voler accogliere il messaggio evangelico e di lasciarsi trasformare. Si tratta di un'azione educativa indiretta che non è suffragata da risultati immediati e può dare il senso di incompletezza nella coppia, ma l'armonia coniugale completa e soprattutto l'armonia spirituale è un cammino e, strada facendo, non di rado uno dei due rimane in dietro, bisogna sollecitarlo, attenderlo, aiutarlo con buona volontà e sacrificio, e se anche il risultato si raggiungesse al termine della vita, non sarebbe fatica inutile, poi ci sarà l'eternità per goderne i risultati.
L'ideale sarebbe che tutte e due i coniugi fossero attenti alle sollecitazioni dello Spirito e accogliessero come dono ciò che il proprio partner vive e vuole comunicare. Se ciò avviene, l'armonia del paradiso può cominciare anche su questa terra.
Questo lavoro di sollecitazione reciproca è lecito sempre che il rinnovamento avvenuto in noi è positivo ed in linea con il volere di Dio; se invece il nostro cambiamento fosse trasgressivo e deviante e pretendessimo di trascinare anche il coniuge nella nostra rovina, sarebbe un vero delitto provarci. Attenzione!
Col tempo possiamo migliorare, ma, se non stiamo attenti a vigilare sulle nostre passioni, possiamo anche pervertirci! La Madre Speranza ci insegna a chiedere al Signore che ci tolga la vita prima che arriviamo ad offenderlo. Questa non è disperazione ma saggezza soprannaturale: Se la vita terrena deve servirci per perdere la vita eterna, è meglio che il Signore provveda a togliercela prima che ciò avvenga.
L'uomo vecchio e l'uomo nuovo
Ma da dove viene l'indisponibilità ad assecondare il bene?
Sicuramente dal "vecchio" che c'è in noi e che non ci decidiamo a togliere dal nostro cuore. "Vecchio" è il nostro egoismo, il nostro orgoglio, che non accetta di essere educato, il senso di fastidio che ci dà ogni diversità che implicitamente denuncia i nostri difetti, spesso questo fastidio si chiama anche "invidia", "gelosia", sentimenti che se li lasciamo fermentare in noi, ci possono portare a vere efferatezze, perché si tratta di sentimenti diabolici, da cui dobbiamo guardarci attentamente. L'invidia è' proprio un sentimento del serpente antico, che ha preteso e pretende di rovinare il piano di Dio e nello specifico il piano di Dio sulla coppia.
L'uomo vecchio è l'uomo peccatore, l'uomo nuovo è l'uomo redento da Cristo, che vive la libertà interiore dei figli di Dio. L'uomo nuovo è stato sciolto dalle catene della schiavitù in cui lo bloccava il peccato. San Paolo, nelle sue lettere alle comunità dei primi cristiani, traccia molto bene la dottrina circa la schiavitù del peccato e la libertà dei figli di Dio
"Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia". (Rm 6:16-18)
"Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato". (Rm 6:6)
Questa libertà, comunque va difesa dalle insidie delle tentazioni, perché, se non vigiliamo, si può ricadere nella schiavitù del peccato.
"Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria". (Rm 8:14-17)
San Paolo però ci avverte che il pungolo della schiavitù è dentro di noi, il nostro corpo corrotto. Il nostro spirito pigro sono sempre in agguato per farci ricadere nelle catene del peccato.
"Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?
Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!" (Rm 7:14-25)
La coppia, creatura nuova nata dal matrimonio
La coppia, dal momento in cui decide di sposarsi nel Signore, forma una creatura nuova, una creatura complessa, ma se questa creatura è formata da due creature vecchie di peccato, non può fondersi in unità, non forma perciò una realtà nuova, giovane, feconda: due egoismi che s'incontrano formano un'accozzaglia, si respingono a vicenda, iniziano la lotta per farsi spazio con danno reciproco.
Oggi molte coppie vivono così. I coniugi, abbrutiti dalla mentalità egoistica del mondo e dal peccato che vive in loro, sono in lotta perenne; la creatura nuova che sarebbe dovuta nascere dal matrimonio, viene mortificata (messa a morte) e giace inespressa dentro di loro e il suo grido viene avvertito da ognuno di loro come un'angoscia profonda.
Liberiamo la schiava incatenata che abbiamo dentro di noi la sentiremo cantare e gioire in fondo alla nostra anima. Se riusciremo a farlo, ci sembrerà di aprire gli occhi in una giornata radiosa, dopo una notte di incubo.
La gioia e la tristezza, il gaudio e l'oppressione, la pace e la guerra sono nelle nostre mani, dipendono dalle nostre scelte. Se ci vogliamo bene, facciamo scelte di gioia, di libertà, di pace, curiamo il nostro intimo, liberiamo la creatura nuova dal bavaglio dell'egoismo, della gelosia, dell'invidia, dell'orgoglio oppressivo e il mondo si colora di luce nuova, la stessa vita familiare viene inondata da aria pulita e salubre, vediamo, finalmente, in questa luce, il volto vero dei fratelli.
Ordinariamente quelli che più si lamentano degli altri sono i più imperfetti, i più intolleranti, i più lontani dalla virtù; chi, invece, vigila alla porta del suo cuore per non farvi entrare nulla che non appartenga a Dio, intride il suo cuore di misericordia e, in quell'amore divino, vede solo fratelli, magari bisognosi di aiuto, ma comunque fratelli e non nemici da cui guardarsi.
L'"uomo nuovo" agisce in questa creatura e continua sulla terra l'opera di accostamento misericordioso di Gesù. Questa creatura che si è lasciata rinnovare può dire con Paolo: "Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me".
In sintesi: il nostro comportamento, le nostre parole, il nostro modo di pensare e di agire ci rivelano di che pasta è il nostro cuore. Ci dicono se in noi l' "uomo vecchio" ha ceduto completamente all'"uomo nuovo" oppure persiste pervicace, abbarbicato al nostro egoismo, al nostro modo di giudicare e di valutare gli avvenimenti dal punto di vista del mondo. Se abbiamo abbracciato sul serio e definitivamente il piano di salvezza di Gesù o se la nostra religiosità è solo epidermica, abitudinaria e serve solo a coprire ipocritamente la parte irredenta che permane in noi.
Liberiamoci da questo ingombro che ci rende poco sinceri, poco limpidi, un po' farisaici…. Dio ci vede, ci segue con amore, sta alla porta del nostro cuore e attende la nostra decisione. Cosa vogliamo fare? Lo lasciamo lì come un mendicante o lo accogliamo come l'Ospite d'onore, venuto dal cielo carico di doni per portarci la vita e la salvezza?
San Paolo ci esorta a non tergiversare, a non rimandare il momento della nostra decisione a vivere per Dio, a fare di Lui il motivo della nostra esistenza:
"Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.
Perciò, bando alla menzogna:
· dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri.
· Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira,
· e non date occasione al diavolo.
· Chi è avvezzo a rubare non rubi più,
· anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.
· Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.
· E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
· Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.
· Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Efesini 4,17-32
Questionario di approfondimento personale
· Ti senti una creatura nuova, completamente rinnovata dallo Spirito di Dio?
· C'è qualcosa di vecchio in te, che persiste nonostante l'impegno? Cosa?
· La vostra coppia esprime la freschezza e la gioia dell'incontro di due creature nuove che generano vita nuova, germogli di virtù, fiori di fede e di speranza, frutti di amore?
· I vostri figli, in casa, respirano aria di Vangelo, aria di amore vero, aria di altruismo e di perdono? Riuscite ad educare il "nuovo" che c'è in loro?
· Sapete aiutarli a realizzare il progetto che Dio ha su ciascuno di loro?
· Se vi capita ancora, individualmente o come coniugi, di esprimere atteggiamenti vecchi di egoismo, di insofferenza, di superbia di sopraffazione dell'uno sull'altro/a, come riparate all'inconveniente?
· Paolo attribuisce a Dio le sue vittorie sull'uomo vecchio. Voi ricorrete alla grazia di Dio?
· San Paolo ci elenca gli elementi che ci rendono nuovi; li conosci e ti impegni a viverli anche quando vorresti prenderti una rivincita su chi ti offende?
· Capita ancora che tramonti il sole sulla vostra ira e andiate a dormire senza esservi riconciliati?
· Sapete trovare sempre nel vostro cuore parole buone che siano di edificazione reciproca?
· Cercate di non contristare mai lo Spirito di Dio che abita in voi?