“E I DUE SARANNO UNA COSA SOLA”
“E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».
Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. (Gen 1:26-31)
Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: «Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta».
Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (Gen 2:20-25)
Il matrimonio, oltre che essere scritto in Genesi è scritto nel DNA dell’uomo e della donna, come tratto caratteristico della loro identità.
Genesi è nata dalla riflessione profonda del popolo di Dio, alla luce dello Spirito. Per questo la Bibbia viene considerata Parola di Dio. Dio ha il Suo modo di comunicarci le Sue verità, Egli parla ai cuori, poi l’uomo riveste di parole il messaggio, usando il linguaggio in uso nel suo tempo. Per questo la Bibbia ha bisogno di una chiave di lettura, che permetta di capire la cultura del tempo in cui è stata scritta, ma anche per capire il linguaggio simbolico, valido per tutti i tempi, che si comprende alla luce di Gesù, del Suo Vangelo, della Sua opera di redenzione.
Leggendo questi primi capitoli della Genesi, vediamo Dio in azione, l’Amore in azione. Dio, infatti, è Amore. Ognuno esprime ciò che è e dà ciò che ha. Dio è Amore ed esprime amore diffusivo nella creazione. Essa ha un crescendo e raggiunge il culmine nella creazione dell’uomo, creatura cosciente e libera, fatta ad immagine di Dio, creatura capace di capire, di volere, di amare, di rispondere a Dio, di dialogare con Lui. Questa creatura è il Suo capolavoro, è una creatura voluta da Dio per contemplarsi, per compiacersi, per glorificarsi “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. (Cfr 1Cor 11,7). Cioè il vanto di Dio è l’uomo vivente, perché l’uomo vivente in Dio è un capolavoro di perfezione.
Quando Dio ha pensato di fare l’uomo, lo ha fatto in posizione eretta perché potesse stare di fronte a Lui, potesse contemplarlo e inciderlo nella sua anima, specchio purissimo uscito dall’alito divino, proprio per poter specchiare la grandezza e la bellezza di Dio, la Sua bontà, la Sua capacità di amare in maniera perfetta.
Ma l’immagine su uno specchio esiste solo finché lo specchio permane di fronte all’oggetto, così nell’uomo: finché rimane di fronte a Dio, Dio opera in lui e le sue opere sono d’amore, se si sposta e si mette di fronte al tentatore, entra in confusione, riflette l’egoismo, la sopraffazione, la vanità, la vana gloria, riflette cioè ciò che ha di fronte.
Dio però ha creato l’uomo perché stesse di fronte a Lui e, contemplando l’amore che circola nella Trinità santa, riproducesse, umanamente lo stesso circuito con la creatura destinata a Lui dal Creatore, proprio per poterlo imitare: “Non è bene che l’uomo sia solo” disse l’Eterno, contemplando il primo uomo, “gli farò un aiuto che gli sia simile”, simile nella dignità, simile nella capacità di amare e di ricevere l’amore, simile nella capacità di generare vita e diffondere l’amore. L’uomo vivente in Dio è come un moltiplicarsi di Dio stesso in tante immagini che ne riproducono la bellezza e riempiono l’universo di amore.
Questa è la prima chiamata dell’uomo (maschio e femmina), la prima vocazione, lo scopo che dà senso alla sua vita sulla terra: riprodurre l’immagine di Dio in edizione umana. Questo può farlo a condizione che stia sempre di fronte a Dio.
Adamo ed Eva, la prima coppia unita in matrimonio dal Creatore stesso, vissero questa esperienza sublime, finché rimasero di fronte a Dio e si lasciarono plasmare da Lui. Poi ci fu la prova della loro libertà, ed era giusto che venissero messi alla prova, per poter decidere liberamente. Il serpente si fece latore dell’alternativa: padre della menzogna, dell’odio e del vizio, attribuì a Dio i suoi sentimenti:
“Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. (Gen 3:1-7)
Purtroppo, scegliendo il peccato, l’uomo ha avvilito se stesso, ha preferito di vivere non secondo Dio ma secondo il tentatore e allora questa meraviglia del creato ha perso il suo splendore, la sua grande dignità.
Egli ha ceduto all’insidia, perché è entrato in dialogo con il tentatore, si è lasciato corrompere il cuore, si è messo di fronte a lui ed è diventato a sua immagine. Da quel momento è iniziata la lotta tra Dio e il diavolo, per riprendere il possesso delle Sue creature: il diavolo gliele vuole rapire e usa mille insidie, astuzie e bugie: riempie la mente degli uomini di pensieri scabrosi, li illude facendo credere di poter offrire un piacere morboso, libero da vincoli morali. Li inganna esaltando la dignità dell’uomo al di sopra di Dio stesso, spingendoli a rifiutare le Sue leggi e i Suoi consigli, convincendoli che è lecito tutto quello che si desidera, insomma, fa credere loro di essere legislatori e di non aver bisogno di Dio.
L’uomo e la donna, non stando più di fronte a Dio, non riflettono più la Sua immagine, non sono più immagine d’amore, non riescono più ad entrare in comunione armoniosa, benevola, paziente, longanime tra di loro, non riescono a dominare i loro istinti perversi, i loro capricci, le loro passioni, le loro voglie, non sono più disposti al sacrificio, in sintesi: non sanno amare. Infatti, colui che riflettono nel loro cuore non sa amare, sa odiare, sa sfruttare le creature per trarne vantaggio egoistico, le tormenta con le sue brame mai sazie, le violenta, le uccide.
E’ quanto accade oggi, anche troppo spesso, nelle nostre case. Le nuove generazioni, i nostri bambini, assistono a scene di egoismo insaziabile e violento, e imparano a vivere come vedono vivere.
Urge riposizionarsi di fronte a Dio! rimettersi davanti a Lui, contemplarlo palpitante d’amore nella creazione, appassionato nella predicazione messianica, ansimante d’amore misericordioso sulla croce della Redenzione. Occorre fissarlo a lungo, fino a riflettere nel proprio cuore il Suoi sentimenti, fino a sconfiggere l’odio, il risentimento, l’amarezza nel nostro cuore. Le battaglie contro il male, in effetti, si combattono nel nostro cuore, le vittorie si assaporano nell’armonia di coppia e di famiglia, nel clima sereno che si respira in casa, si vedono riflesse nell’occhio sereno dei nostri figli, nella loro innocenza preservata a lungo, nella saggezza del loro dire, nell’affetto che sanno esprimerci riempiendoci di gioia.
A questo è chiamata la coppia, questa la sua vocazione: custodire, esprimere, rivelare e propagare l’amore; non permettere al male di penetrare nel proprio circuito d’amore coniugale e familiare, difendere la propria relazione come la leonessa difende i suoi cuccioli, senza aggressività ma con decisione, e se un membro della coppia fosse sedotto dall’antico tentatore, l’altro membro deve stringersi intorno ai figli con un amore raddoppiato, perché il loro cuore non si corrompa con sentimenti di delusione e di sfiducia, di insicurezza e di paura, e intanto lavorare per ristabilire la relazione, disposto al perdono misericordioso, che permette alle storie di continuare, risanando le lesioni dei cuori.
La vocazione della coppia è veramente grande, se la coppia non si risana imparando l’amore, non possiamo sperare nel miglioramento della società. Il male dell’attuale società è come una malattia del sangue, che debilita tutto il corpo, lo rende astenico, incapace di reagire, lo mette in balia di forze eversive, che lo travolgono e gli tolgono il dominio di sé.
Un bene così grande va difeso a tutti i costi, anche a costo di rinunciare al proprio orgoglio, alle proprie ragioni, ai propri diritti: “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”. (Mc 8,35)
Una persona tradita, che rimane nell’amore, non è una sciocca che non fa valere i suoi diritti, è una persona che vuole vivere il Vangelo che è stoltezza per i cosiddetti “sapienti” della terra, che ragionano secondo il tentatore, ma è sapienza per chi vuole riflettere nel suo cuore i sentimenti di Dio. Egli se vede che ci allontaniamo, ci insegue con il Suo Spirito, ci fa sentire il rimorso di ciò che abbiamo fatto e ci porta a riflettere, e quando decidiamo di tornare a Lui, ci accoglie a braccia aperte, ci ridona tutta la nostra dignità di figli, fa festa per noi. Essere disposti a riaccogliere il coniuge infedele, significa fare ciò che Gesù ci dice nella parabola del figlio prodigo, significa riflettere i sentimenti di Dio.
Oggi l’infedeltà è così frequente da farci quasi ritenere che sia meglio non sposarsi, ma questo non è il pensiero di Dio. Sicuramente la nostra società ha bisogno di risorgere perché i segni di morte sono anche troppo evidenti, ma Gesù ci ha fatto vedere la risurrezione di Lazzaro, già in stato avanzato di putrefazione. Perciò è necessario chiedere con fiducia certa la risurrezione del Suo Corpo mistico. La Madonna ce lo ripete fino alla noia:
- Pregate, pregate, pregate il Rosario completo,
- leggete la Parola,
- tornate a Dio con la Riconciliazione frequente,
- nutritevi di Eucaristia,
- fate penitenza, rinunciando a qualche vizio, a qualche sfizio, a qualche cosa piacevole per avvalorare anche con il sacrificio la richiesta a Dio di un miracolo tanto grande.
Sono i famosi 5 sassi, raccomandati a Medugorje, da lanciare contro il gigante infernale, come Davide pastorello, colpì Golia gigante orgoglioso.
E’ inutile dire che i dissesti di questo decentramento da Dio li vediamo anche nella nostre case, ed è inutile meravigliarsi e scandalizzarsi. Sono tempi difficili, è l’ora delle tenebre della nostra società. In quell’ora funesta anche gli Apostoli fuggirono lasciando Gesù in balia dei suoi nemici. Oggi i nostri giovani sono confusi, non hanno le idee chiare, non capiscono, fuggono lontano dal Calvario, abbandonano la croce, con il rischio di trovarsi sulle spalle una croce ancora più pesante che li schiaccerà.
Ma Gesù è ancora lì sulla croce, con lo sguardo rivolto al Padre e gli dice: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Lui ha già dato la Sua vita in riscatto dei nostri disordini e il Padre non gli nega nulla perché Lui ha saputo dare tutto, senza mettere limiti al Suo perdono.
La forza di intercessione di Gesù è infinita, quella di Maria è irresistibile, ma manca una piccola parte, quella riservata a noi e questa attende che noi ci decidiamo con senso di responsabilità e di fiducia.
Vogliamo che la famiglia in generale si risani?
Vogliamo che la nostra famiglia sia forte?
Vogliamo che la famiglia dei nostri figli regga all’urto delle tentazioni?
E allora:
- Rimettiamoci di fronte a Dio Padre, come Lui ci ha pensato e chiamati in vita.
- Risentiamo dalla Sua bocca divina: “I due saranno una cosa sola”.
- Guardiamo il nostro coniuge con lo stesso sguardo estatico con cui Adamo guardò Eva e la riconobbe osso dalle sue ossa, carne dalla sua carne.
- Andiamo oltre il limite umano e riconosciamo nel coniuge l’immagine di Dio.
- Contempliamo la perfetta relazione trinitaria e vediamo di riattivare e perfezionare, magari nel perdono generoso, la nostra relazione.
- Ormai, resi esperti dagli innumerevoli fallimenti, guardiamo con disprezzo il tentatore e dichiariamogli guerra ad oltranza.
- Osserviamo la nostra società con senso critico e decidiamo cosa fare per tenerci in guardia dalle insidie che ci lancia attraverso i mezzi di comunicazione, attraverso leggi contrarie ai comandamenti di Dio. Aggrappiamoci fortemente alla croce, per non essere travolti dal consumismo indotto attraverso messaggi di persuasione occulta, tesi a creare necessità false, per indurci a consumare e quindi a lavorare di più, a trascurare la famiglia, per poter comprare….
- Guardiamo i nostri figli negli occhi e se leggiamo in essi ancora l’innocenza, riflesso di Dio, difendiamoli, perché il loro Eden continui a lungo, possibilmente per tutta la vita; se sono grandi ed hanno già mangiato dall’albero del bene e del male, cerchiamo di capire ciò che li turba. Avvolgiamoli di amore misericordioso, ma aiutiamoli ad essere forti, ad irrobustirsi nell’amore fedele, a rimanere nell’amore costi quel che costi, anche se la vita coniugale non è come se l’erano immaginata, senza permettere all’odio di corrompere il loro cuore.
- Leggiamo i segni dei tempi e vediamo quali sono i messaggi che ci vengono dal cielo, per contribuire alla risurrezione del Corpo mistico di Gesù.
- Non passi giorno senza leggere la Parola di Dio e applicarla alla propria vita.
- Teniamo sotto controllo il nostro cuore, e ricorriamo alla Riconciliazione.
- Nutriamoci di Eucaristia, vivremo in anticipo, misticamente, la risurrezione.
- Imponiamoci il digiuno di qualcosa, per avvalorare col sacrificio la nostra richiesta. E poi preghiamo, preghiamo, preghiamo: possibilmente ogni giorno le 4 parti del Rosario, o la S. Messa quotidiana o almeno trasformiamo in preghiera gli innumerevoli impegni, facendoli per amore di Dio e dei nostri cari.
- Impegniamoci a testimoniare la nostra fede, la nostra appartenenza a Dio e al Suo regno.
Il lavoro è intenso e affascinante, impegniamoci con entusiasmo; il Signore ci considererà suoi servi fedeli e ci metterà a parte dei Suoi segreti e della Sua onnipotenza. “A chi prega tutto è possibile, perché a Dio nulla è impossibile”. E’ sempre Maria che ce lo rivela nei suoi messaggi. Buon lavoro