LA PACE
Gli angeli sulla grotta di Betlem videro in Gesù che si faceva bambino il motivo principale della gloria di Dio e della pace tra gli uomini di buona volontà. Gloria e pace sono gli elementi che creano il paradiso dei beati, che gli uomini di buona volontà anticipano nella vita terrena.
Cos’è la pace
La pace di solito è l’atto che sancisce la fine delle ostilità tra due popoli in guerra. La nascita del Redentore è l’atto, non ancora firmato, del trattato di pace fra Dio e l’umanità peccatrice che aveva dichiarato guerra a Dio alleandosi con il tentatore. L’atto verrà firmato sul Calvario con il Sangue innocente di Gesù.
La pace del cuore è uno stato di tranquilla serenità della coscienza pura.
Essa germoglia sulle alte vette della fede, dell’accettazione, dell’abbandono. Ha le sue radici nel cuore puro o purificato, cresce all’ombra benefica della croce accettata e amata, come unico strumento di redenzione.
La pace è uno dei frutti dello Spirito, che germogliano, fioriscono e maturano oltre l’umano, oltre la logica terrena. E’ impossibile trovare la pace nel cuore dell’uomo terreno; il cuore dell’uomo terreno è troppo intossicato per poterlo accogliere e fare germogliare; l’aria della terra è troppo carica di veleni per poterla alimentare, sono i veleni dell’invidia, del rancore, dell’odio, della vendetta... antidoti micidiali per la pace.
La pace è un frutto così delicato che non tollera i venti della boria, dell’orgoglio, dell’ira, cresce solo sotto la brezza soave dello Spirito; se vuoi che fiorisca nel tuo cuore, invoca lo Spirito, solo la sua brezza soave può contrastare i venti del “dente per dente”, del “Te lo faccio vedere io!”
La pace non è solo assenza di guerra aperta, la pace è molto di più, la pace è amore.
La Madre Speranza dice che “la pace è armonia nell’ordine” e l’ordine è la volontà di Dio. Solo chi si impegna a cercare e fare la volontà di Dio, mette ordine dentro di sé e l’ordine genera l’approvazione della coscienza che ci porta a vedere gli avvenimenti della vita come occasioni propizie per esercitarci nelle virtù, per dare a Dio la testimonianza fattiva del nostro amore. E della nostra fiducia.
Madre Speranza ha avuto molti nemici, scatenati contro di lei dal maligno, che voleva ostacolare e far morire sul nascere l’opera che il Signore le affidava. Lei li considerava benefattori suoi e della Congregazione, perché le permettevano di mettere profonde radici di umiltà, di fiducia in Dio, di purificazione del cuore da ogni giudizio umano. Molte volte nei suoi scritti si legge: “La tempesta intorno a me è terribile, ma nulla turba la pace della mia anima”.
La pace è anche buona concordia e serenità di rapporti, ma per poterla gustare è necessario che i membri che formano una convivenza s’impegnino a possederla nel proprio intimo, altrimenti dato che ciascuno dà quello che ha, se uno non la possiede non può darla e creerà tensione nella famiglia o nel gruppo.
Pace e sofferenza
La pace non annulla la sofferenza, ma riempie il calice della nostra offerta quotidiana, che ci permette di unirci ogni giorno all’offerta di Cristo. La sofferenza perciò non è in contrasto con la pace. Essa, in quanto frutto dello Spirito, ci aiuta a santificare il quotidiano, qualunque esso sia, fidandoci solo di Dio, attendendo da Lui solo il giudizio sulle nostre azioni, sicuri del Suo perdono.
La sofferenza viene dal male che abita in noi e intorno a noi, nei fratelli che vengono a contatto con noi e dei quali spesso non siamo capaci di interpretare positivamente l’operato. La difficoltà del vivere insieme è, in ultima analisi, una lotta tra egoismi.
La pace in famiglia
In famiglia, ad esempio, si confrontano innanzitutto gli egoismi dei coniugi, ci sono poi gli egoismi dei figli, dei suoceri, dei parenti con i quali fare i conti. Le discordie, le lotte familiari nascono da queste tensioni: ciascuno vuole sfruttare la situazione a proprio vantaggio, vuole prevalere sull’altro.
Solo se in famiglia c’è un cuore pacificato cercherà di spegnere la guerra, ma questo risultato si ottiene perdendo se stesso e spesso rinunciando ai propri diritti: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,34-36)
Valore della pace
Un atteggiamento di tipo evangelico nel mondo viene giudicato come debolezza, stupidità. In realtà si tratta di mettere sui piatti della bilancia da una parte il valore della pace e dall’altra il proprio orgoglio ferito, oppure l’ingiustizia subita. Forse in termini economici e morali c’è un prezzo da pagare ma la pace vale sicuramente di più.
In tempo di pace si costruisce, in tempo di guerra si distrugge; in tempo di pace si semina e si raccoglie, in tempo di guerra si fugge e ci si nasconde; in tempo di pace si canta e si fa festa, in tempo di guerra si piange e si fa lutto...
La pace è un valore immenso del quale ci si accorge solo quando si perde.
Come costruire la pace
L’argomento è d’attualità. Cominciamo da noi, dalla pace del cuore. La pace esige un cuore puro, libero dalla sete di avere beni che la ruggine corrode e la tignola rovina, (concupiscenza degli occhi - avere); libero anche dalla smania del prestigio: il posto importante, la carica che ti fa emergere sugli altri, il consenso umano, l’approvazione che tanto affannosamente cerchiamo, pur sapendo che non vale niente perché l’unico giudizio che vale è quello di Dio (concupiscenza della mente - potere); libero dalla smania di soddisfazioni a tutti i livelli: gola sesso, divertimento, comodità (concupiscenza della carne - piacere).
Il cuore libero e puro è l’unico capace di entrare in sintonia con Dio. Nel Vangelo si dice che Giovanni era l’apostolo che Gesù amava. L’amore di Gesù per il discepolo non era un amore preferenziale di simpatia, era semplicemente una maggiore sintonia tra loro perché Giovanni, essendo un puro di cuore, non solo accettava ciò che Lui proponeva, ma era anche in sintonia con i sentimenti di Gesù. Era la sua anima che era in grado più degli altri di entrare in empatia con Lui, si capivano meglio, non c’erano discordie tra loro. Pietro, pur amando immensamente e passionalmente Gesù non riusciva a capirlo completamente, non ammetteva che era necessario il Suo sacrificio per redimerci e quando Gesù ne parlava, lui discordava. Il cuore puro sta sempre dove sta l’amato, anche sotto la croce, il cuore puro è capace di aspettare la risurrezione anche di fronte allo sfacelo della morte e restare nella pace.
Dio ci dice nel Vangelo che ama di particolare predilezione quelli che soffrono a causa della ingiustizia umana, della violenza, del sopruso e li benedice con la Sua grazia. Egli è un Padre e una tenera Madre verso tutti gli uomini e perciò non gode quando veniamo offesi e disprezzati, ma se questo avviene per l’egoismo umano, Lui ci invita alla non violenza, a non ripagare il male con il male: “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo! (Mt 5,20-24)
Gesù non solo ci educa alla non violenza, ma antepone addirittura la pace al sacrificio, cioè al culto a Dio e ci ricorda che per chi disprezza c’è il “fuoco della Geenna”; nel caso in cui non ci sentissimo responsabili del disaccordo ci invita ugualmente al dialogo pacificatore: il perdono non accordato anche se fossimo noi ad aver subito l’offesa è colpa anch’esso e chi la commette dovrà pagare fino all’ultimo spicciolo in prigione. (purgatorio).
In realtà la discordia interrompe il circuito dell’amore e chi vive in questa situazione anche se non per propria colpa, deve dare la propria disponibilità a ripristinare la relazione fraterna.
Dio si mette dalla parte dell’offeso e lo compensa con la Sua grazia, ma chiama a conversione anche gli offensori. La grazia di Dio si trasforma per l’oppresso in garanzia di premio nella vita eterna, e in benedizione anche per la vita terrena. Lui, che provvede al giglio del campo e all’uccello dell’aria, si fa anche consolatore degli afflitti, sollievo nelle infermità, provvidenza per ogni tipo di necessità della Sua creatura. La protezione divina, paragonata alle povere cose o alla povera stima umana che altri ci vogliono togliere, sono un nulla. Gesù dice: “A chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due”. (Mt 5,40-41) In sintesi: sii uomo di pace.
Chi si fida di Dio e fa scelte che lo onorano, deve essere sicuro che avrà il centuplo anche in terra e la vita eterna.
La pace, frutto di una vita impostata sui valori evangelici, produce anche uno stato di salute fisica e psicologica e uno stato di grazia o comunque anche se perdura lo stato di sofferenza, produce la serena accettazione di ciò che la vita ci presenta, trasformandolo in atto di offerta.
Se nella coppia anche uno solo è uomo/donna di pace, la guerra non può scoppiare perché non viene alimentata la discordia. Il pacifico lancia dal suo cuore gli antimissili che impediscono ai missili di danneggiare. Il pacifico costruisce sulla famiglia il vero scudo spaziale.
Se accanto al giovane in formazione c’è un uomo o una donna di pace, l’azione educativa che riceverà lo aiuterà a superare le ingiustizie con il perdono e la violenza non nascerà nel suo cuore. Al contrario sarà alimentata la misericordia verso i deboli nel fisico e nello spirito che sono i peccatori, i profittatori, i perfidi, gli opportunisti, quelli che usano il proprio prossimo come pedana per salire nella reputazione del mondo.
Ma Dio, lo dice Maria, la Regina della Pace, “abbassa i superbi e innalza gli umili”.
Se riduce in miseria i superbi è ancora un atto di misericordia nei loro confronti, perché li costringe a rivolgere a Lui lo sguardo per ottenere la salvezza.
Madre Speranza aggiunge: “Dio perdona i peccatori e li attende a penitenza” per poterli salvare. Se noi, trovandoci nella situazione di oppressi, sapremo fare di quella sofferenza un dono a Dio per la salvezza di quell’anima, avremo il merito di quella salvezza, con un aumento di gloria per l’eternità. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)
La pace, come hanno detto gli angeli a Betlemme, è frutto della buona volontà. L’uomo difficilmente potrebbe meritare il cielo per i meriti delle sue opere buone. Spesso, pur impegnandosi a fare il bene, l’orgoglio e la vana gloria gliene rubano il merito, ma il Signore, pur invitandoci ad essere perfetti come il Padre suo, non esige l’impeccabilità, ci chiede solo la buona volontà perché questa dipende solo da noi. Se ci impegniamo, la grazia di Dio ci sosterrà nelle difficoltà quotidiane e riusciremo a fare tante opere buone, tanti atti d’amore, tanti atti di virtù. Il nostro Angelo custode li presenterà al Signore e tutto questo ci sarà accreditato a giustizia.
Come promuovere la pace in famiglia
Perché ci sia la pace nella coppia, nella famiglia, nella comunità è necessario assolutamente non far penetrare nella mente e nel cuore nessun sentimento di disistima verso il coniuge, i parenti, gli amici. La disistima è come una lente che impiccolisce la persona e ce la fa vedere in una maniera minorata, ridotta. La stima al contrario, è una lente di ingrandimento che ci fa vedere la persona maggiorata. A noi, logorati dal tarlo dell’amor proprio, conviene vedere gli altri attraverso quest’ultima lente, perché comunque il nostro egoismo ci fa da lente riducente. Se coltiviamo la stima forse riusciremo solo a compensare il difetto ma non riusciremo mai ad onorare la persona nella sua dignità di figlia di Dio.
La pace come dono dello Spirito
La pace poi, come godimento interiore, è sempre dono gratuito dello Spirito. Egli ce la dona quando, secondo la Sua sapienza, ritiene giunto il momento di stabilire la nostra anima nella pace.
Chi riceve questo dono sente che il suo intimo è stabilmente in pace, anche se la superficie viene agitata da tribolazioni e tentazioni. I doni dello Spirito sono stati dell’anima, soglie che non si raggiungono con le proprie forze ma con la potenza di Dio. E’ Lui che prende l’anima e le dice: “Vieni più in su” man mano che l’anima sale nell’atmosfera di Dio, il rumore del mondo si attutisce, le cose di questa terra diventano relative, il giudizio del mondo non le interessa più, vive serena e quieta nelle mani di Dio.
Questo dono Dio vuole darlo a tutte le anime, qualunque sia la loro vocazione e missione sulla terra, i coniugi ne hanno diritto come i consacrati perché come loro sono chiamati alla santità, sia pure con espressioni diverse. Questo dono si può e si deve chiedere a Dio, ma soprattutto si ottiene dedicandosi alle opere della pace e educando i figli alla pace, perché Dio possa benedire noi stessi e la nostra famiglia, inviando su di noi il Suo Spirito.
Come il primo dono portato da Gesù è stato la pace agli uomini di buona volontà, così il primo dono del Risorto è ancora la pace, la pace intesa come ricongiungimento dell’uomo con Dio meritataci con il Suo sacrificio redentore e come nuova effusione dello Spirito, che era stato ritirato dal Padre a motivo del peccato dell’uomo, cioè a motivo del rifiuto da parte dell’uomo di vivere nello Spirito con Dio, dal momento che aveva scelto di vivere secondo lo spirito del tentatore.
Ben sottolinea questo aspetto l’inno della prima domenica del salterio: “O giorno primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo! Il Signore risorto promulga per i secoli l’editto della pace. Pace tra cielo e terra, pace fra tutti i popoli, pace nei nostri cuori. L’alleluia pasquale risuoni nella chiesa pellegrina nel mondo; e si unisca alla lode armoniosa e perenne dell’assemblea dei santi. A te la gloria, o Cristo, la potenza e l’onore nei secoli dei secoli. Amen”
“Pace a voi” era il saluto abituale di Gesù durante la sua vita pubblica. Agli apostoli inviati in missione consegna lo stesso saluto: In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. (Mt 10,11-13)
“La pace sia con voi” è il saluto che più volte ci rivolge il sacerdote durante le celebrazioni dei sacramenti.
Perché non impariamo anche noi a scambiarci la pace quando ci incontriamo? “La pace sia con te, sorella, la pace sia con te, fratello” è sicuramente un augurio molto più significativo dello scontato “buon giorno” che ci scambiamo, soprattutto se la pace che auguriamo è quell’armonia nell’ordine secondo la volontà di Dio.
PER L’APPROFONDIMENTO PERSONALE E COMUNITARIO
- Verifica se concretamente sei uomo/donna di pace.
- Procuri di liberare il tuo cuore da ogni dipendenza per essere capace di perdonare?
- In famiglia c’è armonia? Chi in famiglia è più capace di riportare la pace?
- Educhi i tuoi figli alla pace o alimenti i loro risentimenti, difendendoli dalle umiliazioni ?
- Chiedi allo Spirito il dono della pace?
Proposito: Pensa se c’è qualcuno che attende il tuo perdono e fa qualcosa per riconciliarti.