SIGNORIA SUL CORPO
L’uomo, lo sappiamo, è fatto di corpo, con le sue capacità fisiche, affettive, intellettive, spirituali, e anima con le sue capacità soprannaturali.
“L’uomo carnale”, di cui parla ampiamente la Bibbia, è quasi tutto concentrato sui bisogni corporali: cerca di soddisfare la gola per il piacere del cibo; cerca il riposo per evitare l’affaticamento; abita case dove può regolare a piacere il caldo e il freddo per non soffrire; cerca il divertimento per il gusto della compagnia, per il piacere del brivido e dell’allegria; soprattutto cerca il piacere nell’esercizio del sesso, arrivando spesso ad aberrazioni indegne dell’uomo, perché non compie queste azioni con signoria, cioè con padronanza sui suoi istinti, ma per dipendenza: ormai ne è schiavo e non può farne a meno.
Coloro che si drogano sono il simbolo fisico di ogni altra dipendenza a cui l’uomo può essere sottoposto, quando si lascia dominare dalle passioni. Il drogato può essere considerato il simbolo profetico dei nostri tempi. Inutile dire che la droga fa male, il drogato lo sa; inutile dire che la droga non risolve i problemi, il drogato lo sa; inutile dire che la droga fa morire, il drogato lo sa; inutile dire che la droga è fonte di infiniti altri guai, il drogato lo sa....ma ormai è così dipendente che neanche la più elementare dignità riesce a trattenerlo: la droga è la sua padrona, la sua schiavista e lui si sottomette ai suoi capricci senza reagire.
Il drogato perde la vita del corpo e forse anche quella dell’anima nel tentativo di fuggire il dolore e rifugiarsi in un paradiso artificiale. E’ sempre la stessa tentazione di Eva: Farsi un paradiso senza Dio! E’ sicuramente un’illusione, una pazzia, un inganno, eppure noi, per lo stesso motivo, ci rendiamo dipendenti di altre forme di piaceri, che solo in apparenza sono più innoqui della droga; anch’essi, come la droga hanno la loro tossicità, la loro irrazionalità, la loro immoralità.
Gli schiavisti sono tanti quante sono le passioni e i vizi a cui l’uomo è sottoposto; ne abbiamo elencati sette o otto, ognuno di loro ha un folto numero di schiavi da torturare. Finché si conosce il nemico, se ne studia l’astuzia e si lotta per non essere preso e catturato, la cosa si tiene sotto controllo, ma se si cade in uno dei suoi tranelli, se non lo riconosciamo sotto uno dei suoi travestimenti e ci affidiamo a lui, la partita è persa e liberarsene non è facile, anche se è sempre possibile.
Abbiamo parlato di superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia, tristezza, timore. Il drogato, dicevamo, rovina la sua vita con una sostanza tossica, noi roviniamo la vita con una altrettanto tossica disposizione spirituale, che ci fa perdere il lume della ragione, facciamo ciò che la passione ci chiede nei tempi che lei vuole, dove ella vuole, quando ella vuole, contravvenendo ad ogni forma di pudore, di convenienza, di responsabilità, di criterio logico e morale.
Ma come il drogato per overdose o per una dose sbagliata può perdere la vita, così l’uomo vittima di una passione che non signoreggia, perde la vita dell’anima e spesso, per rimorso, perde anche la vita della mente, cadendo in forme di depressione disperante, di vera follia, o di malattie varie legate al vizio e quindi debilita e poi perde anche la vita del corpo.
Sono tantissime le persone che muoiono per alcolismo, per malattie veneree, per stress da lavoro eccessivo perché il “dio denaro” li ha schiavizzati; per depressione perché il “dio immagine” si è rivelato irraggiungibile. Quanti, nella rincorsa al potere, qualunque esso sia, hanno accettato compromessi, sono diventati ladri, assassini, sono rimasti svergognati e finiscono la loro vita tra le sbarre.
Le nostre droghe sono tante quanti sono i nostri idoli.
Attenzione, quando si parla di “potere”, non pensate subito ai politici, pensate alle piccole pedane, veri piedistalli, vere vetrine di esposizione, che si creano nelle parrocchie per avere il predominio sul servizio; oppure nei gruppi, nella rincorsa ai piccoli “incarichi” relativi al funzionamento del gruppo stesso; pensiamo soprattutto alle pedane di predominio che si innalzano nelle stesse famiglie, per il primato del comando, della ragionevolezza, della presunta saggezza, che ci fa disprezzare il coniuge e i figli, che ci fa ritenere infallibili, che compromette ogni tipo di dialogo, perché ci consideriamo al di sopra di ogni errore.
Se poi il nostro schiavista si chiama “ira”, non c’è contrattempo, piccolo o grande, che non ci mandi in bestia e non tolga l’armonia familiare. Ovviamente l’ira si sposa bene con la violenza, per cui, nell’accecamento che produce, può succedere di tutto, compreso l’omicidio.
Se è l’ “invidia”, siamo continuamente tormentati dalla gelosia, dal confronto con gli altri, tutto mette in ombra la nostra persona e ci causa fastidio e a volte desiderio di vendetta o comunque ci fa desiderare e godere del male degli altri. Il cuore dell’invidioso è già nell’inferno fin da questa vita
Se il nostro schiavista si chiama “avarizia”, l’affanno per accumulare diventerà l’obiettivo della nostra vita e quanti gravitano intorno a noi dovranno ben rinunciare anche al necessario, perché noi saremo disposti ad aprire la borsa solo per aggiungere, mai per levare.
Se la nostra “droga” è il “sesso”, non sapremo più guardare le persone se non per dominarle e per sfruttarle. Il piacere sarà il nostro obiettivo segreto in ogni cosa che facciamo, in ogni situazione che viviamo, in ogni luogo che abitiamo. Prova ne sia che possono diventare luoghi di fornicazione le scuole, gli uffici, i posti di lavoro, le stesse case, le strade, tutto. La lussuria offusca talmente la mente da farci perdere ogni forma di opportunità, di convenienza, di dignità personale, di rispetto. Quante sofferenze nelle famiglie per questa droga! E che danno produce non solo in chi la vive ma nel coniuge, nei figli, nei dipendenti.... Che esempio di debolezza e di immaturità si dà a chi ci vive accanto!
I tossicodipendenti possono ben vantarsi di non essere gli unici stolti, perché in realtà sono poche oggi le persone che non sono dipendenti da qualche tossico.
Se il nostro schiavista si chiama “accidia”, passeremo la vita a rimandare appuntamenti con Dio, con il coniuge, con i figli, con i dipendenti, con il lavoro, con lo studio, con tutti e tutto. L’accidioso passa il tempo a pensare come può perderlo eludendo la vigilanza e il rimprovero. Molte volte finge di lavorare e perde energie nella finzione anziché usarle per il dovere. La droga dell’accidioso è il riposo. Ha l’impressione di aver bisogno sempre di riposo perché è sempre attento a se stesso e mai a ciò di cui possono avere bisogno gli altri, vive chiuso nel suo guscio fatto di commiserazione e di pigrizia e non vuole uscirne, non accetta ragioni.
L’egoismo in realtà è alla base di ogni forma di schiavitù.
Se così stanno le cose, cosa potremo fare?
E’ necessario riprendere in mano la propria vita, impegnandoci a fare una cosa per volta e a farla bene. Se stiamo pregando, concentriamo l’attenzione su Dio, coinvolgendo anche il corpo nella preghiera, perché non ci disturbi con le sue esigenze.
Gli Esicasti, monaci cristiani viventi sul Monte Atos (esicasta = Monaco orientale seguace delle dottrine ascetiche cristiane che professano la possibilità di accedere alla visione sensibile di Dio attraverso tecniche fisiologiche e mentali di concentrazione), praticavano esercizi di concentrazione, anche esercizi Joca, come l’inspirazione profonda e il trattenere a lungo l’aria dentro di sé, prima di espirare. Che significato davano a questo esercizio? Respirare significa vivere. Se all’inspirazione si unisce il nome di Gesù, come faceva il “pellegrino russo”, è come dire: “Cristo, penetra nella mia vita”. Il trattenere il respiro è come dire: “Cristo, resta con me, permea di te ogni mia cellula, è come un voler entrare nell’eternità”, l’espirare, dopo essersi caricati di Cristo, significa irradiare Cristo intorno a sé.
Chi pratica lo Joca, dice addirittura che il trattenere il respiro rallenta il ritmo biologico e quindi l’invecchiamento. Questi monaci, dedicandosi a questo esercizio di preghiera silenziosa a volte arrivavano anche alla visione e sentivano il loro corpo pervaso da un dolce tepore. A quel punto era tanta la soddisfazione di stare col Signore che l’esigenza del cibo si riduceva moltissimo. Noi non ci troviamo nella loro condizione, ma se ci concedessimo qualche periodo durante la giornata di intimo contatto con Dio, anche attraverso un esercizio di preghiera del cuore, cioè di semplice invocazione del nome di Gesù, di semplice esercizio di presenza, concentrando la nostra attenzione sul cuore, cioè immaginandolo al centro di noi stessi e cercando di penetrarvi per incontrarci con Dio che lo abita, sicuramente, ridimensioneremmo molte delle nostre esigenze e acquisteremmo quella pace che disperatamente cerchiamo fuori di noi.
Per pregare, ha detto Gesù, bisogna chiudersi in camera, mettersi in una posizione di ascolto, ad esempio seduti, in modo che il corpo stacchi tutti suoi collegamenti preventivi e inconsci con gli impegni che ci attendono e con le persone che ci circondano, creare la penombra, che favorisce la concentrazione, unire le mani sul grembo in posizione di riposo, entrare in se stessi, immaginare la presenza di Dio, esporsi alla sua luce, lasciarsi irradiare da Lui. Piano piano sentiremo la pace prendere possesso di noi e ogni nostro problema acquisterà un valore relativo e ridurrà la sua problematicità. Questa preghiera è adorazione, è culto della presenza di Dio, è esercizio di umiltà, è purificazione, è ricarica per l’apostolato, è compagnia permanente con Ospite interiore.
Se impareremo a pregare sicuramente impareremo anche a rapportarci con i nostri simili in maniera rispettosa del mistero che custodiscono nel loro intimo e impareremo a lavorare come servizio d’amore ai fratelli, quindi con senso di responsabilità, con sollecitudine, collaborando con i colleghi in maniera disinteressata, senza ambizioni e arrivismi impropri di chi ha stabilito la sua dimora in Dio fin da questa terra.
La vita familiare risentirà della pace che anche uno solo dei suoi membri, che vive questo contatto intimo con Dio, irradierà intorno a sé. Si creerà così un clima di raccoglimento che favorirà anche negli altri la riflessione, la preghiera, la pace. L’occhio perso nell’infinito è contagioso, ma quest’occhio ce l’ha solo chi realmente si esercita nella preghiera del cuore, chi si perde nell’infinito e riesce a scoprirne l’intima pace e l’assoluta pienezza che Dio sa operare nel cuore.
Quanti problemi nelle famiglie! Quante parole, quanta logica incomprensibile a colui a cui è diretta, per convincerlo dei suoi errori! Quante parole inutili!
Le battaglie del cuore non si vincono che con il cuore!
Deve essere il cuore che parla, e il cuore parla nel silenzio amoroso, parla senza parole, parla empaticamente, comunicando ciò che possiede con il semplice sospiro, con lo sguardo profondo di chi va oltre la pelle e arriva all’anima. Si dice che i santi hanno la conoscenza dei cuori; questo forse è possibile a tutti se sapremo rinunciare alle nostre battaglie fatte di parole, di evidenze logiche, di rimproveri, di sottolineature di attese deluse, di fango di peccato messo davanti agli occhi del presunto colpevole perché si ravveda e inizi un nuovo modo di rapportarsii, magari più soddisfacente per noi che non vogliamo soffrire e non accettiamo l’imperfezione di chi ci vive accanto.
Gesù è l’unico Salvatore, è il Redentore dell’uomo peccatore e imperfetto, solo Lui può arrivare nel cuore e cambiarlo. Forse vuol cominciare da te, per poi usarti come richiamo per il coniuge e per i figli. Offri a Gesù la possibilità di modellarti un cuore simile al Suo nella preghiera profonda. Sarà come mettersi nel crogiolo del Suo Cuore per essere fusi e riplasmati a modello del Suo. Tutto il resto verrà come conseguenza automatica, perché le tue parole non verbali parleranno direttamente al cuore dei tuoi cari ed essi le capiranno e prenderanno anche loro la via dell’intima trasformazione, perché la loro anima, che tende a Dio, li orienterà a Lui, nei modi che Dio sa, e tu avrai contribuito a santificare la tua famiglia e avrai assolto alla tua vocazione e missione.
Sicuramente non sarà facile neanche per te arrivare alla preghiera del cuore. Troppo frastuono c’è intorno a noi, troppi impegni, ma soprattutto troppo ansia, troppa paura, troppa poca fede in Dio, troppo scarsa è la speranza vera. Inizialmente non proverai beneficio dalla preghiera silenziosa; il tempo ti sembrerà inutilmente perso, la mente ti riporterà tutti gli impegni da assolvere, ti presenterà tutte le persone che hai incontrato e che incontrerai, quelle magari che vuoi salvare da qualche pericolo incombente....
Persevera nel silenzio un po’ più di quanto saresti disposto a fare naturalmente. Scegli, per questo esercizio, un momento in cui gli impegni sono impossibili, magari quando gli altri dormono, quando sono al lavoro o fuori casa, quando hai già sbrigato le tue faccende e tu, organizzandoti, puoi ritagliare per te questo appuntamento con Dio nel tuo cuore; sarà più facile ottenere il silenzio interiore. Non mettere come pretesto il lavoro. Il lavoro non può essere causa della perdita della tua vita, è solo uno strumento per vivere. Sicuramente quando avrai trovato l’unità interiore con te stesso e con Dio, il lavoro frutterà di più, lo farai con la marcia in più che ci viene dal farlo con Gesù, e inoltre ci sarà la sua benedizione che faciliterà il tuo compito, la stessa tua intelligenza sarà potenziata, come pure le energie fisiche, per cui renderai di più anche se ti impegnerai per minor tempo.
Tu non sai quanto dominio di sé si acquista trattenendosi con Gesù nell’intimo del proprio cuore; non sai quante esigenze vengono ridimensionate, quanti affanni vengono dimezzati, quante voglie tiranne vengono annullate!
I figli respireranno pace, serenità, armonia, mistero, rispetto e cresceranno secondo i valori spirituali. A loro volta impareranno la preghiera e con la preghiera diventeranno onnipotenti di fronte a tutte le avversità della vita. La Madonna lo sta ripetendo più volte a Medjugorie: “Chi prega non ha paura del futuro”. Lo ha ripetuto anche nel messaggio del 25 gennaio. C’è chi non crede a queste apparizioni, ma quello che dice contiene il segreto della felicità che l’uomo del 3° millennio cerca. Rileggiamo insieme il messaggio del 25 - 1 - 2001. “Cari figli, oggi vi invito a rinnovare la preghiera e il digiuno con ancora più entusiasmo, affinché la preghiera diventi gioia per voi. Figlioli, chi prega non ha paura del futuro. Chi digiuna non ha paura del male. Vi ripeto ancora una volta: solo con la preghiera e il digiuno si vincono anche le guerre della vostra incredulità e della paura per il futuro. Sono con voi e vi insegno, figlioli: in Dio è la vostra pace e la vostra speranza. Per questo avvicinatevi a Dio e mettetelo al 1° posto nella vostra vita. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Il digiuno che la Madonna raccomanda non è necessariamente astensione dal cibo ma esercizio di autocontrollo delle nostre dipendenze, di cui il bisogno di cibo è una delle espressioni più ricorrenti nel nostro mondo sofisticato. Si può rinunciare al fumo, all’alcool, al sesso disordinato, all’avarizia, all’ira, all’invidia, all’orgoglio, all’invidia, alla pigrizia ecc...
Sicuramente con la preghiera del cuore andremmo al cuore di tutti i problemi e li risolveremmo anche senza diagnosi e senza terapia. La Cristoterapia guarisce tutti i mali dell’uomo e santifica le famiglie, le comunità, le parrocchie, le Congregazioni, i posti di lavoro e di studio, perfino i parlamenti. Provare per credere.
- Sei consapevole di avere qualche idolo dentro di te, a cui sacrifichi te stesso?
- Hai dato un nome a questo idolo?
- Lo consideri abbastanza pericoloso per la tua vita fisica, affettiva, spirituale e soprannaturale?
- Quali sintomi di dipendenza ritrovi in te analizzandoti alla luce di Dio?
- Quali danni ha provocato già alla tua salute?
- Quali ripercussioni negative avverti nella tua famiglia?
- Pensi di risolvere i tuoi problemi familiari solo con il ragionamento logico?
- La preghiera del cuore ti può aiutare a spiritualizzare la tua vita e quella della tua famiglia?
- Riesci a ritagliare un po’ di tempo da dedicare all’incontro con Gesù nel tuo cuore?