RELATIVISMO
Abbiamo più volte sentito il Papa mettere in guardia il mondo contemporaneo e in particolare i cristiani dal pericolo rappresentato dal cosiddetto “relativismo” e forse ci siamo chiesti che cosa effettivamente significhi questa parola e a quali idee e comportamenti Benedetto XVI si riferisca quando ne parla in maniera così critica. Ogni volta che egli tocca questo argomento da più parti si levano voci che non solo dichiarano di non essere d’accordo con le parole del Pontefice (il che sarebbe ovviamente più che lecito), ma lo accusano, anche violentemente, di non capire il mondo di oggi e di essere un uomo culturalmente retrogrado. Questo ci fa capire che criticando il relativismo il Papa tocca un punto importante, colpisce forse proprio l’aspetto che meglio caratterizza la cultura oggi prevalente, che sembra non essere più consapevole che valori come il rispetto della vita, l’amore per il prossimo, la solidarietà hanno profonde radici cristiane. Proprio per questo, però, è ogni giorno più importante che diventiamo persone sempre più consapevoli dei principi sui quali si fonda la religione alla quale liberamente aderiamo e delle caratteristiche della cultura nella quale siamo immersi, essendo quindi sempre più capaci di resistere alle sue lusinghe e di difendere, con le parole e con i comportamenti, i valori ai quali crediamo.
Cercheremo quindi di dare una definizione del concetto di relativismo, premettendo che faremo riferimento, in questo primo articolo, essenzialmente al relativismo cosiddetto “etico”, che riguarda cioè le scelte e i comportamenti di ogni giorno.
Il relativismo può essere definito come la posizione di chi non ammette l’esistenza di verità assolute o di principi immutabili: la verità, cioè, muta o può mutare a seconda delle circostanze, delle tradizioni, delle leggi. Come dire, ad es., che il principio per il quale non è moralmente accettabile uccidere, è valido solo in alcune circostanze e per certe categorie di persone, ma non per altre. Lo vediamo con chiarezza nel caso dell’aborto: nessuno di coloro che sono favorevoli alle interruzioni volontarie di gravidanza dichiara di ritenere che sia lecito uccidere. Dirà semplicemente (!) che praticare l’aborto non è uccidere perché il feto non è veramente una persona e si sforzerà di dimostrarlo, magari con argomenti pseudoscientifici. In realtà, è come se dicesse: uccidere non è moralmente accettabile, tranne che in questo caso; ecco quindi che il principio “non uccidere” non è considerato una verità assoluta, ma una verità valida solo relativamente ad alcune categorie di persone e non ad altre.
L’esempio fatto è lampante e riguarda un comportamento la cui inaccettabilità è evidente. Vi sono infatti comportamenti che tutti gli uomini da sempre, in qualsiasi cultura ed in ogni epoca, hanno percepito come condannabili e quindi da evitare ed eventualmente da perseguire a norma di legge: uccidere, rubare, tradire la fiducia. Sono comportamenti contrari a quella che è la legge naturale, fondata sulla ragione, che suggerisce all’uomo alcuni fondamentali principi – il rispetto per la vita, il dovere di cercare la verità, quello di difendere la libertà, l’esigenza di giustizia e di solidarietà - cui fare continuo e costante riferimento. Anche gli atei, ovviamente, riconoscono che la ragione caratterizza l’uomo e ne regola i comportamenti (essi, anzi, sostengono che l’uomo solo alla ragione deve fare riferimento) Chi invece, come noi cristiani, crede che l’uomo è creato da Dio, attribuisce a questo atto creativo anche la ragione: ritiene, cioè, che anche la ragione sia sta creata da Dio e donata all’uomo. Nel Catechismo della religione cattolica leggiamo : “presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali (n. 1956). E ancora: “La legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso i mutamenti della storia; rimane sotto l'evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso. Le norme che la esprimono restano sostanzialmente valide. Anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell'uomo. Sempre risorge nella vita degli individui e delle società (n. 1958).” In ogni caso, atei o credenti, tutti dovremmo essere d’accordo sui quei principi universali e immutabili che scaturiscono dalla legge naturale la quale, come dice Benedetto XVI, ha come suo primo e generalissimo principio quello di “fare il bene ed evitare il male”…
Non c’è dunque relativismo che tenga: gli uomini – tutti, qualunque sia lo loro posizione politica o il loro credo religioso – sono tenuti ad agire in conformità a quanto la loro ragione, purché sia retta e non inquinata da false ideologie o da interessi, suggerisce, sono tenuti cioè a rispettare quei principi universali e immutabili che più sopra abbiamo elencato.
Per questa volta ci fermiamo qui; nei prossimi articoli cercheremo di chiarire sempre meglio questi concetti, con altri esempi tratti da situazioni concrete.
Antonella
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DEFINIZIONI IMPORTANTI
Tratte dagli scritti del Magistero della Chiesa Cattolica
- “La legge naturale è iscritta e scolpita nell'anima di tutti i singoli uomini; essa infatti è la ragione umana che impone di agire bene”.
- La legge naturale « altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l'ha donata alla creazione ». 185
- «Certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si trova in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti chiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall'errore. [...] È un delitto sostituirla con una legge contraria; è proibito non praticarne una sola disposizione; nessuno poi può abrogarla completamente». 186
- 1957 L'applicazione della legge naturale si diversifica molto; può richiedere un adattamento alla molteplicità delle condizioni di vita, secondo i luoghi, le epoche e le circostanze. Tuttavia, nella diversità delle culture, la legge naturale resta come una regola che lega gli uomini tra loro e ad essi impone, al di là delle inevitabili differenze, principi comuni.
- «La tua Legge, Signore, condanna chiaramente il furto, e così la legge scritta nel cuore degli uomini, legge che nemmeno la loro malvagità può cancellare». 188
- 1959 Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi fondamenti sui quali l'uomo può costruire l'edificio delle regole morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini. Procura infine il fondamento necessario alla legge civile, la quale ad essa si riallaccia sia con la riflessione che trae le conseguenze dai principi della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica.
- 1960 I precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la Rivelazione sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano essere conosciute « da tutti e senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore». 189 La legge naturale offre alla Legge rivelata e alla grazia un fondamento preparato da Dio e in piena armonia con l'opera dello Spirito