Uomini creati da Dio o fabbricati dalla tecnica? Antonella
Nell’articolo di febbraio sull’umanesimo cristiano, abbiamo riflettuto su che cosa voglia dire vivere da uomini cristiani e abbiamo accennato in conclusione ad orientamenti antiumanistici presenti nella cultura odierna che si oppongono alla visione cristiana della vita. Questo mese, vogliamo parlare appunto di questi orientamenti, partendo da un argomento che, a prima vista, sembrerebbe innocuo e non attinente al filo conduttore di questa rubrica. Che cosa vi viene in mente, infatti, quando sentite parlare di uomo tecnologico (homo technologicus)? Certamente, la maggior parte di noi pensa al fatto che ai nostri giorni l’uso di strumenti come il computer, il telefonino dalle mille applicazioni, la macchina fotografica digitale e così via (che inizialmente sembravano riservati a pochi espertissimi) sono diventati di uso comune e anche i bambini sanno servirsene con grande disinvoltura, come se una mutazione genetica sia intervenuta a rendere gli esseri umani sempre più adatti alle nuove tecnologie.
Che male c’è in tutto questo? Dobbiamo forse guardare con sospetto a tutte le innovazioni della tecnica che rendono la nostra vita più facile?
Certo è che nel computer sempre più perfezionato non c’è nulla di male (almeno quando ce ne serviamo come di uno strumento e non lo veneriamo come un moderno idolo), come non c’è nulla di male in tutte quelle invenzioni che ci permettono, ad esempio, di curare le malattie, magari inserendo nei vasi sanguigni una piccola sonda, che – guidata appunto da un computer - va ad esplorare l’interno del corpo umano. La capacità della mente umana di studiare, riflettere, esplorare, conoscere, inventare è un grande dono che Dio ci ha fatto: se non lo usassimo, se lo sprecassimo saremmo gravemente colpevoli. I talenti vanno usati e messi a frutto, non nascosti nella sabbia e sprecati.
Dov’è dunque il problema? Il problema nasce quando pretendiamo di usare la scienza non solo per modificare in meglio il mondo, ma per modificare l’uomo stesso, quando, per esempio, pensiamo di avere il diritto di scegliere se accogliere o no il figlio che sta già crescendo nel nostro seno, o di accoglierlo solo se è sano; quando siamo convinti di poter aumentare le nostre capacità fino al punto di evitare la morte, e, in attesa che questo sia possibile, decidiamo magari di farci ibernare. Guardate che non è uno scherzo, c’è chi ci sta pensando seriamente. Il problema si pone anche quando, al contrario, pensiamo che l’uomo, basandosi esclusivamente sulla capacità della propria mente di esaminare la propria vita e decidere liberamente su di essa, pensa di poter stabilire il momento della sua morte.
Oggi si parla continuamente di argomenti come aborto, eugenetica (= hanno diritto di vivere solo coloro che sono perfetti o comunque corrispondenti al desiderio dei genitori), eutanasia, suicidio assistito; il mondo si divide, purtroppo, fra chi ritiene che tali pratiche siano lecite e facciano parte della libertà di scelta di ognuno e chi invece ritiene che la vita sia un bene non disponibile. L’idea che c’è sotto, è che il progresso della scienza dia la possibilità di costruire l’uomo per farlo corrispondere a quei criteri di perfezione che il mondo pretende. E’ evidente che chi parla di costruire l’uomo, pensa solo e soltanto al suo corpo: nella maggior parte dei casi non si pone proprio il problema dell’anima, perché ritiene che l’uomo sia fatto solo di materia, che può quindi essere plasmata sempre più e sempre meglio, a mano a mano che la scienza e la tecnologia fanno passi avanti.
Ebbene, esistono nel mondo e anche in Italia, gruppi organizzati che teorizzano queste idee e si danno un gran da fare per diffonderle: sono i cosiddetti (così essi stessi si definiscono) transumanisti. Nella loro autopresentazione ufficiale si legge che essi sono “accomunati dalla valutazione positiva del progresso scientifico e tecnologico” (e su questo è evidente che siamo tutti d’accordo) “e, in special modo, delle innovazioni tese al potenziamento della specie umana in vista della creazione di una specie oltreumana”. Ciò significa che c’è chi seriamente (!) pensa che si possa giungere a costruire una umanità postumana, molto più perfetta e potenzialmente immortale. In quel testo, infatti, si legge letteralmente: “Comune è l'intenzione di ergersi a guardia della rivoluzione tecnologica in atto e di difendere con ogni mezzo legale (ovvero, nel rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica Italiana) il processo che sta conducendo l'umanità verso la condizione postumana.”
E ancora: “La posizione transumanista sull’etica della morte è chiara: la morte dovrebbe essere una scelta volontaria. In altre parole, chiunque dovrebbe avere il diritto di estendere la durata della propria vita se così desidera, o di organizzare la propria sospensione crionica (= ibernazione). Di conseguenza, anche l’accesso alla eutanasia volontaria dovrebbe essere considerato un diritto fondamentale.”
Il transumanesimo si oppone a tutte le religioni, anzi alla religione in quanto tale perché “i transumanisti vogliono realizzare i propri sogni in questo mondo e non con l’intervento di forze sovrannaturali…Persino quelli che una volta erano oggetti esclusivi della religione, come immortalità ed onniscienza, sono ora oggetti di discussione per i transumanisti e sono diventati mete teoricamente raggiungibili!”
E’ evidente, quindi, che le posizioni dei transumanisti sono del tutto opposte ad una visione cristiana del mondo: in particolare, riprendendo un concetto già accennato prima, va detto che è particolarmente pericolosa l’idea che si va diffondendo che alla generazione dell’uomo si possa sostituire la sua fabbricazione. In questa ottica, l’uomo diventa un prodotto della volontà di altri uomini, che si presentano come i suoi artefici (che è cosa ben diversa da genitori)e anche l’idea della riproduzione attraverso la clonazione diventa per così dire “normale”. Persino i rapporti tra persone cambiano: quale scambio di affetti, saperi, emozioni può esserci tra il produttore e il prodotto?
Alcuni aspetti di quanto sopra illustrato potrebbero sembrarci fantascientifici e potremmo essere tentati di considerarli con superficialità. In realtà, quello che conta è il cambiamento di mentalità che lentamente si fa strada attraverso comportamenti che si diffondono anche fra i cristiani, i quali finiscono con il fare scelte contrarie all’umanesimo cristiano. Dobbiamo, quindi, mantenere desta l’attenzione e stare in guardia: non è dalla scienza che dobbiamo difenderci, ma dall’uso antiumano della tecnica e dalla presunzione di chi ritiene che si possa fare a meno di Dio.
Per approfondimenti:
S. Agacinski, M. Marzano, F. Botturi, L’era del post-umano è già iniziata?, in VITA E PENSIERO, num. 1, 2010
N. Mapelli, Il trans umanesimo, in AA.VV., Oltre il New Age, Bulzoni edit., 2008
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DICIAMO GRAZIE AL PAPA
La Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (CNAL) – organismo che raccoglie 67 associazioni e movimenti ecclesiali italiani - ha invitato ''quanti appartengono e si riconoscono nel mondo dell’associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro”.
E’ un invito che non si può rifiutare perché è l’occasione per testimoniare che tutti noi laici italiani nutriamo per il Papa “affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera”, ne ammiriamo il coraggio e l’umiltà e gli siamo accanto.
Facciamo di tutto per essere presenti !
Domenica 16 maggio 2010, h 11,30, piazza San Pietro