VERITA’ NELLA CARITA’ Antonella
Umanesimo cristiano e mondo contemporaneo - Nell'articolo pubblicato in questa rubrica nel mese di febbraio, si è parlato dell'umanesimo cristiano; si è, cioè, cercato di riflettere sul modo di essere interamente e profondamente uomini cristiani nel mondo di oggi. In tutti gli altri articoli ci si è invece concentrati su alcuni aspetti della cultura contemporanea che sono contrari all'antropologia cristiana, che sono cioè fondati su una visione del mondo che non ha nulla a che vedere con il cristianesimo. In particolare, si è visto come molte scelte e molti comportamenti degli uomini di oggi siano influenzati dal relativismo, da una visione del mondo del tutto individualista o in molti casi nichilista, oppure siano dettati dal vago spiritualismo tipico del New Age (che non ha nulla a che vedere con la spiritualità cristiana); si è sottolineato, infine, che molti si lasciano affascinare dalla assurde pretese di chi pensa di poter fare meglio di Dio e quindi ritiene di poter modificare la razza umana fino al punto di “creare” superuomini quasi immortali (transumanisti). Ciò significa che nel mondo di oggi si diffonde sempre più l'idea che non esistano verità assolute (ma che, al contrario, ognuno può costruirsi una propria verità in cui credere), così come diventa “normale” farsi guidare nelle proprie scelte da ciò che si desidera, invece che da valori come 'giustizia', 'solidarietà', 'bene comune', 'altruismo'. Ciò significa, soprattutto, che l'uomo ritiene di poter fare a meno di Dio, perché basta a sé stesso: si fa da solo le regole, non deve rendere conto a nessuno dei propri comportamenti, si sente libero di soddisfare ogni tipo di desiderio e voglia, anche fino al punto di coinvolgere la vita degli altri, della quale si sente in diritto di poter disporre, quando gli altri (siano essi embrioni, o bambini, o disabili o anziani) gli sono in qualche modo di ostacolo o comunque non corrispondono (più) al modello di efficienza che si ha in mente.
In un mondo così, i cristiani sono una minoranza che rischia di essere sopraffatta: non è facile, infatti, essere sempre controcorrente, fare scelte o adottare comportamenti che gli altri non capiscono o che apertamente deridono. La tentazione di adeguarsi, di scendere a compromessi con il mondo può essere forte.
Il 'modello' del cristiano è Gesù. - Tuttavia, i cristiani sanno di avere un modello al quale ispirarsi, una guida sicura seguendo la quale non si può sbagliare: Gesù. Essi sanno anche, perché Gesù lo ha predicato e testimoniato, che la loro vita ha un senso, sempre, anche quando essi non capiscono ciò che accade, anche quando il dolore si fa presente sul loro cammino e li accompagna, magari per un lungo percorso. Sì, la vita del cristiano ha un senso anche quando è suo malgrado immerso in un mondo nel quale non può riconoscersi e che a volte non lo riconosce, ma anzi vorrebbe che egli vivesse la sua fede di nascosto, relegandola interamente nel privato e che non facesse sentire la sua voce. In questi casi il senso della vita del cristiano consiste nel non dimenticare che il suo compito è quello di portare la sua fede al mondo, non certo di adeguarla alle mode o alle ideologie del momento: è quello di portare al mondo le parole di vita eterna che ha avuto in consegna da Gesù.
Nell'omelia pronunciata durante la celebrazione dei Primi Vespri della solennità dei santi Pietro e Paolo in occasione della chiusura dell'Anno Paolino il 28 giugno 2009, Benedetto XVI ha detto:
«Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede matura, una fede adulta... La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa si oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo.» A noi cristiani viene quindi chiesto di restare fedeli all'insegnamento della Chiesa, anche se questo significa andare contro “lo schema” del mondo contemporaneo: «È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una fede adulta». Una fede così, si concretizza – è sempre il Papa che ce lo ricorda - nell'“agire secondo verità nella carità” (cfr Ef 4, 15). E' questo il servizio che dobbiamo rendere al mondo: la testimonianza della verità nella carità.
Certo, ci vuole coraggio.
“Non abbiate paura” - E’ l'invito che abbiamo sentito proclamare, con voce forte e sicura, da papa Giovanni Paolo II nel giorno del suo insediamento. E' l'esortazione che anche papa Benedetto XVI ci rivolge spesso, nelle sue catechesi così illuminanti e ispirate. Entrambi questi Pontefici che la grazia di Dio ha messo a guida della Chiesa, hanno conosciuto dal di dentro il mondo nel quale la Provvidenza li ha collocati: ne hanno visto con chiarezza le insidie, hanno scorto i pericoli derivanti da un' avanzante scristianizzazione, in molti casi hanno dovuto prendere atto delle debolezze degli stessi cristiani e, con un dolore che però non perde mai di vista la speranza della redenzione, ci hanno esortati ad essere fedeli e coerenti testimoni della nostra fede. A quell'invito dobbiamo rispondere, lasciandoci guidare dall'esempio del Papa che in prima persona, mitemente ma chiaramente, non rinuncia a riaffermare di fronte al mondo le verità della fede cristiana e ad indicare con serena fermezza i comportamenti concreti che ne derivano.
No, non dobbiamo avere paura, anche perché ogni giorno constatiamo che lo Spirito Santo continua ad intervenire nella vita della Chiesa: segno della Sua presenza e del Suo soffio vitale sono anche certamente i numerosi movimenti e associazioni laicali, sorti nella Chiesa in questi ultimi tempi. Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI li hanno sostenuti ed incoraggiati ed anche per questo dobbiamo essere grati ad entrambi i pontefici All’ interno di questi gruppi, si sono ritrovati tantissimi laici che intendono in questo modo vivere più pienamente la propria esperienza umana e cristiana: è un grande segno di speranza e di coraggio, perché, se è vero che i princìpi della fede sono immutabili, è anche vero che occorre trovare vie nuove, forme di evangelizzazione ed occasioni di testimonianza sempre più aderenti alle esigenze dell'uomo di oggi e sempre più vicine alle sue fragilità. Condividendo con i fratelli esperienze di vita e occasioni di fede vissuta e testimoniata, confrontandosi quotidianamente con chi partecipa alle nostre speranze e capisce i nostri punti di vista, si coltiva la speranza, si rafforza la fede e si rinnova il coraggio.
- Ringraziamo Antonella per gli articoli così interessanti che ha pubblicato nella rubrica “Filosofie e verità” e ci auguriamo che continui ancora a qualificare il nostro giornalino con le sue ricerche e le sue riflessioni. Grazie.
Un posto per tutti nell’albergo del mondo Michel Quoist
Eccomi insieme a te, Signore, questa sera, nella mia casa.
Altri uomini sono riuniti nella loro, ma molti sono stipati in poveri tuguri
E non pochi dormono fuori, dove capita.
Vi sono uomini che mangiano il loro pane quotidiano,
amano nella gioia, dormono nella gioia,
pregano forse, mentre io sto pregando:
tutto questo è secondo la tua volontà, o Dio.
Ma vi sono uomini che litigano e vengono alle mani,
si rifugiano nel bere per dimenticare,
rifiutano la vita, perché non c’è posto per il bambino,
uccidono o impazziscono, perché non riescono più a resistere:
tutto questo non è secondo la tua volontà, o Dio.
E’ importante alloggiare gli uomini, Signore,
perché l’uomo moderno è consunto dal ritmo frenetico della vita,
perché, come un albero, l’uomo si sviluppa
e ha bisogno di piantare in un luogo le sue radici,
perché, oggi più di ieri, le coppie decidono di fare con te il figlio che tu desideri.
E’ importante alloggiare gli uomini, Signore,
perché alloggiarli è alloggiare te, e un giorno ci dirai:
“Ero forestiero e mi avete ospitato”.