Individualismo o bene comune?
Individualismo Ecco un'altra parola che oggi leggiamo o sentiamo piuttosto spesso. In un certo senso, più che una parola è una parolaccia. Dentro di sé, infatti, l'individualismo contiene tutta una serie di comportamenti e di atteggiamenti inaccettabili dal punto di vista morale e particolarmente detestabili. Che cosa pensereste di una persona che si comportasse avendo sempre e solo se stesso come punto di riferimento? Che pensasse solo al proprio interesse, al proprio piacere, alla soddisfazione dei suoi istinti e che non tenesse in alcun conto ciò che desidera, pensa, spera, cerca chi gli sta intorno? E' esattamente questo quello che un individualista fa.
Non nascondiamocelo: individualisti lo siamo un po' tutti, almeno qualche volta. L'importante è rendersene conto e cercare di imparare ad essere un po' meno egoisti, nelle scelte di ogni giorno. Cosa non sempre facile perché la cultura nella quale siamo immersi è individualista al massimo e continuamente ci presenta modelli di comportamento che sono improntati al più bieco individualismo
Individuo e libertà Come si può facilmente capire, la parola 'individualismo' è collegata alla parola 'individuo'. In sé e per sé, il termine 'individuo' non contiene nulla di negativo. Si contrappone a 'comunità', 'collettività' e sottolinea la specificità dei singoli, il fatto cioè che ciascuno di noi possiede delle caratteristiche (valori, idee, emozioni che si traducono in comportamenti e scelte) che lo differenziano dagli altri membri della comunità nella quale è inserito. Proteggere e coltivare la propria identità è -evidentemente- qualcosa di positivo: ogni individuo in questo modo arricchisce la comunità alla quale appartiene ed è a sua volta arricchito dagli altri. E' importante, quindi, avere coscienza della propria specificità e prendersene cura. A volte sarà anche necessario difenderla dagli attacchi di chi vorrebbe strapparcela, sostenendo con fermezza le proprie convinzioni e anche il proprio diritto ad esprimerle. Se, ad esempio, il fatto di aderire ad un certo credo religioso fa parte del nostro essere, nessuno potrà avere il diritto di limitare la nostra libertà di professare apertamente la nostra fede. A nostra volta, naturalmente, saremo molto rispettosi della uguale libertà degli altri.
L'individualismo di cui parlavamo prima è invece la conseguenza del concentrarsi esclusivamente su se stessi al punto da non tenere più in alcun conto gli altri, decidendo i propri comportamenti solo relativamente a se stessi. (Da questo punto di vista, l'individualismo è una forma di relativismo.) Come non accorgersi che un tale modo di porsi isola l'individuo, che utilizza tutte le proprie energie esclusivamente alla ricerca del benessere personale e di fatto tronca ogni autentica relazione con gli altri? Infatti, essere in relazione con un'altra persona, implica la necessità di 'ridimensionare' il proprio 'io' per far posto alle giuste esigenze dell'altro.
Conseguenze sociali. Non si può inoltre non notare che spesso comportamenti ispirati ad una mentalità fortemente individualista, possono avere conseguenze sociali rilevanti. Ad esempio, il fenomeno della denatalità dipende, almeno in parte, da scelte dettate dal desiderio di non complicarsi la vita, mettendo al mondo un (altro) figlio, visto come colui che viene ad interferire con la possibilità di godersi la vita, senza dover rinunciare agli svaghi o ai lussi ai quali siamo egoisticamente abituati. La diminuzione delle nascite ha un forte impatto sociale: infatti “mette in crisi i sistemi di assistenza sociale, ne aumenta i costi, contrae l'accantonamento di risparmio e di conseguenza le risorse necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei «cervelli» a cui attingere per le necessità di una Nazione” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n° 44) Si può anche sostenere che alla base della crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, vi siano appunto comportamenti fortemente individualisti, tenuti da affaristi senza scrupoli che, per i propri interessi, non hanno esitato a prendere decisioni che avrebbero avuto conseguenze disastrose per tante altre persone economicamente indifese.
Finto altruismo. Spesso – e questa è la cosa peggiore - certi comportamenti sono presentati come se fossero esempi di grande altruismo o di generosità. Esempio: ecco una madre che, pur sapendo che il suo bambino nascerà affetto da una malattia, decide di non abortire. Ed ecco di fronte a lei l' “altruista”di turno che si scandalizza all'idea che si voglia mettere al mondo una persona che soffrirà per tutta la vita e per il bene del bambino suggerisce che è meglio non far nascere un infelice. E' molto probabile che, alla base di ciò che viene presentato come un gesto di pietà, vi sia invece una vera e propria mentalità eugenetica, volta a evitare scientemente la nascita di individui che non siano assolutamente “perfetti”. Non è certo un caso che oggi in Italia non nascano quasi più bambini affetti da sindrome di Down. E ancora: di fronte ad un individuo affetto da gravi patologie (o magari semplicemente molto anziano, vedi un recente caso in Inghilterra), capita sempre più spesso che vi siano persone che pensano sia giusto aiutarle a morire perché cessi finalmente la loro sofferenza: è una manifestazione di altruismo, o una scelta eutanasica, dettata dall'egoismo? Certo è che malati e anziani costano molto alla sanità pubblica e forse è meglio risparmiare...
Bene comune. Nelle società in cui l'individualismo si diffonde fino a coinvolgere la maggioranza dei cittadini, prima o poi si giungerà a 'codificare' i comportamenti che ne derivano: ci saranno, cioè, delle leggi indirizzate non alla difesa delle categorie più deboli, ma alla salvaguardia degli egoismi di alcuni settori della società medesima. Difenderemo gli adulti e la loro voglia di soddisfare ogni desiderio e capriccio, invece che i bambini; i ricchi che non vogliono privarsi nemmeno di una piccola parte dei loro averi, invece che i poveri e gli indigenti. Le nostre leggi saranno sempre più lontane dal 'bene comune'. Questa idea sta sempre più attenuandosi nelle nostre coscienze, soprattutto in quelle di chi ricopre un ruolo più o meno importante nella vita pubblica e può in qualche modo influenzarne le decisioni e le scelte. Il bene comune è il bene “di quel «noi-tutti» formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale” (id. n° 7). E ancora: “Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità”(id.) Il fine delle nostre azioni non può essere quindi il bene individuale, ma deve necessariamente essere il bene comune e deve riguardare non solo le persone che ci sono più vicine, ma l'intera famiglia umana. Per esso quindi dobbiamo adoperarci, ognuno nel proprio ambito, consapevoli che proprio l'essere cristiani ci impone di non desistere mai da un impegno a volte faticoso, ma certi che la riscoperta di questo valore è la base per costruire una società veramente solidale e un futuro migliore.
Antonella
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I beni terreni Iolanda Lo Monte
Gesù invita a districare il cuore dai beni terreni, che non ci arricchiscono davanti a Dio; nella morte saremo giudicati non in base a quello che possediamo, ma sul modo con cui avremo realizzato la nostra vocazione nella fedeltà a Dio e agli uomini, mediante la pratica della carità.
Purtroppo l’avidità di possedere, la potenza del denaro, fonte di peccato, resterà sempre una delle più grandi tentazioni per l’uomo.
Con esso ci si illude di comprare tutto: onori, piaceri, benessere, stima…, dimenticando come invece è fonte di preoccupazioni, di ingiustizie, di odio, oltre alla realtà sempre ingombrante della morte, che porterà via ogni cosa.
Il cristiano non deve mai servire il denaro, ma servirsi dei beni materiali per aiutare i fratelli più poveri e bisognosi.