LA CORRUZIONE MALE DELL’UMANITA’ Dada Prunotto
Favola 44 Due uomini che disputavano intorno agli dei.
Due uomini disputavano se fosse un dio più potente Teseo oppure Eracle. Gli dei si sdegnarono contro i due litiganti, e Teseo si vendicò sul paese dell’uno, Eracle su quello dell’altro.
La discordia dei loro dipendenti invitano i potenti alla violenza contro i sudditi.
Esopo, secondo la leggenda, era un pastore che visse circa 500 anni prima di Cristo. Nonostante la sua scarsa istruzione e l’aspetto rozzo, fu un fine conoscitore dell’animo umano ed un attento osservatore dei costumi del tempo. Era un pagano e, come tale, adoratore degli dei, ai quali si attribuivano vizi e difetti degli uomini. Da buon conoscitore dell’uomo, attraverso le sue favole, ne denunciava le debolezze e ne esaltava certe virtù, assimilandole a quelle degli dei.
Poco meno di 500 anni dopo entrava nella storia Gesù, unico Dio in assoluto, modello perfetto per le scelte di vita dell’uomo. Anche Gesù parlò di vizi e virtù degli uomini e ci indicò col suo esempio di vita, la via dell’umiltà e la Verità da perseguire. Ma gli uomini erano gli stessi di 500 anni prima: egoisti, menzogneri e corrotti: la storia non aveva insegnato nulla e Gesù fu crocifisso.
La morale in calce alla favola di Esopo è talvolta un consiglio, talaltra un biasimo, ma espressi – se si può dire – con leggerezza e forse con un sorriso accennato.
In questo mio piccolo lavoro, che ho adottato come traccia per parlare di corruzione, male dell’umanità, ho voluto mettere in parallelo, ma non a confronto, alcune favole di Esopo con brani della Bibbia, non presumendo di sottintendere una qualsivoglia critica, ma concedendomi una certa associazione di idee, che è andata nascendo dalla lettura di entrambe.
Il titolo della rubrica è: “Favole e verità”, termini che in questo contesto non vengono posti in opposizione. Con la parola Favole nel titolo, infatti, non si vuole indicare l’espressione di un visionario, ma le si vuole conferire piuttosto un significato apologetico,* e perciò con fini di addottrinamento morale e civile, come fece anche Gesù con le sue parabole.
Un giudizio critico di Aulo Gellio (Noctes Atticae, II, 29):
Esopo, quel famoso favoleggiatore della Frigia, è stato giustamente tenuto per sapiente: gli insegnamenti ed i consigli suoi saggi e prudenti non hanno l’austerità e l’imperiosità consueta ai filosofi. Egli seppe trovare apologhi* dilettevoli e festosi, e con le piacevolezze del suo linguaggio fece entrare nella mente e nell’animo degli uomini salutari considerazioni.
Vedi: Esopo – Favole - pag 28 – Fabbri Editori
* apologo = Specie di favola in cui per ammaestramento morale e civile, si introducono a parlare e ad operare animali e cose inanimate.