LA VANAGLORIA DEL CORROTTO
I topi e le donnole favola 237
Topi e donnole erano in guerra e i topi non facevano che toccar sconfitte. Riunitisi in assemblea, essi espressero il sospetto che questo avvenisse per il fatto che erano privi di capi. Scelsero quindi alcuni di loro e, per alzata di mano, li nominarono generali. Questi, volendo distinguersi dagli altri, si fabbricarono delle corna e se le applicarono sulla testa. S’attaccò la battaglia, e avvenne che l’esercito dei topi ebbe la peggio. Ma, mentre gli altri, figgendo, si ficcavano nelle loro buche e riuscivano a salvarsi, i generali, che non potevano entrare dentro per via delle corna, furono presi e divorati.
Così spesso la vanagloria è causa di sventura.
“Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio”.
(Gv. 9,47)
Dio muore nel cuore del corrotto, mentre si fa strada il vizio strisciante, custodito come un tesoro: è questo l’idolo al quale il corrotto s’inchina. Il corrotto non può pentirsi perché non sente rimorso, anzi spende la sua vita a coltivare ed adorare l’idolo della vanagloria. Una visione distorta della vita lo porta ad alterare il significato vero di virtù, considerando come tale un difetto radicato e perpetrato, col miraggio di ottenere ricchezze e benessere. Il successo da raggiungere anche a costo di compromessi, riduce queste persone alla convinzione che esso porti alla stima e alla considerazione sociale, attributi che lo fanno sentire “virtuoso”. Nell’ambito di questa sfrenata avidità, la verità assume un’importanza secondaria, spesso diventa inutile. Essa non è più un valore cui fare appello ma impedimento all’ambizione e alla vanagloria senza confini. Da questo comportamento parte l’inganno, il quale si ritorce contro il portatore stesso di menzogna, tuttavia egli non sa di esserne diventato schiavo.
Vangelo di S. Luca 12,15-21
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».