La vicenda Forteto. Uno scandalo vergognosamente ignorato
13 giugno, 2013 |
Che la pedofilia fosse non solo un reato ma un sistema di complicità e di malaffare, non ci credevamo. Pensavamo alla classica dietrologia all’Italiana. Sino a quando non ci siamo imbattuti nella vicenda del FORTETO.
Una storia, una gran brutta storia, di cui conosciamo solo la punta dell’iceberg. Perché? Perché nella storia del Forteto si intrecciano corruzioni, mancati controlli, complicità politiche, magistrature compiacenti o perlomeno silenti, che si sono sedimentati nel tempo. E tutto questo oggi si traduce nel silenzio. Nel silenzio vergognoso di quegli organi di stampa che mentre enfatizzano una bufala come la “trattativa Stato – Mafia” nulla dicono su vite spezzate da questa vicenda.
Un silenzio rotto solo dall’intervento delle Iene che aveva avuto come unico effetto il pestaggio di un ragazzo colpevole di aver commentato “E’ tutto vero”.
Una vicenda in cui lottano nel silenzio pochi coraggiosi politici locali, come i Consiglieri Regionali della Toscana Stefano Mugnai o Giovanni Donzelli, il consigliere comunale di Vicchio Caterina Coralli il fondatore dell’Associazione Antipedofilia Prometeo, di Gorle (Bergamo) Massimiliano Frassi.
Eppure basterebbe leggere i risultati dell’inchiesta della Commissione Regionale approvata l’8 gennaio 2013, per rendersi rapidamente conto della gravità della vicenda, che vedrà tra pochi giorni alla luce un processo al fondatore del Forteto, di Vicchio del Mugello, lo stesso paesotto di origine di Pietro Pacciani (il serial killer di Firenze) e ad altri 22 imputati.
Una vicenda il cui arresto del fondatore del centro di accoglienza, Rodolfo Fiesoli, 73 anni detto il Profeta, nel dicembre 2011, oggi già libero, è solo un’ennesima tappa.
Si. Perché in realtà Fiesoli, fu già arrestato e condannato nel 1985 con il cofondatore Luigi Goffredi, per corruzione di minori.
E ciò nonostante gli affidi di piccoli sono proseguiti senza problemi da parte del Tribunale dei Minori. Ben sessanta bambini sono stati affidati alla struttura che è sempre stata diretta dal padre padrone Fiesoli.
E “a pioggia” continuavano ad arrivare finanziamenti pubblici regionali, sinanche per progetti volti a combattere la dispersione scolastica, per bambini che lavoravano nei campi dell’azienda agricola. Circa 1 milione e duecento cinquantamila euro, tra Fondazione il Forteto e la collegata azienda agricola. Soldi di contribuenti che alimentavano le tasche di un pedofilo riconosciuto tale da una sentenza di condanna passata in giudicato.
Ma gli abusi sessuali plateali, gli abusi psicologici ed affettivi, questa sorta di fanatismo settario che emerge dai tanti racconti che dipingono un quadro da dittatura comunista estrema dei Kmer Rossi di PolPot , rappresentano solo un pezzo del dramma.
Un pezzo sicuramente grave ma sul cui sfondo affiorano ventennali complicità istituzionali ancora inspiegabili. Anche perché – ricorda Sergio Pietracito, presidente dell’Associazione “Vittime del Forteto” – la sola azienda agricola fattura circa 18 milioni annui, con costi pressoché azzerati dalla completa assenza di legalità: lavoratori volontari, ossia in nero, mancanza di rispetto di ogni regola giuslavorista, di norme di igiene e sicurezza, hanno fatto lievitare a dismisura gli utili che – lo si dovrà verificare, ma la Commissione d’inchiesta già ne evidenza le tracce- venivano anche impiegati per oleare i meccanismi dei controlli.
La Procura di Firenze, nonostante l’inchiesta e la buona volontà del Pubblico Ministero, Ornella Galeotti, non è riuscita ad ottenere il commissariamento del Forteto. Sarà un caso? Forse. Ma se si pensa alla difesa pubblica del “Profeta” da parte di consiglieri comunali DS di Vicchio, all’intreccio dei loro rapporti patrimoniali, alle cene con magistrati del Tribunale dei Minori ed alla gestione dell’azienda agricola quasi fosse un’azienda clandestina cinese, i dubbi che sorgono sono tanti e rimane la speranza che qualcuno abbia voglia di aprire uno squarcio coraggioso verso la verità e le responsabilità, senza riguardi per nessuno.
di Angelo Jannone © 2013 Qelsi