In Spagna il feto «non è un essere umano» da AVVENIRE 20/5/2009
(Ricerca a cura di Barbara)
Un feto di 13 settimane è «un essere vivente, chiaro», ma «non possiamo parlare di essere umano, perché questo non ha nessuna base scientifica». Non si tratta di un’opinione anonima spuntata in un blog sconosciuto. Sono le parole della ministro dell’Uguaglianza del governo Zapatero, Bibiana Aído, pronunciate ai microfoni di "radio Ser". La Aído è la principale promotrice della riforma approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri: interruzione libera della gravidanza entro le prime 14 settimane, aborto senza il permesso dei genitori anche per le minorenni fra i 16 e i 18 anni. Le sue frasi hanno scatenato inevitabilmente una bufera. Se il feto non è un essere umano, la ministro spieghi «pubblicamente cosa crede che sia», ha detto la pediatra Gador Joya, portavoce del movimento Diritto di Vivere (Dav).
«È un’affermazione assurda», «nessuno può negare che un essere umano è un essere umano e non appartiene a nessun’altra specie» ha sottolineato il professore universitario Cesar Nombela attraverso la "Cope", radio della Conferenza episcopale spagnola: l’uomo «ha varie tappe nella sua vita e una di queste è quella fetale». Anche la Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici (Fiamc) ha criticato la Aído: la ministro è un’«incompetente» ha detto il presidente, Josep Maria Simó. «Un feto di 13 settimane ha una testa, un cuore e si muove». La valanga di critiche ha spinto la Aído ad aggiustare parzialmente il tiro delle sue dichiarazioni. «Non c’è prova scientifica per dire che» un feto di 13 settimane «è un essere umano né per non dirlo, mi baso sul manifesto che hanno elaborato gli scienziati», ha chiarito più tardi Aído.
La ministro fa riferimento ad un documento firmato da importanti nomi della ricerca spagnola, in cui si sostiene che «il momento in cui si può considerare un essere umano non può stabilirsi con criteri scientifici», perché rientrerebbe «nell’ambito delle credenze personali, ideologiche o religiose». Il testo è la risposta al Manifesto di Madrid contro l’aborto, sottoscritto da 2.000 intellettuali, medici ed esperti: un documento che la ministro non cita.
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Spagna, ora si offrono aborti con lo sconto Michela Coricelli Avvenire 10/4/10
Quindici per cento di sconto su elettrodomestici, armadi a muro e aria condizionata; 20% su occhiali e lenti a contatto; 15% su manicure e pedicure e 20% per le interruzioni volontarie della gravidanza.
Sconti per abortire. Non è un macabro scherzo e neppure un errore. Nella lista dei servizi offerti da negozi e aziende private – convenzionati con la regione Andalusia – c’è anche l’aborto.
Una clinica di Almeria e un istituto di Siviglia offrono prezzi speciali per le ragazze che presenteran-no il Carnet Joven: una “Carta Giovane” promossa dall’Istituto Andaluso della Gioventù, dipendente dal governo della regione.
«Usala per tutto», è lo slogan della tessera: apparentemente una fidelity card come tante altre in Europa (il modello è l’European Youth Card, recentemente estesa fino ai 30 anni). Ma in Andalu-sia sono andati ben oltre: nell’elenco dei servizi convenzionati – accanto all’autoscuola, alle librerie e ai negozi di abbigliamento – ci sono anche le interruzioni volontarie di gravidanza. La vicenda – denunciata dal quotidiano Abc – ha sollevato una valanga di polemiche in Spagna. La commer-cializzazione dell’aborto è esplicita. Gli sconti proposti da una clinica sivigliana, ad esempio, riguardano «visite e servizi diretti all’interruzione volontaria della gravidanza, ecografia, servizi di pianificazione familiare, visite ginecologiche, vasectomia» e altro.
I responsabili dell’istituto sivigliano non hanno smentito l’informazione, al contrario: fonti della clinica assicurano che esiste una regolare convenzione con la previdenza sociale e che è uno sconto come tanti altri, «come quelli che trova un ragazzo quando vuole andare al cinema, al teatro, o questo tipo di cose». Il 10% di riduzione viene applicato ai proprietari della Carta Giovane anche da alcune farmacie sui medicinali: secondo il giornale Abc questo potrebbe riguardare pure la “pillola del giorno dopo”, che in Spagna può essere acquistata liberamente senza ricetta medica.
La polemica esplode in un momento critico: la riforma dell’aborto voluta dal governo di José Luis Rodríguez Zapatero – approvata dal Senato a febbraio – entrerà in vigore fra pochi mesi. La nuova legge – che liberalizza l’aborto fino alla 14esima settimana di gestazione – permette alle minorenni di 16 e 17 anni di interrompere la gravidanza senza l’autorizzazione dei genitori. «L’ideologia del signor Zapatero non prevede una politica della salute per la donna, bensì una politica commerciale per l’industria abortista» è la denuncia della dottoressa Gador Joya, portavoce della piattaforma pro-life Diritto di vivere (Dav). Gli sconti «non possono sorprendere nessuno. È perfettamente coerente con il processo di imposizione della legge abortista più radicale d’Europa».
Per il direttore della Fondazione Vita, Manuel Cruz, è un problema di «banalizzazione» dell’aborto: «È vergognoso che si accompagnino praticamente per mano le donne ad uccidere un innocente, sovvenzionando delle imprese private, invece di usare quei fondi per aiutare le madri e lottare contro la crisi». Cruz accusa il governo andaluso (guidato dal Partito socialista, come l’esecutivo centrale) di «spingere la donna verso l’aborto senza riflettere, come se fosse un gioco», promuovendo un’«irresponsabilità sessuale» che rischia di trasformare l’interruzione della gravidan-za in un metodo contraccettivo in più.
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“IL SALONE DEI DIVORZI”-
Mercoledì, 07 Aprile 2010
Divorzio senza drammi: così si impara l'arte di ricominciare
L’appuntamento è per l’8 e il 9 maggio a Milano, all’Hotel Marriot di via Washington: anche in Italia arriva “il salone del divorzio”. Dopo Vienna nel 2007, e dopo Londra e Parigi nel 2009, Milano si appresta infatti ad ospitare “la fiera dell’addio ma anche del riparto da me” come da titolo “Ex, punto e a capo”. Obiettivo della fiera è quello di sdrammatizzare e tentare di rendere meno indolore una pratica ormai sempre più diffusa, che rappresenta una vera e propria piaga sociale, attraverso un’operazione di maquillage e di anestesia morale.
Ogni anno si contano infatti nel nostro Paese 160 mila nuovi separati, 100 mila nuovi divorziati e la rottura di 20 mila famiglie di fatto. In quest’ottica il Salone prova a offrire agli “ex” tutte le istruzioni necessarie per “ricominciare”, relativamente alle questioni giuridiche, psicologiche, immobiliari, fisiche che inevitabilmente esplodono: «Si può divorziare in modo civile, a volte addirittura in allegria – racconta Franco Zanetti – che di “Ex punto e a capo” è l’ideatore, senza sentirsi in colpa. Per questo abbiamo coinvolto chirurghi estetici, dietologi, palestre, scuole di ballo, beauty farm».
Zanetti spiega inoltre che «al Salone sarà presente un’agenzia anti-stalking, soprattutto per le donne, e, a tutela degli uomini, esaminatori del Dna, in virtù del fatto che in Italia un bambino su dieci non è figlio del padre presunto. Il Salone del Divorzio avrà poi un cotè operativo, attraverso la presenza di studi legali, agenzie matrimoniali, investigative, immobiliari, disbrigo pratiche, servizi di babysitter ma anche di dogsitter, depositi temporanei per mobili e cose, decoratori, arredatori e ditte di trasloco».
Non mancheranno poi le liste di divorzio, nel caso parenti e amici vogliano fare un regalo utile al divorziato. L’agenzia “Marito in affitto”, offrirà invece per 15 € l’ora, quei lavori domestici tipicamente maschili.