GLI ERRORI STORICI DEL “CODICE DA VINCI” di A.Ferri Ricerca a cura di Pierluigi
Non c'è dubbio che il romanzo “Il codice da Vinci”. Un thriller di Dan Broown, sia un capolavoro. Intendiamoci, un capolavoro di marketing editoriale, curato nei minimi particolari dall'accuratissima regia dell'Editrice Mondatori, che dopo un lancio pubblicitario faraonico non si perita di mietere altri incassi promovendo su “Panorama”, settimanale dello stesso gruppo editoriale, il libro di Bart Ehrman “La verità sul Codice da Vinci (sempre ed. Montatori), denunciando errori e falsità del primo. L'importante non sono i contenuti, ma solo vendere.
Se però si passa dall'involucro così ben confezionato alla sostanza, le cose cambiano. In primo luogo per l'abile mescolanza del piano storico con quello romanzesco, che lascia nel lettore la sensazione subliminale (errata) di leggere un testo storico, frutto di fantasia per i personaggi e le circostanze, ma fondato su basi critiche rigorose. In copertina lo si definisce thriller, nella pagina tecnica (quasi mai sfiorata dallo sguardo del lettore) si precisa che è “un'opera di fantasia”. Ma subito prima del prologo (p.9) si precisa che “tutte le descrizioni di opere d'arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà”.
Nella stessa pagina si afferma disinvoltamente, che la società segreta detta Priorato di Sion esiste realmente dal 1099 (sic!), e che l'Opus Dei è una prelatura del Vaticano (sic!) accusata da non meglio specificati rapporti, di praticare non solo il lavaggio del cervello ai suoi membri, ma anche la “pericolosa pratica della mortificazione corporale” (sic!) e di avere costruito a New York una sede faraonica.
Gli ingredienti principali della ricetta sono già elencati: società segrete, Vaticano tenebroso, Opus Dei, fiumi di danaro, autoflagellazioni. Il libro non è altro che la loro miscela e cottura a fuoco lento per 523 pagine, con l'aggiunta di qualche condimento femminista-esoterico-erotico-sanguinario.
La trama del libro
Sintesi della trama : una società segreta custodisce dai primi secoli cristiani un terribile segreto, quello del Santo Graal, che non è la coppa in cui secondo la leggenda fu raccolto il sangue di Cristo. Si tratta invece di una donna, Maria Maddalena raffigurata da Leonardo nel quadro della Gioconda e nell'Ultima Cena, al posto di S. Giovanni. Maria Maddalena aveva vissuto more uxorio con Gesù, ne aveva avuto figli, i cui discendenti erano divenuti re di Francia della dinastia Merovingia. La società segreta possiede da sempre i documenti che provano questa verità. La Chiesa Cattolica cerca di impadronirsene da 2000 anni per distruggerli, a causa del suo viscerale antifemminismo.
La trama del libro non è che una lunghissima caccia al tesoro con decifrazioni di indizi, sciarade e indovinelli per giungere alla casella finale, che con un ultimo comodo colpo di scena non contiene documenti, ma solo le supposte ossa di Maria Maddalena. Il tutto narrato con un ritmo inizialmente avvincente, che però dopo i primi capitoli si indebolisce e scivola nel prevedibile.
Gli errori storici
Il profluvio di errori storici, archeologici e teologici che affiora scorrendo appena le 523 pagine del libro, prova oltre ogni ragionevole dubbio come l'autore abbia solo orecchiato i temi trattati, utilizzandoli grossolanamente, senza alcuna parvenza di rigore. Qualche esempio tra i tanti:
Gesù è stato ritenuto figlio di Dio solo dopo il Concilio di Nicea del 325 (p.274); Commento: Mai sentito parlare di quattro libri del I secolo, chiamati Vangeli, dove Gesù è più volte detto Figlio di Dio?
Il matrimonio di Gesù con Maria Maddalena è storicamente documentato (p. 288) dal brano di un cosiddetto vangelo apocrifo, cioè uno dei tanti racconti sulla vita di Gesù formatisi nei primi secoli cristiani: Commento: In un vangelo apocrifo si dice pure che Gesù bambino modellò uccellini di creta e gli infuse la vita per evitare che un compagno glieli calpestasse. Anche questa è una verità storica, o forse si tratta di generi letterari allegorici, da valutare come tali?
Questi testi sarebbero contenuti nei rotoli di Nag Hammadi, scritti in aramaico, scoperti in Egitto nel 1945 (p.288). Commento: non rotoli ma libri, e sono scritti in copto, non in aramaico (vedi alla voce rigore scientifico!).
Una persona che crede in Dio non può praticare la scienza in modo obiettivo (p.179). Commento: Quindi le migliaia di scienziati, premi nobel, medici e docenti universitari che si dichiarano credenti sono tutti mistificatori?
Goffredo di Buglione non è mai stato re di Francia né di Gerusalemme.
Perché questo successo?
Perché dunque, pur trattandosi di un'idea da romanzetto di quart'ordine, storicamente inaffidabile, il libro ha avuto un successo così evidente?
Il condizionamento da overdose pubblicitaria non mi sembra sufficiente a spiegarlo. Credo che a questo vada aggiunto l'insopprimibile bisogno di senso religioso che attanaglia in modo spesso inconscio le persone, sempre più risucchiate, frantumate o forse rifugiate in una quotidianità assillante; e per senso religioso si devono intendere le domande che riguardano la causa, il senso e il fine dell'esistenza di ciascuno e di quella dei propri cari.
Nel passato gli uomini dedicavano molto tempo a cercare risposte a queste domande, ora lo dedicano ad evitare le stesse domande.
E qui il libro mostra il suo vero volto: la risposta “non” è Cristo e la sua Chiesa, ma sono i culti ancestrali precristiani della dea madre, o qualunque altra idea, più o meno strampalata, che gli assomigli. Il cristianesimo è ritenuta una colossale mistificazione basata su una sopraffazione millenaria, perché Gesù era solo un uomo, saggio, buono e amante delle donne, ma “non” era Dio; è stato artificiosamente divinizzato dalla Chiesa dopo la morte. E' uno dei due tentativi di svuotamento della fede praticato fin dai primi secoli cristiani: Gesù è un vero uomo o un vero Dio, perché è inconcepibile che possa essere entrambi: Mentre ogni giorno nella Messa con il Credo i cristiani affermano che Gesù è vero Dio e vero uomo. Questa è la fede che la Chiesa professa e che ha il compito di custodire integra fino alla fine dei tempi.
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Il Santo Padre Giovanni Paolo II, per diramare i tanti dubbi sulla fede che serpeggiano nel nostro tempo, ha scritto una enciclica “Fides et Ratio” , in cui ha affrontato il rapporto tra fede e ragione, che lui dice: “sono le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità ” non sono antitetiche, quindi, ma hanno ambiti diversi: mentre la ragione si esplica nel mondo del conoscibile, la fede riguarda il “soprannaturale”, che ci è stato rivelato e che acquista veridicità dalla fedeltà di Dio alle promesse e dalla figura di Gesù, non travisata e stravolta da menti confuse, che vogliono dare a Dio i confini angusti del loro piccolo, ottuso e spesso tenebroso mondo interiore. Sono menti in cui tutto ciò che non fa parte della propria esperienza viene ritenuto impossibile: impossibile vivere in castità, impossibile vivere la carità senza limiti, impossibile dare la propria vita per amore dei fratelli, impossibile che un Dio si annienta assumendo la natura umana e dia la vita sulla croce… e poi risorga….
Evidentemente queste persone avrebbero bisogno di conoscere l'Amore Misericordioso di Dio , un Dio che solo l'Amore può definire, perché è la sua essenza, un Dio che dilata il suo cuore man mano che le creature diventano più ingrate, un Dio bontà e pazienza infinita.
Ma se noi abbiamo capito il nostro Dio e facciamo spazio nei nostri cuori ai Suoi sentimenti, guardiamo a questi fratelli con gli occhi misericordiosi di Dio e preghiamo perché la loro opera non produca danni nei semplici, e non debbano pagare troppo per il loro errore.