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GIUGNO 2009

     

 

CULTURA DI MORTE      

            In sei scuole nella contea dell'Oxfordshire, intanto, per la pillola del giorno dopo basta un sms. Grazie ad un progetto-pilota, bambine di 11 anni possono richiedere la pillola del giorno dopo alla scuola che frequentano con un semplice Sms, con la garanzia che i genitori non ne saranno informati. Non pagano niente e non vi sono limitazioni, in teoria possono richiederne quante ne vogliono.

            L'iniziativa è partita dal Consiglio regionale per limitare le gravidanze indesiderate tra le adolescenti. Le obiezioni vengono da sociologi e educatori che parlano di invito alla irresponsabilità più totale. C'è anche un numero verde di emergenza da contattare durante il week-end quando la scuola è chiusa. Il tutto con la garanzia assoluta che i genitori non ne sapranno mai niente

            La Gran Bretagna ha tanti record nella cultura della morte, ma la corsa continua senza sosta.

Domanda: Se un Paese ha il record di malattie sessualmente trasmesse, il record di minorenni incinte, il record di settimane di gestazione entro il quale si può abortire (24, cioè 6 mesi!), qual è la soluzione?

            MANDARE IN ONDA SPOT TV IN PRIMA SERATA (DALLE 19) PER PUBBLICIZZARE TRA I MINORENNI L'USO DEL PRESERVATIVO E L'ABORTO!

 

Avvenire 27\3\09

            Alla Gran Bretagna il triste primato in Europa: il 4% delle nascite avviene da «mamme-bambine»                                                                                                                    DA LONDRA

            Il numero delle gravidanze di adolescenti in Gran Bretagna continua a crescere. Un’indagine pubblicata il mese scorso dimostra che il tasso di concepimento è salita dal 40.9 per mille nel 2006, nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, al 41.9 per mille nel 2007. L’indice di quelle ancora più giovani, tra i 12 e i 15 anni, è salito dal 7.8 per mille nel 2006 all’8.1 nel 2007. Circa ottomila e 196 ragazze sotto i sedici anni sono rimaste incinte nel 2007, un dato che rappresenta l’un per cento del totale dei concepimenti. Altri dati mostrano che l’anno scorso in alcune parti di Londra i numeri delle gravidanze di minorenni sono saliti del 40 per cento. Nella sola Enfield, una zona nel nord della capitale, l’anno scorso ci sono state 83 gravidanze più del solito. La Gran Bretagna è il Paese dove i numeri delle minorenni incinte sono i più alti in Europa con il quattro per cento del totale delle nascite. Al secondo posto c’è l’Irlanda con il due per cento; al terzo la Germania con l’1.9, mentre l’Italia si trova al sesto posto con lo 0.9 per cento preceduta dalla Spagna e dalla Francia e seguita dall’Olanda. Il governo ha promesso di investire 20 milioni di sterline, poco più di venti milioni di euro, per rimarginare la piaga e la maggior parte di questi saranno invesititi in campagna pubblicitaria.

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la polemica

            La decisione è stata presa per tentare di arginare il record di gravidanze fra le adolescenti La campagna, prima delle nove di sera, mostrerà le attività delle cliniche e dei consultori specializzati. Critici gli antiabortisti: «In questo modo ci si lava le mani dell’educazione dei giovani senza preoccuparsi realmente della salute della madre e del figlio»

 L’INIZIATIVA «CHOC»

            Il provvedimento segue di pochi giorni l’annuncio che in sei scuole dell’Oxfordshire basterà l’invio di un sms per avere gratuitamente la pillola del giorno dopo all’insaputa dei genitori

 Londra, spot tv sull’aborto per «istruire» le minorenni

             Favorevole l’autority sulla pubblicità. I «Pro-life» insorgono

 

DA LONDRA ELISABETTA DEL SOLDATO

            I numeri parlano con una chiarezza agghiacciante. La Gran Bretagna è il Paese che in Europa detiene il duplice e triste record di gravidanze fra le adolescenti e di malattie trasmesse sessualmente. Il governo sta cercando da anni di affrontare l’emergenza, ma senza risultati. Poche settimane fa Gordon Brown ha deciso di investire altri venti milioni di sterline – di cui 7 diretti ad una campagna sui media per il ricorso ai contraccettivi – per cercare di arginare questa piaga in una gioventù allo sbaraglio e che, tra l’altro, è tra quelle che beve e si droga di più in Europa. Ma dubbi e preoccupazioni ancora maggiori sta sollevando la scelta della Bcap, l’autorità britannica che regola la pubblicità radiotelevisiva, di consentire la trasmissione tra poco su alcuni canali televisivi britannici – per ora di certo su Channel Four, ITV e Sky  – di spot che pubblicizzano le attività dei consultori e delle cliniche specializzate negli aborti. Gli spot saranno trasmessi prima delle nove di sera così da permettere ai ragazzi di vederli ed essere informati direttamente. Finora nessuna televisione britannica ha mai trasmesso spot di questo genere e solo Channel Four manda in onda la pubblicità dei preservativi dalle 7 di sera in poi. Un portavoce ha spiegato che con questo provvedimento verrà «stimolato il dibattito pubblico su una materia così delicata in vista della nuova regolamentazione del settore prevista per il prossimo anno». La consultazione pubblica si chiuderà il 19 giugno, poi l’iniziativa sugli spot «abortisti» dovrebbe partire.

            L’annuncio fa seguito alle rivelazioni di alcuni giornali britannici, che solo due giorni fa hanno reso noto come in sei scuole secondarie della contea dell’Oxfordshire, per prevenire gravidanze tra le giovanissime, la pillola del giorno dopo venga distribuita a ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Il tutto tenendo i loro genitori all’oscuro. Le ragazze possono richiederla anche attraverso un semplice sms ed è gratis. Inoltre la nazione è ancora sotto choc per il caso di un ragazzino di 13 anni che qualche settimana fa è divenuto padre di una bambina da una ragazza di 15 anni. E non è il primo caso del genere.

            Ulteriore preoccupazione viene inoltre per i dati sempre più sconfortanti di ragazze che abortiscono anche per la seconda o terza volta prima dei diciotto anni: sono almeno cento ogni mese in Gran Bretagna quelle che effettuano pluriaborti. Tuttavia per una fetta della popolazione, che si presenta come una minoranza ma forte e decisa, pubblicizzare l’aborto non sarà la soluzione. Anzi, sostengono i critici, il provvedimento ne aumenterà ancora i numeri così come quelli delle gravidanze indesiderate e forse più gravemente porterà ad ignorare il problema completamente. «In questo modo le autorità si lavano le mani della vita di molti giovani – dice ad Avvenire

            Julia Milligan, direttore di un movimento pro-life –. In questo modo l’aborto viene proposto come una soluzione quando sappiamo bene che è circondato da moltissime problematiche, dalla salute della madre a quella del figlio». L’idea della Bcap è quella di autorizzare cliniche e consultori privati a farsi conoscere al grande pubblico, ma non tutti avranno i fondi per permettersi spot sui canali nazionali a orari competitivi. Ieri la catena di consultori più conosciuta in Gran Bretagna, Marie Stopes, nonostante abbia dato il benvenuto alla notizia, ha messo in dubbio le possibilità di potersi permettere spot pubblicitari nella fascia d’orario più gettonata. «Interessante, ma molto costoso», ha commentato Julie Douglas, capo dell’amministrazione.

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l’intervista
            John Smeaton, della Società per la protezione del bambino: «Ci saranno grosse somme per chi finanzia l’interruzione di gravidanza mentre noi che forniamo una informazione oggettiva non abbiamo i fondi per ribattere»  «Così verranno offerti aiuti alle lobby contro la vita»

                                                                                                                                 DA LONDRA

            John Smeaton è direttore della Società per la protezione del bambino non nato ( The Society for the Protection of the Unborn Child), una organizzazione che difende e promuove l’esistenza e il valore della vita umana dal momento del concepimento. Nel dibattito sempre più acceso in Gran Bretagna sulle gravidanze delle minorenni, la sua è una delle voci più autorevoli contro l’aborto. La causa di numeri così alti in Gran Bretagna di gravidanze di minori – argomenta – è da far risalire alle politiche del governo laburista e agli interessi economici delle lobby abortiste, «che sono enormi». Perché «la lobby del controllo delle gravidanze spinge per produrre di più e accumulare più profitti. Si parla di voler proteggere i ragazzi da esperienze indesiderate ma non è così. Si tratta invece di salvaguardare e incentivare forti guadagni».

  • Cosa ne pensa della proposta di pubblicizzare l’aborto in televisione?

            Penso che minacci di commercializzare ulteriormente l’uccisione del bambino non ancora nato. Non solo, la proposta sottovaluta gli effetti dell’aborto sulla salute delle donne.

  • Che effetto avrà questa sulle agenzie che si oppongono all’aborto?

            Non un buon effetto e spiego il perché. Le agenzie con un interesse finanziario nell’aborto avranno a disposizione grosse somme per comprare pubblicità sui media, mentre i gruppi che forniscono informazione oggettiva sull’aborto e sulle conseguenze di tale atto non avranno i fondi necessari per ribattere. Viviamo sempre al limite del collasso finanziario, non ci possiamo permettere di fare pubblicità perché ci mancano le risorse. E non è la prima volta che veniamo penalizzati. È già successo in passato quando ci hanno impedito di scrivere, nei manifesti a favore della pillola del giorno dopo, che questa può provocare aborti prematuri.

  • E la proposta di trasmettere pubblicità relativa ai preservativi prima delle nove di sera?

            Un’altra pessima idea. Non farà altro che accentuare la promiscuità nei giovani e questa non farà altro che aumentare gli aborti, le gravidanze dei minori e le infezioni trasmesse sessualmente che, come sappiamo, sono tra le più numerose in Europa. Gli stessi giovani ci dicono che la tv è una via importante dalla quale ricevono forti messaggi sul sesso.

  • La Gran Bretagna è a volte pioniera di politiche di questo genere in Europa e nel mondo. Crede che questo modo di trattare l’aborto influenzerà gli altri Paesi?

            Senza dubbio. Purtroppo è già capitato che la Gran Bretagna fosse guardata come modello nel campo dell’aborto dove il limite rimane tra i più alti in Europa, 24 settimane. Ci sono stati tentativi in passato di ridurlo a venti o ventidue settimane ma sono stati deboli, soprattutto all’interno del Parlamento. La Chiesa, specie quella Cattolica, ha spinto per una limitazione in molte occasioni. E anche l’ex leader dell’opposizione Michael Howard aveva chiesto di portare il limite a venti settimane. I loro sforzi, però, hanno visto una maggioranza sempre più tenace su posizioni abortiste, guidata da una lobby abortista sempre più agguerrita che, oltre che a ridurre i numeri delle gravidanze indesiderate, vuole soprattutto espandere il mercato della contraccezione.

                                                                       Elisabetta Del Soldato

 EMBRIONI «CHIMERA»

            Quest’anno il Parlamento britannico ha approvato una legge che darà il via alla creazione di embrioni ibridi, formati da materiale genetico umano e animale. Questi sono destinati a scopi di ricerca ma implicano lo scarto e l’abuso di vite umane. Nella stessa legge si cancella la necessità della figura del padre nei trattamenti in vitro. Alla voce padre, nei certificati di nascita, ora può apparire chiunque, da un’amica a uno sconosciuto facilitando così le coppie omosessuali.

 IL GOVERNO SI SPACCA

            Sei mesi fa tre ministri del governo guidato da Gordon Brown, i cattolici Ruth Kelly, ex ministro dei Trasporti, Des Browne, ministro della Difesa e Paul Murphy, ministro del Galles, si sono rifiutati di votare a favore della legge sugli ibridi chiedendo la libertà di coscienza, una possibilità che ai membri di gabinetto viene garantita solo in rare occasioni e solo su questioni di coscienza come nel caso dell’aborto o della pena di morte. I tre ministri hanno ottenuto un sorta di compromesso: potranno votare contro alcuni aspetti della legge, vedi gli ibridi, ma non contro il progetto di legge totale.

SUICIDIO ASSISTITO

            Il suicidio assistito, come l’eutanasia, è illegale in Gran Bretagna. Ma il dibattito è molto acceso dopo che alcuni malati terminali hanno portato il loro caso di fronte alla corte di Alta Giustizia chiedendo che i loro cari non fossero incriminati se li avessero aiutati a morire. La legge britannica punisce fino a 14 anni di reclusione chiunque aiuti un altro essere umano a commettere suicidio. Finora la Corte non ha punito nessuno ma la scorsa settimana ha rifiutato l’appello di un paziente che voleva essere accompagnato in Svizzera da un familiare.

SELEZIONE GENETICA

            Per motivi di salute è possibile in Gran Bretagna effettuare una selezione genetica in provetta. Questo è stato già fatto in embrioni che avevano forti probabilità di ammalarsi di tumore, in particolare al seno, da famiglie dove la storia di tumori era ricorrente. Solo qualche settimana fa è nata in questo modo la prima bambina priva del gene tumorale al seno. Non è possibile fare la selezione per il sesso o per motivi estetici. È, però, un campo minato perché esistono cliniche private, alcune gestite da medici stranieri, che incoraggiano la selezione per difetti genetici minori tra cui il labbro leporino o lo strabismo. (E.D.S.)

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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