L’UNICEF E LA TEORIA DEL GENDER
Anche l'UNICEF ha pubblicato, a novembre ‘14, una “Position Paper” (la n° 9) che sostiene l’ideologia gender e il matrimonio gay con le conseguenti adozioni.
E’ strano perché la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, patrocinata e promossa proprio dall’UNICEF, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991 n. 176 e depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991, dice tutt’altro. Nel preambolo della Convenzione è scritto che “… la famiglia, unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività”.
La Convenzione protegge i diritti dei bambini a non essere separati dai propri genitori, e di poterli conoscere. La teoria gender (che, ripetiamo senza dubbi, è solo una teoria) va in senso opposto. La Convenzione protegge anche il diritto alla vita con una difesa legale appropriata, non solo dopo la nascita ma anche prima. C’è una dissociazione culturale che confonde le idee: da una parte si difende, a parole, la dignità della famiglia e della procreazione e, dall’altra, subdolamente si fa il contrario. Sembra quasi una tattica per non distruggere tutto subito e far accettare tacitamente i cosiddetti “nuovi diritti”. Un esempio di questa dicotomia è il tragico, e celebrato, primato di Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista internazionale, che ha annunciato di aver raggiunto nel 2013 la cifra record di 327.653 bambini abortiti, incrementando di 500 piccole vite il “risultato” raggiunto dal gruppo l’anno precedente.
Il lugubre primato, recentemente pubblicato nel rapporto annuale 2013-2014 della multinazionale americana, è stato ottenuto nonostante l’industria dell’aborto, nel suo complesso, abbia conosciuto un calo per la chiusura di numerose cliniche abortiste. Si tratta proprio di una “industria” perché Planned Parenthood nel 2013 ha registrato un profitto record di 127,1 milioni di dollari. Una cifra da capogiro spiegabile solamente grazie agli ingenti aiuti finanziari, pari a ben 528 milioni di dollari, elargiti all’organizzazione nel 2013 dal governo degli Stati Uniti attraverso i fondi pubblici. Ai cittadini vien detto che il denaro è utilizzato per lo screening per il tumore e servizi per l’adozione e la contraccezione, ma la relazione appena pubblicata parla chiaro attestando che gli aborti hanno rappresentato il 94% dei servizi nel 2013.
Proprio per questo il gruppo pro life americano “Live Action” ha realizzato una nuova inchiesta entrando in diverse cliniche affiliate al colosso abortivo Planned Parenthood. Poi ha pubblicato nell’ottobre 2014 su Facebook il video “What is Human?” con un bimbo nato alla 24esima settimana e visto milioni di volte con oltre 62 mila condivisioni e più di 23 mila commenti. Basta un immagine per far capire la realtà e convincere ad agire per il bene. La realtà è più bella e più forte delle ideologie. Con un po’di preparazione e di coraggio “in uscita”, come ripete Papa Francesco, daremo spiegazioni convincenti (anche sul teorico mondo gender).
Gabriele Soliani