E’ APERTA L’INCHIESTA DIOCESANA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO CHIARA CORBELLA PETRILLO
Cari fratelli e sorelle, ci troviamo qui riuniti per un’occasione bella, creata dal Signore e offerta a ciascuno di noi, chiesa di Cristo che vive in Roma, affinché ne siamo beneficati e gli rendiamo gloria. Con l’atto che stiamo celebrando si apre oggi ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo. Il 18 gennaio di quest’anno il Postulatore, a nome dell’Associazione di fedeli che è nata attorno alla testimonianza di Chiara, mi ha fatto richiesta di iniziare questa Inchiesta diocesana, dicendosi «certo che l’apertura del Processo di Beatificazione e Canonizzazione potrà essere di aiuto e ispirazione per innumerevoli persone a vivere la loro vocazione all’Amore, a lode e gloria della Santissima Trinità, nostro Dio». In queste ultime parole si trova il motivo per cui la Chiesa apre un Processo di canonizzazione, mostrando così il suo volto di madre che ha a cuore la felicità dei suoi figli, chiamati dalla grazia di Cristo a camminare in una vita nuova, che ha come approdo certo il cielo festoso della comunione con Dio e i fratelli.
Chiara nasce a Roma il 9 gennaio 1984. Insieme alla sorella Elisa di due anni più grande, cresce in una famiglia che le insegna ad avvicinarsi alla fede sin da bambina. Con la mamma Maria Anselma, dall’età di cinque anni frequenta una comunità del Rinnovamento nello Spirito. Questo percorso, in cui impara a rivolgersi a Gesù come ad un amico, lasciandosi istruire da Maria, le insegna soprattutto a condividere la fede con i fratelli in cammino. Con il passare degli anni emerge in lei una certa autonomia che la rende molto determinata nelle sue scelte. Il suo è un temperamento tranquillo, non ribelle, che ha modo di esprimersi nel servizio agli altri. Il papà Roberto ci parla di «una ragazza normale. Sempre allegra, positiva, autoironica. Non ha preso sul serio nemmeno la malattia, ci scherzava sopra, fino alla fine. Le piaceva viaggiare, amava la vita, la musica, suonava il piano e il violino. Già da viva era un punto di riferimento per molti, sapeva ascoltare, stare vicino a chi aveva bisogno di aiuto».
Nell’estate del 2002 Chiara si trova in vacanza in Croazia con alcune compagne di liceo. Qui il 2 agosto incontra Enrico Petrillo, un ragazzo romano di ventitré anni, che si trova lì in pellegrinaggio con la sua comunità di preghiera del Rinnovamento Carismatico. Chiara, che ha diciotto anni e non è mai stata fidanzata, ha l’intuizione di trovarsi davanti all’uomo della sua vita. Tornati a Roma i due si frequentano, si conoscono, si fidanzano. È un rapporto per certi versi ordinario, puntellato da litigi, rotture e pacificazioni. Durante i sei anni del loro fidanzamento il Signore mette a dura prova la fede di Chiara e i valori in cui pensa di credere. Tanto che parlerà di questo come del periodo più difficile da lei affrontato, più duro anche della malattia.
Si trattava di fare entrare Cristo dentro il rapporto con il suo fidanzato e imparare ad amare col suo amore. Dice Chiara: «Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono. Come dice San Francesco: il contrario dell’amore è il possesso». Superate le paure e le incomprensioni e cresciuti nella fede, Chiara ed Enrico si sposano ad Assisi il 21 settembre 2008. Tornati dal viaggio di nozze, Chiara scopre di essere incinta. Le ecografie mostrano però una grave malformazione. Alla bambina, cui verrà dato il nome di Maria Grazia Letizia, viene diagnosticata un’anencefalia. Chiara ed Enrico scelgono di portare avanti la gravidanza e la piccola, che nasce il 10 giugno 2009, muore dopo poco più di mezz’ora. Il funerale, qualche giorno dopo, viene vissuto con la stessa pace che ha accompagnato i mesi di attesa per la nascita e che contagia anche molti dei presenti. Qualche mese dopo Chiara è nuovamente incinta. A questo bambino, cui verrà dato il nome di Davide Giovanni, viene però diagnosticata una grave malformazione viscerale alle pelvi con assenza degli arti inferiori. Anche lui morirà poco dopo essere nato, il 24 giugno 2010. E anche il suo funerale sarà vissuto come una festa:
Nel matrimonio – scrive Chiara nei suoi appunti – il Signore ha voluto donarci dei figli speciali: Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e una gioia sconvolgente». Fra le patologie dei due bambini non c’è legame. A dimostrarlo ci sono gli esiti dei test genetici, a cui Chiara ed Enrico si sottopongono cedendo alle pressioni di amici e parenti; ma c’è, soprattutto, il fatto che il terzo figlio della coppia, Francesco, è completamente sano. La gravidanza arriva poco dopo la nascita al Cielo di Davide Giovanni. Una settimana dopo aver scoperto di essere incinta, Chiara si accorge però di una lesione alla lingua. Col fondato sospetto che si tratti di un tumore, il 16 marzo 2011 Chiara affronta durante la gravidanza la prima delle due fasi di un intervento per asportare la massa sulla lingua. Per la seconda fase, occorrerà aspettare che Francesco sia nato. Accertato che si tratta di un carcinoma alla lingua, che chiamerà il drago, Chiara sceglie di rimandare le cure per non far male al bambino che porta in grembo. Anzi, sceglie da che medici farsi seguire in base al tempo che le concedono prima di indurre il parto: «Per la maggior parte dei medici – scrive Chiara – Francesco era solo un feto di sette mesi. E quella che doveva essere salvata ero io. Ma io non avevo nessuna intenzione di mettere a rischio la vita di Francesco per delle statistiche per niente certe che mi volevano dimostrare che dovevo far nascere mio figlio prematuro per potermi operare».
Francesco Petrillo nasce il 30 maggio 2011. Finalmente il 3 giugno Chiara affronta la seconda fase dell’intervento iniziato a marzo. Tornata a casa, non appena le è possibile comincia chemioterapia e radioterapia ma il tumore si è ormai esteso intaccando linfonodi, polmoni, fegato e persino l’occhio destro, che Chiara coprirà con una benda per limitare le difficoltà visive. Il 4 aprile del 2012 i medici comunicano a Chiara che è una malata terminale. Il 6, venerdì santo, i sacerdoti amici che la seguono spiritualmente celebrano la Via Crucis nella casa dei genitori di Chiara, alla presenza della famiglia e degli amici, con cui si incontravano regolarmente per pregare il Rosario; quel giorno Chiara riceverà anche l’unzione degli infermi. Nei giorni seguenti manifesterà il desiderio di andare un’ultima volta a Medjugorje per ringraziare Maria di tutte le grazie ricevute e chiedere la forza di fare fino in fondo la volontà di Dio. Dal 17 al 19 aprile, accompagnata dalla sorella e dagli amici che aveva invitato ad accompagnarla, farà il suo ultimo pellegrinaggio e darà una splendida testimonianza dell’abbandono fiducioso nelle mani del Padre misericordioso, che fa sempre il meglio per noi. Nelle settimane che seguono, trascorse insieme a suo marito in disparte e lontano dalla città, nella casa di famiglia vicino al mare, Chiara si prepara all’incontro con lo Sposo. Sostenuti dai sacramenti amministrati quotidianamente dal suo padre spirituale, che condivide con loro questo tempo intenso, Chiara ed Enrico sono più che mai forti della fedeltà di Dio, che li ha sempre accompagnati in una misteriosa letizia. Chiara muore a mezzogiorno del 13 giugno 2012, dopo aver salutato tutti, parenti ed amici, uno a uno, dicendo a ciascuno “Ti voglio bene”. Il suo funerale viene celebrato a Roma il 16 giugno 2012 nella chiesa di Santa Francesca Romana all’Ardeatino. Le persone accorse sono moltissime. Il Cardinale Vicario di Roma Agostino Vallini, presente alla celebrazione, dichiara: «Ciò che Dio ha preparato attraverso di lei, è qualcosa che non possiamo perdere». Come i funerali dei suoi due figli, anche questa celebrazione diventa così testimonianza cristiana della vita eterna. In questi 6 anni è notevolmente cresciuta la fama di santità, che ha oramai valicato anche i confini nazionali; si è manifestata subito, a partire dalla celebrazione dei funerali e nella risonanza mediatica della sua storia, che ha suscitato un singolare interesse. Inoltre, la sua testimonianza cristiana ha prodotto e continua a produrre frutti di conversione in molte persone, che vengono spinte dalla sua storia a interrogarsi sul senso della vita. La conoscenza della vita di Chiara suscita speranza in moltissimi giovani e meno giovani, fidanzati e coppie, che in lei toccano quasi con mano la vicinanza del nostro Signore infinitamente buono e misericordioso. La sua tomba nel cimitero del Verano è frequentemente visitata, meta di preghiera e di richiesta di grazie per tante persone. Dopo la pubblicazione dell’Editto, al Tribunale diocesano sono pervenute diverse lettere postulatorie, che attestano come l’interesse per la vita di Chiara attraversi la Chiesa non soltanto a livello popolare ma a tutti i livelli. Per concludere, vorrei brevemente dirvi una parola sul perché, probabilmente, questa Causa ha così vasta risonanza. Penso che in essa possiamo ascoltare una parola attuale, che lo Spirito sta dicendo alla sua Chiesa per aiutarla a vivere la chiamata alla santità come la parte essenziale e più bella della sua missione nel tempo che viviamo.