RITORNO ALLE RADICI Anna
Dopo 40 anni faccio ritorno al mio paese d'origine. Fu lì
che 50 anni fa io venni alla luce e lì trascorsi l'infanzia
e prima gioventù, lì ebbi le prime esperienze amorose,
seguite da un matrimonio infelice, ma al momento convinta di raggiungere
quella felicità e appagamento interiore che non avevo.
Lasciando questo paese e trasferendomi in città, visto
che a quei tempi lo sentivo ostile nei miei confronti, c'era in
me la convinzione di essere emarginata, non accettata; questo
a fonte della mia sensibilità, già da allora piuttosto
preponderante.
Oggi, ritornare ed essere ospite di questa meravigliosa famiglia,
dove tutti i componenti hanno lo spiccato dono dell'ospitalità,
unita ad un affetto infinito nei miei confronti, mi fa sentire
parte integrante della comunità e non più una "diversa",
non mi sento più straniera in patria, anzi, mi sembra di
essere come il perno di un congegno dove tutto ruota e funziona
in maniera che ognuno è utile e indispensabile all'altro,
ogni persona ha il giusto collocamento in seno alla comunità
dove si trova e svolge la propria attività.
Tornando all'attuale presente, trascorrendo qualche giorno di
riposo, per me salutare, ho potuto riallacciare con piacere contatti
con persone coetanee, con le quali non avevo più rapporti
da quando mi ero trasferita in città. La famiglia che mi
ospita non ha limiti nel mostrarmi tenerezza e attenzioni, ciò
mi scalda il cuore sentendomi amata e accettata. Insieme a loro
ho trascorso una serata presso il Centro Anziani del paese. E'
stato un vero tuffo nel passato: le sensazioni da me provate sono
innumerevoli e di un'intensità sconvolgente: ritrovare
tanti volti mai dimenticati e lì presenti con i loro fardelli
di esperienze e problematiche personali, hanno destato in me interesse
e curiosità, tanto che, inconsciamente, è scattata
la mia naturale voglia di approfondire le loro tematiche, da cui
ho tratto un'analisi su ognuno di essi.
La mia prima sensazione è stata un misto di velata malinconia
nell'avvertire il loro desiderio di cercare ancora dalla vita
quelle sensazioni ormai dimenticate, ma ancora sognate. Ciò
me li ha fatti sentire patetici e anacronistici In seguito, da
sola, ho riflettuto a lungo e il mio giudizio è cambiato.
Sono arrivata alla conclusione che sia giusto e doveroso verso
se stessi e nei confronti del prossimo che si frequenta,o avere
sentimenti ancora freschi, giovanili e puliti, reagendo all'usura
dell'invecchiamento. Anzi, ricercare nuove sensazioni, mantiene
lo spirito vivo e giovanile quel tanto che basta per non apparire
fuori luogo e nello stesso tempo godersi tutto ciò che
la vita è in grado di offrire, sempre restando dignitosi
e nei limiti.
La loro esistenza non vissute certo con leggerezza, non ha tolto
loro il piacere di cullare il sogno nel cassetto, di un futuro
più sereno e facile, segreta speranza di ogni essere umano.
La loro accoglienza verso di me è stata cordiale e simpatica,
anche perché in loro c'era la curiosità di sapere
come si svolge la mia vita: chi mi ha fatto domande più
diplomatiche, chi meno, ma ho risposto sempre con gentilezza e
con un sorriso.
I signori presenti si sono sentiti in dovere di invitarmi a ballare,
malgrado io ripetessi di non essere esperta; in un primo tempo
le signore si sono mostrate liete, poi ho avvertito in loro un
senso di fastidio, dovuto al fatto dell'eccessivo interesse che
suscitavo. Era forse invidia?. Non so ma ho sentito svegliare
in me quei sentimenti assopiti ma mai dimenticati: la tristezza
mi ha di nuovo attanagliata, creandomi un forte disagio, presto
dissolto dalla mia amica Maria, che, con il suo umorismo, ha preso
il lato divertente della situazione, ironizzandoci sopra. E' diventato
così solo un episodio gioioso, senza cattiveria. Ciò
mi ha rasserenata tanto da continuare la mia permanenza con spirito
leggero e tranquillo.