Il "CRISTUS PATIENT"
Sono di sevizio ancora una volta nella sala 7. All'improvviso
sento l'impulso di voltarmi verso la sala attigua, è come
se qualcuno mi stesse chiamando.
Davanti a me è esposta una splendida tela, che ritrae il
"Cristus patient" opera di Gianlorenzo Bernini. Già
altre volte mi ero soffermata ad osservarla, ma non mi aveva colpito
in modo particolare
, ora sento irresistibile e forte il
richiamo che mi attrae ad essa. Provo una strana sensazione, inspiegabile,
non mi permette di staccarle gli occhi di dosso, è come
se ne fossi ipnotizzata: Lui, il Cristo, è lì seduto,
il suo corpo agonizzante è leggermente piegato in avanti,
ha le braccia incrociate sul grembo come per proteggere la sua
nuda intimità, violata dalla scempiaggine umana; eppure
trasmette tutta l'amorosa pazienza che ha per noi, suoi aguzzini,
che inveiamo ancora sul suo santo corpo, sofferente e martoriato.
Lui è in attesa di subire l'ultima tortura, quella della
crocifissione, eppure ci trasmette un messaggio che è di
sublime amore. Lo sfondo della tela è un drappo rosso purpureo,
che rafforza ancor più la drammaticità. E' come
se fosse stato messo lì a simboleggiare quel sangue innocente,
che sarebbe stato versato. Nella mano ha un ramoscello di spine,
proveniente da quelle che gli hanno infilato in testa, a mo' di
corona, trafiggendolo a morte. Il viso, quasi in penombra, è
inespressivo rispetto alla forza sconvolgente che emana dal corpo.
Non so spiegare la ragione di tanto e tale coinvolgimento emotivo
,
ma mi rendo conto che, nell'eseguire quest'opera, oltre alla grande
abilità dell'autore, ha influito la sua convinzione cristiana,
che lo ha portato ad interpretare in modo così verista
la scena, che, con tocchi di pennello, ha fissato sulla tela.
A questo pensiero ne associo un altro, esso è rivolto a
Suor Rifugio, questa donna, che considero caposaldo dove ancorarmi
nei momenti di sconforto o sventure. Lei è lì, sempre
pronta a dare aiuto a me, che sono ormai abituata ad avere sempre
la sua parola confortevole.
Oggi mi sono sentita un po' colpevole nei suoi confronti, perché
non avevo mai pensato a lei come ad un essere umano, con dispiaceri
e malanni propri; ma questo mi fa sentire ancora più forte
l'affetto che mi lega a lei.
Anche se non sono in grado di dimostrarglielo con gesti affettuosi
o parole, voglio dirle quanto sia grande la stima e il rispetto
che provo nei suoi riguardi.
Lei dedica la sua vita al Signore e al servizio di noi tutti,
con una costanza a fede incrollabile, malgrado le mie risposte,
non sempre gratificanti, deludano molte volte le sue aspettative.
Lei rappresenta per me il Padre e la tenera Madre di cui parla
Madre Speranza ed io, da figlia non sempre riconoscente, mi appoggio
a lei, con la certezza che non avrò mai un rifiuto.
Grazie, Suor Rifugio, per la perseveranza che hai, nel voler portare
le pecorelle smarrite all'ovile.
Con affetto infinito, ti auguro Buona Pasqua.
Anna
. L'accostamento con il Cristo paziente di Bernini mi sembra
decisamente eccessivo, comunque, non pensate di dovermi ringraziare,
perché non faccio niente di speciale, cerco solo di esprimere,
e lo faccio in maniera molto imperfetta, la sponsalità
che mi lega comunque a questo Cristo, che sa solo amare, donare,
perdonare, accogliere, pagare
.. Io non faccio tutto questo,
anche se sarebbe mio dovere farlo. Pregate perché riesca
davvero ad imprimere nel mio cuore i sentimenti del "Cristus
patient". Suor Rifugio