L’ATTUALITA’ DI JOHN MAYNARD KEYNES Maria Grazia Zagraria
John Maynard Keynes, già nel lontano 1937 dichiarò con autorevolezza che “tagliare la spesa pubblica in un’economia depressa deprime ancora di più l’economia”. In un momento di crisi economica come quello attuale c’è bisogno di espansione non di recessione! Bisogna rivalutare i due punti fulcro intorno a cui ruota la teoria keynesiana: la riduzione dei tassi d’interesse e l’aumento della spesa pubblica, anche in deficit.
Punti cardine su cui ruota l’econimia.
“Come far muovere il motore se manca la materia prima per farlo funzionare?” Certo! Le imprese, da quelle artigianali a quelle industriali, dal piccolo imprenditore alle società di capitali, hanno necessità di poter accedere alla liquidità, al “dio denaro!”. E come possono farlo se i tassi di interesse sono proibitivi e le garanzie che le banche chiedono sono a dir poco impossibili da poter fornire? D’altro canto, se l’imprenditore non può creare lavoro per mancanza di mezzi, allora che vi provveda lo Stato! Urge una spesa pubblica che dia lavoro e rimetta in circolazione la moneta affinchè l’economia possa ripartire! Ma la spesa pubblica non può attingere capitale con l’aumento vertiginoso della tassazione: è scandaloso! E’ pur vero che in questa congiuntura l’indebitamento pubblico è elevatissimo, ma allora che ruolo svolge la Banca Centrale Europea? Non è limitativo ridurre il suo compito esclusivamente ad assicurare il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro? Se la globalizzazione ha abolito le frontiere non ha certamente risolto tutti i problemi fra gli Stati! Manca assolutamente uno spirito collettivo europeo ad uscire dal problema: è inquietante!
Keynes crede che l’individualismo egoistico può essere disciplinato e incanalato verso l’interesse collettivo mediante organizzazioni sociali intermedie tra l’individuo e lo Stato, ovvero enti semiautonomi entro lo Stato ed autonomie separate operanti all’interno dei principi democratici parlamentari ed all’interno di criteri di giustizia sociale. Tuttavia Keynes rifiuta la filosofia edonistica sia nella visione egoistica sia in quella utilitaristica, accogliendo un’etica del “fine” a cui deve essere indirizzata la condotta umana. In Europa c’è persino disaccordo sul vero pensiero keynesiano ancor meno sulla sua applicazione. Eppure è così semplice considerare gli errori delle trascorse politiche economiche che hanno generato la recessione.
E’ ora che l’Europa riscopra Keynes! Come si può stare a guardare senza far nulla?
Con quale coraggio si mettono in atto politiche restrittive che hanno il solo merito di portare ad una compressione dei consumi e degli investimenti? In questo mare che ci conduce alla deriva, Keynes è più attuale che mai. Non può sfuggire la centralità della questione “lavoro” come riattivazione di una occupazione non precaria, ma “piena”! E… quale futuro per i nostri giovani, se non si crea lavoro? “Che non si proponga la crescita zero!”
C’è bisogno, oggi più che mai, di politiche occupazionali serie che riducano le turbolenze finanziarie di un’economia ormai alla deriva… Ci vuole un’iniezione di “fiducia” da parte dello Stato! John Maynard Keynes comprese a pieno il peso della leva-fiducia come dinamica sostitutiva del sistema istituzionale. Nella società globale, un’economia intesa in tal senso genera intenti di positività, creando capitale sociale, che è materia prima e propulsore del motore! Che lo Stato trai la soluzione dallo stesso problema: crei e trasformi la materia prima, anello primario della catena produttiva, senza ricorrere alla leva fiscale!!!