Il protestantesimo
              
 
                      a) Introduzione
               
               
              Ci accingiamo  ora in questa rubrica ad affrontare il mondo del protestantesimo. Non è  un'impresa semplice, perché si tratta di un mondo assai vasto e, soprattutto,  molto diversificato al suo interno. Tuttavia, dato che lo scopo di questa  rubrica è anzitutto quello di cercare di renderci conto delle varie forme con  cui il cristianesimo si presenta nel mondo, al di là della Chiesa cattolica  alla quale apparteniamo, cercheremo di delineare a grandi linee le  caratteristiche delle comunità cristiane che si definiscono “protestanti” dopo  avere già conosciuto, sempre a grandi linee, gli anglicani e gli ortodossi.
               
               
              All’origine  del protestantesimo c’è la cosiddetta ‘Riforma protestante’ avviata nel XVI  sec. dal frate agostiniano tedesco Martin Lutero. Egli, sulla base di una forte  critica ad alcuni aspetti del cattolicesimo (fra cui la teologia delle  “indulgenze”) che riteneva non correttamente ispirati agli insegnamenti del  Vangelo e della Bibbia, espresse in 95 punti il suo dissenso; nel 1517 queste  sue tesi furono affisse sulle porte del duomo di Wittenberg, come forma di  protesta nei confronti della Chiesa cattolica e del Papa. I tentativi di  conciliazione non ebbero risultato, il dissenso divenne via via più radicale  finché nel 1521 Lutero fu scomunicato. Le sue posizioni furono appoggiate da  una parte dei principi tedeschi, anche per motivi politici (e cioè per  contrastare l’imperatore Carlo V che, sulla base della scomunica papale, lo  aveva messo al bando come eretico) ed economici (si metteva un freno alle  generose offerte che i cattolici tedeschi inviavano a Roma, e si potevano  incamerare i beni degli monasteri), il che gli permise di sfuggire alle  punizioni previste. Negli anni seguenti, in occasione delle rivolte dei  contadini scoppiate in diversi territori dell’impero, Lutero – dopo essersi  inizialmente schierato dalla loro parte - spinse i principi tedeschi, della cui  protezione aveva bisogno, ad una sanguinosa repressione. Si dedicò poi, insieme  ai suoi seguaci, al consolidamento della sua dottrina, i cui aspetti  fondamentali furono codificati in un testo scritto da Melantone e presentato  all’imperatore Carlo V, nel 1530, durante la Dieta (=assemblea) di Augusta: la Confessione Augustana. La compilazione  di questo testo non era stata semplice, perché fra gli aderenti alla Riforma  protestante vi erano contrasti anche forti: alla fine, tuttavia, riuscirono ad  accordarsi su un testo, che divenne così il documento fondamentale per il  protestantesimo.
                          In  seguito però, le discordie all’interno del mondo protestante riemersero:  pertanto accanto ai luterani, si formarono altri gruppi: dapprima i calvinisti,  più avanti i battisti e poi ancora i pentecostali e gli avventisti. Abbiamo  citato, comunque, solo i più importanti e più noti.
                          Nel  prossimo articolo approfondiremo l’analisi delle caratteristiche principali  della teologia protestante, parlando anzitutto dei luterani.
               
               
                                                                                         ( a cura di Antonella)
               
              I cristiani copti
               
               
              Lo scorso 1  gennaio, a mezzanotte e quindici minuti,   un’ autobomba è stata fatta esplodere davanti alla Chiesa Dei Santi (Al  Quiddissine) in un quartiere periferico di Alessandria d’Egitto. L’attentato ha  provocato la morte di 23 cristiani copti  ortodossi, che stavano partecipando alla celebrazione della Messa e il  ferimento di numerosi altri. Per una volta tanto, il martirio di questi  fratelli ha avuto una certa eco nella stampa occidentale e anche la Tv italiana  ne ha parlato in più occasioni, sottolineando come episodi del genere non siano  purtroppo rari.
              Forse  qualcuno si sarà chiesto chi sono i 'cristiani copti' coinvolti nell'accaduto.  Essi fanno parte della chiesa copta  ortodossa che è una delle chiese cosiddette precalcedoniane (citate nell'articolo sui cristiani ortodossi pubblicato nel numero dello  scorso dicembre del nostro giornalino). Diciamo subito che la parola ‘copto’  significa semplicemente ‘egiziano’ (dal greco ‘aigyptios’) e indica le  popolazioni che abitavano l’Egitto prima dell’invasione araba. Fra di esse si  era diffuso il Cristianesimo in seguito alla predicazione dell’Apostolo san  Marco che aveva fondato la Chiesa di Alessandria. Fino al 451 la Chiesa  egiziana rimase unita alla Chiesa universale. In quell’anno però diverse  comunità se ne allontanarono, non condividendo alcune affermazioni del Concilio  di Calcedonia sulla natura umana e divina di Cristo.  Nel VII secolo, gli arabi invasero l’Egitto e  il conseguente processo di islamizzazione ridusse di molto il numero dei  cristiani che finirono con il diventare una minoranza perseguitata: si continuò  a chiamarli “copti” per distinguerli da coloro che erano  diventati musulmani.  Oggi i copti ortodossi in Egitto sono tra  quattro e otto milioni, ma non è facile essere più precisi, perché il governo  egiziano non fornisce cifre esatte. Numerosi sono anche i copti ortodossi che  vivono in Italia.
                          Va  detto inoltre che esistono oggi in Egitto anche alcune comunità di cristiani copti cattolici  per un totale di circa 240.000 fedeli,  secondo quanto ha dichiarato in una recente intervista il cardinale egiziano  Antonios Naguib, venuto in Italia per incontrare i copti cattolici che sono  emigrati nel nostro paese (vedi “Roma sette” suppl. domenicale di “Avvenire”  del 30 gennaio 2011)
              Anche con  i  copti ortodossi (come con le altre  comunità ortodosse, vedi art. di dicembre) è in corso un dialogo che ha già  portato alcuni frutti: nel 1968 una parte delle reliquie di san Marco,  custodite a Venezia, sono state donate da Paolo VI al Patriarca di Alessandria  ed ora  si trovano al Cairo nella  cattedrale ortodossa  di San Marco. Il 10  maggio 1973, dopo una serie di incontri tra cattolici e copti ortodossi, Paolo  VI e il patriarca dei copti ortodossi Shenouda III hanno firmato una  dichiarazione comune (poi confermata da Giovanni Paolo II nel 1988 e nel 1990)  che mette in evidenza i tanti punti di contatto tra le due confessioni  religiose e, pur riconoscendo che sussistono alcune differenze non ancora  chiarite e superate, costituisce un buon passo in avanti verso l'unità. 
               
               
                                                                                                    (a cura di  Antonella)