Sempre più frequentemente ci capita, da alcuni anni a questa parte, di incontrare qui in Italia persone provenienti dai paesi dell'Est dell'Europa. Sono donne che entrano nelle nostre abitazioni per badare agli anziani o per aiutarci a fare le pulizie, sono muratori o idraulici ai quali ci rivolgiamo per costruire le nostre case o per effettuare lavori di manutenzione, sono bambini, adolescenti e giovani che frequentano le scuole e le università insieme ai nostri figli.. Molto spesso queste persone sono di religione ortodossa. E' questo un motivo in più per cercare di conoscere le caratteristiche di questa fede e per riconoscere ciò che sul piano religioso ci unisce e ciò che ci separa da questi che da molto tempo siamo abituati a definire “fratelli separati”. Questo mese parleremo quindi dei
Cristiani Ortodossi
Gli ortodossi sono un gruppo molto numeroso di cristiani che condividono con noi cattolici la fondamentale fede in Dio creatore dell'universo, nella Trinità e nell'Incarnazione; vedremo più avanti ciò che invece differenzia le due religioni. Diciamo subito però che, all'interno di questo gruppo, vi sono diversità a causa delle quali occorre fare una ulteriore divisione tra.
- a) chiesa cristiana ortodossa
- b) chiese ortodosse antico-orientali, dette anche precalcedoniane.
- c) Chiesa assira dell'Est, detta anche nestoriana
Parleremo soltanto della chiesa cristiana ortodossa (a), perché più numerosa e perché ad essa appartiene la stragrande maggioranza degli ortodossi residenti in Italia.
Premessa Nella Chiesa antica, nata il giorno della Pentecoste, le diocesi erano organizzate in patriarcati, dei quali Roma era il primo, riconosciuto come tale nei concili ecumenici di Nicea (325) e Calcedonia (451). Da Roma si sono poi separate 4 sedi patriarcali, ciascuna delle quali ha un suo proprio capo (il Patriarca) e una sua autonomia, anche se sono legate da una comunione fraterna. Questi Patriarcati costituiscono quella che è oggi la
Chiesa cristiana ortodossa formata quindi da
- Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il cui Patriarca è considerato come il “primus inter pares” tra i vescovi ortodossi. L'attuale patriarca si chiama Bartolomeo I
- Patriarcato greco- ortodosso di Gerusalemme, patriarca Teofilo III
- Patriarcato greco ortodosso di Antiochia, patriarca attuale Ignatius IV
- Patriarcato Greco Ortodosso Di Alessandria, patriarca attuale Teodoro II
Cenni storici e caratteristiche La separazione dalla Chiesa di Roma viene collocata di solito nel 1054 (lo “Scisma d’Oriente”), ma di fatto fu il risultato di un processo piuttosto lungo, sul quale non è possibile qui soffermarsi dettagliatamente. Fino al 1054 una sola era la Chiesa dei fedeli credenti in Cristo anche se sussistevano alcune differenze fra i riti che si celebravano in Occidente e quelli dell'Oriente, dove la Chiesa più importante era quella di Costantinopoli, fondata – secondo la tradizione - dall'Apostolo Andrea. Diversa era soprattutto la lingua: in Occidente la Chiesa utilizzava come lingua ufficiale il latino, mentre in Oriente veniva usato il greco. Nei secoli precedenti la data sopra indicata, tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli si verificarono, per dirla molto in sintesi, alcune discussioni teologiche. La questione più controversa - che ancora oggi permane - è quella che viene indicata con il termine “Questione del Filioque Nel Credo niceno noi diciamo nella Messa: “Credo nello Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio”: la formula più antica però diceva semplicemente “procede dal Padre”. Quando si cominciò ad aggiungere l'espressione “ e dal Figlio” (in latino Filioque), i cristiani orientali non la accettarono, sostenendo che l'antica formula non doveva essere cambiata. Per molto tempo, il contrasto si mantenne sulle linee di una discussione di scuole teologiche; solo all'inizio del secondo millennio questa e altre discussioni portarono, anche per motivi politici e in taluni casi solo per semplici fraintendimenti, alla separazione (Scisma): la Chiesa di Oriente ritenne di essere la sola depositaria della retta dottrina degli Apostoli e da allora, pur rimanendo accomunata alla Chiesa di Roma dalla fede nella Trinità e nell'Incarnazione, dalla Sacra Scrittura e dai Sacramenti, proseguì autonomamente il proprio percorso, non riconoscendo più l'autorità del Papa e non accettando come autentici gli insegnamenti dei Concili che si susseguirono nel tempo.
Sebbene sia giusto mettere l'accento soprattutto su ciò che unisce cattolici e ortodossi piuttosto che su ciò che li divide, è bene indicare le principali differenze fra le due confessioni religiose, perché una migliore conoscenza favorisce una più autentica comprensione che è alla base di ogni processo di riavvicinamento. Della questione del Filioque abbiamo già parlato. Gli ortodossi inoltre, non accettano la dottrina del Purgatorio (ma ritengono che esista un regno intermedio dove le anime attendono il giudizio finale e quelle che ne hanno bisogno si purificano) e rifiutano il dogma dell'infallibilità del Papa e quello dell'Immacolata Concezione; più che di Assunzione di Maria, preferiscono parlare di Dormizione, ma comunque accettano l'idea che Maria sia stata assunta in cielo con il corpo. Molte sono poi le differenze riguardanti i riti del culto e della somministrazione dei Sacramenti: Battesimo, Cresima ed Eucarestia vengono somministrati insieme, il Battesimo avviene per triplice immersione, per l'Eucarestia si usa pane lievitato, la Divina Liturgia è sempre cantata, ma non si usano strumenti musicali; le norme riguardanti il digiuno (sia quello eucaristico che quello penitenziale in Avvento e in Quaresima) sono molto più rigide. Possono essere ordinati sacerdoti anche uomini sposati, ma i sacerdoti non possono sposarsi; i vescovi però sono sempre celibi e quasi sempre monaci.
Rimane il fatto - e lo sottolineiamo ancora una volta – che cattolici e ortodossi condividono i fondamenti della fede.
Movimento Ecumenico
A partire da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, i Pontefici e vari Patriarchi ortodossi hanno cercato di sanare la ferita della separazione fra cattolici e ortodossi. Nell'affresco absidale della parrocchia di San Barnaba a Roma, alla quale molti di noi appartengono, è rappresentato l'incontro tra Paolo VI e l'allora patriarca di Costantinopoli Athenagoras I, avvenuto nel 1964. In seguito, il 7 dicembre 1965, negli ultimi giorni del concilio Vaticano II (nel corso del quale, il 21 dicembre 1964, era stato emanato il documento Unitatis Redintegratio sulla unità dei cristiani) le reciproche scomuniche furono cancellate e iniziò il cammino di riavvicinamento. Il movimento ecumenico (così viene denominata tutta l'attività volta a promuovere l'unità dei cristiani) ha fatto molti passi in avanti, anche durante il pontificato di Giovanni Paolo II (che incontrò il patriarca Dimitrios ad Istanbul nel 1979 e a Roma nel 1987). Da vari anni, vige la consuetudine di accogliere a Roma, per la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, così come quella di inviare ad Istanbul una delegazione della Santa Sede per la solenne celebrazione di sant'Andrea, il 30 novembre. Nel messaggio inviato al Patriarca di Costantinopoli in occasione della festa di S. Andrea del 2009 Benedetto XVI ha scritto che è necessario “cercare insieme, lasciandoci ispirare dal modello del primo millennio, le forme nelle quali il ministero del Vescovo di Roma possa realizzare un servizio di amore riconosciuto da tutti (cfr. l'enciclica di Giovanni Paolo II Ut unum sint, n. 95). Preghiamo dunque Dio che ci benedica; possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo cammino difficile e tuttavia promettente”.
Nonostante i passi avanti, la meta della riunificazione è ancora abbastanza lontana: “In ogni caso” - dice ancora Benedetto XVI - “mentre stiamo compiendo questo cammino verso la piena comunione, già dobbiamo offrire una testimonianza comune, cooperando al servizio dell'umanità, in particolare nella difesa della dignità della persona umana, nell'affermazione dei valori morali fondamentali, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposta alla sofferenza che continua ad affliggere il nostro mondo, in particolare alla fame, alla povertà, all'analfabetismo e alla non equa distribuzione delle risorse”.