La fede dei genitori
Uno studio fresco di pubblicazione sulla rivista JAMA Psychiatry (U.S.A.) rivela che un genitore con una forte fede religiosa è un baluardo contro il rischio di suicidio dei figli, anche se questi non sono credenti. E’ una bella notizia che stimola il genitore e lo conforta. L’associazione fra forte fede religiosa e baluardo contro il rischio di suicidio del figlio è valida anche in presenza di depressione parentale o divorzio dei genitori. Notizia ulteriormente buona. Conferma non da poco se si considera il fatto che circa il 12% degli adolescenti americani riferisce di aver presentato prima o poi “ideazione suicidaria” e che il suicidio rappresenta la prima causa di morte nella fascia 15-19 anni.
Altri studi condotti in precedenza sui fattori di rischio per suicidio tra i ragazzi non avevano esplorato le ricadute del credo religioso parentali. Questo nuovo studio ha attinto ai dati di una ricerca che ha abbracciato tre generazioni e si è focalizzata su bambini e adolescenti con genitori ad elevato o basso rischio di disturbi depressivi maggiori per lo status depressivo (o meno) dei loro nonni. Sappiamo infatti che certi problemi di salute psichica e mentale (dovuti anche alla relazione matrimoniale) si ripercuotono nelle generazioni a venire.
Lo studio, condotto da Priya J. Wickramaratne e colleghi del Columbia University Medical Center e New York State Psychiatric Institute, ha esaminato un totale di 214 bambini appartenenti a 112 famiglie delle quali erano disponibili dati con una profondità di 30 anni. La maggior parte di queste famiglie erano di estrazione cristiana.
La ricerca si è focalizzata sulle diagnosi psichiatriche dei genitori e dei figli e sui comportamenti suicidari, e la ‘religiosità’ delle famiglie è stata ‘misurata’ in base ai criteri dell’importanza da loro attribuita alla religione e al fatto di essere praticanti.
Lo studio dimostra che più i genitori sono religiosi e ritengono importante il credo religioso, minore è il rischio suicidario dei figli.
Gli esperti di questi studi ammettono che questa ricerca abbia una serie di limiti per il fatto, ad esempio, di essere di tipo osservazionale e di riguardare solo famiglie di etnia caucasica. Nonostante questo i suoi risultati, anche per il fatto di essere inediti, meritano un’attenta riflessione e aggiungono conoscenze rispetto ai fattori di rischio per suicidio tra i giovani. La religiosità che si trasforma in vita vissuta dal genitore trasmette al figlio una serie di concetti pratici: sicurezza, fiducia, impegno, buona volontà, differenza fra bene e male (per se stessi e per gli altri), verità, amore di Dio. Le emozioni improvvise di tipo autodistruttivo o inadeguatezza vengono presto tamponate e poi scansate dal giovane che vede nel genitore uno stile ed esempio di vita che confida in Dio e accetta il Suo amore. In pratica il figlio capisce che la fede religiosa non è una fiaba per bambini.
Gabriele Soliani (sessuologo)