LO SMARTPHONE IPNOTIZZA
Gabriele Soliani (sessuologo)
E’ sotto gli occhi di tutti. Lo smartphone ipnotizza, specialmente le persone giovani. Chi non è “nato digitale”, brutta espressione per definire le nuove generazioni che invece sarebbero “smart”, lo prevedeva e lo diceva: il telefono smartphon diventerà una dipendenza.
Dalla ricerca condotta dall'Osservatorio scientifico della no profit “Social Warning-Movimento Etico Digitale” emerge che otto ragazzi su dieci (l’80 %) tra gli 11 e i 18 anni trascorrono due mesi all'anno sui social network, cioè quattro ore al giorno. Il 52% ha tentato di ridurre il tempo senza riuscirci.
La ricerca dice che i ragazzi sbloccano lo smartphone in media 120 volte al giorno e lo usano, oltre che per essere connessi ai loro coetanei tramite i social, anche per vedere film o ascoltare musica fino a tarda notte. E chi interferisce?
Attenzione…. perchè un ragazzo su due dichiara che gli “capita di scattare”, “rispondere male o alzare la voce se disturbato”. Il 40% degli intervistati dichiara di perdere ore di sonno perché rimane connesso anche di notte tramite smartphone, console o pc.
Il 33% tuttavia definisce l'utilizzo che fa dello smartphone "eccessivo".
Forse i numeri risultano in eccesso a motivo della pandemia perché l’unico modo per socializzare era la “rete”, ma comunque i numeri sono molto alti e sappiamo che la dipendenza si autorigenera.
"L'unico antidoto alla dipendenza da smartphone è l'educazione digitale anche in classe", spiega Davide Dal Maso, fondatore della no profit che ha lanciato la campagna di sensibilizzazione a livello nazionale sul tema della dipendenza da smartphone, #consapevolidigitali. L'associazione in due anni di lavoro, e con 150 formatori volontari, ha raggiunto oltre 35mila ragazzi e 13mila genitori, sensibilizzandoli su come approcciare la rete.
Per curare la dipendenza digitale, spiega De Maso, le soluzioni sono due: sviluppare consapevolezza su questa tematica tra giovani e adulti e promuovere un ponte tra loro attraverso progetti di educazione digitale che permettano spunti di riflessioni e azioni pratiche nelle famiglie, come tenere d'occhio il tempo di utilizzo degli smartphone e stabilire in casa delle “no smartphone zones”.
Anche gli adulti dovrebbero dare l’esempio.