Yes we can Elena Salvatori
La sensazione è che in questo motto “ Yes we can “ ci sia il grido di riscatto di Kunta Kinte lo schiavo rapito, incatenato e deportato dall’Africa, e dei tanti kunta kinte, nel corso della storia o, l’invocazione accorata di un pastore degli anni ’60 che trascinava le masse gridando “ I have a dream” di nome Martin Luther King assassinato nel ’68 per le sue idee di pace – libertà- uguaglianza.
Un sogno impossibile che la speranza invita a realizzare.
Ho come l’impressione di vedere proiettato sullo schermo della storia dell’uomo, “una corsa” iniziata oltre 250 anni fa da un giovinetto negro sradicato violentemente dalla sua terra, la sua “isola felice” raccolta in tribù, incatenato e deportato oltre i confini della sua immaginazione.
Volendo egli liberarsi dalla schiavitù delle catene, un giorno si mise a correre inoltrandosi in una foresta che credeva.simile alla sua, fitta e ricca di possibilità di camuffarsi nella rigogliosa vegetazione, lui che conosceva i suoni della foresta e che sapeva essere pieghevole come un fuscello o robusto come un tronco o leggero come una foglia che danza al vento o ancora come uno di quei tanti abitanti che corrono sui rami. Invece, più egli si inoltrava e più la foresta lo ingannava diradandosi e mettendolo sempre più allo scoperto.
Scorre piano sullo schermo la trama della storia e il filo del tempo scolpisce anni, secoli nel cuore di intere generazioni. Si schianta sulle schiene piegate nei campi di cotone o nel buio delle miniere di carbone. Striscia stridente sulle inferriate che imprigionano idee, volontà, dignità. Ma la corsa continua in parallelo col filo del tempo e il giovinetto nero come l’ebano, dalle labbra tumide come il sedere di certe scimmie e la velocità di una gazzella, corre e lotta contro le innumerevoli insidie della foresta, spinosa di soprusi, ricca di privazioni di ogni diritto, intrisa di sangue e grondante di urla di folle disperazione.Lotta Kunta e corre, corre attraverso generazioni che cambiano e nella lotta perde le catene, scopre altre realtà, intravede orizzonti lontani, si scopre fiducioso in se stesso e rincalza la corsa. Nella foresta umana, intreccia lungo il percorso conquiste e umiliazioni, assaporando il dolciume del sangue fraterno o la bava dalle labbra dei padroni a seconda del vento che tira in quel momento. Corre instancabilmente , corre perché ha imparato a correre anche con la mente che conquista nuove abitudini, modi di lottare per vivere, meglio sopravvivere; si scopre uomo di pensiero che nobilita, con l’anima che ti rende uguale al tuo simile .
E già, perché nel frattempo anche la pelle si schiarisce, la parola diventa sicura, il timbro della voce rimbomba sulle coscienze e all’orizzonte si profila l’aurora di un sogno.
Nella corsa dentro la selva umana dove lui è solo un ramo secco spoglio di ogni diritto se non quello di essere bruciato per il bene d’altri, Kunta, scopre la magia del sogno e la linfa della vita. Scopre i valori umani e la loro universalità, sa che sono sacri e nessuno, simile o diverso apparentemente da lui, può sopprimerli o negarli. Il Kunta Kint che corre da oltre 250 anni continua ad andare avanti con la testa alta e con la voce potente e raggiunge la vetta dell’Uguaglianza libera di ogni uomo nel rispetto del suo simile.
La corsa è finita per Kunta e anche mister King vive ora il miracolo del suo sogno.
Che fatica! Quanta violenza per ottenere ciò che ognuno di noi possiede dall’atto del concepimento come patrimonio genetico dell’umanità e che nessuno può sopprimere o schiacciare .
Nemmeno la morte! Perché esiste una volontà superiore che si chiama DIO , che fattoSi uomo, ha sconfitto la morte per ridare all’uomo la sua libertà di scelta di vita eterna.
Avrei tanto desiderato che questo pensiero e questa pagina di storia ci avesse visti insieme per farmi assaporare meglio questo momento cogliendo i lampi di gioia nel tuo sguardo.
Purtroppo nella nostra storia questa pagina è stata strappata con violenza , ancor prima che fosse stata scritta o pensata. Ma la distanza, nell’amore puro, non fa la differenza e, non c’è “assenza” se nello sguardo del cuore si riflette il cielo
“...come il tempo in sogno
che non so fermare
sfuggono ora i tuoi pensieri
al mio capire
e cerco luce nel profondo
per ritrovarti nel mio dentro...”
Ti bacio la mamma