Novembre
“ Volo di pensieri
sospeso sull'ala
di un bivio esistenziale. “
Tu figlio mio sei uscito da questo mondo non in punta di piedi, ma lasciando l'ultima orma sulla sabbia perché si specchiasse nel cielo e perché il vento lo trasportasse ovunque come seme. Niente addii o parole di commiato per me, solo la promessa di un “ presto, a risentirci “.
Come posso fare a meno di cercarti? Ritrovarti nella magia di un sogno, nelle sfumature dei colori dell'autunno, nel segreto linguaggio della pioggia sui vetri, nella solitudine di una rosa che si abbandona alle carezze ambrate del sole di novembre, lì nel giardino dietro casa, circondata da un molle tappeto giallo-verde di foglie dormienti, cullate da quest'aria mesta che si diverte a giocare a nascondino col cielo, per invogliarci a cercarlo più spesso.
Così il nostro colloquio diventa muto e intimo, quasi sussurrato tra i pensieri come quando ti avevo in grembo e parlavamo sognando.
Come quando
già tutto eravamo e
solo eravamo
nell'universo intero
d'amorevol fusione
l'un dell'altro unico dono
Così ora
desiderio in attesa
siamo
come quando
tutto eravamo e
solo eravamo
morbidezze e tepore
in un bozzolo d'amore.
Ti dirò, la voglia di condividere con te ogni nuovo avvenimento mi assale spesso ed è così prepotente, col suo viso rigato di lacrime e col cuore che alla rinfusa manda giù i battiti con una rabbia che mi fa paura. In questi momenti allora il mio dolore si fa piccolo piccolo come a volersi nascondere o lasciarsi accarezzare dalla speranza. Come se su di esso fosse riflesso il tuo sguardo. Allora perfino la lacrima si ferma per guardarti con gli occhi della fede.
Orme giganti di amare distanze
indifferenti guardano
i frantumi del cuore
mentre umile l'anima
mio anelito immortale
li ricompone in vita
per regalarmi ancora
luccichio d'emozioni.
Davanti alla tua tomba
Velato il pianto
e muto ti racconta
all'oleandro che ti ripara accanto
Beltà di quiete
d'intorno e di cipressi
nell'aria sospesa di silenzio
che note ascolta d'un palpitare d'ali.
Invisibile carezza che
di rosa e spina fanno
profumo di bellezza.
L'inventario ( davanti alla tua tomba )
Fiori freschi del color del sole.
Quattro penne che ti possono servire.
Di diversi colori.
Perché diverse sono le corde del tuo cuore.
Rosso – come il sangue che hai donato
Nero – come il buio di un momento
Blu – come il livido che ti ha raccolto
Verde – come sei di radici e foglie
nell'eterno.
Appesa al ferro filato attorno a un vaso
una coroncina dai grani come perle
chiuse in conchiglie di preghiere
rivolte al Crocifisso.
A ricordare che
“ oltre l'istante “
c'è Lui
che ha vinto la caducità della carne.
Ancora
due braccialetti di nastrino colorato
( bianco e celeste )
fili conduttori di sinceri affetti
di chi ti pensa nel tuo volo verso il sole.
Una tavoletta di legno con minuscola incisione.
Poche parole. D'amicizia che
non conosce la distanza
perché vibra nel tempo nella profondità del sentimento.
Una piantina di ciclamini ora sfioriti
che ricorda giorni lontani, di boschi e cieli sereni.
Una pianticella d'ulivo,
il sacro sempreverde che di pace e di poesia
umile racconta, sotto la tua fotografia.
Poi...
ci sei tu e ci sono io.
Noi.
Separati da filtra d'aria che sigillano l'arcano.
Tu, nel prato di astri lucenti
io, ombra di vento o brina di campo
o sospiro di mamma che ti cerca
tra trasparenze di cielo.
Sempre.
E' tutto quello che ci resta.
Ti bacio,
la mamma
Novembre, il cielo nel cuore
Tornano i morti
Tornano e sono vivi
In dissolte sembianze
d'antico calore
fan presenza
nel vuoto che incombe.
Tornano e caldi i ricordi
son zampilli di fonte
e fruscio di carezze
che dei segreti tumulti
ricucion gli strappi.
Tornano e sono vivi.
In parole di sogno
a scaldare il silenzio
di notti di gelo e
nelle ore inclementi
che snodano i giorni
son faville di ceppi
e dolce tepore di un focolare
che veglia il dolore.
Elena Salvatore Ferrante
( la mamma di Dominick )
La poesia nasce dal dolore, un dolore appena temperato dalla fede. La fede che viene sempre dopo il sentimento, sempre a tempo scaduto, sempre quando già il cuore è ormai sfibrato e gli occhi hanno versato tutte le loro lacrime. Ma la fede è l’ultima parola, quella che asciuga le lacrime con la certezza che Dio non delude mai i suoi figli e le sue promesse sono infallibili. Il tempo potrà ancora mettere alla prova i nostri sentimenti ma non avrà la vittoria perché la vita vince la morte. Cristo è risorto e i nostri cari sono con Lui. Lo crediamo. Amen! |