IO, CATERINA E LA MADONNA
Antonio Socci racconta
Una figlia bella. Come può essere bella solo una figlia. Una figlia sana. Caterina, 24 anni, con i capelli di seta nera e le labbra rosa, pareva l'incarnazione della voglia di vivere.
Poi, improvvisamente, senza motivo, Caterina da settimane è come se si fosse addormentata. «Aritmia fatale», spiegano i medici. Ma è evidente come dietro l'ineluttabilità di quell'aggettivo - «fatale» - ogni possibile spiegazione scientifica non possa che cedere il passo a qualcosa di più alto.
Caterina è la figlia di Antonio Socci, un giornalista, uno scrittore, che ha sempre posto al centro della sua esistenza umana e professionale il valore della Cristianesimo. In questi giorni di dolore Antonio non è solo nel suo dolore: gli stanno vicini parenti, amici, colleghi. Ma, soprattutto, tantissime persone che, pur non conoscendoli, sentono Antonio e la sua Caterina come parte di una stessa famiglia. Una famiglia che conosce quanto sia importante pregare insieme per la salvezza di una ragazza. E i miracoli, quando sono evocati con il cuore, diventano cose possibili.
Antonio Socci per "Il Giornale"
MADONNA DI MEDJUGORJE
Oggi, nel primo pomeriggio, Caterina avrebbe dovuto laurearsi in Architettura. Aveva passato tutta l'estate sulla tesi. Ma non è il momento dello struggimento. Siamo in battaglia e come soldati bisogna stare all'istante presente, senza nostalgie. Dobbiamo combattere con e per Caterina. Come lei sta facendo: ieri è stato evidente. Ha fatto altri «piccoli» passi che in realtà sono grandi scalate, come il fatto di respirare da sola.
Ieri era anche la festa di padre Pio: avevo chiesto al Padre un bel regalo per Caterina. Ne è arrivato uno inimmaginabile e grandioso: la visita della Regina del Cielo. Sì, sono certo che la Madonna è sempre lì con lei, ma ieri in modo speciale quegli «ojos de cielo» che Caterina canta con tanta passione (l'avete sentita), l'hanno teneramente abbracciata.
In breve: in mattinata mi telefona Marija Pavlovic (una dei sei veggenti di Medjugorje), nostra grande amica che già da giorni prega per Caterina, e mi dice che - per una serie di circostanze - può venire a Firenze e vorrebbe far visita a Cate proprio nell'ora della quotidiana apparizione.
È arrivata, abbiamo partecipato alla messa e poi è andata da mia figlia con mia moglie, mentre noi, con gli amici di Cate, recitavamo il rosario fuori. La Madonna è venuta, stava in cima al letto, dietro la testa di Caterina. L'ha benedetta e ha benedetto Alessandra e Marija che ha chiesto il miracolo della guarigione per Caterina.
La Madonna ha ascoltato e ha iniziato a pregare. Ci ha fatto capire col suo gesto che bisogna affidarsi totalmente a Lei e pregare ancora. E noi instancabilmente continuiamo...
Ce l'hanno insegnato i santi. San Francesco di Paola ha detto: «È cosa certa quel che vi dico: tutto ciò che chiedete nella preghiera abbiate certezza che è già vostro perché così dovrà avvenire per volere della Madonna».
E alla mistica Maria Valtorta - che fra l'altro è sepolta proprio alla S.S. Annunziata, a Firenze - è stato detto: «Io vi dico: abbiate una fede sconfinata nel Signore. Continuate ad averla nonostante ogni insinuazione e ogni evento, e vedrete grandi cose quando il vostro cuore non avrà più motivo di sperare di vederle...».
Penso che in questi giorni ci stia facendo capire molte cose preziose. Anzitutto che la vera malattia è quella di noi sani quando siamo lontani da Dio. Gesù ha bisogno che qualcuno lo aiuti a portare su di sé il male degli uomini. Per sanarli.
Noi cristiani che siamo parte del Suo Corpo, offrendoGli le nostre sofferenze e le nostre vite lo aiutiamo in questo. Io sono pieno di stupore e commozione per le tante persone che mi hanno scritto che offrono le sofferenze delle loro diverse prove e malattie. È stupore e commozione per l'abbraccio del popolo cristiano.
Una mail che ho ricevuto dice: «Caterina senza fare nulla muove il mondo. Tutto quello che ci comunichi è un grande miracolo che accade davanti ai nostri occhi. Gesù è qui ora e possiamo vedere la Sua Gloria attraverso la fede del suo popolo. Caterina è i nostri figli e tu e Alessandra siete noi. Continuiamo a Pregare Maria perché Gesù guarisca la vostra e nostra Caterina. Un grande abbraccio. A. T.».
Penso anche io che attraverso la sofferenza muta di Caterina, che commuove tanti cuori, la Regina del Cielo stia guarendo tante persone e sono certo che, con l'aiuto delle nostre preghiere e dei nostri digiuni, stia facendo grandi cose. Guarirà anche Caterina, facendola svegliare dal coma e facendola tornare a cantare la bellezza di Dio.
Fra le migliaia (letteralmente) di mail che mi arrivano e a cui tento di rispondere come posso, ne trascrivo una, di una mamma, che dice tutte queste cose: «Cara famiglia che stai soffrendo in un modo tanto simile alla mia, nelle due settimane di coma profondo della mia piccola Elena, una città intera ha pregato per lei. Amici e conoscenti, miscredenti e persone lontane da Dio si sono inginocchiate nelle tante veglie notturne organizzate per la mia piccina. Hanno strappato a Dio una promessa che ora si sta compiendo.
Noi, in sala rianimazione, abbiamo sollecitato continuamente Elena pregando su di lei a voce alta, cantando i canti della messa domenicale che lei, anche se piccolissima, aveva ascoltato, facendole ascoltare tanto Mozart. Un cervello che dorme va risvegliato! Le ho raccontato tutto quello che avevamo fatto insieme e le ho descritto tutte le cose belle che avremmo fatto ancora e tutte le meraviglie del creato che avrebbero visto i suoi occhi una volta guarita. Si è svegliata. A dispetto delle sue condizioni definite gravissime.
Il Signore ci ascolta. Anche Caterina vi sta sentendo come la mia piccolina. Anche la miocardiopatia dilatativa gravissima, di origine non virale e ancora oggi inspiegabile, si è risolta e il cuoricino di Elena batte senza bisogno di aiuto. Coraggio, non pensate al domani, vivete giorno per giorno la vostra battaglia e il Signore vi darà forza e pace proprio come a noi. Continuiamo a pregare per Caterina. Alessandra».
Queste sono le bellissime testimonianze che mi state dando e che trascrivo qui perché penso possano essere di aiuto per molti. Mentre vi abbraccio tutti ringraziandovi per tutto quello che fate.
Tanti sono rimasti commossi nell'ascoltare «Ojos de cielo» cantata da Caterina con il coro Foné, degli universitari di CL. Nei prossimi giorni cercherò di mettere qui nel blog altri loro canti. Spero che sentire la sua voce e quella dei suoi amici sia un piccolo ringraziamento per le vostre preghiere e le vostre offerte di digiuni. Ma sono certo che la più grande ricompensa vi arriverà dal Cielo.
Novembre (Elena Salvatore Ferrante)
Luce d’ambra
di foglie cadenti
carezza lieve
ombre, silenzi e
il dolce accordar
di tremolii di lumini
con vibrazioni
di universi lontani.
Aria confonde
respiro e mistero
con veli di nubi
sospese in sguardi di cielo
che penetrano a riannodare
le storie spezzate del cuore.
E i pensieri intonati a preghiere
si stringono forti
con fiori e lingue di ceri
per ricomporre
scoordinate distanze
con profumi di essenze.
E’ un fluire nascosto, pacato
che scorre sui ciottoli
del tempo passato
poi vola a planare
in abbandono d’amore
sul ramo d’ulivo
che luce di pace effonde
da lanterne d’altari.
Quando il dolore irrompe irragionevole e irriverente nella vita di noi poveri mortali, ci sconcerta; confonde passato, presente e futuro, solo la riflessione profonda, alla luce della fede, può farci iniziare quel ridimensionamento di sé, (cioè il ridarsi una nuova dimensione) necessario per proseguire la vita con senso. Elena mette ordine nei suoi pensieri sconvolti, con la poesia che nasce dal dolore, che però ha un senso solo perché gravita sicura nell’alveo della fede.
Ed ecco il ritorno a quel 15 agosto 2005, ore 15,12, in cui l’onda portò via il figlio sul lido di Ostia:
Io non c’ero
Caro Dominick,
l’onda selvaggia, spinta dall’improvvisa furia del vento, correva indifferente, ma incrociò il tuo sorriso e se ne innamorò.
Con violenta cupidigia lo strappò dalle tue labbra, trafiggendo i raggi del sole che ti fasciavano in un magico amplesso d’amore.
Quando il vento, guarito dalla sua follia, tornò brezza, ti trovò “cullato fra le braccia conserte del tempo”. Accarezzò a lungo le tue membra esauste poi, volle portar via con sé tutti i colori dei tuoi pensieri.
Le nuvole videro, smisero di intrecciarsi e piansero, ma non vollero bagnare la terra e lasciarono le lacrime sospese nel cielo.
Il vento le raggiunse, le vestì con i suoi colori e, facendole danzare nel sole, disegnò nel cielo l’arcobaleno della tua eterna giovinezza.
Il sole zoppicante ti rincorse tra i flutti, per raccogliere il tuo calore e donarlo per sempre a coloro che ti amano.
Così, noi che ti cerchiamo, ti possiamo ritrovare nel profumo di un fiore, nel tremolio di un filo d’erba, nel fascino di un girasole, nel silenzio sovrano delle albe, nelle arcane promesse dell’aurora, nelle carezze del vento di primavera, nei fili della pioggia, nella bellezza corallina di un tramonto, nel sorriso di un bimbo.
Io ti trovo sempre nel tumulto del mio cuore.
Abbracciami forte forte. La mamma.