Un giorno d'amore per raccontarti
Carissimo,
indescrivibile la tensione emotiva dei giorni che precedettero l'evento della presentazione del tuo libro "Il cielo incompiuto", il 24- 01- 2015 presso il Caffè Letterario Mangiaparole a Roma.
La serata fu splendida, colma di emozioni, ricca della partecipazione di persone, molte amiche da
sempre, altre, visi nuovi sinceri e interessati, ma principalmente per l'autorevole e caloroso intervento dei due critici Sandro Angelucci e Franco Campegiani che, come ebbe a dire la bravissima moderatrice Maria Rizzi, con le loro disamine hanno creato la magia della presenza. Con la tenerezza della voce incrinata e la levità penetrante della carezza calda e sincera, loro hanno attraversato i tuo versi sfogliando la tua anima, come i petali di un fiore dal profumo delicato e dai colori vivi e luminosi che si sfrangiano tra le note del Tempo Imperfetto e Al sordo respiro del sonno del cantautore Luigi Farinaccio che ha musicato alcune tue poesie. Molto gradita la presenza del prof. F.P.Tanzj, il cui breve ma affettuoso intervento ha suscitato profonda commozione.
Sì, è così, tu eri lì, aleggiavi tra i nostri corpi, col sorriso della tua giovinezza, col canto del cuore, con la passione del tuo "Vorrei", gridato forte con il fiato dolce e melanconico di Loredana D'Alfonso e col timbro solenne e deciso di Massimo Chiacchiararelli ( i due attori della serata). Vivo tra noi! Come sostiene con amichevole convinzione, il poeta Umberto Cerio che ha fatto della tua poesia una esegesi accurata e sentita.
Passi dell'anima, i tuoi versi, ritmati da quelle voci impalpabili che ti ossessionavano dentro che chiami "le petulanti mute", ora, orme indelebili nelle stanze del tempo.
Ti fu breve la vita, figlio, ma fu intensa, ricca di valori, di spiritualità, di anelito d'infinito, di amore per la vita che la tua profonda sensibilità ha saputo leggere in tutti i suoi risvolti, con la gioiosa maturità della tua giovinezza, ora sospesa come eco infinita, in questo lembo di cielo da dove continui a sorridere, illuminandomi di fede e di gioiosa speranza.
Continua in me ... il tuo sogno interrotto, scorrendo come fiume in piena, nei pensieri e gridando nel torpore del risveglio, la forza della propria identità, soffiando semi nel vento della vita. E se il mistero che avvolge questo nostro peregrinare, non ci può essere svelato, ci sia almeno concessa quella luminosità interiore che fughi ogni ombra di dubbio e apra il cuore all'amore che il Signore ci elargisce a dismisura, Sempre.
In questo tempo di silenzio raccolto e meditato, mi accompagni questo pensiero: "Accetta i piani di Dio, anche se non li capisci: Egli sa dove portano!"
Ti abbraccio forte, la tua mamma
Mi piace riportare qualche stralcio della esegesi dei due autorevoli critici:
Dominick ci propone un viaggio nella vita, ci mette davanti la vita, ci immerge nel suo flusso misterioso, ma non pretende per questo di svelarne il mistero. Vaghiamo, egli scrive, "per intuire tutto, non capire niente": un verso fulminante, dove si racchiude congiuntamente tutta la forza del dubbio e tutta la forza della fede. La fede che fa intuire tutto, il dubbio che mette in crisi l'intuizione. Ma l'una serve all'altro, e viceversa, perché ci vuole una grande fede per poter dubitare e ci vuole un dubbio fortissimo per poter crescere nella fede. Le due cose non sono separabili in una visione globale dell'uomo e della vita [...]
Ed è questo il cielo incompiuto: è l'uomo stesso, quell'essere che sempre oscilla tra cielo e terra, tra altezze e orizzontalità, non riuscendo a collocarsi in una sola dimensione. Se una definizione si può dare di questa poesia è che essa è segretamente ossimorica: contraddittoria in superficie, ma armoniosa in profondità. Tutto è oscillante: purezza e impurità, assoluto e relativo [...]
Franco Campegiani
[...] Dominick – lo sappiamo – oggi non è con noi, ma possiamo tentare (per ciò che è dato alle nostre possibilità, ovviamente) di stabilire un contatto, una connessione; tranquilli: nessun rito, nessuna intercessione di carattere mediatico; questa sera, qui, si può fare di più: colmare la distanza
al punto di scorgerlo – velato ma vivo – dietro la cortina che divide la sua dalla nostra dimensione. Se noi abitiamo la trascendenza o l’immanenza e, dunque, la relatività del tempo; egli esiste nella trascendenza e nell’immanenza, nel contingente e nell’assoluto contemporaneamente, ossia in quello che mi piace definire (quasi paradossalmente) il non-tempo.
Quale altra occasione, allora, può presentarsi migliore: dialogare tramite una parola diversa, la parola che, con queste poesie, ha voluto lasciarci in dono.
Un testamento spirituale, senza dubbio, ma non un memoriale “in quanto – convengo con Manzoni – non rappresenta il … passato ma lo riattiva, prolungando(ne) le immagini fino al presente”, ed oltre – aggiungo – se è vero, come è vero, che questi versi saranno “nuovi semi per le generazioni che verranno” [...]
Sandro Angelucci