Il viale incantato
La strada che porta dalla città a c/da Tappino, dove si trova l’ospedale presso cui lavoravo, è stretta, tortuosa (spesso con curve a gomito) e molto pericolosa specie d’inverno quando c’è ghiaccio o nebbia molto fitta. E qui l’inverno è molto lungo e per alcuni mesi anche molto freddo. Rivivo ancora l’angoscia che mi assaliva quando ero reperibile e sospirosa osservavo il cielo cercando di indovinare i suoi pensieri.
L'avvento della primavera però, come per magia, cambiava il volto di quel percorso, inondandolo di colori, profumi e suoni che lo animavano di vita. L'aria dolce si tramutava in pensieri, emozioni, voci che si plasmavano teneri in uno spazio che appartiene solo al profondo interiore.
Come la luminosità di un sogno bellissimo che può esistere in tutta la sua pienezza, solamente nell'ineffabilità dell'emozione che si vive dentro.
. Ti ricordi quella volta che venisti a prendermi dal lavoro?
Al ritorno verso casa, successe qualcosa di straordinario che ora ritrovo nello scrigno dei ricordi come gemma che dà colore ad un alito di vita che mi appartiene. Un enigma di lontananza- vicinanza che racchiude parabole di vita e sentimenti.
Era una splendida giornata di fine maggio e noi due tornavamo a casa allegramente. Ti osservavo compiaciuta, mentre guidavi.Bello come un Adone, con quel velo di sorriso che addolcisce i lineamenti e elargisce simpatia, mi procuravi una danza emotiva a ritmo di fantasie che dipingevano promettenti le tue stagioni.
Subito dopo l’imbocco di quella che gli abitanti del posto chiamano “la curva fredda” (perché sempre ghiacciata d’inverno) quand’essa si fa leggermente più dolce, uno spettacolo mozzafiato, ci rapì lo sguardo e con esso tutti gli altri sensi, mentre ogni altra cosa svaniva in un: Oh, che meraviglia!
Arbusti fioriti, per una distesa di svariati metri, bellissimi, sfoggiavano un candore illuminante che si spandeva tutt’intorno nel tepore dell’aria primaverile, quasi a voler tracciare la via che porta al cielo. Non so come può accadere, ma quell’istante in fuga del nostro tempo, si spezzettò… in infinite, inenarrabili emozioni che, calcando vie misteriose, riflettevano suoni iridati negli sguardi estasiati… Ci cercammo, più nell’anima che nello sguardo, quasi a voler travasare l’uno nell’altro la propria perdizione in bellezza; quella pienezza di godimento assoluto che trapassa il respiro per infiggersi nell’anima come scintilla eterna nella rapsodia dell’esistenza.
Il mio tempo ora scorre sul filo di una lama che strimpella su un cielo di abissi dove gabbiani in fuga lanciano un ultimo grido sull’orma dorata che si perde nei colori del vento. Nel silenzio di albe vellutate e di tramonti incandescenti si annullano sconfinate distanze che richiamano trapunte di memorie. Le assenze incorniciano emozioni in realtà smaterializzate. Si ferma il sangue nelle vene in abbracci d'ombre, martellanti presenze che respirano in me e con me, in un frastuono di mente che governa i miei giorni. Sanguina e gioisce, lacera e stupisce la lucidità del ricordo mentre il canto di “versi bambini” del cuore di un uomo, si sublima nella luce del mistero.
Siamo a maggio.
Dalla piccola veranda del cucinino, osservo la natura che, gravida di bellezza, partorisce ogni giorno nuove meraviglie. Dalla terra verso il cielo, tutto il fascino della vita che rinasce si sprigiona in ogni sua creatura, a comporre musiche arcane che sussurrando poesia, richiamano quel viale allo sguardo che si perde in laghi di nostalgia, mentre il cuore, tremando nel brivido del ricordo, rivive ancora la magia di quel incanto.
Ogni giorno aggiungo una pagliuzza a quel nido lassù nell’albero della vita per sentirti vicino. Ti amo, la mamma
Vergine Madre
Vergine Madre
Madre del dolore grande
il mio pianto tra
le pieghe del Tuo manto
Scorron come gemme
le lacrime cocenti che
s'inondan di pace
nel raggio Tuo di luce
ché la Grazia Tua Santa
di speranza ricolma
ogni cuore sanguinate.
Primavera
Tutto il nostro tempo
più prezioso e vivo ora,
è scolpito nell'anima
e non occorrono più
le parole per raccontarci.
Nuovi cieli segnano
i giorni e le stagioni
in un fluire senza suoni
i sospiri scivolano
in tenerezze e
gemme si schiudono
in un tripudio di colori
a Zefiro che dolce
soffia le nenie
nell'aria che brilla di stupore.
A volte Elena Salvatori
(la mamma di Dominick)
A volte,
tra cumuli di nuvole grigie,
tra aride dune
di giorni infocati
a volte , a tratti,
lembo di cielo azzurrino
sento su me,
il tuo sguardo cristallino.
Tutta mi ammanta e,
dolce voce mi scalda
nel canto
di sogni di ieri
certezze di oggi
speranze di sempre.
La mente in fuga col vento
si placa,
il cuore sgualcito
trova pace,
nel ricordo del sorriso
che penetra a stirare,
le grinzepiù amare.